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Autore: LoveYourself_    30/01/2011    1 recensioni
Piccola shot per ragazze e ragazzi in cerca dell'anima gemella. Ma esiste davvero? Oddio, oggi sono piuttosto depressa, non c'è che dire ç_ç Se vi è piaciuta, lasciate una mini-recensione, mi farebbe davvero piacere! Peace!
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Joe Jonas, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Image and video hosting by TinyPic “E dai ragazzi, dobbiamo proprio farla questa stupida ricerca di anatomia? Io propongo di bighellonare in giro e magari di rimorchiare qualche bella fanciulla” sogghignai divertito.
“No, Joe, scordatelo. Sono due settimane che rimandiamo! Cerchiamo di fare i ragazzi maturi e di finire, o per lo meno cominciare, questa benedetta ricerca” mi rimproverò il mio migliore amico Chris.
“Stai diventando un secchione, amico! Aiutateci!” implorò divertito mio fratello Nick.
“Ma quale secchione! Ovvio che mi piacerebbe cazzeggiare allegramente anziché andare in una stupida biblioteca dove ci sono solo secchioni con occhiali, brufoli e apparecchio! Ma riflettete, questa ricerca vale tutto l’anno scolastico, e dobbiamo cercare di prendere una fottutissima sufficienza se vogliamo superare l’anno! Tuo fratello Kevin non poteva venire con noi a darci una mano? Lui è un genio in queste cose! Hai portato ‘sto fannullone di Nick, invece...”
“Hey!” si lagnò Nick dando un pugno sul braccio di Chris.
Eccoli qua, i miei migliori amici. Nick, Kevin e Chris. Nick e Kevin sono anche miei fratelli, che hanno condiviso tutto con me, persino le ragazze. Chris lo conosco da cinque anni ed è a dir poco geniale. Kev lo considera un soggettone per i suoi strambi ma simpatici modi di fare. Per me è un terzo fratello, non c’è che dire. Anzi, quarto.
“Siamo arrivati” sbuffai, fermandomi davanti ad un edificio che sembrava un manicomio. O forse era un manicomio.
Un grande cartello sulla porta d’entrata diceva SILENZIO ASSOLUTO.
Sulle nostre povere facce aleggiava quell’espressione da cane bastonato, quell’espressione da sto andando al patibolo e sono fottuto. Poveri noi.
Una volta entrati, ci sedemmo su un tavolo il più isolato possibile dagli altri.
Mentre i miei amici cercavano qualche libro sugli scaffali, io mi guardai un po’ in giro. In effetti Chris aveva ragione. Nella biblioteca aleggiava un silenzio di tomba, escluso le varie pagine di libri che di tanto in tanto si sentivano girare. C’erano pochissime persone, metà delle quali con la solita aria da secchione saccente so tutto io.
Niente ragazze. Nessuna. Neanche una. Che cazzo.
Passarono le ore. Buttammo giù qualche parola per non deprimerci più di tanto finchè, dopo varie risate e litigate per decidere chi doveva scrivere e soprattutto cosa si doveva scrivere, la ricerca cominciò ad avere un qualcosa di sensato.
“Oddio ragazzi, non ho mai lavorato così tanto! Io volevo fare il gelataio da piccolo, non lo scienziato pazzo!” se ne uscì Chris, in preda ad una delle crisi di panico a cui avevamo assistito almeno dieci volte da quando eravamo entrati nel patibolo.
“Oddio ti ci vedo, sai? Ammicchi alle ragazze mentre prepari un buon gelato.” rise Nick, mentre scriveva qualcosa su un certo disco intervertebrale.
“Un modo come un altro per rimorchiare, oddio non ci avevo pensato!” esclamò il soggettone, ormai completamente andato.
“Oddio ragazzi ma vi sentite? Che discorsi fate? Siamo ragazzi maturi ormai!”, li rimproverai io,  aggiungendo poi: “Certo che mi sembra di stare in chiesa! Non c’è nessuna ragazza in questo posto ambiguo e cupo! Questa si che è depressione” mi lamentai, accasciandomi sulla sedia.
