Anime & Manga > Sailor Moon
Segui la storia  |       
Autore: ellephedre    28/01/2011    12 recensioni
Raccolta di episodi erotici legati alla mia saga di Sailor Moon.
1 - Rei/Yuichiro I, continuazione della scena nella parte 12 di 'Verso l'alba'
2 - Usagi/Mamoru I, tra Interludio scena 3 e prima di 'Verso l'alba'
3 - Ami/Alexander I, tra le parti 11 e 13 di 'Verso l'alba'.
4 - Rei/Yuichiro II, l'estate precedente a 'L'indole del fuoco'.
5 - Usagi/Mamoru II, all'interno del quarto capitolo di 'Oltre le stelle'.
6 - Rei/Yuichiro III, tra la parte 13 e 14 di 'Verso l'alba'
7 - Ami/Alexander II, prima della parte 13 di 'Verso l'alba'
8 - Usagi/Mamoru III, un anno dopo Oltre le Stelle
Genere: Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ami/Amy, Mamoru/Marzio, Rei/Rea, Usagi/Bunny, Yuichiro/Yuri | Coppie: Mamoru/Usagi, Rei/Yuichiro
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la fine
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Oltre le stelle Saga' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Red Lemon Note:
- geta: sono i sandali tradizionali giapponesi, dalla superficie rettangolare dura. Foto da Wikipedia.

Red Lemon

Autore: ellephedre

Disclaimer: i personaggi di Sailor Moon non mi appartengono. I relativi diritti sono di proprietà di Naoko Takeuchi e della Toei Animation.


4 - Rei/Yuichiro II

Scena ambientata tra 'Oltre le stelle' e 'Verso l'alba', l'estate precedente a 'L'indole del fuoco', la storia in cui Rei e Yuichiro cominciano a fare coppia.
La one-shot fa riferimento ad un discorso che Rei ha affrontato nel primo episodio di 'Red lemon' e sarebbe inquadrabile in un punto molto lontano di 'Ovviamente... impossibile?' 


