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Autore: crystalemi    26/01/2011    2 recensioni
Scese velocemente in sala da pranzo, dove aveva lasciato la scatola dietro ad uno dei divani, prese dei fogli e delle penne a sfera al volo ed infine si sedette al tavolo con tutto l’occorrente per decifrare il codice segreto dei Marauders.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Slash | Personaggi: Ginny Weasley | Coppie: Remus/Sirius
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Ginny sbuffò per la stanchezza, ma si accorse troppo tardi che non era stata decisamente una buona idea, vista tutta la polvere che si era sollevata dal pavimento della stanza di Regulus.
«Harry, per amor del cielo, ripetimi perché dobbiamo vivere qui.» domandò al suo momentaneamente molto poco amato neo-marito. Harry le sorrise tentando di nascondere la nostalgia dietro un bel sorriso. Peccato che fosse un pessimo attore.
«Perché la villetta dei nostri sogni sarà completa solo fra sei mesi e nel frattempo non possiamo vivere in camera tua, no?» le rispose con un tono da saputo che non perse occasione di irritarla. Strattonò il box che stava tentando di spostare dalla mensola da almeno mezz’ora, ma questo gli cadde addosso e solo grazie ai riflessi di Harry poté evitare di dire addio ad uno dei suoi piedi. In compenso, tutte le carte che conteneva si riversarono a terra, coprendo una buona parte di pavimento con pezzi più o meno piccoli di pergamena.
Sia lei che Harry si accucciarono a ispezionare quei brandelli, scoprendo così che erano un ammasso informe e senza senso di punti e vocali. La calligrafia sembrava quella di Remus nella maggior parte dei casi, ma ce n’erano un po’ fra i tanti che sembravano scritti da Sirius, mentre altri erano irriconoscibili.
«Che roba è?» si domandò Harry ad alta voce e Ginny avrebbe voluto potergli rispondere, ma erano solo ammassi di vocali.
Raccolse un particolare pezzo che l’aveva attratta da subito e lo mostrò a Harry, chiedendosi se per caso non fosse un linguaggio in codice: era qualcosa che, non fossero stati gemelli, Fred e George probabilmente avrebbero fatto. Ma cosa ci faceva in camera di Regulus?
Harry nel frattempo si era messo a leggere le varie frasi, probabilmente convinto che a sentire quelle vocali pronunciate sarebbe scattata qualche molla nei loro cervelli che avrebbe fatto loro sapere cosa diamine ci fosse scritto, perché che fosse una sottospecie di linguaggio non aveva più dubbi. Era perfino quasi sicura di aver appena individuato la lettera “I” composta da una serie di tre “e”. Ne era quasi sicura, perché era spesso la prima lettera di ogni frase criptata.
Lesse più attentamente quello che aveva stretto ancora fra le dita, che sembrava non avere alcuna intenzione di lasciar andare tanto presto.
Fra il mucchio ne raccattò un altro, dalla grafia chiaramente di Sirius e lo mise assieme al primo (di Remus) poi si sbrigò a raccattare tutto quando Harry ormai sembrava cominciare a brontolare della completa e totale follia del suo padrino.
Ho sposato un tonto, si disse rimettendo tutto nella scatola, con il chiaro intento di risolvere l’enigma.

