Una
storia che
nasce sulla scia di ispirazioni notturne. Un bene seguirle o meno?
Fatemelo
sapere.
Questo è solo
un prologo, tutti i chiarimenti arriveranno in seguito.
Baci.
R.
Una ragazza
dai lunghi capelli castani, raccolti in una coda ordinata, si era
bloccata a
metà corsa sgranando sorpresa gli occhi di un caldo color
nocciola.
- Il Preside?
Accanto a lei,
anche un’altra ragazza si era fermata ed ora stava ridendo
sorniona davanti
all’espressione stupita della compagna.
- Ehi Bella,
non mi dire che hai aspettato proprio gli ultimi giorni per rovinare la
tua
splendida carriera scolastica al St. Marie.
Due occhi
nocciola avevano fulminato immediatamente la ragazza che aveva parlato.
- Kelly, credo
che quello che hai combinato tu in questi sei anni, sia stato
più che
sufficiente per tutte e due!
Le loro risate
allegre erano scoppiate contemporaneamente, dimentiche della donna che
le
osservava con espressione severa.
- Signorina Swan,
la invito a non perdere altro tempo. Il Preside la sta aspettando.
La voce della
prof. Russo le aveva interrotte bruscamente.
- Sì, mi scusi
Prof.sa. Vado subito.
Così Bella,
dopo un'ultima occhiata rivolta alla sua compagna Kelly, si era
ritrovata a percorrere
i lunghi e silenziosi corridoi del St. Marie, chiedendosi con un filo
di
apprensione cosa mai potesse essere accaduto di così
urgente, perchè il Preside
la mandasse a chiamare nel suo ultimo giorno presso il St. Marie.
Soltanto il
giorno prima, durante la cerimonia dei diplomandi, aveva speso parole
di elogio
per i suoi brillanti risultati ed il suo comportamento sempre
irreprensibile.
Per un attimo
aveva ripensato alla presa in giro di Kelly proprio per il suo
comportamento:
effettivamente nei sei anni di scuola non aveva mai commesso la
benché minima
infrazione alle regole ferree che vigevano nel facoltoso collegio
svizzero.
D'altronde, non avrebbe potuto fare diversamente, ma questo alla sua
compagna,
nonchè migliore amica, non aveva mai osato confessarlo.
Dipendeva, infatti, dal
rapporto che aveva con il suo unico tutore legale ed era un argomento
molto
doloroso per lei. Tanto che aveva sempre preferito sorvolare al
riguardo,
rivelando del suo passato solo che un incidente mortale accaduto ai
suoi
genitori quando era appena undicenne, aveva avuto come conseguenza che
venisse
affidata ad un tutore sino al compimento del suo diciottesimo
compleanno.
Ricordava ancora quel giorno lontano in cui le avevano letto il
testamento dei
suoi genitori, una sorta di lunga lettera in cui le chiedevano di
fidarsi della
scelta fatta e della persona che loro ritenevano in grado di occuparsi
al
meglio di lei qualora loro fossero precocemente mancati.
Lo aveva
fatto, si era fidata di loro, ma le cose non erano proprio andate come
forse
credevano sarebbero andate tra lei ed il suo tutore.
Ma ormai non
era più tempo di pensare al passato, era giunta in
segreteria.
- Buongiorno,
Sig.na Swan. Prego, si accomodi. Il Sig. Klee la sta aspettando.
- Grazie
Sig.ra Hodler.
Varcata la
soglia, Bella aveva immediatamente registrato la presenza di
un’altra persona,
oltre a quella del Preside, ed il suo cuore aveva iniziato a battere
furiosamente.
- Buongiorno
Sig.na Swan.
Poi un'altra
voce, non meno severa, l'aveva salutata.
- Ciao
Isabella.
Il suo nome
per intero. Quasi non lo pronunciavano più nemmeno i suoi
professori, per tutti
era Bella.
Si era resa conto
che il Sig. Klee aspettava che ricambiasse il suo saluto, ma non poteva
immaginare quanto le fosse difficile anche solo quel gesto, in quel
momento.
- Preside Klee.
Aveva
incontrato poi un paio di occhi verdi.
- Edward…
Un filo di
voce, niente di più le era uscito. Ancora l’aria
non era pienamente tornata nei
suoi polmoni. Ancora mille pensieri le impedivano di riprendere
contatto con la
realtà.
