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Autore: Robigna88    28/01/2011    1 recensioni
Dopo la castastrofica battaglia tra Lucifero e Michael, il signore degli Inferi ha preso il comando della Terra standosene comodamente appollaiato dentro il corpo di Sam Winchester.
Riuscito a portare dalla sua parte il prode e fedele Castiel, soldato celeste oramai votato al male, si sente invincibile.
Meg, figlia fedele sta al suo fianco intraprendendo una relazione "sentimentale" con Cass.
Un giorno Lucifero porterà al bell'angelo caduto, suo fratello, un regalo: un viso ed un corpo conosciuti che porteranno scompiglio minando le sicurezze di ognuno.
Genere: Dark, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Castiel, Lucifero
Note: AU, Lemon, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
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La mia cara, e piena di talento, socia brokendream tempo fa ha scritto una one shot davvero bellissima, incentrata su due personaggi che altri, senza la sua creatività, avrebbero faticato ad immaginare insieme.
La meravigliosa one shot di cui parlo si intitola Inside me e consiglio a tutti di leggerla.
Ispirata da questa bella storia, ho voluto crearne un seguito, cercando di non rovinare la meraviglia che lei ha scritto.
Spero vi piaccia e se è così, commentate se vi va.

Grazie mille, proprio a brokendream per il costante sostegno, per i consigli, gli aiuti e per il meraviglioso logo che fa da cornice a questa storia.
Ti voglio bene, Roby <3

 


A gift from Lucifer



Lui sorrise e smise di accarezzarle le gambe, le unì e si mise a cavalcioni su di esse bloccandole tra le proprie. Poggiò le mani sul materasso e si piegò in avanti premendole il petto contro il seno. Le loro labbra pericolosamente vicine.
Hai ragione, forse è meglio così. Ti avrei già fatta urlare di gioia diverse volte, se avessi avuto la strada spianata. Preferisco giocare ancora un po’ con te, prima di farti felice.” le fece sapere, poi le sfiorò le labbra con la lingua e alzò il busto restandole però sulle gambe.
Sentirlo addosso la faceva fremere, il cuore pulsava forte e ondate di calore la percorreva dalla testa ai piedi. Non poté fare a meno di assaporare le proprie labbra lì dove era passata la sua lingua.
Lui ne sorrise soddisfatto. “Vedo che dici una cosa…. ma ne fai un’altra.” commentò girando un braccio dietro la schiena per estrarre qualcosa dalla cintola dei propri jeans.
Quando vide il luccichio della lama di un coltello, la donna sgranò gli occhi. “Che diavolo vuoi fare?”
Niente che non ti piacerà.” fu la sua risposta, avvicinandole l’arma.
E’ il coltello di Ruby!” squittì spaventata.
Naturale” annuì lui “non potevo certo usare del vile acciaio con te, no? E poi non è più di Ruby, è mio.” e infilò il coltello sotto la sua maglietta, sfiorando la pelle senza ferirla.
Girò la lama all’insù e iniziò a tagliare la stoffa, che cedette subito e lasciò scoperta la morbida carne rosa della donna, che cercò di restare immobile per non ferirsi in nessun modo.
Lo squarcio mostrò le sue cicatrici ancora arrossate ma lui le ignorò e finì la sua opera, fermandosi solo quando tutto l’indumento si aprì mostrandogli il reggiseno rosso che le imprigionava i seni. Sorrise nel vedere che aveva indossato proprio quello del suo colore preferito.
Sei un depravato…” sibilò la donna sotto di lui, ma nella sua voce qualcosa era cambiato. Più tremante, più roca….
Può darsi” ammise l’uomo con una smorfia “ma d’altronde…. tu non sei propriamente un angelo…” sottolineò con sarcasmo.
Senza aspettare risposta, le mise le mani sui fianchi e si chinò su di lei, le baciò languidamente il ventre partendo da appena sotto l’ombelico, per poi risalire lungo un invisibile sentiero senza staccare le labbra dalla sua pelle e inumidendola a volte con la lingua, fino ad arrivare alle cicatrici. Le sfiorò con la punta della lingua per tutta la loro lunghezza, più volte, costringendo la donna a reprimere un grido di dolore, che tuttavia non sfuggì a lui.
