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Autore: __carolineckt    27/01/2011    5 recensioni
Premetto che questa è la prima fan-fic che pubblico su EFP, ma non la prima che abbia mai scritto; sinceramente mi sento un pò impacciata in questa presentazione, spero mi perdonerete ;) E' una sorta di battesimo quindi spero possa interessare almeno a qualcuno, altrimenti mi raggomitolerò in un angolino a piangere D: Scherzi a parte, la trama è molto semplice: si basa sulla scena del bacio Kath/Damon nella season finale della prima stagione, che io ho reso Elena/Damon, cambiando anche il finale. E' abbastanza introspettivo, ma è una caratteristica del mio scrivere. Finendo questo papiro, che dire...Enjoy! ;)
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Damon Salvatore, Elena Gilbert
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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E si perse nei suoi occhi.
Damon Salvatore non riusciva a vedere altro se non lei. Stava arrivando con quel suo passo leggero, lievemente affannata dalle innumerevoli borse e buste che stava portando, ma nonostante tutto dolorosamente bella come sempre.
Il giovane si sentiva smarrire fra i dettagli di quel viso meraviglioso, si perdeva sulla riga elegante delle sopracciglia, sul suo naso sottile e sulla sua bocca splendida, morbida e lievemente socchiusa. Ma più di tutto si sentiva ardere il petto alla vista del suo sguardo vellutato che timidamente si intrecciava al suo.
Con la porta della casa di Elena ancora socchiusa alle sue spalle, Damon era impotente dinanzi al sentimento sconvolgente che gli inglobava i sensi, lo faceva vibrare dolcemente di sensazione ogni qual volta che i suoi occhi, lampi di un azzurro così limpido da sembrare irreali, accarezzavano con morbidezza i tratti del viso di lei.
Era così tremante, sconvolto e distrutto da quella maledetta serata da non essere in grado di indossare nuovamente quella maschera di pungente arroganza e squisito cinismo, che con tanta eleganza gli cadeva sul viso. Semplicemente tutte quelle emozioni che aveva tentato di sopire durante gli ultimi giorni passati in sua compagnia, che gli avevano fatto assaporare con un gusto totalmente diverso l’averla accanto, sgorgavano libere sul suo viso di una bellezza sconvolgente, trasfigurandolo, rendendolo se possibile ancor più meraviglioso.
Vide una ruga sottile formarsi fra le sopracciglia splendide della ragazza, donandole un’espressione lievemente accigliata, prima che gli chiedesse con chiara confusione “Che ci fai qui?”, senza mai sciogliere l’abbraccio intimo che i loro sguardi si erano regalati.
Damon abbassò leggermente il capo, sentendosi così poco il se stesso che era stato negli ultimi 150 anni, avvertendo l’umanità che si era violentemente risvegliata in lui giungere ribollendo in superficie, schiumando e bruciando come non mai.
Chiuse morbidamente la porta, tornando a toccare con il suo sguardo profondo la figura della giovane, ferma sugli scalini della veranda, che lo osservava incuriosita e leggermente in apprensione.
“Ho fallito un debole tentativo di fare la cosa giusta.”, le rispose amaramente il giovane, sentendosi vulnerabile come non lo era mai stato da tempo immemorabile, denudando la sua anima sfregiata agli occhi della ragazza, temendo lievemente in cuor suo di poter essere ancora profondamente ferito. Ma non poteva mentirle. Non ora, che sentimenti così intimi pulsavano come lividi nella sua mente, piacevoli e dolorosi al contempo.
La vide socchiudere le palpebre, mentre una mezzaluna scura le si formava sulle gote arrossate ad ogni battito di ciglia.
Elena prese un respiro profondo, ponderando internamente se credere o meno a quel giovane splendido che la osservava con intensità sconvolgente, immobile dinanzi alla porta di casa sua, avvertendo una dolce elettricità iniziare a scorrere morbidamente fra loro, crepitando.
“Ovvero?” chiese con voce tiepida la ragazza, suo malgrado lievemente curiosa. Sembrava quasi che il giovane, bloccato nella sua posa insolitamente rigida, fosse divorato da un conflitto interno, che lo bruciava intensamente.