Erano quasi le due di notte, Harry dormiva accanto a lei, ma quegli ammassi di vocali la tormentavano da ore, come se ci fosse un significato nascosto che andava riportato alla luce.
Cominciava a sentirlo come un dovere, il che non era affatto una cosa positiva, visto che quando si trattava di un dovere non si dava pace fino a che non si fosse trovata soddisfatta del suo operato (e i suoi standard di efficienza erano talvolta eccessivamente alti). Sbuffò, slanciando le gambe nude fuori dal letto matrimoniale che condivideva con Harry, attenta a non svegliarlo. Fortunatamente, il suo pollo preferito non aveva il sonno leggero. In ogni caso, prima cominciava, prima avrebbe terminato di decifrare quelle vocali: voleva dare un senso a tutta la scatola.
Rimise i jeans del pomeriggio e estrasse dalla tasca i due biglietti che aveva deciso di salvare, rivolse un’ultima occhiata a Harry e si chiuse la porta alle spalle con un piccolo scricchiolio.
Scese velocemente in sala da pranzo, dove aveva lasciato la scatola dietro ad uno dei divani, prese dei fogli e delle penne a sfera al volo ed infine si sedette al tavolo con tutto l’occorrente per decifrare il codice segreto dei Marauders.
Impiegò almeno due ore e mezza a venire a capo della logica che stava dietro alle vocali e le i quasi la sviarono, ma alla fine, verso le sei del mattino aveva tradotto quasi tutti i biglietti.
Gli argomenti variavano, ma erano tutte frasi coincise e brevi. Molte, però, erano pezzi di scambi fra Remus e Sirius, altre Sirius doveva averle scritte e mai consegnate, forse preso da una mancanza di coraggio improvvisa. E ti credo, pensava Ginny mentre gli occhi le diventavano sempre più grandi ad ogni pezzo, minacciando seriamente di caderle fuori dalle orbite.
Aveva lasciato per ultimi i due messaggi che aveva trovato e conservato quel pomeriggio, ma era quasi sicura di quello che c’era scritto in uno e perciò sapeva bene che quello le avrebbe dato il colpo di grazia. Con una sua mancanza di coraggio, tradusse quello che era quasi sicura fosse meno distruttivo.
“eee••iiii•eee•oooo•oooo••uuu•iiiiii•ooooo•o••oooo•ooo•ooooo•iiiii•eee•aaa••ee•aa•aaaa•aaaaa.”
Sorrise pacatamente al pensiero di un Remus che scriveva di fretta “I miss your stupid face” su un biglietto da allegare ad una zampa di gufo, magari durante le vacanze estive. Si immagino anche il sorriso e la bolla di felicità che avrebbe potuto provare Sirius a riceverlo mentre sua madre gli gridava oscenità.
Se non avesse letto il resto, probabilmente l’avrebbe trovata una frase decisamente innocente.
Prese un respiro profondo e lanciò un’occhiata alla pendola babbana in cucina: le sei ed un quarto. Harry si sarebbe alzato nel giro di dieci minuti per l’allenamento mattutino e lei sarebbe rimasta in piena ansia se non avesse tradotto per tempo l’ultimo messaggio. Comunque, non se la sentiva di spiegare a Harry il contenuto di quella scatola. No, Harry non era pronto e forse non lo sarebbe mai stato. Bravissima persona Harry Potter, questo era chiarissimo e limpido come l’acqua di sorgente a chiunque. Non era bigotto, affatto, ma Ginny era sua moglie e sapeva che certe cose, soprattutto concernenti i Marauders non le prendeva bene.
Si morse un labbro e cominciò a spostare tutto dal tavolo, sistemando ogni piccolo pezzo di pergamena con una cura quasi reverenziale ed infine infilò nella scatola tutti i suoi appunti, le sue traduzioni e le biro. Nascose la scatola e guardò il piccolo brandello di pergamena che aveva volutamente lasciato da parte torreggiare sul tavolo. Aveva in petto uno stano rimescolarsi di sentimenti, seppure quello maggiormente presente fosse l’inquietudine. Si sentiva anche in colpa ed eccitata dalla scoperta che aveva fatto e che quel biglietto avrebbe confermato una volta per tutte.
Eppure, le sembrava quasi necessario che qualcuno sapesse, almeno dopo la loro morte. Decise che ne avrebbe parlato con Hermione l’indomani: avrebbe perfino voluto pubblicarli, magari omettendo i nomi. Sembravano tutti usciti da un libro (un libro che le stava mettendo il magone al pensiero di come fosse terminato, per i suoi protagonisti).
Lo prese e lo lesse ad alta voce: “I love you, Moony”, diceva.
Sorrise e quando vide i piedi di Harry cominciare a scendere le scale nascose la pergamena nei jeans e, come se nulla fosse, cominciò a fare il loro solito tè.

