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Autore: Marguerite    29/01/2011    5 recensioni
“Noi non siamo Streghe. Noi non siamo creature diaboliche. La nostra condanna è quella di essere donne in una società dominata da uomini che si nascondono dietro il nome di Dio.”
Genere: Drammatico, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Inquisizione
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..Vi auguro una buona lettura..
 

Non Addio ma Arrivederci




Non so sé questa storia verrà raccontata nell’ombra delle tenebre o alla luce del giorno, la mia cella è priva di fessure, ma sento il bisogno di raccontarla perché lei me lo ha fatto promettere. E come tutte quelle che mi ha raccontato lei, accompagnata dal dolce canto del fuoco, questa comincerà con
C’era una volta
Il mio nome è Rebecca Harvey, mi dispiace continuare a bagnare il foglio di lacrime ma sono ancora sconvolta dalla morte della mia amata sorella avvenuta pochi istanti fa, o forse sono passati dei giorni? Vivevamo in un piccolo villaggio inglese, vicino alla campagna, abitato per lo più da famiglie di puritani. Io e mia sorella, Hester, perdonatemi se la mano trema nel scrivere il suo nome, inseguito alla mia nascita siamo state abbandonate alla porta di una vecchia signora del villaggio: Donna Maud. Tutto sommato saremmo potute capitare peggio e, sebbene la donna non fosse felicissima di avere due nuove bocche da sfamare, le monete contenute nel cesto dove ero adagiata, le hanno fatto cambiare subito idea. Hester allora aveva appena tre anni, ma già si comportava in modo protettivo verso di me. Ricordo che la nostra infanzia fu più o meno felice, non mi mancò mai l’affetto di una madre visto che, anche se poco più grande di me, Hester si comportava da tale. E io ne ero felice. Tanto felice. Crescemmo cosi, aiutandoci e sostenendoci a vicenda. Ricordo ancora le sue storie, sussurrate davanti al fuoco. Quelle storie erano solo per me e io ero tremendamente gelosa di mia sorella. Ero piccola e vivevo nel terrore che trovasse una sorellina migliore. Quando più tardi gli confidai queste mie paure infantili lei mi rispose, come spesso diceva: Mi basti tu. E io le rispondevo: E tu basti a me. Mi piaceva l’idea che fossimo solo io e lei. E presto lo fummo. Donna Maud morì, lasciandoci la sua casa e i suoi averi. Che la sua anima, anche se spesso avara, riposi in pace con Dio! Le devo molto, e grazie a lei che imparammo un mestiere, anche se fu la nostra condanna. Infatti Donna Maud faceva la levatrice, aiutava, infatti, le donne a partorire. Un lavoro vicino alla vita come alla morte. Per questo Donna Maud, e di conseguenza noi, non fummo mai veramente ben viste al villaggio. Ma quello era ciò che sapevamo fare, e visto che le donne puritane erano spesso in cinta vivevamo bene, cercando di far succedere meno incidenti possibili. Non eravamo le uniche certo, ma mia sorella era la migliore. Eravamo giovani, appena 16 io e 18 lei, non ancora sposate e, con un mestiere che ci costringeva a guardare i faccia la morte; non era strano quindi che la gente del villaggio era diffidente verso di noi. Questo non impediva però hai ragazzi di notare la bellezza di Hester: lunghi capelli color mogano con riflessi rossicci che le cadevano in dolci boccoli lungo la schiena, occhi verde muschio e un profumo di lavanda attiravano richieste di matrimonio come un fiore attira un ape. Anche io ero spesso oggetto di sguardi indiscreti anche se sono completamente diversa da Hester: ho gli occhi azzurri, come il mare, e i miei capelli erano lisci e dorati, dico erano perché mi sono stati strappati e ora ne rimangono solo pochi ciuffi. Adoravo quei capelli! Oh, sto perdendo il filo, cosa dicevo? Ah, si. Le richieste di matrimonio. Non le abbiamo mai accettate, e anche questo alimentava le chiacchiere dietro le nostre spalle. La gente ha iniziato a sussurrare quando camminavamo per la strada. Sapevamo anche leggere e scrivere, brutta cosa per delle donne. Mi ricordo quello che diceva la signora Ann, un’anziana signora che non passava un giorno senza andare in chiesa: “Io sono una donna semplice che parla come Dio le detta e non so ne leggere ne scrivere. Secondo me la mente femminile è troppo debole per certa roba e le parole confondono ancor di più. In verità lascio la lettura della Bibbia e di cose così alla mente maschile che è ben più forte”