Dopo un istante che parve infinito, la figura di Damon si sciolse, e lentamente si diresse verso Elena, che era rimasta a pochi passi da lui, senza tentare di avvicinarlo. Il giovane vide la reazione del suo accostarsi riflettersi nel suo respiro che lievemente aumentava; assaporò la consapevolezza della sua influenza sulla ragazza, che strinse leggermente il manico della borsa di pelle che teneva con le mani affusolate. Evidentemente doveva essere pesante.
Un moto sopito di tenera cavalleria avvolse l’animo di Damon, che giunse a pochi centimetri da lei, accarezzandole il viso meraviglioso con lo sguardo, per poi prenderle dalle mani sottili i carichi che le avevano ingombrate, sorridendole morbidamente, con il viso acceso di una luce tiepida.
“Non è importante.”, le rispose caldamente, cercando di alleviare la tensione crescente che si era venuta a creare fra i loro corpi tiepidi e pericolosamente vicini, aggiungendo “questi li prendo io”, con un sussurro reso morbido da un’intensa dolcezza.
Gli occhi di Elena si posarono sorpresi sulle mani affusolate del giovane che le sfioravano le sue mentre le toglieva il peso di quei carichi, un gesto incredibilmente gentile, che sembrava non appartenere alle azioni compiute dal ragazzo, che ormai aveva imparato a sopportare.
Il giovane che gentilmente stava posando le sue cose sulla raffinata panca in legno di ciliegio appoggiata alla parete fredda, sembrava un altro. Agli occhi di Elena si rivelava una sfaccettatura della sua caleidoscopica personalità che fino a quel momento era stata repressa, un aspetto vulnerabile estremamente affascinante, e mostrarlo sembrava costargli una fatica inimmaginabile.
La ragazza seguì con lo sguardo quella figura perfetta, che ora le dava le spalle; dipinse nella sua mente i dettagli meravigliosi di quella schiena scolpita, fasciata morbidamente da una sottile camicia nera, di quei capelli fini e lucidi come le piume di un corvo, brillanti come un prisma attraversato dalla luce del sole.
“Grazie.”
Il giovane stava ancora delicatamente posando le cose della ragazza sull’elegante panca, quando avvertì la voce dolce della giovane, rivolta a lui, poco prima che sentisse il proprio animo accartocciarsi su stesso nel tentativo di controllarsi, di non esplodere per le sensazioni violente che il solo sentirla parlare con quel tono verso di lui gli regalava. Se il cuore di Damon Salvatore fosse stato pulsante, avrebbe incespicato e perso diversi battiti per le emozioni che in quel momento lo stavano stravolgendo all’interno. Era soltanto un timido grazie, ma il semplice fatto che lei lo stesse donando a lui lo faceva fremere come se avesse freddo. Ma decisamente non lo sentiva, anzi, percepiva una tiepida calura che lo avvolgeva lascivamente al solo avvicinarsi della ragazza.
Che diamine gli stava accadendo? Era davvero pronto per innamorarsi di nuovo? Non si era ripromesso di non cedere mai più alle lusinghe di questo splendido e intenso sentimento nel terrore di vedersi ancora una volta strappato il cuore sanguinante dal petto? Evidentemente l’amore non era controllabile, ed ancora una volta era irrotto violentemente nella sua vita fredda, accendendola di calde emozioni che lo facevano sentire vivo di nuovo. Peccato che fosse nuovamente e perdutamente innamorato della donna sbagliata. Al pensiero di non poterla avere, di non poterla di stringere fra le braccia, di non poterla fare morbidamente sua lo fece vibrare di dolore intenso, al punto che il giovane serrò per un istante infinto le palpebre, indurendo la linea perfetta delle labbra vermiglie, tentando invano di ricomporsi per affrontare quel viso che sapeva lo avrebbe fatto vacillare ancora e ancora una volta. Doveva almeno in parte sfogarsi, riversare su quella fragile creatura gli affanni che lo rincorrevano da una vita, e che in quell’ultimo periodo erano divenuti un fardello estremamente pesante, che lo facevano annaspare come non mai, alla luce della riscoperta della sua perduta ma vivida e pulsante umanità. Si girò di scatto, incatenando i suoi lapislazzuli freddi con gli occhi di velluto della giovane, profondi e caldi come un intimo abbraccio.