Harry era a lavoro e lei ed Hermione (che si era presa la giornata libera quando le aveva detto cosa aveva scoperto) stavano mettendo a ferro e fuoco Grimmauld Place numero dodici: volevano altro, più concreto.
Lo trovarono solo ore dopo, ma furono entrambe estremamente soddisfatte. Ora stralci di lettere in inglese comprensibile, fotografie poco discrete, pensieri volanti scritti velocemente riempivano la superficie del tavolo della cucina mentre le due donne tentavano di ordinare cronologicamente il tutto. Avrebbero voluto poter mettere le mani sulla collezione di lettere di Remus per poter ricostruire tutto e si ripromisero che avrebbero messo mano anche in casa di Remus, dopo aver svuotato la soffitta della casa dei Black, certi che qualcos’altro, stipato durante le grandi pulizie, dovesse esserci ancora.
Ginny si perse ad osservare un bacio di Sirius e Remus, sullo sfondo un James che si sbatteva una mano sulla faccia e poteva quasi sentirlo brontolare sull’indecenza dei suoi migliori amici. Remus e Sirius, comunque, non si muovevano granché, se non si contava i lenti movimenti delle labbra: erano fermi, seduti con due spalle infossate in un divano che assomigliava molto a quello della sala comune di Gryffindor; Remus aveva una mano sulla nuca di Sirius e sembrava controllare il bacio, mentre le gambe di Sirius erano palesemente accavallate sopra a quelle di Remus, visto che aveva la schiena un po’ reclinata e si teneva al maglione con la spilla di prefetto di Remus. Arrossì quando notò Hermione ridacchiare e fissarla.
«Chi l’avrebbe mai detto?» le chiese e lei si limitò a stringersi nelle spalle. Il volto di Hermione si fece pensoso per un attimo, poi si distese solo apparentemente, come se la soluzione a cui fosse giunta non la rendesse né felice né tranquilla.
«Credi che Remus abbia conservato qualcosa? Sarebbe bello tirarne fuori un memoriale per ricostruire i fatti e magari discolpare Sirius.» Ginny questo non lo sapeva: per prima aveva temuto che Remus in uno scatto di rabbia o spinto dai sensi di colpa per Tonks fosse finito a bruciare tutto.
«Intendi una specie di romanzo?» chiese comunque, cercando di aggirare il terribile pensiero di tutto il restante delle lettere bruciato. Sirius era quello più passionale e avrebbe volentieri dato un braccio per leggere le sue lettere: dovevano essere molto più accese ed emozionanti di quelle pacate e tenere di Remus.
«No, pensavo piuttosto ad un insight nelle vite di alcune delle persone vicine ai Potter nella prima guerra, potremmo perfino riuscire a trovare prove sufficienti a scagionare Sirius. Forse perfino a Godric’s Hollow potremmo scovare vecchie lettere e non abbiamo ancora nemmeno guardato nella vecchia casa dei genitori di James, o ancora meglio: lo studio di Dumbledore. Sono sicura che qualsiasi cosa ci fosse in casa dei Signori Potter sia stata portata via la notte in cui sono morti.» Ginny annuì. Curiosamente era ciò che avrebbe sempre pensato di fare da quando aveva compreso il primo biglietto nella scatola.

Quattro anni dopo fu pubblicato il libro “I miss your stupid face” che scavava a fondo nelle personalità di cinque persone che avevano dato un sostanzioso contributo ad entrambe le guerre, chi in positivo, chi in negativo. Lo scandalo che seguì portò cambiamenti che tutti apprezzarono; solo qualche anno dopo uscì però la raccolta completa di tutte le lettere, fotografie e biglietti che Hermione e Ginny avevano scovato, datato e ordinato. Questa volta non ci furono scandali e il libro passò più in sordina, facendo estremamente felice Harry, preoccupato che due delle persone a lui più care venissero nuovamente usate per fare colpo sul mondo magico.





Note finali: Questa disgustosa fanfic è stata scritta per il Il festival delle maschere e non partecipa per alcuna categoria. Fa schifo, sì, lo so. Odio Ginny, è colpa sua, ma era uno dei tre personaggi, perciò l'ho usata per un'idea che avevo avuto per Hermione.

   
 
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