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Autore: deedee17    27/01/2011    4 recensioni
Un'aspetto inedito di Ziva, divertente, infantile, insicura, terribilmente gelosa. chi può farla diventare così?
Genere: Commedia, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Anthony DiNozzo, Ziva David
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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di nessun altra.

Nel bullpenn la tensione si poteva tagliare con il coltello. 

Gibbs usci dall’ascensore con Abby, l’espressione preoccupata. McGee era seduto alla sua scrivania, col viso girato in direzione del bagno degli uomini. Gibbs lo riscosse. 

“Situazione?” 

“Statica, capo.” 

“E’ ancora…” 

“Chiusa nel bagno degli uomini, sì.” Concluse l’agente per lui. 

Gibbs sollevò gli occhi al cielo e sbuffò per l’esasperazione, si girò verso l’agente Stanton, la poverina era visibilmente sconvolta, pallida le si leggeva in volto la paura. “DiNozzo, dov’è?” Abbaiò fulminando con lo sguardo un’incolpevole Tim. 

“E’ lì capo, sta cercando di convincerla.” 

“Farà meglio a sbrigarsi.” Si allontanò borbottando qualcosa a proposito di regole e deroghe. Abby lo seguì dopo avere lanciato a McGee uno sguardo interrogativo.

Tony era davanti alla porta, una mano poggiata allo stipite e l’altra sulla maniglia che provava a girare di tanto in tanto, sperando che per un miracolo si fosse decisa ad aprire. “Ziva, ti prego, vieni fuori.” Dall’interno nessuna risposta.
“Ziva se non apri subito butto giù la porta.” 

“Provaci pure, se vuoi, ma penso che tu tenga molto ai tuoi testicoli, e soprattutto al tuo amatissimo…” 

“Ziva! …” Tony la interruppe con un moto di stizza, ma la frase venne interrotta da uno scappellotto del suo capo. “Boss…” 

L’esasperazione era palpabile nel tono di entrambi. “Tutto qui, quello che sai fare DiNozzo? Un’ora fa mi avevi detto che avresti sbrigato la pratica in cinque minuti, che non avrebbe resistito alla tua dolcezza. Che ci pensavi tu a farla ragionare.”

Dall’interno del bagno giunse un singulto di rabbia “Ah! è così allora … pratica … ah! Farmi ragionare… Ah! Come se io fossi impazzita. Sai dove puoi mettertela la tua dolcezza… anzi, no, conservala tutta per l’agente  tettespeciali Stanton. E preparati a godere di una lunga e meritata solitudine, DiNozzo.” La voce di Ziva aveva una nota lievemente isterica. 

Tony lanciò verso Gibbs uno sguardo irritato. “Grazie, capo, grazie tante.” Gli disse a bassa voce. “Dai, Ziva ti prego smettila, vieni fuori di lì e parliamone.” Nessuna risposta da lei. 

Stava ormai seriamente meditando di supplicarla quando Gibbs lo fece indietreggiare dalla porta e bussò gentilmente. 
“Ziver.”

Nel momento stesso in cui lei percepì il nomignolo affettuoso con cui lui la chiamava, scattò. “ Non cercare di blandirmi Gibbs, tanto non esco. 

“Fammi entrare allora, possiamo parlarne io e te a quattr’occhi.” 

“Non c’è niente di cui parlare, è assolutamente fuori discussione.” 

Gibbs trattenne un moto di esasperazione, si girò a guardare Tony ed Abby come per avere qualche suggerimento su cosa dire. “Ziver cerca di capire, quello che proponi tu non è fattibile.”

“Perché no.” 

“Ziva, insulti la mia ed anche la tua intelligenza soltanto a chiederlo…”

“Non è vero. Te lo ha chiesto lui. Ammettilo. Vi siete messi d’accordo…” 

“Ziva ci preoccupiamo solo per te” s’intromise Tony 

“Stai zitto DiNozzo, traditore! Tu ti preoccupi solo di te stesso, la verità è che lei ti piace” 

“No, Ziva, che dici, non mi piace affatto.”

“Bugiardo! Ti ho sentito mentre ne parlavi con McGee. Dicevate che è bella, e ha un bel seno, più grosso del mio… e di quello di Abby…”

“Ah sì?” S’introdusse Abby, mentre lanciava uno sguardo di fuoco all’ignaro McGee.“Buono a sapersi. Grazie Ziva.”