“Sai” iniziò il ragazzo, avvertendo la sofferenza arrochirgli leggermente la voce sempre così perfettamente modulata, “sono venuto in questa città perché volevo distruggerla. Stanotte…” si interruppe istintivamente, mentre brandelli del suo vecchio io, ancora vivi fra le macerie della sua anima distrutta, gli intimavano di non proseguire, di non esporsi così tanto alla giovane vita che lo osservava intensamente, a pochi insignificanti passi di distanza da lui. Ma non poteva fermarsi. Non voleva.
“Stanotte mi sono ritrovato a volerla proteggere.” Fra quelle parole scelte con cura, vi era una velata confessione del legame che pulsante lo univa a doppio filo alla giovane, e Damon sperava intimamente che lei la cogliesse, che comprendesse da sola quanto forte stava divenendo il sentimento intenso che lo faceva vacillare e incespicare fra i flutti della sua mente in tempesta.
La ragazza sembrava decisamente colpita dalla sentita confessione del giovane, tanto che schiuse lievemente la bocca splendida, dipinta di rosa, esalando qualche rapido respiro.
“Com’è potuto accadere?” le chiese in un sussurro roco, una domanda più che mai rivolta a se stesso. Com’era potuto accadere di voler proteggere quella città che così tanto odiava, che 150 anni prima gli aveva strappato dalle braccia l’amore intenso della sua vita, che l’aveva condannato ad una vita di tenebra e ineluttabile sofferenza? Un’eternità da solo. Qual’era la ragione di questo repentino cambiamento? Damon sapeva già la risposta. Ella era dinanzi a lui, viva e meravigliosa, con il respiro lievemente disarticolato per la profondità delle confessioni che il giovane le stava intimamente facendo.
Damon però non le diede tempo sufficiente per replicare, voleva svuotarsi della pulsione che lo stava trascinando a fondo, desiderava intensamente che lei comprendesse pienamente quanto lo agitava dentro, senza doppi sensi o giochi di parole come era solito fare.
“Non sono un eroe, Elena”, soffiò fuori il giovane, mentre un sorriso amaro gli macchiava la bocca perfetta. No, sapeva da solo che non era un eroe. Gli eroi erano coraggiosi, non avevano paure e timori che li bloccassero nel percorrere la loro strada, gli eroi erano buoni, non desideravano cose che era sbagliato volere. E Damon, secondo la sua ottica contorta, non rispettava alcuno di questi parametri. Il giovane tremava al solo pensiero di soffrire ancora, si era costruito attorno una barriera invalicabile di arroganza e dolorosa cattiveria, con il solo scopo di non permettere a nessun altro, dopo la bellissima Katherine, di farlo a pezzi, di stravolgerlo con la possibilità di non riuscire a rialzarsi sulle proprie gambe tremanti. Ma Elena vi era riuscita; era penetrata nella sua vita, sin nella sua carne, nelle sue ossa, nel suo torbido sangue. Ma era la donna di Stefan; era estremamente controproducente desiderarla, ma non riusciva a imporre al suo animo impetuoso di non volerla, di non bramare la sua bocca calda che ardente si posava sulla sua.
“Non faccio del bene, non è in me.”, proseguì il giovane, parlando quasi a se stesso con voce morbida. Ed ancora una volta la ragazza lo sorprese intensamente, spingendolo verso il desiderio pulsante di superare la barriera del buonsenso per prenderla veementemente fra le braccia forti, e stringerla a sé per un attimo che forse sarebbe stato il più meraviglioso della sua non-vita.
“Forse sì.”, replicò semplicemente Elena, e nella squisita semplicità di quelle parole Damon annegò con incontrollabile piacere. Ma si riscosse quasi immediatamente, non concedendosi l’incredibile privilegio di credere alle dolci parole di lei, che lo cullavano morbidamente. Non era buono, altrimenti non l’avrebbe desiderata con cotale dolorosa intensità; non avrebbe bramato la perfezione intensa del suo viso che gli faceva scoppiare il cuore, non avrebbe desiderato alla follia di affondare le dita pallide fra le onde rigogliose dei ricci che le sfioravano la pelle di seta. Ma lo stava facendo.