Sollevò lo sguardo. “Te l’avevo detto che ti avrei fatto gridare…” disse con un ghigno cattivo.
Lei non rispose, strinse i denti e combatté con tutte le sue forze alla tentazione di urlargli “ora smettila di giocare e scopami!”, non era arrivato ancora il momento, sarebbe stato troppo facile e non piaceva a nessuno dei due.
Sicuramente non a lei.
Ma era difficile ignorare il fortissimo desiderio di sentirlo dentro di sé. Profondamente dentro.
L’uomo si raddrizzò e insinuò la punta del coltello al di sotto del lembo di stoffa che teneva unite le coppe del reggiseno. Lo tese finché questo non cedette rompendosi con un lieve rumore. Lei sussultò respirando più forte, e la situazione peggiorò quando lui spostò una coppa del reggiseno e catturò il suo tenero contenuto in una stretta decisa.
Anche lui aveva iniziato a respirare più forte, era diventato difficile continuare quel gioco sadico resistendo a ciò che davvero voleva fare, cioè strapparle quei maledetti jeans e sprofondare in lei più che poteva. Ma alla signora piacevano i giochi, e lui era un gentiluomo…
Le massaggiò il seno stretto in mano avvicinando il viso al suo, sfiorandole le labbra con le proprie fino a catturarle la bocca in un bacio violento e insaziabile, al quale lei rispose con la stessa aggressività, avvolgendo la lingua a quella dell’uomo in un gioco brutale e sempre più coinvolgente.
In un primo momento pensò di morderlo per prendersi una piccola, sanguinosa rivincita, ma l’inebriante eccitazione che provava le fece cambiare idea, continuando a far vagare la lingua nella bocca del suo torturatore. Il suo meraviglioso, eccitante torturatore.
Lui ruppe il bacio e si raddrizzò, si sfilò la maglia restando a petto nudo, lei lo guardò estasiata e si pentì di avergli chiesto di incatenarla al letto. Voleva toccarlo, sentire quella pelle oltremodo calda sotto le sue mani, graffiarla e leccarne le ferite.
Che ti succede, tesoro?” le chiese lui con voce suadente “Non parli più?” e le sbottonò i jeans, abbassando la zip, per poi sfiorare con la punta delle dita il bordo delle mutandine rosse che spuntavano dai pantaloni aperti. Sfiorò anche la sua pelle, e ciò la fece tremare involontariamente. Dannatissime mani!
Piccola… con tutto questo rosso… finirò per imbizzarrirmi!” commentò sorridendo.
Lei ridacchiò. “Ti credi un toro per caso?” gli domandò acida. “ Sei soltanto un represso, dovresti farti analizzare da uno strizzacervelli!”
L’altro scoppiò a ridere. “Wow” esclamò “stiamo progredendo. Almeno non mi chiami più impotente fallito!” si piegò di nuovo su lei, la liberò dai brandelli di stoffa che ancora la ricoprivano e premette il petto sul suo, stendendosi completamente su di lei.
Abbiamo appurato più volte, che posso essere tutto tranne che impotente, vero?” sussurrò al suo orecchio.
Lei chiuse gli occhi e inspirò profondamente il suo odore, desiderando solo che lui la prendesse fino a farla impazzire.
Fottiti.” rispose lei con voce strozzata.
Si sollevò e la guardò negli occhi. “Sbagli continuamente particella pronominale” sottolineò sarcastico “si dice fottimi.”
La donna non rispose, così lui scivolò alla base del letto e tenendola per le caviglie, la fissò con aria interrogativa. “Che dici, questa volta ti fai sfilare questi jeans del cazzo con le buone, o devo tagliuzzarli come gli altri?” le domandò serio.
Provaci, se ti riesce…” lo sfidò.
Lui salì di nuovo a cavalcioni sulle sue gambe e afferrò i jeans per la cintola, provando ad abbassarli. Non era così facile, perché lei strinse le gambe impedendogli di portare a compimento il suo lavoro.
L’uomo sospirò. “Sei proprio una piccola peste, Meg. Ogni volta mi fai sudare sette camicie, non hai nessun riguardo per me!” e senza aspettare risposta, prese di nuovo il suo coltello per risolvere la questione ‘jeans’.
Aspetta” lo fermò lei “okay, riprova adesso….” disse arrendevole.