Ogni volta che Hester sentiva questi discorsi mi diceva: “La stupidità della gente è infinita”
Mi stupivo ogni volta del  suo coraggio, del suo saper tener testa a queste persone superstiziose, del suo saper ignorare i sussurri quando ogni domenica andavamo in chiesa e della sua intelligenza e astuzia nel far diventare le accuse contro di noi delle preziose carte a nostro vantaggio. La nostra comunità si è sempre riunita in assemblea per prendere delle decisioni importanti come la data per il raccolto, la mietitura, il prezzo di vendita dei vari prodotti e così via. A queste assemblee era concessa a tutti la parola ma le donne preferivano non parlare e lasciare tutte queste decisioni agli uomini. Una volta si stava discutendo se continuare a produrre erbe curative fosse giusto agli occhi di Dio. Molti erano d’accordo che le erbe erano una forma di stregoneria ed era necessario bruciarle. A quel punto Hester si era alzata in piedi e aveva detto: “Il Signore le ha create, quindi non sono creature divine? E Dio non vorrebbe che noi distruggessimo le Sue creature” a quel punto occhiate di disapprovazione si levarono nella sala e la signora Ann disse:
 “Il signore ti ha forse chiesto di parlare?”
“Non dice lei che noi donne dobbiamo parlare come Dio ci detta”
Colpita dalla risposta la signora Ann cercò ancora una volta di controbattere:
“E non potrebbero quelle erbe essere diaboliche”
“Ma la Bibbia ci insegna che le creazioni diaboliche creano il male, invece quelle erbe lo curano”
Ancora una volta la signora Ann restò sorpresa e decise di rimanere in silenzio. L’assemblea era terminata dopo qualche ora decidendo che tali erbe speciali potevano continuare a essere coltivate e utilizzate a scopo curativo.
Quel giorno ero felice, sentivo che la gente aveva imparato a rispettarci, credevo che le cose potessero cambiare per noi. Ma presto arrivò la nostra rovina.  Come ho già detto il nostro lavoro poteva rivelare un oscuro retroscena: la Morte. Un giorno il pastore chiamò me è mia sorella per assistere sua moglie durante il parto. Si presentava come una situazione veramente difficile; la donna era debole, sembrava che si stesse spegnendo lentamente e i suoi occhi erano privi di vitalità. Portava spesso le mani sul pancione, lo sfiorava piano con la mano e sorrideva. Chissà se anche lei aveva capito che quel bambino l’avrebbe portata alla morte. Hester lo sapeva, ed era preoccupata perché si trattava della moglie del reverendo, un uomo timorato di Dio e molto suscettibile alle superstizioni della sua comunità. Il nostro obbiettivo era quello di salvare il bimbo, almeno lui doveva vivere. Ma così non fu. Hester cercò di rianimarlo in tutti i modi, ma era nato morto e insieme a lui la madre raggiunse il cielo. Non sapevamo cosa sarebbe successo ma presto sentimmo le voci, anzi le urla, della gente armata di forconi e legni infuocati che si avvicinava a noi e alla nostra piccola capanna. Iniziai ad avere paura vedendo tutte quelle persone, guidate dal reverendo e da Ann, che presero a scuotere la porta cercando di entrare. Fu allora che vidi gli uomini dagli alti cappelli, ci legarono strette, non abbiamo avuto nemmeno il tempo di pensare a escogitare un modo per scappare. Volsi lo sguardo verso mia sorella e quando incrociai i suoi occhi, così spaventati e spauriti che ogni mia certezza andò a farsi benedire, perdonatemi l’espressione poco puritana. Ci caricarono su un carro, non prima di averci lasciato fare un bagno di folla che risultò davvero poco positivo, in quanto ricevemmo così tante botte da sembrare due appestate. Ma il peggio doveva ancora venire, ma questo non lo sapevamo ancora. Appena arrivate ci separarono, o per lo meno cercarono. Mia sorella si mise ad urlare talmente tanto forte che la guardia le diede uno schiaffo. A quel punto iniziai a gridare anche io, ma un altro paio di ceffoni ci fece zittire definitivamente. “Avanti, strega, è giunta l’ora di pagare per i tuoi peccati e i tuoi sortilegi” disse ghignando malefico il signore dall’alto cappello rivolto a mia sorella e spingendola in una stanza, poco dopo la raggiunsi anche io, e vidi la cosa più brutta che potessi immaginarmi. I suoi bellissimi capelli le venivano strappati senza ritegno, a mani nude, come se fossero erbacce. Più Lei urlava, e più quelli ridevano. Arrivò il mio turno; incrociai gli occhi disperati di mia sorella e sorrisi cercando di sembrare forte, ma non lo ero, non lo sono mai stata, di solito era lei quella che decideva, quella che trainava la nostra famiglia, ma ora era debole, aveva paura ed era senza capelli. Era brutta. Mai avrei creduto di dover pensare una cosa del genere di mia sorella. E ora che anche i miei ciuffi d’oro mi abbandonavano vidi in mia sorella quello che anche io ero diventata. Non eravamo più donne, eravamo dei mostri, della streghe.  