“No. No, fare del bene è una cosa riservata a mio fratello, a te…” replicò il giovane, non riuscendo quasi a guardarla negli occhi, tanto forte era l’elettricità che stava crepitando fra i loro corpi ardenti, “e Bonnie, anche se ha tutte le ragioni per odiarmi, ha comunque aiutato Stefan a salvarmi.”,aggiunse, infine. Già Bonnie. Non se lo sarebbe aspettato, ma pure quella ragazza, che mai avrebbe pensato lo potesse aiutare, l’aveva salvato quella notte. Ma il dettaglio più importante, quello che gli faceva sentire l’eco sbiadito del pulsare del suo cuore immobile, era che l’aveva salvato per volere di Elena. Di conseguenza, era chiaro che lei tenesse a lui. E questo gli bastava. La consapevolezza che dei sentimenti verso di lui albergassero in quella giovane che così tanto desiderava, lo riempivano e traboccavano ribollenti dagli argini della sua mente.
“Perché sembri così sorpreso?”, la voce della ragazza giunse alle orecchie del giovane, morbida, vellutata. Evidentemente ad Elena non appariva insano, fuori dal comune che qualcuno l’aiutasse. Durante tutto il corso della sua vita si era dovuto appoggiare solo e soltanto a sé stesso, aveva dovuto dolorosamente apprendere a digerire la sofferenza senza qualcuno che nel frattempo lo sostenesse. Avere quel qualcuno finalmente accanto era un qualcosa che lo rendeva ebbro di una malsana euforia, che lo rendeva inaspettatamente vulnerabile. E per questo voleva confessarglielo, desiderava che ciò che in quegli ultimi istanti gli era balenato nella mente in subbuglio fosse chiaro alla giovane. Era lei il proposito che ancora lo faceva sperare che finalmente il destino potesse sorridergli, era lei che lo spingeva a frugare il suo animo tormentato in cerca di qualche sopito aspetto redimibile della sua articolata personalità; era per lei che lottava. E sapere che lei quella sera avesse sentito in sé il desiderio di salvarlo lo portava a voler divorare la distanza che si frapponeva fra di loro, ma si limitò a lasciar scorrere le parole fuori dalla sua bocca di seta, lente, calde.
“Perché l’ha fatto per te.”
Vide gli occhi della giovane, spalancarsi lievemente, mentre splendidi le illuminavano il viso delicato.
“Il che significa che ad un certo punto….”
Damon iniziò ad avvicinarsi lentamente, un passo leggero alla volta, osservandola deglutire al suo cadenzato incedere. Era meraviglioso sapere che il semplice starle accanto potesse produrre in lei una tale reazione, e se ne compiacque intensamente.
“tu hai deciso che valeva la pena salvarmi.”
Le arrivò ad un soffio dal viso, abbastanza vicino da avvertire il calore tiepido che si sprigionava dal suo corpo morbido, che solleticava i meandri più bestiali della sua mente.
“E volevo…ringraziarti per questo.”
Completò il suo discorso con intensità, con lo sguardo profondo intrecciato al suo, che caldo lo avvolgeva cullandolo. Si sentiva stordito, vacillante dinanzi a quel volto, così uguale a quello di Katherine, ma nella sua perfetta somiglianza estremamente diverso; esso sapeva accendersi di emozioni che mai avrebbe visto sul viso di Katherine, che lo illuminavano di un’incredibile bellezza, pura e ammaliante; dolcezza, preoccupazione, morbida determinazione. E Damon amava con intensità stupefacente queste sottili differenze.
“Prego.”, disse soltanto la ragazza, osservandolo con gli occhi accesi di una luce calda, profondo velluto scuro. Poi Damon, vide lo sguardo di Elena giocare per un attimo infinito sulle proprie labbra, scivolandovi sopra, lasciandovi un’immaginaria traccia bruciante. Sentiva la propria bocca ribollire, guidata da un istinto ingovernabile che lo invitava a posarla sulla pelle di seta della giovane. Desiderava follemente farlo, l’avrebbe solamente baciata con leggerezza sulla guancia, del colore del miele dorato, leggermente arrossata dal sangue che sentiva vibrare sotto la sua pelle vellutata. Non si sarebbe spinto oltre, anche se bramava la squisita morbidezza delle sue labbra, che sembravano invitarlo implicitamente a farle proprie.