Lui era lì, al
St. Marie e con un giorno di anticipo rispetto a quanto stabilito.
- Preside Klee,
mi aspettavo la sorpresa di Isabella nel vedermi qui, oggi. Posso
chiederle,
quindi, la gentilezza di lasciarci soli un attimo?
Niente era
cambiato in lui. Nemmeno il tono di voce: freddo, deciso. Permeato
sempre da
quella sicurezza di non essere contraddetto.
- Certo, Sig.
Cullen. Quando avrete terminato, avvisi
Come sempre,
tutti intorno a lui scattavano, che fosse il Preside,
“Calma
Bella, adesso respiri
profondamente e lo affronti. Questa volta vedrai che riuscirai a
ragionare con
lui”.
Aveva
cercato di rassicurare se stessa, perché come sempre quegli
occhi verdi avevano
avuto il potere di gettarla nell’ansia più totale.
- Tieni,
indossa questa. Non vorrei che prendessi freddo.
Le era andato
incontro lui, visto che lei era rimasta immobile come una statua, dopo
che il
Preside li aveva lasciati soli. Le aveva porto la sua giacca.
Come sempre
indossava un vestito scuro, dal taglio impeccabile, che contribuiva a
rendere
il suo aspetto ancora più formale, autorevole.
Aveva un viso
dai lineamenti eleganti, occhi di un verde intenso, ma sempre seri,
quasi
distaccati. Il suo aspetto era di quelli che avevano ricevuto
l'apprezzamento
di tutte le sue compagne di classe, e anche quello di alcune
professoresse più
giovani.
- Ti
ringrazio, ma non ho freddo. E poi non vorrei rovinartela...
- E' solo una
giacca, Isabella. Direi che la tua salute è più
importante, sei sudata e
potresti raffreddarti.
Con poche
parole, come sempre, l'aveva fatta sentire come una bambina che tenti
di negare
una verità evidente: la sua pelle si era increspata per
colpa dell'aria
condizionata, procurandole dei brividi evidenti.
- Non è
vero... che sono più importante di una giacca.
L’aveva detto
davvero? O l’aveva solo pensato? Ma le era bastato dare
un'occhiata alla
sua espressione per capire che anche se
sussurrato, aveva avuto il coraggio di dirla quella verità
nascosta dietro ad
un paragone che poteva sembrare stupido e privo di senso per chiunque
altro.
- Intanto
metti questa.
Le si era
avvicinato e le aveva messo la giacca sulle spalle.
A quel punto
Bella se l’era infilata, per non rimanere oltre in short e
maglietta sotto lo
sguardo severo di Edward. Forse
l’avrebbe aiutata a sentirsi meno impacciata, vulnerabile.
- Sei qui per
la festa, vero?
Aveva cercato
di non perdere quell'inaspettato coraggio e lo aveva sfidato
apertamente,
guardandolo dritto negli occhi, ed andando dritta al sodo.
Lo sguardo di
Edward era rimasto impassibile, mentre la fissava a sua volta.
- Forse, se me
ne avessi parlato tu stessa, anziché venirlo a sapere ora
dal Sig. Klee,
“questa volta” ci saresti potuta andare.
E se fosse
stato davvero così? Se questa volta fosse andata
diversamente? Poteva ancora
tentare.
- E va bene,
ho sbagliato. Avrei dovuto chiedertelo. Ma in fondo, questa
volta, la
festa si terrà all’interno della scuola e ci
sarà anche il Preside. Anche i
professori, o almeno ci saranno perchè anche loro risiedono
qui… in ogni caso
ti assicuro che non farò nulla di avventato che possa
causarti imbarazzo o
casini… e ti assicuro anche che non lascerò per
nessun motivo la scuola!
Le era stato
inevitabile lasciare che la sua richiesta assumesse una sfumatura
speranzosa.
- Hai pensato
a tutto, vedo.
Forse lo
sguardo ironico che aveva assunto ora Edward, poteva interpretarlo come
un buon
segno. Forse aveva usato le argomentazioni giuste: rimanere nella
scuola, non
fare casini… insomma, dare l’idea che si sarebbe
goduta solo la possibilità di
partecipare ad una vera festa con i suoi compagni!
