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Autore: SailorMercury84    29/01/2011    12 recensioni
Questa è la storia Amy, a noi nota come Sailor Mercury. In questa storia, vorrei far emergere non la storia della combattente, ma della ragazza di tutti i giorni. Amy che si racconta in prima persona.
Tratto dal primo capitolo:
"Mi chiamo Amy, ho 27 anni e sono originaria del giappone.
Finalmente mi sono laureata, e sono diventata un medico, per l'esattezza, medico d'urgenza. Sono
due anni che lavoro presso la struttura ospedaliera del Guy's Hospital, nella zona di London Bridge."
Spero vi piaccia, è la prima storia che scrivo!
Buona lettura...
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ami/Amy, Taiki, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna serie
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La mia quotidianità. 
 


Mi chiamo Amy, ho 27 anni e sono originaria del giappone.
Finalmente mi sono laureata, e sono diventata un medico, per l'esattezza, medico d'urgenza. Sono due anni che lavoro presso la struttura ospedaliera del Guy's Hospital, nella zona di London Bridge.  Mi sono trasferita per lavoro qui a Londra, e ho avuto il piacere di condividere l'appartamento con delle ragazze provenienti dal mio stesso paese, l'unica cosa che adesso, mi sembra positiva...
Credevo che il mio sogno fosse quello di diventare un grande medico, per poter aiutare la gente, ma c'è qualcosa che non va... non mi sento appagata, per me non è facile stare tutti i giorni a contatto con persone che lottano tra la vita e la morte.  Mia madre mi aveva consigliato di intraprendere la carriera come medico di base, ma io volevo salvare vite in modo più diretto. Il problema è che questa carriera mi sta uccidendo; non riesco a coltivare amicizie e amori come sia lecito. Sono fidanzata con Ryo, ma non so per quanto tempo ancora potrà resistere al mio fianco, si lamenta continuamente.
In quel poco tempo libero che ho, vado in piscina, e nuoto, nuoto per dimenticare  le scene drammatiche vissute all'ospedale.  L'acqua è l'unico elemento che riesca a farmi dimenticare i problemi e che mi rilassa... l'acqua è mia amica. Sarei ingiusta però, a non menzionare le mie amiche, le mie coinquiline. Riescono sempre a strapparmi un sorriso, a tirarmi su di morale. La più divertente è Bunny, un po' pasticciona, ma con un cuore grande che mi mette sempre allegria;  poi c'è Morea, la cuoca di casa, sempre un po' in crisi con i ragazzi e in  cerca di consigli, è una ragazza molto generosa; c'è poi Marta, anche lei fissata con i ragazzi, ma contagiosa con il suo sorriso, tira sempre fuori la battuta giusta al momento sbagliato eheh! Infine c'è Rea, la mia migliore amica, con lei posso confidarmi su tutto, ha sempre il consiglio giusto per me, inoltre è dotata del potere della preveggenza, infatti lavora spesso in collaborazione con la polizia per risolvere dei casi importanti. L'acqua e le mie amiche, sono loro che allietano le mie giornate.
Invece Ryo... beh, una volta era così anche con lui, ma ora non so più davvero se mi vuole al suo fianco, nel poco tempo che riesco a dedicargli, non sorrido più, ma subisco solo le sue accuse e questo non mi è certo d'aiuto.
Ecco riassunta la mia vita.
 

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Erano le 5.00 del mattino ed ero stanca morta;  avevo appena staccato dall'ospedale mentre arrivò una chiamata sul mio cellulare. Non avevo voglia di parlare con nessuno in quel momento, ma quando vidi il nome sul display, non potei esimermi...
 
- Pronto mamma? -

- Ciao tesoro come stai? Sei in ospedale, disturbo? -

- No mamma, stai tranquilla, sto tornando a casa... tu tutto bene? -

- Sì sì tutto bene! Sai, ieri alla tv hanno fatto un servizio sulla sanità e sui medici d'urgenza nel nostro paese, quindi ho pensato a te! Perché non torni in Giappone? Tu sei il mio orgoglio, parlo a tutti di te, e anche i miei pazienti avrebbero voglia di essere curati da una dottoressa in gamba come te! Nel mio studio c'è sempre posto per mia figlia, lo sai... un giorno prederai il mio posto! -
 
La mamma mi voleva un gran bene, ma era pesante... sospirando risposi:
 
- Mamma ne abbiamo già parlato, io voglio camminare con le mie gambe e... -
 
Mi interruppe:
 