La osservò brevemente, bruciando di insopportabile passione, prima di avvicinarsi con decisione alla sua pelle perfetta, per posarvi sopra la bocca bollente, leggermente, lentamente.
Una scarica elettrica lo fece vibrare sin nelle estremità del suo animo, passando dalla carne calda della ragazza e defluendo languidamente sulle labbra del giovane, pulsanti di emozione.
Elena era sconvolta da quell’improvvisa vicinanza di Damon, il sentire la sua bocca ardente posarsi sulla sua pelle accaldata era un qualcosa di indescrivibile, e anche se avesse voluto non sarebbe stata in grado di trovare un minimo brandello di forza in tutta se stessa che la portasse a volerlo spingere via. Semplicemente desiderava quel momento come mai avrebbe pensato potesse accadere. Percepiva le propria dita fremere dalla bramosia di infilarsi fra i capelli lievemente scompigliati del giovane, che riflettevano caldamente la luce che soffocata penetrava dalla raffinata porta finestra alle loro spalle.
Damon si scostò dopo pochi istanti, ma era terribilmente stravolto da quell’intimo seppur semplice contatto; non era capace di trovare in sé il desiderio di allontanarsi di un minimo passo da quel viso splendido, mai stato a così pochi e insignificanti centimetri di distanza, così vicino da poter sentire il suo dolce respiro solleticargli la pelle perfetta e pallida, per intrecciarsi intimamente al suo. Assaporava con gli occhi i tratti del suo viso che era stato disegnato nel suo petto freddo e vuoto, riempiendolo di un calore così piacevole da essere al contempo doloroso. Come poteva non desiderarla? Come sarebbe riuscito a non provare questa bramosia accecante che lo spingeva intensamente verso la sua bocca ardente? Iniziava ad amarla con ogni fibra del suo essere, le sentiva pulsare come un tempo, al battito impazzito del cuore della giovane, che scandiva i secondi sconnessi di quel momento così dolorosamente perfetto. Come poteva dimenticarla? Lo sapeva da principio; non ci sarebbe riuscito.
Guardò il suo viso in quell’attimo incredibile, avvertendo una pulsione profonda inglobarlo nel momento in cui gli occhi di lei gli accarezzarono languidamente la bocca socchiusa, nuovamente e ancor più intimamente.
Gli angoli delle sue labbra perfette erano arricciati in un impercettibile sorriso, e i suoi occhi di tenebra erano colmi di emozione.
Damon non seppe resistere.
Non valse l’amore profondo che provava per il fratello, e che stentava immensamente ad ammettere; non valsero le ferite sanguinanti che ancora sfregiavano il suo animo tormentato; non valse il ricordo della bella Katherine; non valse la paura intensa di soffrire ancora. Se l’avesse rifiutato si sarebbe tirato indietro, tentando invano di ricostruire i brandelli laceri della sua corazza d’arroganza, ma con fiamme di morte ad ardergli il cuore, ma non avrebbe rinunciato a quell’intimo tentativo.
Iniziò ad accostarsi alla sua bocca morbida con deliberata lentezza, dandole tutto il tempo necessario per scostarlo o per tirarsi indietro, imbarazzata e lievemente scossa. Ogni centimetro che veniva distrutto dall’avvicinarsi intimo di Damon era un tuffo al cuore per entrambi, tanto che il giovane riusciva a percepire il battito di lei inciampare, sconnesso e disarticolato, un rimbombo che si ripercuoteva vibrante nella sua gola riarsa dalla sete. Ma un fuoco diverso da quello della fame stava languidamente lambendo le sue carni. Erano le fiamme guizzanti del desiderio a fargli divorare lentamente quel soffio di distanza che man mano si andava assottigliando, fra Elena e lui stesso.