Una mano le accarezzò il fianco. Dita lunghe e grandi, lievemente ruvide, titillarono la sua pelle, impossessandosi dei suoi sensi.
Inarcandosi verso l'alto, alla ricerca dell'ultimo tocco, Rei separò le labbra.
La mano su di lei si spostò verso la parte bassa della sua schiena, senza fretta, intenta a soddisfarla.
Rei tentò di allontanarsi, ma nelle sue orecchie, dentro la sua testa, risuonò un mormorio rassicurante, meravigliosamente sensuale. Basso e profondo, maschile.
Sentì bruciare i palmi che opposero una lieve resistenza, che si posarono su un petto largo, caldo e compatto, come niente che avesse mai sentito.
Cercò di dirgli di andarsene, di uscire da sotto le sue lenzuola, ma lui prese ad accarezzarla senza chiederle il permesso. Portò entrambe le mani sul suo petto, prese a coppa i suoi seni e, sopra la maglietta del suo pigiama, si abbassò a morderle piano un capezzolo.
Rei artigliò le coperte. Prima di poter tentare una fuga indesiderata si ritrovò con una gamba intrappolata, presa per essere messa attorno ai fianchi stretti che si insinuarono tra le sue gambe. Le mani di lui le accarezzarono apertamente lo stomaco, sedandola, conquistandola.
Perché? le chiedevano. Perché vuoi andare via? Resta, scopri.
Lei si allungò inconsciamente sul letto e lui accolse l'offerta del suo collo. La baciò lì e, sollevandole la maglietta, la denudò per facilitare la sua adorazione.
Era lì per lei, le disse senza parole. Per risvegliare il suo corpo, per farle conoscere la meraviglia dei sensi. Rispettando la muta promessa, rigirò i suoi capezzoli tra le dita, lambendoli a turno con la lingua umida, bollente, avida di lei.
In silenzio Rei iniziò a gemere, scoprendosi come un essere capace di provare un dolcissimo piacere.
Sussultò quando la durezza di lui comparve all'improvviso tra le sue gambe, estranea. Lui gliela spinse contro. Due strati di tessuto non le impedirono di capire che lì sotto era fatta apposta per lui, per farlo entrare e permettergli di farla gridare.
Si sentì avvampare, arrossire. Ansimò quando lui riprese a spingere languidamente e pulsò di idilliaca delizia tra le gambe.
Lui spostò le mani, le fece scendere lungo il suo corpo fino a prenderle a palmi pieni le natiche. La tenne ferma così, per lui e le sue spinte insistenti.
Rei buttò la testa all'indietro e ondeggiò a ritmo col bacino. L'arco accennato di ciascun movimento la fece lentamente impazzire.
Due dita si infilarono dentro i suoi pantaloncini e trovarono l'elastico dei suoi slip. Le tolsero tutto con un unico pensiero.
Per proteggersi lei si appiattì contro il letto, ma lui la abbracciò. La tranquillizzò accarezzandole la schiena, chiedendole se voleva conoscere il proprio corpo, diventare grande.
Affondò in lei, un colpo di piacere feroce che la fece inarcare. Era bloccata, ma voleva essere schiacciata, presa.
Lo abbracciò e lui riprese a spingere in modo perfetto, perfetto, oh, era quello il piacere?
Lei voleva tutto. Voleva la sua bocca sulla propria, chi sei?
Arrivò il suo bacio, un nuovo atto di sesso favolosamente eccitante.
Ma quello che lei desiderava davvero era altro. Mi ami? Vero che mi ami?
Sulle sue labbra si posò un bellissimo bacio d'amore romantico. Rei pianse di gioia. Dimmelo, gli chiese, tra ansiti di trasporto magnifico.
Ti amo, Rei.
Lei gli sfiorò le labbra con la proprie e affondò le dita nei suoi capelli folti. Chiese di più.
Ti amo, le ripeté lui, entrando tanto a fondo dentro il suo corpo da farli diventare una cosa sola. Rei aprì gli occhi e nel buio seppe che lui aveva le labbra piene - riconobbe la forma - che rideva sempre, che l'amava ancora e che, con gli occhi tranquilli, pensava sempre a lei. Come all'inizio, perché dietro quella frangia lunga e scura c'era-
Sobbalzò.
Lui sparì e lei...
Si svegliò.
Spalancò gli occhi, ritrovandosi stravaccata sul letto, una gamba che minacciava di cadere sul pavimento e le braccia buttate sopra la testa.
Scattò a sedere, respirando affannosamente. Tutto per via di...
Iniziò a tremare di rabbia.
Buttò via le lenzuola, umide di sudore dove le aveva strette ripetutamente al corpo. Balzò in piedi. Quasi inciampò nello scendere dal letto, ma raggiunse la scrivania e aprì violentemente il cassetto. La luce della giornata estiva aveva già invaso metà della sua stanza, come tutte le primissime mattine di quell'afoso luglio infinito.
Si ritrovò tra le mani il manga che aveva letto la sera prima. Desiderò avere un accendino e dargli fuoco. Prima di provvedere, andò a rileggere tutte le pagine su cui si era soffermata il giorno precedente.
Bei termini, Rei.
'Sesso', 'piacere' e almeno tre o quattro dannate posizioni sessuali graficamente suggestive che lei non aveva sperimentato durante il sogno, ma che evidentemente le erano entrate in testa a tal punto da- A tal punto da...
Sbatté il volume a terra.
«Ahhh!» Lo pestò ripetutamente sotto il piede.
Fremente d'ira, si precipitò fuori dalla sua stanza.
Brontolando e borbottando, fu costretta a tornarci dentro per mettersi addosso qualcosa di decente.