Sorrise e tornò sui jeans, provando ad abbassarli. Miracolosamente iniziarono a sfilarsi, scoprendo le cosce lisce e rosee della donna, poi le ginocchia fino ad arrivare alle caviglie. Tolse completamente l’odiato indumento e tra di loro restarono solo le sottili mutandine di seta rossa, che lui fissò come in trance, scuotendo la testa. “Che spettacolo…” mormorò a sé stesso.
Meg sorrise e si mosse, allargando leggermente le gambe. “Pervertito, sei solo un pervertito feticista!”
E non ti piace?”
Mi fa schifo.” rispose mentendo spudoratamente, in realtà voleva solo provocarlo. Perché Meg adorava tutto di quell’uomo.
Lui scattò in avanti e la baciò di nuovo con ardore, lasciandola senza fiato. E mentre le loro bocche erano impegnate in una battaglia implacabile, la sua mano scese tra di loro infilandosi nelle mutandine.
La donna sussultò e gemette, il tocco di quella mano era troppo anche per una come lei.
Ti faccio schifo? E come mai lei dice il contrario?” disse rompendo il loro bacio mentre esplorava la sua femminilità.
Meg non aveva la forza di dire nulla, l’unica cosa che riusciva a pensare era “lo voglio dentro di me.” E glielo disse.
Basta” sussurrò guardandolo negli occhi “ora basta giocare…. ti voglio…. ti voglio adesso…. ti prego, voglio sentirti dentro di me….” lo pregò respirando affannosamente.
Smise di accarezzarla e scese dal letto senza staccarle gli occhi di dosso, si sbottonò i jeans e li levò, poi tolse anche i boxer diventati troppo stretti. Meg seguì con lo sguardo tutti i suoi movimenti, sorridendo felice alla vista della sua virilità eretta.
Sei bellissimo….” gli disse quasi commossa, lui sorrise e salì di nuovo sul letto.
Le sfilò le mutandine lentamente, rivelando finalmente lo scrigno del tesoro che tanto agognava. Meg rabbrividì e divaricò le gambe, invitandolo tacitamente ad accomodarsi.
L’uomo sentiva il proprio sangue pulsare freneticamente in una ogni parte del corpo, la desiderava dolorosamente e non poté più resistere. Si abbassò su Meg e le prese le gambe sollevandole fino al proprio torace, lei lo assecondò trepidante, immaginando il momento in cui l’avrebbe penetrata fino in fondo. Le sembrava già di sentirlo, grande e caldo nel suo ventre.
Si allungò verso le catene per liberarla, ma lei si oppose. “No aspetta… lasciami così ancora per un po’…. è più eccitante…”
Lui sogghignò. “Non per me. Più di così, morirei…” ammise raggiungendo di nuovo la bocca di Meg, esplorandola con la lingua e assaporandola lascivamente. Si staccarono e si guardarono negli occhi, incontrando l’uno lo sguardo selvaggio dell’altra.
Che aspetti… scopami…. ” gli disse Meg stringendogli il torace tra le gambe.
Entrò in lei bruscamente, costringendola a mordersi la lingua per non urlare. Anche per lui fu un po’ doloroso, non la ricordava così…. stretta. Eppure non erano passate neanche ventiquattro ore dall’ultima volta.
Tesoro.. rilassati” le sussurrò “se fai così ci facciamo male.”
Meg scosse il capo spingendo il bacino contro il suo. “Lo faccio di proposito” rispose “voglio sentirti di più…” e ribadì il concetto muovendosi ancora contro di lui, sentendo di nuovo una fitta di dolore.
Tu mi farai impazzire, Meg. Mi fai andare fuori di testa….” le disse con voce roca, sprofondando in lei sempre di più.
Lei gemette, aggrappandosi alle catene che la teneva ferma, mentre lui si muoveva sempre più deciso, i suoi affondi sempre più rapidi e implacabili, senza darle il tempo di abituarsi alla sua furiosa invasione.
Continuarono la battaglia per diversi minuti, tra spinte e gemiti, grida soffocate e respiri affannosi.
Il piacere sempre più intenso, più sconvolgente, un misto di dolore e gioia che annientava entrambi, ma soprattutto Meg, ancora bloccata dalle catene che le aveva ferito i polsi facendola sanguinare.