- Ma certo certo lo so, ma puoi camminare con le tue gambe anche qui in Giappone, non credi? -
 
- Senti mamma, io non... -
 
- Oh su su, non voglio costringerti, l'importante è che continui a studiare, voglio vederti su tutti i giornali di medicina! -
 
Non avevo più la forza di controbattere, con lei era come parlare con un muro, sempre che riuscissi a prendere parola... così risposi insofferente:
 
- Va bene mamma, ora ti lascio, ho il cellulare scarico... -
 
- Sì sì, per carità, devi tenere il telefono a disposizione per chiamate d'urgenza! Ciao tesoro, ti chiamo domani! -
 
- Ciao mamma... -
 
Non finì nemmeno di ascoltare i miei saluti, che riagganciò. Mia madre è una donna frenetica, ed era molto felice per la mia carriera, ma la sua frenesia non aveva limiti, nemmeno nel pensare che con il fuso orario, mi aveva chiamata alle 5.00 del mattino. Mi aveva spinto lei a studiare medicina, e all'epoca accettai di buon grado, in fondo mi era sempre piaciuto studiare, e in più avrei potuto aiutare le persone...
Però nel tempo, decisi di allontanarmi da lei e di trasferirmi a Londra dove avrei potuto coltivare la mia professione, senza subire il suo fiato sul collo. Non aveva mai accettato il mio allontanamento, e cercava sempre di convincermi a tornare, non capendo che io mi ero allontanata proprio da lei; le volevo bene, ma non volevo subire la sua presenza così invadente nella mia vita.
Inserii la chiave nella toppa, cercando di aprire la porta senza far rumore per non svegliare le mie coinquiline.
Entrando, mi accorsi che la luce della cucina era accesa. Mi affacciai alla porta dalla quale proveniva la luce, e vidi Rea, in pigiama che beveva una tazza di tè fumante. Appena mi vide, accennando un sorriso, disse:
 
- Ne vuoi un po'? Te ne ho lasciato una tazza! -
 
Ero stanchissima e volevo andare a dormire, ma non riuscii a dire di no ad un momento di relax e al volto della mia amica, così le sorrisi:
 
- Sì, mi metto le ciabatte e arrivo! -
 
La luce della cucina era fioca, perché Rea aveva acceso solo la lampadina della cappa per non svegliare le altre.
Mi sedetti accanto a lei che mi guardò con aria preoccupata:
 
- Come stai? Sembri stanchissima, e sei anche dimagrita... Amy con me puoi parlare, lo sai. -
 
Avrei voluto dirle che non ne potevo più di quel ritmo, che alcune volte avrei voluto mollare tutto e passare pomeriggi a sorridere con lei, con le mie amiche; avrei voluto dirle che mi sarebbe piaciuto dedicarmi di più a Ryo, ma non potevo. Accennai una risatina finta:
 
- Ahahah tutto bene Rea, stai tranquilla, sono solo stanca perché è stata una nottataccia, in fondo sono le 5.30 del mattino, è normale che non abbia una bella cera! -
 
Sapevo che non mi avrebbe creduto, infatti ignorò le mie parole:
 
- Amy, ieri sera è passato Ryo, sperava di incontrarti... mi ha lasciato questo biglietto da consegnarti... -
 
Era una bustina azzurra, uno dei classici bigliettini che si accompagnano ad un regalo...
 
Senza dire nulla, presi il bigliettino e lo lessi tra me e me, in silenzio, con gli occhi di Rea puntati addosso.
Questo era il contenuto del biglietto:
 
 
"Amy, mi manchi. Tu lo sai che io farei di tutto per te, ma un amore non può continuare se non ci si vede. Sono venuto qui a Londra solo per stare al tuo fianco, non puoi pensare che veramente io sia venuto fin qui solo per una vacanza. Una vacanza non dura due anni. Vediamoci domani al Senshi Bar, alle 12.00. Devo parlarti. Ti amo...
Ryo."

