E' da moltissimo tempo che
non posto nulla su questo sito, ho avuto vari problemi.
Questa è una oneshot che scrissi molto tempo fa, l'anno
scorso precisamente, dopo aver studiato le Metamorfosi di Ovidio. Mi
erano piaciute e mi avevano colpita così tanto che mi venne
voglia di scrivere, o almeno provare a scrivere un piccolo abbozzo di
metamorfosi.
Per ora ho scritto solo questa, la indico come numeri 1
perchè ancora sono indecisa se scriverne altre. Se volete
posso anche aprire la fanfiction se qualcuno ha voglia di scrivere una
piccola metamorfosi (quindi una ff a più mani). Ditemi voi
se avete qualcosa da proporre. Ah, e spero di non aver sbagliato
sezione.
Non siate troppo duri, è la prima ff di questo genere che
provo a scrivere. Accetto però critichi o accorgimenti,
perdonate eventuali errori grammaticali e se potete segnalatemi cosa
c'è che non va bene.
Grazie, KairiDN.
Metamorphosi n°1
Narro della storia di una giovane,
non scintillate quanto
Venere a detta di tutti gli abitanti del piccolo borgo, ma che nel suo
minuscolo cuore mille sentimenti imperversano costantemente, giorno e
notte.
Era una notte di luna piena, nel bosco, una notte di luna
piena che bastò a far scoccare la scintilla che
elettrizzò il suo cuore e fece
rabbrividire il suo gracile corpo. Il primo amore scalda il cuore come
farebbe
un fuoco, e il suo bisogno di essere riscaldata era ormai tanto quanto
il
bisogno che ha un naufrago di concedersi al lusso delle fiamme che
infiammano
l’aere attorno a lui. Il suo cuore era ormai assopito da
anni, mai una
scintilla d’amore aveva penetrato così a fondo
dentro al suo animo. Come se
fosse vero che Cupido l’avesse centrata in pieno, la giovane
fanciulla rimase
incantata alla vista del maestoso demone di fronte ad ella. Forse si
trovava
nel posto sbagliato, al momento sbagliato, eppure non fu quello il
momento in
cui la sua mente avrebbe pensato all’errore di essere
lì: tanto era presa da
quella visione così soave e contemporaneamente
così terribile. La sua figura
per metà coperta dall’ombra e per metà
illuminata dalla luna si stagliava in
mezzo al verde quasi fosforescente della natura circostante, quasi a
volerne
ricalcare la sagoma. Il suo sguardo rivolto alla luna, sul suo viso una
cicatrice che parlava da se di tutte le battaglie che il giovane demone
aveva
affrontato. Intorno a lui, quasi ad esserci un’alone che lo
avvolgeva e
delicatamente sfumava i contorni della figura tanto amata. Non era come
se lo
ricordava, ma vedendolo inondato da quella particolare luce riconobbe i
segni
dell’antica fiamma. Nascosta dietro le fronde
l’osservava, timidamente e rossa
in volto, si limitava a contemplare la sua irraggiungibile bellezza
che, aimè,
forse non avrebbe mai avuto. Ma la trepidazione del momento non la fece
accorgere di una verga a terra, cosicchè appoggiandoci sopra
il minuscolo
piedino emise uno scricchiolio che attirò
l’attenzione del demone, che si girò
di scatto incuriosito in direzione delle fronde. La giovane, che in
quel
momento avrebbe voluto trasformarsi in un essere minuscolo per non
essere
veduta, indietreggio 1, forse 2 passi, e nell’errore quasi
inciampò. Ma qualche
generoso Dio la sorresse, e ogni rumore cessò di
incrementare la curiosità
dell’essere così amato da lei. Lui dal canto suo
non mosse alcun passo,
continuò con occhio attento a fissare quella direzione, pur
non sapendo cosa ci
fosse lì dietro.
“Aelyn?”
Fù l’unica parola che mormorò.
”Aelyn, mia sposa, sei forse tu?”
Parola piene d’amore furono pronunciate dal giovane amante,
piene d’amore,si, ma nel contempo col potere di distruggere
ogni lontano disio
della giovane fanciulla. Quasi come se una lama l’avesse
trafitta alle spalle,
tradendola, si sentì il cuore lacerare e cadde a terra,
soffocante.
Il disio di farsi ancor più minuscola aumentò,
quando da un
bel ciespuglio verde più degli altri spunto
un’altra donna dai capelli dorati,
così incantevole da potersi paragonare alla luce di quella
luna piena. Col
cuore lacerato la giovane osservava silenziosa i due amanti nel momento
dell’amore, invidiandoli fino ad odiare il demone stesso.
Alzando gli occhi al
cielo s’inginocchiò pregando gli Dei
affinchè esaudissero il suo desiderio:
“Oh, dei, se ci siete e se è vero che gli umani
superate per
virtù, vi chiedo di esaudire il desiderio di una giovane
fanciulla dal cuore
ridotto in brandelli, l’uomo che tanto desideravo ora
è fra le braccia
d’un’altra, e insieme si meravigliano dei fiori
prufumati che nascono da queste
verdi erbe e si nutrono dell’acqua limpida del fiume in
questo bosco: fate
usufruire anche me di quel bene, del bene di essere contemplata
dall’unico uomo
che ha mosso il mio giovane animo ormai morto. Trasformatemi nel
più profumato
dei fiori, e rendetemi il dono dell’immortalità,
cosicchè io possa essere per
sempre accanto a lui, se non col corpo umano, almeno col grembo e le
foglie
verdi chiare, e che quando il suo corpo si sarà assopito, io
mi assopisca
assieme al suo. Donatemi un colore tra i più scintillanti,
in modo che
svegliandosi la mattina io sia la prima cosa su cui i terribili occhi
possano
gettare la prima occhiata. Oh dei, se ci siete, esaudite questo mio
ultimo
desiderio.”
La leggenda volle che il maestoso demone colse tra tutti
proprio quel fiore immortale, che per una ragione che mai nessun
abitante era
riuscito a svelare nessuna avversità pose fine ad esso. Solo
quando la fiamma
della vita del giovane si spense, fu così che il fiore,
inaridito tutto d’un
colpo, si assopì sul corpo esamine del demone amato.