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Autore: Slab    27/01/2011    4 recensioni
Ed ecco il pensiero. Comincia piano, come un tarlo a scavare nel legno del suo cervello stanco.
Cri-cri-cri prima pian piano, poi più forte.
A cosa pensa Hermione Granger mentre sta nel letto dopo una giornata passata a vedere Ronald Weasley e Lavanda Brown sbaciucchiarsi in continuazione davanti ai suoi occhi?
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hermione Granger
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VI libro alternativo
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Hola gente.. mentre devo aggiornare 'Once in a lifetime' avevo questo tarlo qui( anche io ne ho) ... dovevo buttare giù questa cosa. Laq protagonista è , ovviamente, la mia amata Hermione Granger. Ed è ambientata come leggete dalle informazioni nel periodo in cui Ron e Lavanda si frequentavano. Ecco a cosa pensa Herm secondo me, la notte, prima di addormentarsi. Buona lettura :)

*

Notte, torre di Grifondoro.

Attimo di silenzio. La stanza al buio, non si vede il macello totale, globale tutto attorno. Il letto è comodo e il tepore del piumone avvolgente. Un po’ di pace, in fin dei conti, ci voleva.

Ed ecco il pensiero. Comincia piano, come un tarlo a scavare nel legno del suo cervello stanco.
Cri-cri-cri prima pian piano, poi più forte.

Ecco, in quel periodo la sua vita era stata progettata per cavarsela ... senza vivere realmente...cavarsela e basta....indossando una maschera.....una vita fatta di luci e palcoscenico in cui lei non era la prima attrice...ma aveva solo una misera maschera sorriente sul volto...una vita fatta di rimandi giorno dopo giorno, in cui “poteva farcela” ...e di continui ripetersi di essre forte, di andare avanti, perchè la vita è così, non si può sempre vincere , bisogna saper perdere (così diceva una canzone, no?): già, poteva farcela.

Ed eccolo, sempre il pensiero… Si vedeva, da sola, in bilico sulla scala con uno scatolone obiettivamente troppo pesante per le sue misere forze residue, in bilico tra “crollo al suolo miseramente” e “ce la faccio”. Tutta intenta a cercare di gestire quello stramaledetto scatolone. Leggero un giorno, pesantissimo un altro. E, sino ad allora, ce l’aveva sempre fatta a non crollare, rovinosamente, al suolo. Ma il tarlo rimaneva. Ecco, forse, per una volta, lasciar da parte tutto quell’orgoglio, quel “me la cavo”, per quella volta soltanto, sarebbe stato possibile.

Se ne stava lì, zitta, con gli occhi fissi a non guardare ciò che le si muoveva attorno, con l’anima in stand-by, con un disco del quale non si ascolta il suono né si capiscono le parole.

Fissa, come un fotogramma fermo sullo schermo, come una foto mai scattata, come un istante mai vissuto, perso nel tempo.

Poi pianse.

*

  
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