 
 
Mi si strinse il cuore, la mia voglia di fare carriera non mi aveva mai aperto gli occhi sul ruolo di Ryo, sul reale motivo per cui all'epoca decise di partire con me. Avevo davvero creduto che venisse per vacanza, e che si fosse poi trasferito qui a Londra perché gli era piaciuto l'ambiente, trovandosi lavoro come cameriere. Non riuscii a trattenere le lacrime, mi sentivo stupida ed egoista.
Rea mi guardò stupita e poggiandomi una mano sulla spalla:
 
- Amy che è successo? Posso saperlo? Ryo ti ha lasciata? -
 
- N... no, non ancora... -
 
Non riuscivo a parlare, avevo paura persino di non riuscire ad andare all'appuntamento, perché con il mio lavoro e con il mio ruolo all'interno dell'ospedale, poteva arrivare una chiamata da un momento all'altro. I miei pensieri furono interrotti dalla mia amica:
 
- Amy ti prego, parla! -
 
- Non posso Rea... come faccio a dirti che... no, non posso! -
 
Non volevo dire a nessuno che non ne potevo più di quella vita, sarebbe stata un' accettazione totale di questo pensiero, e io volevo rimanere medico, non sapevo nemmeno io il perché... ero molto confusa.
Rea si alzò e mi abbracciò da dietro, mentre io ero ancora seduta e piangevo, poi con tono dispiaciuto, disse:
 
- Amy... io lo so il motivo per cui stai piangendo, so anche cosa pensi della tua vita, del tuo lavoro... lo so perché ho un dono che conosci molto bene, però voglio che sia tu un giorno, a parlarmene... fino a quel momento e anche oltre, sappi che potrai sempre contare su di me, d'accordo?-
 
Le sue parole mi avevano agitato. Lei sapeva...
Ma nello stesso tempo, quelle parole mi rassicurarono, sapevo di poter contare su di lei e sapevo che non avrebbe detto a nessuno di quella sera. Era davvero un'amica, si era svegliata nella notte per aspettare il mio rientro, le volevo molto bene!
Così, mi lasciai consolare.
 


 
Erano le dieci del mattino, la mia sveglia suonava, ma volevo rimanere nel letto il più possibile. Richiusi gli occhi pensando:
"Voglio rimanere nel letto un attimo, solo cinque minuti... "
Sentii un gran chiasso, e prima che potessi  rendermi conto di cosa stesse accadendo, sentii il mio materasso fare su e giù. Bunny e Marta erano venute a svegliarmi com'erano solite fare, la domenica mattina, quando non lavoravano. Saltavano sul mio letto e gridavano:
 
- Amyyyyyyyy è tardi, svegliatiii!! La sveglia è suonataaaaaaaa! -
 
In condizioni normali mi sarei arrabbiata e avrei risposto che avevo bisogno di riposarmi, ma la loro allegria di prima mattina, mi mise di buon umore e cominciai a ridere, mentre facevo finta di essere arrabbiata. Il mio sorriso le incoraggiò ancora di più a strafare, e Marta mi tirò per le braccia facendomi alzare dal letto mentre Bunny mi infilava i biscottini preparati da Morea in bocca. Fu un brusco
risveglio, ma piacevole. Poi mi recai un attimo in bagno, e mi vidi allo specchio: avevo un aspetto terribile, avevo dormito poco e male.
Andai verso la cucina mentre un profumo di dolci mi stuzzicò l'appetito. La cuoca di casa Morea, la domenica mattina si dava veramente da fare per mandare in visibilio i nostri palati.  Quella mattina aveva preparato tre tipi di biscotti diversi: al cioccolato, con le madorle e al limone, tutti con delle forme molto graziose come stelle, cuori, fiori...
Stare con loro mi faceva bene e speravo che quel momento non finisse mai, che non mi arrivasse nessuna chiamata. Bunny era dolcissima e mentre si stava strafogando mi indicò i biscotti:
 
- Amy sbrigati a mangiare qualche biscotto prima che Rea e Marta li finiscano! -
 
Rea rispose seccata:
 
- Cooooooooosaaa?!? Bunny ma se sei tu che ti stai strafogando! -
 
Le tirò un biscotto che la colpì sul naso, mentre Marta affermò:
 
- Ben ti stà Bunny, così impari a dare la colpa a noi! -
 
Iniziò la guerra dei biscotti fra le tre, e Morea urlò:
 
- Smettetela!! I miei biscotti!!! -
 
Io risi fino alle lacrime, poi mangiai due biscotti dal profumo delizioso e dal sapore altrettanto squisito complimentandomi con la cuoca:
 
- Morea sei fantastica in cucina! -
 
Lei arrossì per il complimento, e poi mi mostrò un contenitore di plastica:
 
- Questo è lo spezzatino con le patate che ho fatto oggi, te l'ho messo nel contenitore così puoi portarlo al lavoro se attacchi stasera! -
 