- L’unica cosa
che non potevi sapere è che ho un impegno improrogabile per domani pomeriggio,
alle Isole Cayman. E'
inevitabile, quindi, dover anticipare la nostra partenza ad oggi...
anzi, fra
un paio d’ore per l’esattezza.
Non era vero!
La stava prendendo in giro! Aveva detto “forse”, e
invece adesso sia dalle
parole che dallo sguardo tornato serio si intuiva che non
c’era mai stato un
forse!
“Resta
calma Bella… e pensa… pensa.”
- Se il
problema è questo, potrei chiedere al Sig. Klee di fermarmi
qui a scuola per un
altro paio di giorni, in attesa che tu possa tornare a
prendermi… oppure potrei
raggiungerti dove… dove…
Si era accorta
di quanto apparisse innaturale non sapere nemmeno dove lui vivesse
stabilmente.
Quelle poche volte durante l’anno che si faceva sentire era
sempre in posti
diversi per lavoro, e lei non aveva mai approfondito la cosa, dato che
non
aveva mai lasciato il collegio per raggiungerlo.
- Abito?
Era tornato il
tono ironico, e la sensazione di sentirsi ancora una bambina davanti a
lui,
anzichè una ragazza quasi diciottenne.
- Sì. E mi
rendo conto solo ora di quanto sia pazzesco che io non sappia nemmeno
dove vivi
veramente. Io non so quasi niente di te, mentre tu conosci quasi ogni
attimo
della mia vita trascorsa qui al St. Marie!
- Presto
inizierai a conoscere molto di me e della mia vita, non credi?
Panico allo
stato puro, quello che aveva iniziato ad affacciarsi sempre
più insistentemente
negli ultimi mesi di scuola, ogni volta che Bella aveva pensato di
dover
lasciare il St. Marie, quella che era stata la sua casa e la sua
"famiglia" per sei lunghi anni, per affrontare un futuro di cui
stupidamente aveva preferito ignorare l'esistenza. Forse, per ignorare
più di
tutto l'esistenza di Edward Cullen, il suo tutore legale.
“Non
pensare a questo, ora Bella.
Avevi detto che volevi pensare solo alla festa di stasera, come ad un
momento
in cui raccogliere energie positive per affrontare
l’ignoto… concentrati solo
su questo!”
- Edward... è
l’ultima occasione che ho di stare insieme ai miei compagni.
E' il miglior
congedo possibile da un lungo periodo in cui sono riuscita ad essere
comunque
felice nonostante... nonostante l'assenza di mamma e papà,
di una vita più normale.
Era stata
cosciente che il riferimento ad una vita "più normale"
implicava che
fosse stato lui a negargliela con la sua scelta di farla studiare al
St. Marie,
ma non era riuscita ad evitarlo.
- Posso capire
i sentimenti che ti legano a questo luogo ed ai tuoi compagni.
Però hai usato
la parola giusta: fine. Dovresti infatti pensare che potrebbe esserci
un nuovo
inizio, una nuova vita che potrebbe aprire la porta ad una vita
più
"normale", con persone che potrebbero... sorprenderti.
Non arrossire
le era stato impossibile. Perchè nelle parole di Edward,
forse, c'era un
riferimento a quella nuova vita in cui lui sembrava voler essere
più presente,
ed il fatto che avesse pensato mille volte che non sarebbe stato poi
così
piacevole, l’aveva fatta sentire in colpa.
- Forse mi
sono spiegata male: non intendevo dire…
Aveva cercato
di rimediare, ma lui l'aveva interrotta subito.
- Tranquilla
Isabella, ho capito cosa intendevi dire. Purtroppo, però,
non è proprio
possibile rimandare la nostra partenza. Ed è da escludere
che tu possa
viaggiare sola.
- Edward, non
sono più una bambina! Tra poco più di un mese
diventerò maggiorenne! E poi ci
sono delle mie compagne che appartengono ad altrettante famiglie
facoltose, che
viaggiano da sole, e a cui non è mai successo nulla!
- Isabella,
pensavo che almeno questo punto fosse stato chiarito: non mi perdonerei
mai se
ti accadesse qualcosa. Io ho fatto una promessa ai tuoi genitori...
- E allora
lasciami qui al St. Marie se temi che non sappia nemmeno affrontare un
viaggio
da sola! Sono sicura che il Preside Klee, pur di accontentarti, mi
terrebbe qui
anche un altro anno…
Stava
succedendo, non avrebbe voluto assolutamente Bella, ma sentiva una
ribellione
insolita montarle dentro.