«Che caldo...» Fermo in mezzo allo spiazzo del santuario, Yuichiro si asciugò la fronte madida con il dorso della mano.
Nelle giornate estive più insopportabili, quelle in cui un singolo raggio di sole era capace di trapassare da parte a parte un cranio umano, Yuichiro considerava la divisa del tempio come una sfida personale: tenerla addosso lo faceva sudare a tal punto che l'indumento in sé era quasi un esercizio di resistenza fisica.
Appoggiò la scopa contro il muro vicino e pensò alla piccola fontana di bambù posizionata dietro il tempio. L'acqua era sempre pulita dentro quel pacifico bacino artificiale e lui aveva un disperato bisogno di rinfrescarsi fronte, collo, nuca e... Sospirò. Se avesse potuto, si sarebbe sdraiato nella pozza.
Ancora un'ora e avrebbe fatto una bella doccia gelata.
Nell'attesa, non gli restava che accontentarsi. Si diresse verso la sua momentanea salvezza e affinò l'udito. Gli parve di percepire sin da lontano lo scrosciare dell'acqua cristallina, fredda come l'inverno che sembrava un miraggio distante.
«Yuichiro!»
Voltò la testa con uno scatto e non faticò a riconoscere il timbro maestosamente acuto del suo personale e meraviglioso tormento quotidiano.
Si era già reso conto di aver fatto virare la sua esistenza in una direzione masochistica nel rimanere vicino a Rei, ma a lei bastava accennare ad un sorriso - neppure rivolto a lui - per illuminare le sue giornate. Yuichiro si sentiva pronto ad essere infelicemente felice nel viverle accanto, almeno fino a che le circostanze non li avessero separati.
Gli risultava penoso persino pensarci.
«Yuichiro!!»
Il grido, trasformatosi in strillo sulla sillaba finale, gli fece aggrottare la fronte e digrignare i denti.
Perché Rei era arrabbiata con lui? 
Iniziò ad avere timore della risposta e deglutì. «Sono qui!»
Si era dimenticato di fare qualcosa? No, gli mancava un angolo dello spiazzo da ripulire, nient'altro. Quella mattina, pur avendo operato di fretta, non aveva tralasciato alcun particolare nei suoi compiti. Erano da poco passate le undici e lui aveva già finito tutte le sue faccende, apposta per cercare di riposare in casa nelle ore più calde della giornata. I possibili visitatori del tempio si sarebbero comportati nello stesso modo - ne aveva avuto la prova proprio durante la settimana - e lui aveva ottenuto il permesso dal maestro di prendersi una pausa pranzo più lunga in quei giorni, a patto di sacrificare un paio d'ore di riposo la sera.
«Eccoti!» ringhiò Rei, comparendo da dietro l'angolo dell'edificio.
Yuichiro amava l'estate per molte ragioni: per i bagni in piscina, per le lunghe ore di sole, per le fette di cocomero che si faceva finire in pancia e per le magliette di Rei.
Erano sempre scollate e senza maniche e da diverse estati gli permettevano di vedere quel che di solito gli piaceva immensamente immaginare.
Tre anni addietro si era sentito quasi meschino ad osservarla, quattordicenne com'era stata. Due anni addietro si era detto che lei stava crescendo e che era molto matura per la sua età. Dall'anno precedente i suoi sensi di colpa si erano volatilizzati: neppure il mignolo di Rei si sarebbe più potuto descrivere come infantile.
E quell'anno lei era sempre più...
Indiavolata, con un braccio alzato. Gli gettò addosso un- Lui schivò in tempo e l'oggetto piombò dentro la fontana.
«Perché diavolo non fai mai quello che devi?!» Rei strinse i pugni e marciò nella sua direzione. «Sei uno stupido! Muoviti a riprenderlo!»
Lui cercò di guardare dentro l'acqua. «Che cosa?»
Lei fece per spingerlo in avanti, ma all'ultimo momento evitò di toccarlo. In volto le passò una smorfia che gli parve un misto di disgusto e imbarazzo.
«Ho... fatto qualcosa di male?» azzardò lui. Di cui magari non si era accorto?
Lei picchiò il suolo con un piede. «Perché non hai riparato il rubinetto del bagno!? Mi si è staccata una delle due chiavi in mano e ora è finita nella fontana!»
«Non c'è problema. Lo riprendo.» Non era il caso di discutere con Rei, non quando era in quello stato. Non che lui avesse mai discusso con lei, ma qualche volta aveva osato ribattere silenziosamente e Rei, puntualmente, non gli aveva parlato per giorni. Era stata una tortura tremenda.
Sporgendosi, studiò il fondo della fontana e decise di tenere addosso i geta. Non aveva voglia di scivolare malamente e sbattere da qualche parte.
Immerse il piede nell'acqua e volle rilasciare un sospiro di godimento. Che meraviglia!
«Vuoi muoverti?!» lo incalzò Rei.
«Sì, sì.» Avrebbe dovuto scoprire se era stato lui a farla arrabbiare tanto o se Rei era adirata per conto suo.
Esaminò la superficie in pietra resa tremolante dall'acqua e fece fatica ad individuare la chiave del rubinetto sotto i vari piccoli massi che decoravano il fondo della fontana.
«E' lì!» lo sgridò Rei.
Yuichiro decise che dopo le avrebbe chiesto scusa a prescindere. Non c'era altro modo per fermare quel trattamento, lo sapeva bene. «Adesso lo trovo.»
Facendo attenzione a non scivolare, si mosse parallelamente al bordo.
«Lì!»
Lì... dove? Cercò di guardare dietro il sasso più grosso e finalmente scorse un luccicchio.
«Insomma, ce l'hai davanti agli occhi!» Rei picchiò violentemente la canna da cui scendeva l'acqua. Il totem di bambù a cui era stata sostenuta - vecchio come il tempio, secondo Yuichiro - si spaccò su tutta la parte superiore.
La pressione dell'acqua si liberò su di lui e il getto violento lo inondò da capo a piedi.
Yuichiro gli volse la schiena e scoppiò a ridere.
«Che disastro!» inorridì lei.
La forza del flusso venne meno con l'esaurimento della scorta principale e l'acqua cominciò lentamente a spargersi sul terreno.
«E'-è tutto distrutto!» Il risentimento di Rei non si trasformò in ulteriori rimproveri: con estremo dispiacere lei non ebbe il coraggio di dargli la colpa anche di quel problema. Deglutì la rabbia e ritrovò il broncio. «Vieni ad aiutarmi con la pompa dell'acqua. E' vecchia, da sola non riesco a chiuderla.»
Fradicio e felice di esserlo, lui cominciò a uscire dalla fontana. Si fermò di colpo. «Aspetta. La chiave del rubinetto.»
