Turutu. Turutu. Turutu.
Oh no!La sveglia! Inizia una nuova giornata, e oggi
che giorno è? Purtroppo sabato! Ma come, direte voi, il
sabato è il giorno più bello della settimana
perché inizia il week-end e tu dici purtroppo? Ebbene
sì, anche io quand’ero un’alunna come voi,
facevo lo stesso ragionamento, ma non sono più una
studentessa, sono una professoressa. E voi direte, e allora, ma
tanto meglio sei una professoressa, non devi sorbirti tutte le
interrogazioni e compiti. Ok, io concordo con voi, ma non il
sabato, perché ho la prima ora in 5E. Apriti cielo!
Già la 5E, la classe più scalmanata e pestifera di
tutta la scuola. Vi dico soltanto per farvi fare un’idea che
mi hanno rovinato il mio amato cappottino, mettendo sulla mia
sedia, della colla. Oh, che sciagurati! Comunque non perdiamoci in
chiacchiere, sono già le 7, l’Inferno mi attende.
Faccio colazione con un buon croissant alla crema, mi preparo e poi
scendo le scale del mio appartamento del centro di Vicenza,
rimpiangendo di non essere rimasta nel letto a dormire. Ma il
dovere chiama! Entro nella mia utilitaria rossa e parto. Lungo il
viale alberato che porta alla scuola ci sono molti semafori e molto
traffico. Il sabato, il traffico per me è un sollievo, mi
aiuta a non pensare a dove sto andando. Mi perdo a guardare fuori
dal finestrino. Vedo gli alberi tutti spogli che aspettano
impazientemente la primavera per riavere la loro splendida
capigliatura verde. Osservo una vecchietta con i capelli bianchi e
la spalla ricurva che porta a fare una passeggiata il suo piccolo
cagnolino. E poi vedo dozzine di ragazzi e ragazze con lo zaino
sulle spalle, alcuni mezzi addormentati, altri con le cuffiette
nelle orecchie, altri che sfogliano con estrema ansia il loro libro
e ripetono la lezione del giorno o peggio cercano di studiarla,
tutti però hanno la stessa faccia, stanca di andare ogni
mattina a scuola, ma soprattutto stanca di spegnere ogni santo
giorno la sveglia. Già, la sveglia, l’oggetto
più odioso che ogni alunno possieda. No esatto! Non sono i
libri gli oggetti più odiosi, ma la sveglia, l’oggetto
che buttereste a terra ogni giorno, l’oggetto che regalereste
al vostro peggior nemico, l’oggetto che ha il suono
più odioso della campanella del primo giorno di scuola. Dopo
un quarto d’ora di traffico arrivo finalmente, no non
finalmente, ma purtroppo a scuola! Mi sembra quasi di vedere sullo
stemma della scuola non la scritta: Istituto Professionale Giovanni
Pascoli, ma: Lasciate ogni speranza o voi ch’entrate, no
è solo frutto della mia mente malata. Entro in aula
professori e incontro Luigi Genovese, uno dei professori più
comprensivi e simpatici della scuola. Appena vede la mia faccia
sconsolata capisce che la prima ora la devo passare in 5E e mi
augura: << Oh, Ludovica, la 5E! Ti auguro buona fortuna! Io
vado in 3B, la classe più educata e tranquilla! Ci vediamo
dopo! >> Oh ma grazie mille per il supporto morale! Adoro la
3B, ci sono solo elementi provvisti di un minimo desiderio di
cultura. Ma purtroppo non tutti hanno la stessa fortuna del prof.
Genovese. Mi incammino verso l’antitesi della 3B e incrocio
una delle bidelle più rompiscatole dell’intero
universo, Maria Genoveffa, detta MaryJe, già il nome dice
tutto. È vero che aiuta noi professori a tenere calme le
classi, ma è una pettegola incredibile, si fa i fatti di
tutti, un giorno mi chiese addirittura a chi avessi dato il mio
primo bacio. Ma cosa te ne importa! Per fortuna oggi riesco a
liquidarla con un “Buongiorno” e salgo l’ultima
parte di scale e già inizio a sentire una lieve musichetta
che pian piano si fa sempre più forte e fa: <<
Fratelli d’Italia, l’Italia s’è desta,
dell’elmo di… >>. Oh, no di nuovo con
l’inno d’Italia, ok allo spirito patriottico
però così sono esagerati, fossero intonati magari
sarebbe un’altra cosa. Comunque entro in classe e inizio a
urlare: << RAGAZZI!! SEDUTI A POSTO!! >>. Stranamente
tutti si siedono al loro posto, e io inizio la mia lezione. Ma
all’improvviso tutti iniziano a urlare, a saltare sui banchi,
a ricantare l’inno di Mameli o la canzone dei Queen We Will
Rock You, battendo le mani sui banchi o su qualsiasi altro oggetto
solido presente nell’aula, io mi trovo spaesata, anzi
spaesata è dire poco, non so che fare, li minaccio con una
nota disciplinare ma niente. Allora li avverto dicendo: << O
la nota disciplinare o vi mando tutti dal preside! >> In quel
momento tutti si azzittiscono, e nell’aula regna un silenzio
tombale, avete presente quel silenzio che si sente in un cimitero
abbandonato? Ecco esattamente! Prende la parola il rappresentate di
classe, un certo Alessandro Amabile, che di amabile non ha proprio
nulla:
<< Prof! Noi preferiamo andare dal preside, che
prendere una nota! >>
<< Ah benissimo, allora andate
pure! >> rispondo io.
Tutti insieme si alzano e come dei
bravi soldatini si dirigono verso l’ufficio del direttore
scolastico, cantando l’inno d’Italia, bè quello
non manca mai!
Ah, non ce la faccio più!
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