Elena stava letteralmente tremando, come se fosse inzuppata d’acqua da capo a piedi e un vento gelido la stesse avvolgendo. Ma stranamente si stava lentamente abbandonando a una languida arsura che la rendeva immobile dinanzi alla bocca sempre più vicina di Damon, perfettamente disegnata su quel viso di un’irrevocabile avvenenza. Il labbro superiore del giovane era incurvato in una linea di misteriosa bellezza, e sembrava volerla invitare intimamente ad aspettare che finalmente si posizionasse dolcemente fra i propri. Come faceva a non trovare il desiderio di allontanarlo? Stava ardentemente attendendo che Damon la baciasse con passione, a dispetto di quanto aveva detto ad un tormentato Stefan pochi minuti prima, minuti che sembravano ore. I due giovani apparivano inglobati in un mondo parallelo, dove il loro amarsi non era peccato, dove lo scambio di un bacio così a lungo anelato non avrebbe avuto conseguenze; sarebbe stato semplicemente un momento irripetibile da ricordare ancora ed ancora una volta. Rievocare la meravigliosa sensazione della pressione morbida delle proprie labbra contro quelle del ragazzo sarebbe stato splendidamente lecito. Dov’era il pensiero di Stefan quando più le serviva per non abbandonarsi lascivamente al sentimento che la sconvolgeva sin nelle più recondite parti di se stessa? Forse il ragazzo aveva ingenuamente ragione; nella sua pungente gelosia aveva visto una verità imperscrutabile, che nemmeno lei stessa era stata capace di carpire; nutriva sentimenti per Damon che andavano al di là di un dolce affetto; lo provava il ribollire del sangue che fluiva impetuoso sulle sue labbra bramose del tocco di quelle di lui, lo provava il desiderio assurdo di posare le proprie mani sottili su quelle spalle scolpite, per trarlo a sé e affondare in lui, farselo penetrare sin nelle ossa, attraverso i pochi millimetri di tessuto che li dividevano. Stefan non era lì fisicamente a frapporsi fra le loro labbra divise ormai da un soffio d’aria bollente, e nemmeno mentalmente. Elena non riusciva a trovare in lei nient’altro che la bramosia ardente della bocca del giovane, del suo corpo, del suo animo tormentato, di Damon stesso. Null’altro.
Perciò aspetto con il cuore in tumulto che finalmente la propria bocca rovente toccasse quella vermiglia del giovane.
Il contatto con le labbra di Elena investì Damon come un ariete, fu spazzato via dalla potenza del sentimento che vibrando li avvolse in un fuso di emozioni sconnesse. Schiuse lievemente la bocca ardente per abbracciare il labbro superiore della giovane, che dolcemente morbido si modellò intimamente con i propri. Una scarica di sensazione scorse dalla carne tiepida e pulsante di lei per fluire nella sua bocca, mentre la sua fragranza intensa gli moriva sulla lingua accaldata e bramosa di schiudere quelle labbra splendide, per sfiorare quella di seta della ragazza, artigliandogli la gola e scivolando giù nel suo essere più intimo.
Sentire che lei non lo stava respingendo lo rendeva ebbro del suo tocco, dell’emozione che lo sfiorare la sua bocca di rosa gli stava regalando.
Fino a quel meraviglioso momento, le loro labbra si erano scambiate un abbraccio intimo, immobile eppur ancora quasi casto, anche se niente poteva essere più peccaminoso di quanto stavano compiendo insieme, complici e rivali, odiandosi ed amandosi ardentemente al contempo.
In quell’istante splendido, le labbra dei giovani si schiusero con maggior ardore, permettendo ai propri respiri di morire assieme, di disperdersi nell’incontro bollente delle loro bocche, che iniziarono con lentezza inebriante a danzare insieme.
La lingua di seta di Damon percorse umida il contorno del labbro superiore della giovane, mentre quella vellutata di Elena la raggiungeva, unendosi in un intimo abbraccio.
Quel contatto passionale e dolorosamente affascinante stava torturando l’animo di entrambi, guizzi di passione inebriante lambivano le loro carni, unendoli indissolubilmente.