“Di niente Abby. Lo vedi Gibbs, i tuoi agenti, i maschietti, sono dei ... suini.” Nessuno si azzardò a correggerla in quel frangente. Tony si girò a guardare un arrabbiatissimo Gibbs, che lo fulminò con lo sguardo. 

“Capo, io…” cominciò tentando di giustificarsi.

“Taci DiNozzo se non risolvi questa faccenda entro i prossimi 5 minuti, spedisco te in Artide e lei in Antartide, la stessa cosa vale per te e McGee, Abs, se ti azzardi a piantar grane anche tu.” 

“Hai sentito, Zee, ti prego, ragiona, fa freddo al polo.” La voce di Tony assunse un tono quasi lamentoso.

“Non mi importa, Tony, io non soffro il freddo, come come mi hai detto più di una volta, sono una femmina di varano, frigida e mortale. Per quanto ti riguarda puoi portarti dietro la tua amichetta, ti scalderà lei.” 

“Ziva!” si intromise Gibbs, "Ora basta, stai esagerando. Tony può aver fatto qualche apprezzamento, potrai fargliela pagare con comodo, ma sono certo che fosse una cosa scherzosa, ora dacci un taglio. Esci di lì e torniamo tutti al lavoro.” 

Ziva rimase un momento in silenzio. Come ponderasse la questione. “No, Gibbs, non esco di qui se non mi lasci andare sotto copertura.” Gibbs alzò gli occhi al cielo e sbattè il palmo della mano contro la porta. Lanciò poi uno sguardo assassino al povero agente Nelson, che si era avvicinato sperando di poter andare in bagno.

“Ziver.” la voce di Gibbs aveva assunto ora una chiara nota di insofferenza. “Sai che non posso, è inutile insistere.”

“Perché no?” Ziva parlò quasi piagnucolando. 

“Perché è pericoloso, Ziver, e perché, al momento, tu non sei proprio la persona più indicata.” 

“Mandaci McGee, allora, non lui.” 

“Ziva, mi serve Tony in quest’incarico, punto e basta.” 

“Ma perché deve andarci proprio con lei,  mandaci un’altra.” 

“Ziva, lei è la persona più adatta, e non posso cambiare dei piani stabiliti da tempo con degli alias già pronti per un tuo capriccio.” 

Lei rimase in silenzio per quasi un minuto, poi con un tono più calmo disse: “Lo so, serve una donna bella, attraente, come lei… ma… Gibbs… voglio andarci io sotto copertura con Tony.”

Il tono improvvisamente infantile lo fece sorridere. Stava capitolando. “Ziver… perdonami, con tutto l’affetto possibile, ma una donna all’ottavo mese di gravidanza non è proprio il prototipo della mangiauomini, ti pare? E poi potrai seguire le riprese, e quando non lo farai tu lo farò io, d’accordo?” 

Tony emise un gemito sconsolato al pensiero di avere gli occhi di Ziva addosso per la durata dell’intera missione. Non pensava che la gravidanza l’avrebbe resa così gelosa, non era da lei. Il silenzio si protrasse di nuovo per parecchi secondi. Poi… la voce di Ziva, più vicina come se fosse dietro la porta, ma bassa, quasi dimessa. 

“Lei ha detto che lo trova bello, che ci farebbe volentieri un pensierino, proverà a portarmelo via, Gibbs e io sono così… così…” 

“…Così bella finì Tony per lei, sei bellissima, la donna più bella che abbia mai visto, lo sei sempre stata e lo sei ancora di più ora ed io non potrei mai guardare realmente un’altra, figurati desiderarla. E' lavoro Zee, solo lavoro, devi credermi, e quei commenti erano solo uno scherzo tra me e Tim e … comunque ti chiedo scusa se l’ho detto” 

Gibbs si ritirò dalla porta e lasciò il posto al suo agente anziano. Gli strinse un braccio in un gesto di incoraggiamento e gli parlò  sottovoce. “Rassicura tua moglie e falla uscire da lì dentro. E prima o poi mi spiegherete che avete voi due col bagno degli uomini”. 

Prese Abby per un gomito e la guidò con sé verso la scrivania di McGee, gli si pararono davanti e contemporaneamente gli diedero uno scappellotto a testa. L’espressione shoccata di Tim era quasi comica, guardava interrogativamente dall’uno all’altro,  aspettandosi una spiegazione.

