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Autore: Shadowolf    29/01/2011    3 recensioni
Infilo la chiave di casa nella serratura e giro, due volte, prima che scatti e la porta si apra, spinta dalla forza del mio piede. Barcollo dentro e accendo la luce in corridoio con il gomito, facendomi strada in cucina per lasciare le buste del supermercato.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'RolePlay'
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Infilo la chiave di casa nella serratura e giro, due volte, prima che scatti e la porta si apra, spinta dalla forza del mio piede. Barcollo dentro e accendo la luce in corridoio con il gomito, facendomi strada in cucina per lasciare le buste del supermercato. Sistemo ogni cosa al suo posto, così come m’ha insegnato a fare. Poi faccio un nodo ai sacchetti e li metto al loro posto, tornando all’ingresso e chiudendo la porta.
Lui non c’è, è andato con il suo manager a firmare un contratto per non so che film, e non ha voluto che lo accompagnassi. A dirla tutta, è stato il suo agente. Ci ha consigliato di “prendere alla leggera” questa storia, perché potrebbe rovinare entrambi. Stavo per reagire, anche abbastanza violentemente, ma per fortuna lui m’ha bloccato, abbracciandomi da dietro e sussurrandomi dolci parole all’orecchio, prima di rivolgersi all’altro e dirgli che non era assolutamente affar suo cosa volessimo farne delle nostre vite. Quello si è limitato a fare un gesto distratto per aria e ad uscire di casa.
Alla fine sono rimasto qui lo stesso, non so manco bene il perché, probabilmente ero seccato a tal punto da non voler più vedere quell’uomo per tutto il resto della giornata. Ho fatto un po’ di zapping alla tv ed ho pensato di uscire a far due passi, per calmarmi. Sono finito a fare spesa per cucinargli una torta, e giusto per il piacere di vedergli quel suo sorriso sorpreso che tanto lo fa somigliare ad un bambino dipingerglisi sulle labbra. Anche ora, al solo pensiero di quel momento non posso fare a meno di sentirmi più felice. È questo l’effetto che mi fa, e per quanto mi sforzi di capirne il motivo ormai sono serenamente rassegnato alla mia sconfitta.
Preparo la torta e la metto in forno, ridacchiando piano al ricordo della prima volta che gli confidai che sapevo cucinare. Non ci credeva, e continuava a scuotere la testa e a guardarmi come se venissi da un altro pianeta. Ovviamente l’ho fatto ricredere, e adesso addirittura mi prega perché ogni tanto gli prepari un dolce. Altrettanto ovviamente, cedo ogni volta. Tutta la mia volontà va a farsi benedire da quando siamo insieme e le cose vanno così alla grande, sono sempre pronto a dire di sì a qualsiasi cosa mi chieda, senza neanche fermarmi un attimo a pensarci su.
Inforno la torta e infilo le cose sporche in lavastoviglie, sciacquandomi le mani e prendendo la strada del divano, sdraiandomi e stiracchiandomici su. In realtà avrei da fare i bagagli, perché domani partiamo per la Svizzera. Ufficialmente le riprese cominceranno lunedì, ma noi abbiamo pensato di scendere già per il weekend, per avere un po’ di tempo soltanto per noi due. È passato un mese da quando siamo tornati da Kiribati, ma in qualche modo sembra di più. Non so perché, ma entrambi abbiamo la percezione del tempo molto sfasata. Ci sembra di essere insieme da anni, quando sono appena cinque mesi... sei, dopodomani. Sarebbe metà di un anno. Suona un po’ strano dirlo, nonostante tutto. È come se mi stessi rendendo conto solo in questo momento che il tempo sta effettivamente passando, scorrendo via. E nel silenzio che regna ora in casa, non posso trattenere un lieve sospiro tremante di lieve paura. Paura che all’improvviso tutto prenda a girare molto più velocemente del solito, e che in men che non si dica ci ritroviamo entrambi vecchi davanti ad un caminetto. Qualche volta ho sognato uno scenario del genere, e mi era sempre sembrato bellissimo, e sereno. Adesso invece è tutto il contrario. Sento il cuore battermi più velocemente nel petto e il respiro farsi leggermente più affannato. Mi metto a sedere e faccio scivolare la mano in tasca, afferrando il telefonino e componendo a memoria il suo numero, le dita che si muovono frenetiche sulla tastiera. Ma sul punto di premere il tasto verde mi blocco, sospirando a fondo e chiudendo per un attimo gli occhi. Non crescerò mai. Non posso chiamarlo, non posso andare avanti ancora a fare di queste scenate. Inutili, tra l’altro, perché dettate solamente da un singolo attimo di panico. Mi basta rivederlo per farmi passare qualsivoglia dubbio, devo solo resistere all’impulso di premere questo maledetto pulsante.