- Non
c’è più
ragione perché tu debba restare al St. Marie.
Il tono con
cui Edward aveva pronunciato quelle parole, aveva reso ovvio che per
lui il
discorso era chiuso. Il momento in cui si aspettava che lei cedesse
alla sua
decisione era giunto. Lui era il suo tutore e sapeva cosa era meglio o
meno per
lei. Cosa volesse davvero lei, a questo punto, non importava
più.
- Io voglio
andare a quella festa e ci andrò!
Prima di avere
il tempo di ripensarci, si era tolta la sua giacca e l’aveva
abbandonata sulla
sedia più vicina.
Aveva già
anche abbassato la maniglia per uscire, quando aveva percepito che le
cose non
sarebbero andate come aveva appena pronosticato.
- Isabella,
vuoi davvero che la tua nuova vita inizi con una spiacevolissima
discussione
tra di noi?
La voce aveva
assunto un tono quasi indifferente, ma la minaccia velata che
contenevano
quelle parole era risultata ancora più evidente.
- E’ solo una
festa, dove non farei altro che divertirmi, come faranno tutti gli
altri
studenti di questa scuola.
Si era girata
per guardarlo. Ma sul viso di Edward, a differenza del suo, non si
leggeva
neanche un’emozione.
- Che male
c’è? Io non capisco, davvero.
Quegli occhi
verdi non le avevano lasciato alcuna speranza di poter capire.
- Avrai altre
occasioni per andare ad una festa.
- Ma non sarà
uguale!
- Forse sarà
anche meglio.
- Perché non
vuoi capire? Perché…
- Isabella, il
tempo sta passando. Penso non vorrai partire con quello che indossi
ora...
Era davvero
finita. Non lo aveva smosso minimamente dalla sua decisione. Avrebbe
potuto
anche mettersi ad urlare, pestare i piedi dalla rabbia… ma
alla fine sarebbe
dovuta partita comunque. Non le rimaneva che una cosa da fare.
- Posso almeno
salutare Kelly, la mia compagna di stanza?
Si era odiata
per quel tono rassegnato, ma era lo stato d'animo che l'aveva pervasa.
- Diremo alla
Sig.ra Hodler di chiamarla e farla venire nella vostra stanza.
Così intanto
potrai cambiarti e radunare i tuoi effetti.
Senza aggiungere
altro, aveva recuperato la sua giacca per appoggiargliela nuovamente
sulle
spalle. Poi l’aveva afferrata con gentilezza per un gomito,
invitandola a
lasciare la presidenza.
XXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXX
- Ogni volta
che lo vedo, diventa sempre più affascinante!
-
Kelly, ma
hai sentito cosa ti ho appena detto?
Bella
avrebbe
voluto rivelarle due o tre particolari sul carattere di Edward che
sicuramente
le avrebbero tolto quell’espressione maliziosa dalla faccia.
-
Sì, Bella!
Però devo essere assolutamente sincera con te: preferirei
mille volte dovermene
andare con lui, piuttosto che andare ad una festa di mocciosi!
Kelly
non
sarebbe mai cambiata!
-
Kelly, i
mocciosi come li chiami tu, sono i ragazzi che vanno bene per noi! Ti
ricordo
che Edward ha quasi dodici anni più di noi!
-
Oh, piantala
Bella! Lui è un vero uomo... non vorrai paragonarlo a Matt,
spero!
Questa
era una
pugnalata… da lei, poi! Ma doveva essersene accorta,
perché la stava già
abbracciando forte.
-
Perdonami
Bella! Sono una stupida… però lo sai che stravedo
per il tuo tutore!
Era
vero. Non
c’era stata una volta, negli ultimi anni, che Kelly non le
avesse fatto il
lavaggio del cervello su quest’argomento. Tutte le volte che
ne parlavano non
faceva altro che chiederle come facesse a rimanere insensibile al suo
fascino.
Ma
per lei,
Edward era solo il suo tutore… e nemmeno troppo amorevole.
Certo non le aveva
mai fatto mancare nulla… ma di fatto l’aveva
rinchiusa in una prigione dorata:
il St. Marie, appunto. E come in una prigione, le faceva brevi visite
tre o
quattro volte in un anno. Poi c’erano i biglietti
d’auguri per il compleanno,
per Natale e per le altre feste. Dopo rimanevano solo i fax o le mail
della sua
segretaria che le chiedevano come andasse e se avesse bisogno di
qualche cosa.