Rei gli indicò imperiosamente di uscire. «La prendo io!» Non gli diede il tempo di protestare: si levò i sandali bassi ed entrò coi piedi nella fontana. Si chinò e cercò nell'acqua con una mano.
Yuichiro rimase attento fino a che lei non tornò dritta.
«Eccolo. Quanto ci voleva a prenderlo?» Rei avanzò e, nell'istante successivo, perse l'equilibrio. Scivolò come se avesse pestato una saponetta e Yuichiro le afferrò il polso con tanta violenza da deviare la direzione della caduta.
Invece di sbattere contro il bordo della fontana, lei capitolò in acqua con tutto il corpo.
Lui si sentì come se avesse rotto un preziosissimo vaso. «Rei-san!»
La chioma corvina di lei uscì lentamente dall'acqua, lucente per quanto era fradicia. Rei usò le mani per togliersela dalla faccia e il sole illuminò i suoi occhi di fuoco. «San? Credi forse che ti salverà?»
Yuichiro si protesse con le mani. «Non- Stavi per cadere!» E lui stava per essere ucciso!
«Sono caduta lo stesso!» latrò Rei. «Idiota!»
Yuichiro si preparò a correre. «Mi dispiace! Non volevo che ti facessi male!»
Rei afferrò la canna di bambù che galleggiava accanto a lei. «Non sarò io a farmi male.» Uscì dall'acqua con un balzo.
Yuichiro scattò come un centometrista.
«Vigliacco!»
Sapendo di avere un vantaggio, si voltò per controllarlo. Quello che vide fu la furia di Rei, già munita di sandali - quando li aveva rimessi?! - a tre metri da lui. Chiese aiuto nella propria testa e corse più forte.
«Fermati! Oggi ti sei permesso un torto di troppo con me!»
Ma che le aveva fatto?!
Si diresse di proposito verso la pompa dell'acqua sistemata accanto al pozzo, dall'altra parte del tempio. Quando l'avvistò, tirò un sospiro di sollievo. «Tregua! Tregua, tregua!» Rallentò e schivò per un pelo un colpo di bambù. «Tregua! Dobbiamo chiudere la pompa!» Si buttò a terra, in ginocchio. «Non ti ho fatta cadere apposta! Non potrei mai, lo sai!»
Rei ebbe un attimo di esitazione e lui ne approfittò per disarmarla.
Quando gli vide la canna di bambù in mano, lei iniziò a fumare di rabbia.
Yuichiro la gettò lontano, oltre gli alberi. «Perdonami! Non so cosa ti ho fatto oggi ma... perdonami.»
Lei continuò a fremere. «Cosa mi hai fatto?! Adesso per esempio! Mi ero appena cambiata, per colpa tua dovrò lavare tutto!» Tirò stizzita la maglietta gialla che indossava, fradicia. Quando la lasciò andare, il tessuto si riattaccò al suo corpo, producendo un suono bagnato e una miriade di minuscoli schizzi.
Lui rimase a fissare una delle tante scie d'acqua che le percorrevano il collo. Prima di evaporare al sole, una goccia riuscì a scivolare dentro la maglietta bagnata, infilandosi tra i seni di lei.
Gli mancò la saliva.
«Ma che-
Nemmeno la voce soffocata di Rei riuscì a convincerlo ad alzare gli occhi.
Lei corse a coprirsi il petto con un braccio e Yuichiro capì che per lui era finita.
Rei si sfilò un sandalo e, con mira infallibile, lo centrò in piena fronte. «Maniaco!»
Con un gemito di dolore, lui si sfilò la parte superiore della tunica. «Mi dispiace, scusa! Copriti con questo!» Solo quando sentì com'era zuppo il tessuto si rese conto di quanto era stata stupida la sua offerta.
Furiosa, la faccia di Rei assorbì lentamente l'intero calore del sole e lui approfittò di quegli istanti preziosi per abbassare lo sguardo almeno un'altra volta. O due. Considerò l'idea di chiedere a Rei di farlo fuori con le sue stesse mani, a patto che lei non si cambiasse mentre procedeva al massacro.
Rei gli levò la tunica dalle mani e gliela ributtò in faccia. «A cosa vuoi che mi serva?! Rimettitela e smettiamo di perdere tempo!»
Quando Yuichiro liberò gli occhi, vide che Rei si era sistemata accanto alla pompa.
«Muoviti!» gli sibilò lei e le bastò quell'unica parola per fargli capire che non si riferiva solo alla chiusura dell'acqua.
Lui terminò di infilare rapidamente le braccia nella tunica e non si disturbò ad unire i lembi solo per non farla aspettare oltre.
Invece di rimproverarlo, Rei attaccò immediatamente gli occhi alla maniglia che doveva far girare e vi posò le mani, preparandosi a spingere. «Al tre. Uno, due e-»
Lui arrivò giusto in tempo per fare la sua parte.
L'acuto cigolio della vecchia pompa gli confermò solo che, alla riapertura, molto probabilmente si sarebbe rotta anche lei. Avrebbero dovuto chiamare un idraulico e prevenire il disastro. O forse far cambiare l'intero impianto. Era già stato in programma, in fondo.
Tornando dritta, Rei incrociò le braccia sul petto, facendo attenzione a tenerle bene alte. «Mettiamo in chiaro la situazione.»
Cauto, lui annuì.
«Ci sono cose su di me che tu non puoi nemmeno permetterti di sognare.»
L'ombra del sorriso che gli era cresciuto in volto sparì.
Su quello di Rei si fece viva una smorfia di forzato disgusto. «Non gradisco affatto che tu- che tu...» Unì malamente le labbra. «Per niente! Non succederà mai.»
Lui rimase ad osservarla, a confermarsi che dietro la vena di cattiveria sottile e gratuita ci fosse davvero Rei.
Lei deglutì ma non vacillò.
Per niente, si ripeté lui in testa. Rei non si era riferita solo all'errore di un attimo, ma a tutto quanto. Ad anni di lui che la guardava da lontano, che cercava di vederla sorridere, che era contento quando ci riusciva. Entrambi erano stati perfettamente coscienti della situazione tra loro, era stato il tacito accordo di sempre quello di non parlarne mai.
«Certo che no» le rispose, graffiando le parole. Aveva sempre saputo che tra loro non sarebbe mai successo nulla, non nella realtà. Ma non si era meritato di sentirselo dire a quel modo. O di sentirselo dire in qualunque modo: non aveva mai preteso nulla da lei, le era sempre stato solamente amico.
O almeno, aveva creduto che loro due fossero amici. Ma adesso era chiaro che, quando era di cattivo umore, Rei si sentiva autorizzata a sfogarsi sui punti deboli di lui.
«In frigo non c'è niente.» Si voltò, diretto in casa a cambiarsi. «Vado a fare la spesa.»
Magari, rifletté tra sé, in giro per strada il caldo del mezzogiorno lo avrebbe fritto sull'asfalto.
Non sarebbe stato un male.