“Oh si e per fortuna eravamo ragazzi maturi! Oddio Joe, certo che...” ma Chris non fece in tempo a  finire la frase che i suoi occhi si sbarrarono improvvisamente.
Seguii con lo sguardo i suoi occhi, fino a girarmi e vidi una ragazza che camminava a passo veloce e a mio parere anche abbastanza arrabbiata, verso di noi. Si fermò propro davanti a me.
“Voi tre! Sono quattro ore che parlate! Volete starvi zitti porca miseria?! Vi faccio cacciare se non la piantate immediatamente! AVETE CAPITO BRUTTI CAPRONI CHE NON SIETE ALTRO?”
Per un attimo ho avuto paura. Tanta paura. No davvero, quella ragazza metteva i brividi! Era incazzata nera e si vedeva da come ci guardava e dai pugni stretti vicino ai fianchi. Ma io, Joseph Adam Jonas, non mi sono mai fatto mettere i piedi in testa da una ragazza!
”Hey, senti tesoro, perchè non ti calmi e mi accompagni in quella stanza piccola e buia così chiacchieriamo un po’?” le ammiccai come solo Joe Jonas sapeva fare.
“E allora non hai afferrato! Ho detto che dovete stare zitti dentro o fuori quella stanza piccola e buia! E vacci con i tuoi amici lì dentro, ma chi ti conosce!”
Mi alzai e mi avvicinai a lei. Faccia a faccia. Inizialmente volevo ribattere, ma il contatto con i suoi occhi fu drastico. Mi ci persi del tutto. E non persi solo me, ma anche la mia sicurezza, che fino ad un momento fa avevo sotto il naso.
“Senti moretto, forse non ci siamo capiti. Fate silenzio, d’accordo? Ve lo chiedo per favore.” anche lei sentì qualcosa guardando i miei occhi e abbassò il tono di voce di qualche decibel.
“Non c’è problema” le dissi prima di vederla sparire dietro una grande libreria.
Mi buttai sulla sedia, con un ronzio nella testa.
“Tutto a posto, Joe?” mi chiede Nick, accortosi probabilmente della mia espressione confusa.
“Tutto a posto e niente in ordine. “ gli sorrisi io.
“Lo prendiamo per un sì, dai. Ma quella ragazza è fuori di testa!” mi disse Chris in un sussurro.
“Già. Ragazzi, mi serve una pausa. Torno tra cinque minuti. Non rovinate tre ore di ricerca per qualche voltra stronzata, d’accordo?” li avvertii, sentendomi un capo di chi sa quale squadra anti-mafia.
“Sissignore!”rispose Nick, fingendosi serio.
Uscii dal manicomio per prendere una boccata d’aria. Non l’avessi mai fatto. Di nuovo lei. Oddio quant’era bella. L’immagine di quegli occhi verde smeraldo si era accampata nella mia mente, senza neanche un minimo di permesso. I suoi capelli lunghi erano di un biondo che neanche la ragazza più tinta della terra sarebbe riuscita ad imitare. Sembrava un angelo. Ecco, era un angelo venuto dal cielo, non una ragazza come le altre.
Era seduta su una panchina con le cuffie nelle orecchie e leggeva un libro. Secchiona. Ma una secchiona bellissima, a mio parere.
Mi avviai verso di lei  e senza indugiare mi sedetti. L’angelo sollevò lo sguardo verso di me, si tolse delicatamente le cuffie e disse: “C’è qualche problema? Sono uscita dalla biblioteca per non sentire te e i tuoi amichetti, ora ti ritrovo qui con l’intenzione di rompermi le scatole, dove pensi che debba andare per stare in santa pace?”
“Ma io non ho intenzione di romperti le scatole” le dissi dolcemente.