Liberami… ti prego liberami…” gemette quasi disperata, voleva toccarlo, stringerlo, sentire il sudore della sua pelle sotto le mani.
L’uomo sfiorò con una mano i bracciali delle catene, che subito si aprirono con un rumore secco, liberandola.
Fulminea, Meg arpionò la schiena del suo amante, affondando le unghie fino a lacerarne la pelle, aggrappandosi come se stesse per cadere nell’abisso.
Lui sentì vagamente il dolore delle ferite, ma era troppo concentrato su lei e su se stesso per potersene realmente rendere conto. In quei momenti avrebbe potuto anche accoltellato e non se ne sarebbe accorto. Possederla selvaggiamente come stava facendo in quel momento, annientava completamente la sua lucidità.
Non fermarti… non fermarti..” lo supplicò Meg ansimando.
Non aveva nessuna intenzione e non avrebbe potuto neanche volendo. Continuò a dominarla implacabile, portandola con sé sempre più alto, fino a quando la donna si irrigidì inarcando la schiena, levando in aria un urlo liberatorio, graffiandogli la schiena.
Violente scosse la percossero in tutto il corpo, facendola ansimare e gemere e togliendole il respiro.
Sentirla godere in quel modo lo portò rapidamente all’apice del piacere e nonostante tutti i suoi sforzi, non riuscì ad evitare di gridare come aveva appena fatto Meg.
Quale onore…” commentò lei sfinita, sorpresa dal fatto che finalmente si fosse lasciato andare anche verbalmente.
L’uomo si sollevò sulle braccia e con una mano afferrò la gola della donna, spaventandola per davvero.
Se scopro che ti fai scopare da qualcun altro, io ti ammazzo.” la minacciò estremamente serio.
Nei suoi occhi chiari, Meg lesse la determinazione di farlo sul serio, se fosse stato necessario, e questo la ferì.
Come puoi dire una cosa del genere?” biascicò afferrando il suo polso per liberarsi. Lui la lasciò andare.
Io voglio solamente te, e lo sai…” gli assicurò non riuscendo a trattenere le lacrime.
Ma perché diavolo ogni amplesso doveva finire con quella dannata discussione?
Io ti amo brutto bastardo!” gli urlò tentando di spingerlo lontano da se “Io ti amo Castiel! E non ti tradirei mai!”
Castiel l’afferrò per le braccia impedendole di allontanarsi. “Meg… aspetta….”
No, va a farti fottere! Ogni volta rovini sempre tutto, tu e la tua gelosia del cazzo. La finirai prima o poi o continueremo così per l’eternità?”
Lui sospirò e le accarezzò il viso sudato, baciandole le labbra. “Hai ragione… scusami dolcezza… è che davvero mi fa incazzare a morte il pensiero di beccarti a letto con quello schifoso.” confessò guardandola negli occhi.
Meg lo fissò offesa. “E tu credi davvero che mi farei anche solo sfiorare da Jack? Lo pensi davvero? Sei l’unico che io abbia mai amato, in tutta la mia esistenza. Nessuno mi ha mai fatta sentire come te, e perderei tutto per un demone di bassa lega? Perdere il mio…” fece una pausa e gli accarezzò una guancia “il mio bell’angelo caduto per uno schifoso demonietto?”
In effetti non c’è paragone tra me e lui. Inoltre io sono il tuo capo mentre lui non è nulla. È solo che tu sei la mia femmina e nessuno deve osare guardarti, nessuno. Credo che lo ucciderò.” decise annuendo.
Ok” concordò lei circondandogli la vita con le gambe “anzi, se vuoi lo faccio io. Ma devi chiedere il permesso a Lucifero, si incazza un po’ se facciamo qualcosa di testa nostra.”
Castiel ridacchiò. “Con me non si incazzerà non preoccuparti. Lo faresti davvero?”
Meg lo guardò negli occhi e gli prese il viso tra le mani. “Non c’è niente che non farei per te, Castiel. Niente. Ti ho voluto dal primo momento in cui ti ho visto, ti ho voluto anche dopo il tuo…. trattamento speciale” disse riferendosi alle proprie bruciature sull’addome “e mi sono innamorata di te così… profondamente da dipendere totalmente da te. Non farlo più, non dubitare più di me.”