Rei si sentì morire mentre l'ennesima ondata di vapore bollente si levava dal ferro da stiro, colpendola in volto.
Continuò a stirare. Aveva cominciato dall'hakama azzurro e dalla tunica bianca di Yuichiro - aveva iniziato per sistemare quei due indumenti, d'altronde - ma in seguito si era ricordata che non si era più prodigata in quei compiti da molte settimane. Era sempre stato lui ad occuparsene e questa volta, si era detta, avrebbe pensato a tutto lei.
Posizionò l'ultima parte del lenzuolo sull'asse e cominciò a togliere le pieghe anche dagli ultimi lembi.
Si meritava sia la scomodità che la punizione, ne era cosciente: si era comportata in maniera imperdonabilmente superba e antipatica con Yuichiro. Era stata persino cattiva con lui.
Era passato un mucchio di tempo dall'ultima volta che Yuichiro aveva lasciato ad intendere di provare qualcosa nei suoi confronti e cosa faceva lei? Lo accusava di immaginarsi chissà cosa - quello che si era sognata lei! - e per di più, pur di nascondere l'imbarazzo e i nuovi pensieri impropri che l'avevano fulminata, aveva persino fatto finta di esserne disgustata.
Sarebbe stata un'esagerazione affermare il contrario: Yuichiro non aveva improvvisamente cominciato a piacerle in modo diverso da prima. O meglio... sì e no. Ovvero, non aveva alcuna intenzione di mettersi con lui, ma il punto era che... no, neppure quello!
Non era attratta da lui in quella maniera. Solo... non era non attratta da lui in quella maniera. Secondo la matematica del suo cervello, dove due 'non' sommati facevano un mezzo 'sì', poteva dire essenzialmente che Yuichiro non le era indifferente, almeno ad un livello oggettivo, puramente distaccato, completamente impersonale. Fisico, quindi.
Ammetterlo non costituiva un delitto capitale, anche se ci aveva messo mezza giornata a convincersene. Sarebbe stato strano il contrario piuttosto: Yuichiro non era affatto brutto, anche se di recente le sembrava che fosse diventato sempre meno brutto dove già prima non lo era mai stato. Valeva sempre la regola dei due 'non'? Preferì non scoprirlo. Il punto era che... beh, lui era un ragazzo. Tutto lì.
E lei quella notte aveva avuto il primo sogno erotico della sua breve vita piena di responsabilità e battaglie ma priva di fidanzati. Come molte altre ragazze era una romantica nell'animo anche lei; ovviamente le era piaciuto unire a quella fantasia anche l'idea dell'amore. E chi mai si era innamorato di lei in quei diciassette anni? Solo Yuichiro.
Solo lui, a chi altro avrebbe dovuto pensare? Per di più lui viveva a casa sua, le stava sempre accanto, intorno, le parlava, le stava simpatico, era una persona con cui si trovava bene.
Per forza aveva pensato a lui.
Benché Yuichiro quella mattina si fosse messo a guardarla come se volesse spogliarla - maniaco, ma con quale diritto glielo aveva detto? - non era certo perché era ancora innamorato di lei. Si era solamente trovato davanti una ragazza con addosso null'altro che pochi vestiti bagnati; avrebbe avuto la stessa reazione anche con un'altra persona.
Sentì la fronte aggrottarsi e tornò al punto: era una faccenda impersonale anche nel suo caso.
Apprezzare il fatto che lui non fosse brutto non significava niente. Era una semplice reazione ormonale. Non doveva aver timore di quello che provava.
Erano anni che lei trovava carini molto ragazzi; era passata alla fase successiva, quella in cui 'carino' diventava una qualità superata, ecco. Aveva nuovi bisogni che stavano crescendo dentro di lei, facendosi sentire con forza, ed era normale provare il desiderio di abbracciarsi ad un ragazzo. O meglio, al corpo di lui.
... quanto era squallida.
Ebbene, era maniaca solo quando era incosciente. A mente lucida, il massimo che riusciva a pensare era che Yuichiro... Okay, lui aveva delle belle braccia, proprio come avrebbero dovuto essere delle braccia che non fossero di donna. Ma questo, ammise a se stessa, lo pensava già da almeno un paio d'anni. Durante quell'estate a quella considerazione aveva aggiunto, del tutto disinteressatamente, che anche le proporzioni del torso di lui erano... discrete. O discretamente ottimali, ma non c'era motivo di essere troppo generosi. Anche perché quel giorno le era entrato in testa - come se non fosse bastato il sogno - che le proporzioni di lui senza vestiti erano parecchio invitanti e questo era molto male.
Yuichiro era suo amico e lei non aveva quel tipo intenzioni nei suoi confronti. Quindi, doveva prendere i suoi nascenti bisogni e direzionarli in una bella storia d'amore.
Sospirò, lasciandosi bagnare il viso dall'ultima nuvola di vapore.
Oh sì, voleva innamorarsi.
Lasciò scendere le spalle.
Voleva anche sistemare le cose con Yuichiro.
Gli aveva fatto male - almeno un po', anche se da qualche tempo aveva avuto l'impressione che lui nascondesse i suoi malesseri peggiori. Si era sentita egoista, meschina e cattiva.
Spense il ferro da stiro e controllò ancora una volta che gli abiti di lui fossero perfettamente piegati.
Quello era un primo modo, minimo, per farsi perdonare.
Il resto le sarebbe venuto in mente quando se lo fosse trovato davanti.