“Timmy.” Gli disse Abby. “Quante volte devo ricordarti che posso ucciderti in decine di modi…” 

“…Diversi senza lasciare traccia?” finì McGee per lei. E per cosa dovresti uccidermi questa volta?” 

“Te lo dice dopo”. Tagliò corto Gibbs “Dovevi chiamarmi subito.”

“Ma capo pensavo che scherzasse.” 

“Ziva David che minaccia, armata di una graffetta, una donna che ha fatto incautamente degli apprezzamenti su suo marito? Il suo stupido marito che aveva a sua volta fatto degli apprezzamenti su di lei con il suo stupidissimo collega pivello?” Il viso di Tim diventò improvvisamente di fuoco. Deglutì pensando alla vendetta di Abby.

“E tu.” Riprese Gibbs, con uno sguardo furioso all’indirizzo dell’agente Stanton. "Ti conviene fare attenzione a quello che fai con questi due.” Indicando col dito prima Tim e poi Tony ancora appoggiato contro la porta del bagno. “Se non vuoi morire di una morte lenta e dolorosa, le loro compagne sono piuttosto… vendicative.” 

La povera ragazza deglutì preparandosi a dire qualcosa in propria difesa, ma fu raggelata dal suo sguardo furioso prima di poter proferire parola. Alla fine si allontanò a testa bassa sotto lo sguardo malevolo di Abby. Dopo un ultimo cenno di ammonimento ai due, Gibbs andò a sedersi al suo posto mugugnando tra sé.

Tony era ancora dietro la porta del bagno degli uomini, solo silenzio dall’altra parte. “Ziva? Piccola … io … ti prego…” Niente, ancora silenzio. Poi all’improvviso un rumore, lo scatto di una serratura, tony attese qualche secondo, provò a girare la maniglia … aperto. 

Spinse la porta ed entrò. L’agente Nelson sospirò di sollievo, fiducioso. Poi imprecò quando vide Tony chiudersi la porta alle spalle e udì lo scatto della serratura. Esasperato andò nel bagno delle donne mormorando di crisi ormonali, di Israeliane folli e di Italiani avventati.

Tony trovò Ziva seduta sul pavimento, le spalle contro il muro, una lacrima rotolò sulla sua guancia come lo osservò avanzare verso di lei, lo fissò con uno sguardo a metà tra lo sconsolato e l’arrabbiato. 

Lui le sedette accanto, guardava le sue guance arrossate, i suoi occhi umidi, le labbra lievemente aperte, e pensò che era pazza a dubitare della propria bellezza… Le mise una mano sulla guancia, infilò le dita nei suoi riccioli scuri, e tirò la sua testa sulla propria spalla baciandone la sommità. 

“Davvero pensi che potrei tradirti?” 

La voce di Ziva era bassa, esitante. “Lei è così bella.” 

“Mai quanto te.” 

“Ah!” fu il commento sarcastico. 

“Ascoltami.” Le disse girandosi a fronteggiarla. Le prese il viso tra le mani e la guardò negli occhi cercando di trasmetterle la sincerità di quello che stava per dirle. “Non ti mentirò dicendoti che non farò mai più commenti su una donna, ma … Ziva, io ho preso un impegno con te, e intendo rispettarlo.” 

Le agitò davanti agli occhi le dita della mano sinistra, mostrandole la sottile vera d’oro bianco, poi scese a carezzarle l’addome arrotondato. “Senza contare che ora abbiamo qualcosa che ci lega più di quanto faccia una formula di rito.” 

Lei lo guardò di rimando, ancora non del tutto convinta. “Tu la trovi bella…” 

Tony la fissò, ancora per un momento in cerca delle parole giuste. “ E tu pensi che io rischierei di perdere quello che siamo riusciti a conquistare con tanta fatica … e dolore … e crescendo lentamente insieme in questi anni? Mi ritieni davvero così stupido?” 

Ziva continuava a guardarlo avvilita, non le bastava, non era sul suo senso di responsabilità che aveva dubbi … ma sul proprio aspetto, sulla capacità di esercitare attrazione su di lui. “Guardami tony, sono un … cetaceo.” 

“Balena” la corresse lui prima di rendersene conto. Di fronte agli occhi spalancati di lei si affrettò a spiegarsi. “No! Non tu. La parola, è balena … nel modo di dire, non che tu lo sia.” 