Avevo voglia di piangere dalla gioia, il suo semplice gesto mi aveva commosso, e il calore che quelle ragazze mi trasmettevano, era il mio toccasana.
Poi Rea mi guardò:
 
- Amy, vai a prepararti, o farai tardi! -
 
Il suo sgurdo con sguardo cupo, come se sapesse cosa mi aspettasse quella mattina, e percepiva la mia preoccupazione.
Come faceva a leggermi dentro così? Era l'unica ad essersi accorta che dietro a quell' apparente sorriso, celavo una tristezza infinita.
Marta mi guardò con aria dispiaciuta:
 
- E dove vai Amy? Il tuo telefono non ha ancora squillato! -
 
Non sapevo cosa dirle, avrei voluto tirare fuori la verità ma non volevo intristirle con i miei discorsi. Mentre pensavo ad una scusa plausibile, Rea rispose al posto mio:
 
- Uffa Marta, sei sempre indiscreta, saranno fatti suoi no? -
 
Marta si rabbuiò per essere stata sgridata e con tono dimesso mi guardò:
 
- Mi dispiace Amy, io... -
 
- Non ti preoccupare Marta, devo solo incontrare una collega di lavoro: si è scordata di ridarmi il camice che le avevo prestato e quindi deve riportarmelo! -

Le risposi con un sorriso e poi rivolsi il mio sguardo a Rea, inviandole un tacito ringraziamento con gli occhi. A volte era un po' impulsiva e suscettibile, sapevo che aveva risposto così a Marta per potermi togliere dall'imbarazzo; lo aveva fatto per me e gliene fui grata, nonostante il tono con cui avesse redarguito la ragazza curiosa. Rea rispose al mio sguardo eloquente con un occhiolino.
 
Erano le 11.00, e mi preparai velocemente, dopo aver fatto una doccia sotto l'acqua che mi aveva tranquillizzata.
Per fortuna il Senshi Bar era a dieci minuti da casa e arrivai in anticipo.
Mentre aspettavo Ryo, guardavo il cellulare, pregando di non doverlo sentire squillare almeno fino a sera. Il tempo era grigio, proprio come il mio umore, avrei voluto rimanere con le mie amiche, e invece mi aspettava una discussione con Ryo, dalla quale sarei uscita sconfitta. Lo vidi arrivare da lontano, aveva un cappotto più grigio del tempo mentre un  brivido mi percosse la schiena, non riuscendo a distinguere se lo avessi sentito per il freddo o per la paura di affrontare il mio ragazzo.
Ryo si avvicinò a me e  mi guardò con occhi tristi, non sorrideva più come una volta ormai:

- Ciao Dottoressa... -
 
Già... mi chiamava sempre così.
Poi, cercando di mascherare la mia paura, con tono deciso risposi:
 
- Ciao Ryo... -
 
Mi strinse forte al suo petto, mi diede un bacio sulle labbra e si lasciò andare ad una confessione disperata:
 
- Oddio quanto ti amo, ma... perché?!? -
 
In quel momento un misto di sentimenti si muovevano dentro me, ma non riuscii a dirgli che lo amavo, avevo paura di essere ipocrita, in fondo non lo sapevo più nemmeno io se lo amassi.
Dinanzi a questi dubbi e a queste paure,  mi venne voglia di piangere ma cercai di resistere il più possibile, e staccandomi dal suo abbraccio ma tenendolo per mano gli dissi rivolgendo il mio sguardo al bar:
 
- Entriamo? -
 
Entrammo.
 
 
 


Note e commenti:

Salve a tutti i lettori! Scusate se la storia non è ancora molto scorrevole, ma sono alle prime armi. Ci tenevo però a parlare di Amy, che in questa storia viene molto personalizzata da me. La storia diventerà molto più intensa, e la protagonista non sarà sempre depressa, tranquilli eheh! :)

Ringrazio tutte le ragazze del forum che mi hanno dato coraggio nel portare avanti questo progetto, e in particolare vorrei ringraziare Demy84 per avermi dato spunto, per avermi fatto venire l'idea di scrivere, e soprattutto per la sua dolcezza e la sua bravura nello scrivere, che mi ha coinvolta particolarmente. Grazie Demy e grazie a tutti voi che siete su questa pagina.
SailorMercury84


17 - 04 - 2011: Capitolo revisionato

   
 
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