Fisso il display del cellulare, una sua foto con uno Stitch gigante, regalo di Natale per Iris. Rimango a guardarla per un po’, prima di decidere di mandargli un messaggio, invece di chiamarlo. Così non si preoccupa, ed io posso sempre sperare che lo senta e mi risponda.
“I’m missing you so much. Can’t wait to hug you.”
Lo invio e di nuovo mi ritrovo la sua faccia sorridente davanti agli occhi. Una lacrima involontaria mi scende lungo la guancia. L’avverto e decido di metter via il telefonino, alzandomi e andando alla finestra. Fuori fa un freddo micidiale, ancora, ma la neve non c’è più, tutto quel manto che per l’intero Dicembre ci aveva fatto compagnia solo un ricordo ora. Non posso fare a meno di pensare che sia un altro segno del tempo che passa. Poggio la mano sul vetro gelido e sospiro. Oggi è stato l’ultimo giorno di riprese, a Londra almeno. È stato triste lasciare il set, non so perché. Mentre Guy faceva un brindisi con della Coca-Cola, ridendo e scherzando con il resto della crew, io sono rimasto lì a fissare le scenografie ed il green screen tutto intorno, domandandomi se avrei mai più rimesso piede in questi studi. In fondo è qui che ho conosciuto lui, è tra queste mura che si è sviluppato il nostro rapporto, evolvendo man mano in quello che siamo oggi. Senza questo film, senza questo set...
Mi asciugo distrattamente un’altra lacrima ed appoggio la fronte al vetro, tirando piano su col naso. Non ci avevo mai pensato, prima di oggi. È sempre stato lui a pensare al film come all’inizio di tutto, ed io di solito lo prendevo in giro, dicendogli che non si sarebbe lo stesso salvato dal conoscermi. Che avrei inventato una qualsiasi scusa pur di conoscere Jude Law. Però a ben vedere ha ragione lui. Dobbiamo tanto a questo lavoro. E l’idea di lasciarlo andare, forse per sempre, è difficile da mandare giù, soprattutto adesso, che sono da solo e lui non è qui con me per proteggermi, per dirmi che tutto andrà per il meglio, che staremo sempre insieme, al di là del film.
Mi accorgo di star tremando e torno sul divano, avvolgendomi nella coperta e stendendomi di nuovo, gli occhi fissi nel fuoco scoppiettante. Cerco di svuotare la testa da tutti questi pensieri ma non ci riesco, incapace di abbattere la forza stupida ed infantile del mio stesso ragionamento, che velocemente si sta diffondendo, portandomi ancora una volta sull’orlo di un attacco di panico. Poi il cuscino vibra per una manciata di secondi, e subito realizzo che è il mio telefonino. Lo cerco con una punta di disperazione e quando finalmente lo prendo tra le mie mani spingo velocemente il tasto per aprire il messaggio. Dopo quella che mi sembra un’eternità, due brevi frasi appaiono sotto i miei occhi. Le leggo più volte prima di riuscire a capirne il senso, talmente sono spaventato.
Poi pian piano si fa largo un sorriso rassicurato sul mio viso, e il mio cuore riprende a battere ad una velocità normale. Grazie.
 “Don’t worry, everything’s gonna be alright. I love you so much, I’m coming back home to you.”



AUTHOR'S CORNER: Altra cosa altamente inutile che posto soltanto per far qualcosa alle 2:30 di notte (le 3:13 fin tanto che ho trovato un titolo). Ne approfitto per segnalare la creazione della serie RolePlay, che raccoglierà tutte le os (e i roundrobin con la mia socia) sul nostro RolePlay (viva l'inventiva nello scegliere i titoli), e già che ci siamo, se qualcuno del fandom mi/ci aggiunge come amici su fb, è pregato di segnalarlo perchè non accetto più persone che non conosco almeno per nome e/o nickname. Grazie per l'attenzione.

   
 
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