Come
poteva
trovarlo affascinante se quasi non lo conosceva? Ma era troppo
complicato da
spiegare a Kelly, così le aveva solo raccontato che non
riusciva ad andare
d'accordo con un tutore il cui unico interesse era solo quello di
svolgere
davvero in maniera "perfetta" il compito che i suoi genitori gli
avevano
affidato: occuparsi di lei e del suo patrimonio sino alla maggiore
età. A dire
il vero, aveva cercato di indagare sul perchè i suoi
genitori avessero scelto
proprio Edward Cullen, ma oltre a scoprire che lui era l'unico erede di
un
patrimonio ancora più grande del suo, non aveva trovato
molto altro. Foto di
vecchi giornali le avevano mostrato un Edward più giovane in
compagnia dei suoi
genitori in occasione di qualche evento mondano nella città
dove avevano
vissuto sino a che non erano morti, ma oltre a sentirsi dire da lui
stesso che
le loro famiglie erano state "amiche" da sempre, altro non gli aveva
strappato. Si era accontentata di quella risposta, ripromettendosi che
una
volta "libera" dalla sua prigione dorata, e dalla tutela di Edward,
avrebbe scavato più a fondo in cerca di risposte vere.
Quando il mondo le era
crollato addosso, in fondo aveva solo undici anni e della vita dei suoi
genitori ricordava ben poco, se non che si era sempre sentita molto
fortunata
per tutto quell’amore di cui la circondavano.
-
Bella
davvero sono una stupida! Ti prego, però, non fare
così…
Come
ogni
volta che aveva pensato ai suoi genitori, alla loro morte prematura e
come
questo le avesse cambiato la vita, le lacrime erano arrivate
inevitabilmente.
-
Non importa
Kelly… lo so che non volevi ferirmi… forse la
stupida sono io.
Si
erano ritrovate
ad abbracciarsi strette.
-
E’ solo che…
questa festa… ci tenevo che fosse l’ultimo ricordo
qui al St. Marie…
- Ti
capisco
Bella! Però non finisce mica il mondo. Ci potremo ancora
vedere fuori di qui!
- Ma
se non so
nemmeno dove vivrò esattamente!
Si
era pentita
immediatamente di averlo detto, perchè nello sguardo di
Kelly era passato un
lampo di sincera preoccupazione.
-
Ehi, capisco
che sia un pò strana la tua situazione, ma guarda che
esistono i telefoni, gli
aerei…
- Lo
so, lo
so… è che l’idea di non venire alla
festa mi fa vedere tutto ancora più nero!
Ma
Kelly la
conosceva bene ed un’espressione più stupita, che
preoccupata, si era fatta
strada sul suo viso.
-
Bella, ti
prego, non mi dire che ci avresti provato ancora!
-
Kelly, era
la mia ultima occasione!
-
Isabella
Swan, ma sei incredibile!
All’improvviso
Bella si era ricordata che Edward si trovava a soli pochi metri da
loro,
esattamente nel salottino del loro mini appartamento.
-
Kelly,
abbassa la voce per piacere…
-
Non posso
davvero credere che saresti andata ancora da quello stronzo, dopo tutte
le
volte che ti ha respinto!
-
Non mi ha
veramente respinto…
Ma
l’amica
l'aveva interrotta.
-
Non ti ha
respinto? Per forza… per lui era come se non esistessi!
Peggio ancora!
- Ma
questo è
stato il suo comportamento dopo! Perché mi avrebbe baciata
se non gli
interessavo?
Di
questo ne
era più che convinta. Si erano avvicinati ogni giorno di
più, tanto che Matt
alla fine l’aveva baciata. Poi c’erano state di
mezzo le vacanze di Natale, lei
le aveva passate come al solito al St. Marie, lui invece a casa sua. E
quando
era tornato non l’aveva più degnata di uno sguardo.
-
Sono più che
convinta che è successo qualcosa mentre era via…
e voglio almeno saperlo!
- Ma
perché
devi farti del male così… quante volte ti ho
detto che non ne vale la pena?
-
Per te,
forse…
-Ti
prego
Bella! Il mondo è pieno di ragazzi cento volte meglio di
quel coglione di Matt!