Erano le nove.
Faceva ancora un caldo tremendo, ma il sole era appena tramontato e non colpiva più il corridoio davanti alla sua stanza. Nell'aria aveva cominciato a scorrere una minuscola brezza per cui valeva la pena di stare all'aperto.
Buttando giù un nuovo sorso d'acqua ghiacciata, Yuichiro cercò di racimolare il desiderio di alzarsi e andare a prendere anche una fetta d'anguria.
Capì di non avere abbastanza fame. No, piuttosto non aveva nemmeno voglia di qualcosa di buono.
Abbassò le palpebre e cercò di godersi la pace silenziosa della casa.
Il suono di passi leggeri, appena veloci, non lo fece alzare. Si concesse di non trovarli neppure piacevoli, per una volta.
Attese che arrivassero accanto a lui, senza spostare lo sguardo dal giardino.
Udì il respiro di Rei e lasciò che fosse quello a riempire la mancanza di suoni, attendendosi di udire uno sbuffo di impazienza o un'altra manifestazione di fastidio.
«Ti ho portato un po' di anguria» furono le prime parole di lei, incerte. «E... ho lavato e stirato la tua divisa.»
Non si era girato nell'udire la prima offerta, ma il secondo favore lo sorprese.
Rei incontrò il suo sguardo col cenno di un sorriso nervoso. «Scusami.» Posò accanto a lui i vestiti e si inginocchiò, sedendosi a terra. «Mi dispiace molto per come mi sono comportata oggi con te. Ero irritata per ragioni che... per problemi in cui non avrei dovuto coinvolgerti.»
Gli stava chiedendo perdono.
Per un momento il suo cuore non udì ragioni diverse da quelle dell'amore. Yuichiro riuscì a zittirle solo all'ultimo momento.
Rei annuì. «Tu sei stato... beh, un po' inopportuno. Io però sono stata superba e ingiusta con te.» Abbassò lo sguardo. «Non devi perdonarmi, ma... non essere infelice a causa mia.» Lo fissò con profondissimi e sinceri occhi viola. «Per favore» aggiunse, mettendo fine alla sua giornata di mestizia.
Lui si costrinse a non sorridere apertamente solo immaginando di essere un'altra persona: se qualcun altro fosse stato nei suoi panni, non gli sarebbe piaciuto vederlo arrendersi tanto facilmente.
Rei lo squadrò nel viso rimasto calmo per un altro attimo prima di cominciare ad alzarsi. «Mi dispiace davvero» gli disse, afflitta.
«Grazie per l'anguria» si affrettò a dire lui.
Era un debole. Un debole che l'amava.
Rei prese a sorridere. Aveva capito di essere stata completamente perdonata. «Non si ripeterà più, lo prometto.»
Se gli chiedeva ancora scusa in qualunque modo, lui si sarebbe lanciato in avanti, l'avrebbe presa tra le braccia e l'avrebbe baciata. Nei suoi sogni, ovviamente. Nella realtà Rei avrebbe reso reale il rifiuto che gli aveva quasi palesato quel giorno.
Lei tornò in piedi. «Prendo la mia fetta d'anguria e la porto qui.» Con passò allegro sparì nel corridoio.
La vita era bella, pensò lui, chiudendo gli occhi e appoggiando la nuca contro il palo in legno.
La vita era degna di essere vissuta per serate come quella, in cui Rei si metteva a parlare con lui, davanti ad un gelato o magari ad un gioco di carte, e insieme discorrevano di tutto e niente. Ed erano felici; realmente felici anche solo così.