“E allora sentiamo, perchè sei qui?”mi chiese, sorpresa della mia risposta.
“Posso farti una domanda?”
“Prometti che poi mi lascerai in pace?”
No. Non avrei mai promesso una cosa del genere. Già il pensiero di non poterla conoscere, mi fece star male. Non è esagerazione, diamine, è pura verità.
“No.”
“No?”
“No.”
“E allora niente domanda.”
“Te la faccio lo stesso. Sei mai stata lissù?” ed indicai il cielo.
“Che cosa?!? No, che domande! Vuoi augurarmi di andarci per caso?”, oddio quanto era carina quando si arrabbiava.
“No. Te l’ho chiesto per sapere se eri un angelo” le sorrisi dolcemente.
Lei rimase totalmente spiazzata dalla mia frase ad effetto e meditò la risposta. Alla fine disse, sorridendomi: “Le ali ancora non sono spuntate”.
“Mmh”dissi, fingendo di pensare, “allora sei un angelo. L’avevo detto, io.”
“E sentiamo, come fai a sapere che io sono un angelo?” mi chiese, ormai divertita dal gioco che avevo iniziato.
“Dagli occhi, ovviamente. E poi dai tuoi capelli.”
Arrossì.
Oddio, che qualcuno mi tenga fermo. Non era come le altre, quelle con tre chili di matita sugli occhi, ottantamila piercing e la puzza sotto il naso. Era l’angelo della semplicità. La semplicità fatta persona. Era bellissima.
“Come ti chiami, moretto?” mi chiese, facendomi tornare alla realtà.
“Joseph. Ma per un angelo, sono Joe. E tu?”
“Te lo dico solo se non mi prendi in giro” sorrise abbassandro lo sguardo.
“Come potrei! Dai, dimmi” le dissi, tirandole delicatamente su il viso.
“Heaven” arrossì di nuovo. Stavo per sciogliermi, ma dovevo assolutamente contenermi.
“E poi dici le coincidenze! Sai, c’è una canzone che mi piace particolarmente... parla proprio di te! Vuoi sentirla?”
“Si!” mi disse, quasi eccitata.
“D’accordo. Fa... Don't you wanna shake because you love, cry because you care, feel 'cause you're alive, sleep because you're tired,make heaven, heaven out of hell now
Non so quale fu di preciso la sua reazione, ma di certo feci colpo. Ho sempre pensato che la mia voce fosse piuttosto intonata, forse fu per quello che si buttò su di me e mi baciò. Oddio, pensavo fossi l’unico ad essere matto. La baciai con tutte le mie forze, con tutto il fiato che avevo in gola, avevo paura che potesse scappare, avevo paura volasse via. La strinsi forte, le accarezzai i morbidi capelli, assaggiai le sue labbra sottili e un po’ carnose. Ci staccammo l’uno dall’altra dopo un bel po’ di tempo. Lei aveva le guance rosse, io ero totalmente perso nei suoi occhi. L’unica cosa ancora normale era il mondo che  continuava a girare normalmente. Ma noi no.
Fu lei a parlare per prima.
“Scusa, io non volevo, è che tu hai cominciato a cantare con quella voce e io non ho resistito in più hai degli occhi magnetici e sei davvero simpatico e quando parlo così è perchè sono in un totale imbarazzo che non riesco neanche a fermarmi vedi proprio come sto facendo ora e..”
La baciai. Di nuovo. Per azzittarla, si. Ma anche per soddisfare i miei bisogni. Avevo bisogno di baciarla, di nuovo. Mi piaceva baciarla, sentire il sapore delle sue labbra sulle mie, quello sfiorarsi di lingue, lei che mi accarezzava i capelli e io che la stringevo a me. Era tutto così magico.
“Sei fottutamente perfetta”le dissi accarezzandole una guancia.
“Come la canzone di Pink?” mi chiede, sorridendo.
“Come la canzone di Pink. Fottutamente perfetta per me” conclusi, baciandola.
  
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