La mente di Damon stava esplodendo. Se non avesse rinunciato a sentire il battito pulsante del suo cuore più di un secolo prima, si sarebbe abbandonato alle braccia fredde della morte per l’intensità dell’emozione che lo aveva investito in pieno, sotto quel portico debolmente illuminato, in piedi su quel pavimento polveroso, in quella maledetta e splendida notte. Con lei finalmente fra le sue braccia sicure. Lei meravigliosa, lei uguale, lei diversa, lei morbida, lei decisa, lei fredda, lei appassionata. Lei. Solo e soltanto lei.
Elena.
Le sue mani affusolate corsero impazzite al viso della giovane, morbidamente premuto contro il suo, bramose di posarsi sulla sua pelle d’ambra e seta intrecciate assieme. Strinse il suo volto fra le dita pallide, volendo fondersi con lei, ancor più intimamente di quanto stavano già facendo, mentre le loro labbra calde si abbracciavano le une alle altre, senza smettere di accarezzarsi intimamente. Percepì le dita sottili della giovane aggrapparsi gentilmente al colletto della sua camicia elegante, mentre con il pollice minuto gli sfiorava dolcemente il viso. Dio se la amava. Mai prima di quel momento aveva avvertito quella consapevolezza pulsare così intensamente nel proprio animo.
Di conseguenza la avvicinò ancora a sé, percependo il suo corpo morbido e caldo aderire contro il proprio tiepido, a frapporli solo pochi millimetri di tessuto frusciante. Le mani sottili della ragazza corsero ai suoi capelli soffici, intrecciandosi alle ciocche corvine, sciogliendo solo per un istante l’intreccio intimo che le loro labbra avevano stretto, permettendo ad un flebile soffio d’aria fresca di sciogliersi sulle loro bocche ardenti, rapendo i loro respiri che morbidamente s’accarezzavano l’uno con l’altro.
L’ardore che li aveva investiti con violenza inaudita andò lentamente scemando, la passione reciproca rimase vivida ma si trasformò languidamente in una dolcezza profonda, che si riflesse nei movimenti sempre più lenti e morbidi delle loro labbra, fino al momento in cui, sconvolti e tremanti, scostarono lievemente le loro bocche ardenti, aggrappandosi l’uno al corpo dell’altra nel tentativo di non venir risucchiati ancora in quel vortice che li aveva rapiti appena un istante prima.
Si guardarono a lungo, perdendosi nella morbidezza degli sguardi che si scambiavano dolcemente, entrambi tenendo gentilmente il viso splendido dell’altro fra le mani.
Dopo un momento che parve infinito, Damon avvertì le dita sottili di Elena scivolare via dal suo viso meraviglioso, lasciando una scia bollente sulla sua pelle tiepida, per poi posarsi sul suo petto scolpito, frusciando lievemente sul tessuto della camicia.
Lo osservava con uno sguardo che giocava a metà fra il piacevolmente sconvolto ed il dolorosamente dolce, uno sguardo che non aveva mai visto riflettersi in quegli occhi di velluto quando si rivolgeva a lui.
Ma quello che era appena successo li aveva cambiati, stravolti, legati.
Damon Salvatore stava tremando come un ragazzino inesperto che bacia il suo primo amore, vibrando sin nella punta delle dita affusolate ancora poggiate sulla pelle di Elena, il cui viso era meraviglioso nel gioco di ombre che la lampada soffusamente proiettava sui loro volti vicini.
Lentamente, a malincuore fece scivolare via le proprie mani pallide dal viso della giovane, soffermandosi appena ad accarezzare ancora una volta con i polpastrelli sensibili la sua pelle di seta, non riuscendo però ad allontanarsi ulteriormente, bruciandola ancora lo sguardo infuocato di passione.
Negli occhi di Damon si rifletteva una tacita confessione di quanto l’amore stesse divampando potente nel suo animo, ed Elena era al contempo intimorita e affascinata da quanto riusciva a scorgere in quelle profondità bluastre.
“Forse è il caso che vada.”, sussurrò la giovane, con la voce stranamente roca, scostandosi appena dal corpo tiepido di Damon, tremando suo malgrado ancora dal desiderio di lui, ma iniziando a sentire i primi sensi di colpa artigliarle con dolore le membra.
Vide un’ombra scura velare gli occhi del giovane, che le sorrise impercettibilmente mentre la osservava immobile mentre raccoglieva le sue cose dalla panchina dove qualche minuto prima Damon le aveva poggiate. Prima di quel bacio incredibile.