“Quello che è, Tony, e poi, tecnicamente, la balena è un cetaceo e resta il fatto che sono enorme, e orrenda e lei è più bella e più attraente e tu … sei cosi … così … sexy … e sono quattro giorni… quattro. In cui fingerai di essere suo marito, e se dovrai baciarla, o se avvertissi che qualche parte del tuo corpo, tipo il tuo … ginocchio per esempio, dovesse entusiasmarsi, io vorrei soltanto uccidervi … e mi sentirei morire.” 

“Ehi, ehi, ehi,” Le disse cercando ancora i suoi occhi, compiaciuto del fatto che lei lo trovasse sexy. “Tu. Sei. Splendida.  lei sarà anche bella, ma tu sei … perfetta. Per me. Le tue labbra sono fatte per i miei baci. I tuoi occhi mi parlano, e sanno leggermi dentro. E i tuoi seni … hmmm” Mugugnò come se stesse immaginando di accarezzarli. "I tuoi seni, sono fatti per le mie mani, e per la mia bocca. I nostri corpi, ormai si appartengono, e solo tu puoi accendermi come sai.” 

A dimostrazione di ciò le diede un profondo bacio, lei infilò le dita trai i corti capelli della nuca, ed emise un gemito sensuale, come lui le fece scivolare la lingua in bocca. Quel suono rauco lo indusse a tirarla più vicino, per gustarla più a fondo. 

Continuarono a baciarsi così, seduti sul pavimento, in una piccola battaglia di respiri rubati, piccoli morsi, e gemiti strappati l’uno all’altro, finchè non si separarono annaspando alla ricerca d’aria. Tony fu il primo a parlare. “Okay, okay, stop. Ancora dubbi sull’effetto che mi fai?” 

“Hmm, forse avrei bisogno ancora di qualche piccola dimostrazione.” Gli lanciò uno sguardo provocante, l’angolo delle labbra arricciato all’insù in quella smorfia che lo faceva impazzire. 

“Temo che dovremo rimandare a più tardi, mia dolce signora, a casa sarò lieto di darle tutte le dimostrazioni di cui necessita.”   Si alzò porgendole le mani per aiutarla a sollevarsi. “Ora ci conviene uscire di qui, prima che Gibbs, vance e l’agente Nelson facciano irruzione qui dentro.” 

“Nelson? Che c’entra lui?”

“è da un’ora che aspetta che tu liberi il bagno. Ma poi perché proprio qui?” 

“La ritenevo un’utile arma di ricatto nella trattativa e poi … ci sono affezionata a questo posto.” 

“Bèh, devo ammettere che…” Si bloccò a metà della frase di fronte all’espressione di Ziva, gli occhi spalancati, la bocca aperta come se le mancasse l’aria. “Cosa…?” 

lei lo zittì con un gesto, poi gli prese una mano e se la portò sul ventre, guardandolo negli occhi, un luccichio nello sguardo, sta scalciando, lo senti?” 

Era successo tante volte, ma per lui era sempre una specie di miracolo sentire suo figlio, dentro il corpo della donna che amava. ”Uno bello forte, questa volta.” Le rispose con la voce ispessita. 

La baciò con tenerezza infinita, una mano ancora sul loro bambino scalpitante, e l’altra sulla guancia di Ziva. Non parlò, la guardò e basta affidando ai propri occhi, che non lo avevano mai tradito il compito di comunicarle sentimenti troppo grandi e preziosi per essere espressi solo a parole. Le mise un braccio intorno alla vita e la condusse fuori, verso il bullpenn, verso le loro scrivanie. 

“Ah, Tony? Guarda che ho ancora intenzione di guardare tutte le riprese.” 

“Ci avrei giurato. Basta che non mi urli alcun insulto in ebraico nell’auricolare, … e nessun fischio, l’utima volta mi hai quasi perforato un timpano.” 

“Vedremo … ma ti avviso, se vedo qualcosa che non mi piace, niente mi impedirà di prendere a calci in culo quella gatta morta fino in Canada.” 

“Non oso pensare alla mia eventuale punizione.” 

“Sarebbe molto più… incisiva.” 

“Incisiva.” Ponderò lui. “Non mi piace, mi sa tanto di lama. Tu con un coltello in mano, arrabbiata con me,. No… no… no…” 

Ziva rise, una risata roca… profonda, poi si fermò afferrò la sua cravatta per tirarlo a sé e baciarlo, casualmente a due metri dalla scrivania dell’agente Stanton. Lo baciò con un fiero senso di possesso. Perché lui era suo. E di nessun altra.

  

 

  
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