L’angelo caduto sorrise e scivolò verso il basso, all’altezza delle cicatrici. “Mi dispiace per queste” le disse baciandole con dolcezza “allora non avevo ancora capito niente…. E mi dispiace non poterle guarire immediatamente. Sai, le ferite inflitte dall’olio sacro sono estremamente difficili da risanare… ma lo farò, te lo prometto.” le assicurò soffiando su una cicatrice, che magicamente si schiarì un poco.
Non preoccuparti mio dolce angioletto” rispose Meg sorridendo “è acqua passata. E credimi, ti sei fatto perdonare ampiamente. Per essere un finocchio salta-nuvole, sei davvero bravo a letto!”
Scoppiarono a ridere entrambi, ricordando quell’incontro che in pratica diede il via alla loro peccaminosa relazione.
Castiel osservò i suoi polsi e scosse il capo. “Meg” disse grave “questa storia delle catene deve finire. Guarda i tuoi polsi, non mi piace che tu ti ferisca così.” concluse severo.
Mi piace” obiettò lei “adoro fingere di essere la tua prigioniera. E poi tu mi guarisci, no?” gli domandò avvicinando i polsi alle labbra di Castiel. Lui sorrise e baciò quei segni rossi sulla pelle di Meg, passandovi la lingua delicatamente. I segni sparirono.
Sì, ma per una volta mi piacerebbe farlo normalmente, sai… .senza torture.”
Cioè? Cosa vorresti fare?” chiese lei con voce morbida.
Non so… tipo ti prendo, ti sbatto sul letto, ti strappo i vestiti e ti scopo. Oppure, in via del tutto eccezionale, io mi sdraio e tu mi vieni sopra. Una cosa normale… senza tutte queste… cianfrusaglie!” disse Castiel indicando le catene.
Se vuoi possiamo farlo adesso. Mi sta bene tutto, sia sopra che sotto… come preferisci.” gli propose ammiccante.
Lui l’afferrò per i fianchi e la portò su di se. “Direi che un po’ di riposo non mi farà male… quindi datti da fare, mio bel demone.”
Meg ridacchiò divertita e si sistemò su di lui, pronta ad accoglierlo di nuovo dentro di sé.
Ragazzi” una voce risuonò sulla porta “possibile che debba sempre trovarvi aggrovigliati come serpenti?”
La voce di Sam Winchester, o meglio di quello che restava di Sam Winchester, sorprese entrambi e sconvolse Meg: anche per un demone può essere imbarazzante farsi scoprire in certe posizioni dal proprio padre.
Padre…” mormorò lei spaventata, coprendosi con un lenzuolo come meglio poteva.
Castiel invece sorrise. “Fratello… so che è casa tua ma… un po’ di privacy? Mi imbarazzi la bambina!”
Lucifero rise alzando le mani. “Hai ragione, ma sai.. vi si sente urlare anche da fuori. Dovreste essere più discreti, ragazzi miei.”
Castiel si alzò dal letto incurante di essere completamente nudo.
E vestiti, per la miseria” mugugnò Lucifero per bocca di Sam “sei uno spettacolo orrendo.”
L’orrendo spettacolo’ ridacchiò divertito, recuperando i propri jeans. “Agli ordini, signore!”
Meg intanto era scappata in bagno. Era davvero imbarazzante trovarsi in quelle situazioni e non era la prima volta!
Ascolta Cass” gli disse Lucifero avvicinandosi “vacci piano con la bimba… so che a volte esce dai vostri incontri… ferita.”
L’ex angelo buono sgranò gli occhi. “Guarda che è lei a voler fare… certi giochi, non io.” si difese.
L’altro annuì. “Sì, non mi riferivo a questo. Intendevo dire… intimamente ferita. Meg è pazza di te e vorrebbe fare chissà cosa.. ma ha pur sempre il corpo di un’umana. Contieniti.”
Afferrato cosa volesse dire, Castiel accennò un sorriso malizioso. “Ah, capisco. Sarò più dolce la prossima volta.”
Bravo! Ora preparatevi ed uscite fuori. Ho una sorpresa per te. E credo che ti piacerà fratellino.”
Castiel aggrottò la fronte e senza capire esattamente cosa potesse essere quella sorpresa, seguì Lucifero fuori.