Elena si riavviò dolcemente una ciocca impertinente dietro l’orecchio, lanciando un’occhiata timida al viso del ragazzo, che era rimasto imperscrutabile nella sua avvenenza quasi dolorosa.
Era stato un dannato errore? Un orrendo sbaglio nel suo puro amore verso Stefan? Damon se lo stava chiedendo intensamente, con il terrore che ciò fosse dolorosamente vero. La guardava riprendere le sue cose, cercare di ricomporsi, tentare invano di stabilizzare il suo respiro impazzito che le scuoteva le spalle sottili, accarezzate da una cascata di serici capelli ondulati.
La osservò dirigersi verso il portone, per poi frugare nella sua borsa di pelle ed estrarre le chiavi. La serratura scattò immediatamente, e con un gesto quasi brusco la ragazza spalancò la porta, esitando lievemente prima di entrare.
Era così doloroso vederla andar via, senza nemmeno un parola, senza un saluto. Era stato un errore. Il più meraviglioso errore della sua esistenza.
Si era appena voltato quando la voce di lei lo raggiunse tiepida alle spalle.
“Damon?”
Le diede per un attimo le spalle, serrando gli occhi per tentare di contenere quella sofferente euforia che gli stava riempiendo il petto. Voltò il viso verso di lei, incontrando i suoi occhi splendidi accesi di una luce morbida, che non avrebbe pensato di poter rivedere riflessa in quelle profondità di tenebra.
“Buonanotte.”
La semplicità di quella meravigliosa parola lo fece annaspare nel piacere, cancellò per un solo istante quel dolore assurdo che l’aveva posseduto di nuovo, minacciando di farlo annegare nelle sue acque torbide.
Non le rispose, si limitò a guardarla, ad imprimersi nella mente le sue gote arrossate del colore delle rose damascate, colorate d’emozione, i suoi capelli arruffati dove pochi secondi prima le sue dita affusolate avevano affondato morbidamente, le sue labbra vermiglia gonfie dei suoi baci. Se la impresse nella mente poiché probabilmente sarebbe stata l’ultima volta che l’avrebbe vista così, affannata e sconvolta solo per lui. Ma di una cosa era certo; avrebbe lottato per lei, per avere quella luce brillante fra le sue braccia ancora una volta.
La storia si stava ripetendo.
Elena gli sorrise ancora una volta, dolcemente, prima di frapporre il pesante portone fra il suo viso e quello splendido e dissoluto di Damon.
Elena Gilbert lo sapeva. Era stato un errore. Ma non vi era ombra di rimpianto che le sfiorasse i sensi. Solo un’infinita consapevolezza del meraviglioso istante che lei e Damon si era scambiati. Ne era avvolta mentre si poggiava con il corpo sottile contro la parete dura della porta, serrando le palpebre sui suoi occhi profondi, rievocando con la mente la dolce pressione della bocca di Damon sulla propria, ancora ed ancora una volta.
Damon Salvatore, si passò le dita pallide sulle labbra, dove quelle di Elena avevano indugiato con ardente passione, sentendo ancora il suo sapore solleticargli la lingua. Chiuse gli occhi, con le ciglia incredibilmente lunghe che gli adombravano le guance pallide. Era splendido rivivere ancora quel momento nella sua mente; averla avuta accanto per quella notte l’aveva inebriato come mai era accaduto. Quel semplice bacio, morbido ed ardente al contempo danzava vivido nella memoria di entrambi. Loro che erano amanti e nemici, luce e buio, inferno e paradiso. Erano una squisita sincronia di contrari che se unita si completava alla perfezione. Il gusto dell’altro ancora macchiava sensuale le labbra di entrambi, strisciando languido sulla loro lingua, artigliando loro la gola, penetrando sin nelle parti più intimamente recondite di loro stessi. Il resto, per quel momento non aveva senso. Nessun senso. Soltanto loro rimanevano gli stessi, cambiati ed uguali, a conoscersi intimamente attraverso la parete fredda della porta che li divideva, ma uniti nel profondo. Loro. Elena e Damon.


 

 

  
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