Si sporse in avanti e le infilò una mano tra i capelli, dietro l'orecchio.
Rei spalancò gli occhi, ma lui non attese di udire il suo rifiuto. Lo precedette, chiudendole la bocca con la propria.
Non fu spinto via né allontanato, nemmeno un poco.
Lo sai, gli diceva quella Rei che non si faceva mai sentire ma che era sempre presente. Lo sai che voglio solo che mi ami.
Lui lo sapeva. Sapeva benissimo di dover essere solo abbastanza coraggioso da riuscire a dimostrarlo: Rei voleva essere amata. Da lui, certo. Come poteva esserci quacosa di più giusto? Le loro labbra erano una sola bocca che era un delitto separare.
Lui le usò per inebriarsi del sapore di lei, ogni volta sempre migliore, diverso. Le usò per dirle che andava tutto bene: lei era forte soprattutto quando era dolce e non doveva mostrarsi sempre ferma e superiore. Andava bene lasciarsi andare, fidarsi.
Rei gli credette e rispose al suo bacio.
Ricambiò anche il suo abbraccio e lui fu stupidamente impulsivo: la spinse all'indietro, sul pavimento in legno, adagiandosi sopra di lei. Provò a staccarsi, ma Rei glielo impedì.
Erano innamorati, gli confermò. Lei voleva tutto quello che voleva lui.
Lui lasciò uscire la tensione e cominciò ad accarezzarla piano, lungo le gambe e sulle spalle.
Lei si fece contenuta passione, desiderosa di essere liberata. Rei era come il suo fuoco, una fiamma che ardeva feroce e viva se alimentata. Che bruciava, come la mano che trovò la sua schiena, accarezzandolo con tanta maestria da lasciarlo senza fiato.
Lui volle trascinarla in camera e Rei lo aiutò sollevandosi. Si spostarono piano, di poco. Bastò giungere appena oltre la porta, dove giaceva il suo futon, illuminato dalla luna piena.
Lui le aprì la tunica - lei non indossava altro che quella - e la scoprì candida e tremante sotto il tessuto bianco. Per non farsi guardare Rei prese a baciarlo, a baciarlo ancora, ma lui la fece sdraiare sulla schiena, su lenzuola chiare degne di lei, e le passò le mani sulla pelle nuda.
Sotto la luce fioca la vide con una chiarezza mai concepita. Le trovò un seno con le dita e capì di non averla mai sentita tanto bene, tanto realmente, prima di allora.
Era più piccola, di pochissimo, rispetto a quello che aveva immaginato, ma perfetta, assurdamente morbida e ancora più ricettiva.
Come l'acqua fredda, anche i suoi polpastrelli riuscirono a renderle duri i capezzoli e lui fu sicuro di non aver mai visto niente di più innocentemente sensuale. La punta era minimamente ruvida, chiara sotto la debole luce bianca della luna, fatta per un assaggio o per una carezza, pensati entrambi solo per farla stare bene.
Il sospiro di lei - il suo ansito - gli ricordò il sorriso che lei gli aveva rivolto sulla veranda. Mi rendi felice.
Lui la gustò con la lingua. Ti amo. La amava. Perché, perché non si erano liberati prima delle paure, dei timori?
Rei lo circondò con le gambe e gli abbracciò la testa, chiudendo il loro mondo.
Vieni. Si inarcò sotto la sua bocca e poi riuscì a scivolare verso il basso. Basta aspettare. Rilasciò un suono di dolcissima resa nel sentirlo contro di lei e Yuichiro se ne sentì emettere uno che lui stesso volle consolare.
Sono qui. Sono qui con lei, non l'amavo senza essere ricambiato.
Gridò in silenzio quando entrò dentro il corpo di Rei e si sentì un penoso novellino che non aveva mai fatto sesso in vita sua, perché niente, nulla, lo aveva preparato a quello.
Rei singhiozzò a bocca aperta con muti lamenti di completezza. Fu lei a muoversi per prima e a fargli capire che non sarebbe mai più riuscito ad essere da solo nel proprio corpo.
Dondolarono su un naturale mare, col desiderio di non finire mai.
Lui si sentì stretto dalle sue gambe, intrappolato dalle sue braccia e ringraziò di essere vivo.
Le trovò la bocca con la propria e la adorò finché non ebbe più fiato. A quel punto si mosse più veloce e spinse, spinse, la trovò col proprio corpo e le chiese di non farlo mai più stare senza di lei.
Rei fece aderire i loro bacini, il proprio seno contro il suo petto e le loro labbra l'una contro l'altra. Lo tenne contro di sé e dentro di sé, mentre tremava violentemente, senza fine.
Nella calma non si abbandonò sul futon, continuò a tenersi stretta a lui. Portò le labbra al suo orecchio. Prova a cercarmi. Gli accarezzò piano i capelli, facendoli scorrere uno per uno sulle dita. Cercami e diventa felice con me.
Yuichiro si svegliò.
Aprì gli occhi nel buio della sua stanza, in piena notte, la testa adagiata sul proprio cuscino.
Guardò il soffitto scuro.
Sono già felice con te, le rispose, calmando il respiro veloce e il corpo teso. Ma qui, forse, non siamo fatti per stare insieme.
Come un povero pazzo, salutò la Rei dei suoi sogni, quella Rei che intravedeva ogni giorno dentro un paio di determinati occhi viola.
Era la stessa ragazza che era capace di diventare irritante e irritabile, inquieta, nervosa e anche un po' cattiva. Dopo però veniva a chiedergli scusa portandogli i vestiti stirati e un pezzo di anguria. Si fermava a parlare con lui, a mostrargli quanto poteva essere bella quando sorrideva per cercare di farlo contento.
Sono già felice, si ripeté lui, voltandosi su un fianco e stiracchiandosi.
Buonanotte, augurò silenziosamente alla Rei che dormiva dall'altra parte della casa.
La Rei della realtà che creava ogni suo sogno.