Cosa mai poteva esserci di più bello per lui di quella vita?
Un demone sexy da scoparsi quando e come voleva, una fraterna complicità con Lucifero che dominava il mondo e il totale rispetto di ogni altro essere in quel posto.
La sua vita era un sogno e lui non riusciva davvero ad immaginare cos'altro avrebbe potuto migliorarla.
Ma, aveva imparato, che la vita a volte poteva sorprendere. Quindi si preparò ad essere sorpreso.
Lucifero lo condusse in un'ampia stanza. La stanza centrale in cui di solito venivano rinchiusi i prigionieri.
L'aveva vista poche volte e non perchè non fosse bravo a catturare le sue prede, ma perchè preferiva ucciderle senza scrupoli piuttosto che renderle schiave.
In fondo, pensava, risparmiava loro l'umiliazione di essere agli ordini di qualcuno.
Si, faceva loro un favore evitando che vivessero una vita squallida fatta di terrore e sottomissione.

Si stiracchiò allungando indietro le braccia, come se stesse preparandosi ad un tuffo.
Le sue ossa scricchiolarono e si sentì subito meglio.
La luce nella stanza era bassa, ma anche se non ci vedeva molto bene riuscì a distinguere quello che aveva davanti.
Un telo copriva un'alta struttura, dalla forma delle pieghe, Castiel capì che si trattava di una croce.
Si irrigidì un po', e si scoprì nervoso ed eccitato dallo scoprire cosa ci fosse sotto quella lurida coperta.
Cos'è tutto questo?” chiese in fremito guardando Meg che, ora vestita, li aveva raggiunti.
Pazienta Cass. Scoprirai presto la sorpresa che si nasconde sotto questo telo. Voglio solo accendere una luce, affinché tu veda meglio.” rispose il diavolo.
Meg e Cass si scambiarono un'occhiata maliziosa e complice.
Qualunque sia il giocattolino nascosto lì sotto, potrò giocarci insieme a te amore mio?” chiese Meg guardandolo negli occhi e avvinghiandosi a lui.
Castiel annuì sorridente, impaziente e sicuro che, qualunque cosa stesse per vedere, si sarebbe divertito un mondo.
Lucifero accese la luce schioccando le dita e rischiarando la stanza.
Si avvicinò alla croce e vi girò intorno per qualche lungo minuto. Poi guardò Castiel..
Questo regalo fratellino, è per dimostrarti quanto mi sei caro ed indispensabile. Questa situazione.. questa bellissima vita che stiamo vivendo da vincitori di una guerra che si combatte da secoli, non sarebbe così piena di avventure e divertimento se tu non ci fossi.” gli disse.
Così mi lusinghi Satanael.” replicò Cass “Che posso dire, eccetto.. grazie?”
Niente fratello mio..” rispose l'altro ridendo “Aspetta di vedere l'aspetto del tuo regalo.. e poi potrai dire tutto quello che ti passa per la testa.”
Meg saltellò in preda all'euforia del momento e invitò Cass a chiudere gli occhi.
Lui lo fece, non perchè gli piacessero davvero quelle stronzate che sapevano tanto da regalo di diploma, ma perchè era la sua donna ed era suo dovere accontentarla.
Chiuse gli occhi e sentì il telo cadere pesantemente a terra.
L'euforia di Meg, accanto a lui, si spense improvvisamente e la fragorosa risata di Lucifero riempì il silenzio della stanza.
Castiel aprì gli occhi di colpo e li sgranò dopo pochi secondi.
Il giocattolino, come Meg lo chiamava, aveva un aspetto fin troppo familiare e un groppo gli strinse la gola in una morsa.
Quel corpo che conosceva se ne stava appeso ad una croce.
Grandi catene incandescenti le bloccavano le braccia e le gambe. Quello spettacolo lo rabbrividiva di disgusto ed eccitazione allo stesso tempo.
Ti piace il tuo regalo?” gli chiese Lucifero avvicinandosi a lui con un grosso pugnale in mano “Io lo trovo delizioso. Con quei capelli profumati e il viso rosato.. beh, in questo momento è più rosso sangue, ma sai ha opposto parecchia resistenza quando siamo andati a prenderla.”
Castiel lo guardò in faccia senza sapere cosa dire.
Mi hai molto sorpreso Lucifero.” biascicò infine.