Anzi di uomini… di là ne hai un esempio vivente!
-
Kelly, non
ricominciare!
Adesso
si
stava arrabbiando. Il fatto che alla sua amica Matt non fosse mai
piaciuto non
le dava il diritto di parlare così.
- Ti
ho detto
mille volte che di lui non mi frega niente! Lo vuoi capire che
è solo il mio
tutore? E se proprio vuoi saperlo, è solo uno stronzo
arrogante! Se tu lo
conoscessi un po’ meglio, cambieresti idea…
- In
fondo
anche tu non lo conosci bene…
- Ti
posso
garantire che quel poco che conosco mi ha fornito un'idea precisa di
come sia!
-
Avrei da
ridire al riguardo...
-
Kelly… vuoi proprio
che la nostra ultima mezz’ora insieme finisca con un litigio
memorabile?
-
Però quel
giorno famoso, con lui, ti sei divertita e per un
po’…
-
Kelly è
stato tre anni fa! Avevo quattordici anni ed avevo appena scoperto di
possedere
degli ormoni anch’io… probabilmente avrei trovato
divertente ed affascinante
anche tuo nonno!
A
questo punto
si erano guardate negli occhi e l’idea di lei affascinata dal
nonno di Kelly,
che peraltro era un simpatico vecchietto, le aveva fatte scoppiare in
una
risata irrefrenabile, dissipando ogni altro pensiero.
- Oh
Bella, mi
mancherai davvero un casino…
L’ilarità
aveva lasciato il posto alla malinconia.
-
Anche tu
Kelly… non sai quanto. Per me sei stata molto più
di un’amica…
-
Bella…
L’aveva
stretta ancora più forte.
-
Isabella, mi
dispiace, si è fatto davvero tardi, dobbiamo andare.
La
voce di
Edward era risuonata meno aspra, mentre annunciava il suo ingresso
nella camera
da letto.
-
Sig. Cullen,
devo chiederle…
-
Edward,
Kelly. Dammi pure del tu… Sig. Cullen mi fa sentire un
anziano signore…
Oltre
a
sentirgli rivolgere quell'invito, Bella era sicura di aver visto un
lampo
ironico attraversare quello sguardo verde, ed aveva quasi avuto la
certezza che
Edward avesse sentito l’ultima parte della loro conversazione.
Forse
anche
Kelly se ne era accorta, perché per una volta era comparsa
un' ombra di
imbarazzo sul suo viso.
-
Allora,
Edward, posso strapparti la promessa che permetterai a Bella di venirmi
a
trovare al più presto?
Edward
aveva
guardato prima Bella, poi Kelly.
-
Forse non
proprio tanto presto... ho tutta l'intenzione di far trascorrere,
finalmente,
delle piacevoli vacanze a Bella, in giro per il mondo.
-
Ehi Bella,
questo però non me l’avevi detto!
Mentre
a lei
era sembrata una notizia terrificante, ovviamente per Kelly non lo era
stata.
Una
risatina
apparentemente divertita, era giunta però
dall’ultima persona che Bella si
sarebbe aspettata: proprio Edward.
- In
effetti,
Kelly, doveva essere una sorpresa per Bella. E direi che lo
è stata…
-
Già… questa
sì che si chiama fortuna! Bè allora, mia cara
amica, non mi rimane che
augurarti una buona, lunghissima, meravigliosa vacanza in giro per il
mondo! E
mi raccomando, documenta tutto, perché non appena ci
rivedremo voglio un
racconto dettagliato di tutto quello che avrai visto e... fatto!
E
prima di
saltarle nuovamente addosso, stringendola in un ultimo abbraccio
stritolatore,
Kelly le aveva strizzato l'occhio significativamente, ammiccando in
direzione
di Edward.
Il tutto,
senza accorgersi di come lei fosse completamente annicchilita da quello
che
proprio il suo "odiato" tutore le aveva appena rivelato: trascorrere
una lunga vacanza con lui, in giro per il mondo? E a che scopo,
soprattutto,
dal momento che i loro rapporti erano stati inesistenti per sei,
lunghissimi,
anni?
Bella aveva
pensato che peggio di così non sarebbe potuta andare.
Ignara
invece,
che il destino, ed Edward, avevano in serbo per lei grandi sorprese.