FINE



NdA - Questa era una di quelle storie che volevo scrivere da un mucchio di tempo, ma che ho sempre pensato che avrei dovuto aspettare per mettere giù, visto che si collocava in un periodo che volevo caratterizzare meglio con 'Ovviamente... impossibile?'. Alla fine non ho resistito e l'ho buttata giù comunque, giustificandomi con una semplice scusa: non avrei potuto mettere questa roba in una storia a rating Giallo :D E chissà quanto potevo metterci per arrivare a questo periodo (anche se, lo dico subito, ho già idee per il prossimo capitolo della storiella dedicata alla complicata relazione di questi due personaggi).
Mi viene voglia di spiegare cosa ho cercato di lasciar trapelare nei sogni dei due, ma mi piace pensare di essere riuscita a far parlare il testo e quindi propri i subconsci di Rei e Yuichiro. O almeno spero :D
Grazie per aver letto e se volete dirmi cosa ne pensate sarò contentissima ;)

Alla prossima!
ellephedre

P.S. - sul gruppo Facebook che vedete sotto mi diverto a fare delle note - pezzi di testo con allegate delle immagini - relative alle storie che scrivo (attenzione; ho dovuto ricominciare daccapo col gruppo perché l'indirizzo del precedente funzionava a tratti.)
Queste sono le due note presenti per questa storia.
Yuichiro amava l'estate per molte ragioni...
Come un povero pazzo, salutò la Rei dei suoi sogni...




   
 
Leggi le 12 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Sailor Moon / Vai alla pagina dell'autore: ellephedre