Una cosa è sicura..” replicò lui “Meg non vede l'ora di giocarci vero?”
Meg annuì lentamente con sguardo perfido e avanzò di qualche passo “Puoi dirlo forte Padre. Io e questa puttana abbiamo molto di cui parlare.”
Bada a come parli troia infernale! Io e te non abbiamo nulla da dirci.. a meno che con parlare tu non intenda me che ti prendo a calci, di nuovo..” replicò la donna sulla croce.
Meg serrò le mascelle infastidita, afferrò il pugnale che Lucifero aveva in mano e avanzò decisa verso di lei.
Non toccarla!” le urlò suo padre raggiungendola insieme a Cass.
Le prese il coltello di mano e lo porse a lui.
Tocca a Cass giocarci per primo.” disse “Vero?” continuò guardandolo.
Castiel deglutì a vuoto e annuì distrattamente.
Afferrò il coltello e se lo rigirò tra le mani per qualche secondo.
Poi sollevò piano il vestitino che la sua vittima indossava e le ferì con mano tremante la coscia destra.
La donna si lamentò, ma si trattenne dall'urlare, non riuscendo però a controllare un tremito di dolore.
Bene!” esclamò Lucifero “Io e Meg ti lasciamo da solo con la tua nuova prigioniera. Sarai il suo unico carceriere e te ne occuperai personalmente. Mi aspetto che tu faccia un grande lavoro per condurla nella nostra famiglia..”
Lo farò!” esclamò Castiel.
Il diavolo annuì sorridendo quasi beffardo e invitò Meg a lasciare la stanza, seguendola a breve distanza.
Hey signore del male..” lo richiamò la donna che, come un Cristo sofferente, stava appesa in croce “Il bianco non ti dona affatto.”
Lucifero rise appena e senza aggiungere altro lasciò Cass al suo dovere.
Da solo con lei, Castiel si ritrovò confuso e disorientato come non si sentiva da tanto.
Non poteva farle male.. lui non..
Smetti di pensarci e fai ciò che devi!” lo esortò lei.
Castiel si chiese come mai sembrava del tutto intenzionata a farsi ferire e torturare.
Poggiò il coltello per terra e le accarezzò le cosce sotto il vestito.
Era ancora calda come ricordava.
Di un caldo eccitante che gli faceva venire voglia di prenderla lì dov'erano senza pensarci.
Ed era ancora sfacciatamente strafottente.
Strappò poco la gonna fino a creare uno spacco laterale.
Vi infilò la mano e si perse nella morbidezza di quella carne per qualche secondo.
Poi si piegò e leccò la ferita, che lui stesso le aveva inflitto, languidamente.
Mh..” gemette ridendo “Hai un buon odore. Profumi di novità.”
Vorrei poter dire la stessa cosa,” replicò lei “ma mentirei. Puzzi di sesso e di demoni.”
Perchè non usiamo la via più semplice?” le chiese lui “Giura obbedienza a me e a Lucifero ed io ti slegherò e lascerò andare.. sarai un soldato.”
Lasciami riflettere un attimo sulla tua offerta..” disse lei piegando appena la testa “No, credo che rifiuterò, ma ti ringrazio per questa opportunità.”
Castiel rise appena e le trafisse la stessa coscia con il pugnale.
La donna urlò appena e poi ansimante non poté impedire ad alcune lacrime di solcarle le guance.
Fa male vero?” le chiese Cass “Fra poco ne farà ancora di più.”
Vedremo!” disse lei.
Non essere strafottente con me!” urlò Castiel “Da ora in poi tu mi obbedirai.”
Oppure?”
Oppure ti ucciderò.”
Fai pure!”
Castiel serrò le mascelle e le sferrò uno schiaffo violentissimo.
Lei si lasciò sfuggire un lamento e sputò a terra tingendo di rosso il pavimento.
Non sto scherzando Allison.. ti torturerò e poi ti ucciderò se non farai ciò che dico.” aggiunse Castiel.
Non importa.” gli rispose lei “Io ti perdono.”
Lo stomaco dell'ex angelo ora votato al male, si strinse facendogli male. Le sue mani tremarono e il suo cuore accelerò il battito.
Allison Morgan era la sua prigioniera, ma farle male, gli faceva male.


   
 
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