Ci portarono in una sala, tutto si svolse velocemente. C’erano degli uomini con delle bianche parrucche sul capo, i giudici. Eravamo davanti al famigerato Tribunale dell’Inquisizione. Domande veloci, annoiate. Sapevano già quale sarebbe stata la sentenza, c’erano prove sufficienti per mandarci al rogo, era inutile sprecarsi per cercare di farci confessare qualcosa, era inutile. Improvvisamente sentì la voce di mia sorella, inizialmente pensai di sognare: “Noi non siamo Streghe. Noi non siamo creature diaboliche. La nostra condanna è quella di essere donne in una società dominata da uomini che si nascondono dietro il nome di Dio.” Sembrava avesse ritrovato la sua sicurezza ma il colpo arrivò fulmineo. La guarda vicina le aveva dato un colpo di lancia, stordendola. Intanto i giudici avevano preso a gridare insulti, imprecazioni e bestemmie. La sentenza fu emessa e mia sorella fu portata subito via. Era lei la più "strega" fra le due secondo l’Inquisizione. Sentivo come se mi stessero strappando via il cuore e lo stessero smembrassero davanti ai miei occhi, lasciando un vuoto nel mio petto. “Ti voglio bene Rebecca. Sorella mia, sei sempre stata la cosa a cui tenevo di più al mondo. Devi promettermi di raccontare la nostra storia, perché solo così le cose potranno cambiare. Promettimelo ti prego” disse fra le lacrime. Io annui non riuscendo a parlare, straziata dal dolore. “Brava Rebecca. Sei una ragazza forte, anche se spesso lo dimentichi” sorrise “ Non piangere presto ci rivedremo, in un mondo migliore, in cui tutti sono uguali e hanno pari dignità, dove essere uomini ed essere donne è la stessa cosa, e la tua opinione vale come quella di tutti gli altri. Vivevo bene anche in questo mondo perché c’eri tu, mi basti tu, ma credo che saremo più felici nel futuro che ci attende. Ti aspetterò e varcheremo insieme quella porta, saremo libere e saremo Donne. Sei sempre stata tutta la mia vita, piccola Rebecca. Non dimenticarlo mai. Ci rincontreremo in un mondo migliore. Non ti dico Addio ma Arrivederci” sorrise, piangendo. Sorrisi anche io, mentre le lacrime sgorgavano incessanti. Mi portarono in questa buia cella, non prima di vedere la colonna di fumo che portava le ceneri dell’animo della mia Hester al cielo. Bene, sarebbe arrivata più in fretta nel suo nuovo mondo. Chiesi della carta e l’occorrente per scrivere, dicendo che volevo confessare i miei peccati e ammettere per iscritto le mie azioni diaboliche. Iniziai a scrivere questa storia, la sua storia, la nostra storia. Piango da allora, non pensavo di avere così tante lacrime. Ma sapere che Hester non è qui accanto a me mi provoca un dolore talmente grande e intenso, anche se so che si tratta di una separazione passeggera.  Per me lei era il mio sostegno, la mia sponda sicura, la mia famiglia, la mamma che non ho mai avuto. Le volevo talmente tanto bene che non vedo l’ora di raggiungerla. Il mio desiderio sta per compiersi, li sento arrivare. Continuo a bagnare il foglio, me ne rendo conto ma queste sono lacrime differenti da quelle precedenti, sono lacrime di felicità. Vi ho reso testimoni dei terribili orrori commessi dall’ignoranza e dalla stupidità degli uomini. Dal senso di inferiorità inserito forzatamente dentro l’animo delle donne. Vi ho reso testimoni dei sacrifici di giovani che sono state accusate ingiustamente di essere Streghe. Non Dimenticate, vi prego fatelo per me, fatelo per Hester.
Vi scongiuro, non dimenticate;
Non Dimenticateci.

Non Addio ma Arriderci

Rebecca.



 








Ciao :) 
Piaciuta? Storia nata da un tema ( la scuola ogni tanto è piacevole ;) ) e che ho deciso di condividere con voi.
Mi sono commossa nel scriverla e spero che vi sia piaciuta, mi sono impegnata molto cercando di migliorare questo racconto. Bacione Margherita. 

  
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