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Autore: Emerald Latias    30/01/2011    1 recensioni
Aspettare è sempre la parte più difficile.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Rinoa Heartilly, Squall Leonheart
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer: Final Fantasy VIII e i suoi personaggi sono proprietà Square-Enix, e vengono qui utilizzati senza scopo di lucro: nessuna violazione del copyright è pertanto da ritenersi intesa.

PINK DECEMBER
scritto da Emerald Latias, tradotto da Alessia Heartilly

'Io ti aspetterò qui. Se verrai qui, mi troverai. Lo prometto.'

Aspettare. È una parola a cui non mi abituerò mai, non importa quante volte la sentirò pronunciare. Mi scopro sempre a rabbrividire ogni volta che questa parola in particolare scivola sulla lingua delle persone. Aspettare mi addolora, mi tortura e mi ricorda dolorosamente che tu non sei qui, che sei da un'altra parte, a sistemare i torti per il migliore offerente. Ok, forse questa mi è uscita un po' più amara di quanto intendessi, ma... non posso evitarlo. Mi manchi Squall, più di quanto saprai mai. Mi manca il modo in cui mi fai sentire amata, mi manca il tuo sguardo protettivo, mi manca il modo in cui mi baci, ma soprattutto, mi manchi tu, mio cavaliere.

Almeno l'attesa finirà stanotte... fino alla prossima volta, comunque.

In ogni caso, prometto di avere cura di ogni momento di veglia che avremo insieme, dal momento in cui ci alzeremo e picchieremo le dita contro il cassettone, scordandoci che l'abbiamo spostato in camera da letto, fino al momento in cui dovrò staccarti a forza dalle tue scartoffie, insistendo per fartele mettere da parte fino alla mattina successiva. Beh, dubito che i nostri giorni inizieranno e finiranno ancora così, ma l'idea c'è comunque. Ma poi, chi dice che non ricominceremo da dove ci siamo interrotti molti mesi fa?

Hyne, è passato davvero così poco dall'ultima volta in cui sei entrato nel nostro nido, piccolo e umile? Avrei potuto giurare che sono passati un paio d'anni da quando mi hai parlato la prima volta di questa tua missione. Penso che questo provi che il tempo ha uno strano modo di rallentare le cose sino a uno strisciare doloroso, quando si aspetta ansiosamente che ritorni una persona che si ama.

Ugh, ecco di nuovo quella parola, che torna a perseguitarmi. Aspettare. Giuro che la prossima volta che sentirò qualcuno lamentarsi per l'aspettare qualcosa, sottolineerò educatamente che paragonato all'aspettare che il tuo ragazzo, un SeeD, torni da una missione di tre settimane solo per scoprire che la sua missione continua ad essere prolungata di due settimane ogni volta, fino a quando hai l'impressione che dovrebbero piantarla con le bugie burocratiche e sostituire la parola 'settimane' con 'mesi', o possibilmente 'anni', il tuo dolore momentaneo non è niente.

... Ripensandoci bene, forse lascerò in pace questa ipotetica persona. Non penso che sarei dell'umore giusto per un po' di compassione, per non parlare del fatto che quella suonava troppo come un piagnucolare per i miei gusti. In ogni caso, l'ultima cosa che voglio o che ho bisogno di sentire è un qualcosa tipo 'oh, povera...' oppure, 'non posso assolutamente immaginare quello che hai dovuto sopportare...'

Mi si chiude lo stomaco solo a pensarci, e quello non include nemmeno la metà delle cose con cui ho dovuto avere a che fare in questi mesi - penso che sarei piegata sulla tazza, a svuotare il mio stomaco se succedesse.

Eppure, non si avvicina nemmeno un po' a quanto fossi preoccupata durante quelle prime settimane della tua assenza. Il mio corpo era l'unica cosa che non era stata ingannata dai miei tentativi consapevoli di fingere ignoranza. Per un po', mi ero davvero convinta che un'intossicazione alimentare, l'influenza e la nausea avessero deciso di colpirmi tutte nello stesso momento. Una visita veloce all'infermeria del Garden sistemò le cose, quando la dottoressa Kadowaki mi disse qualcosa di diverso, affermando che la ragione principale per quelle cose forse che il mio corpo stava subendo molto stress. Le dissi che non c'era ragione per cui io fossi stressata, che il prolungamento delle missioni non era una cosa poco comune. Lei mi disse di smettere di girarci intorno, altrimenti mi avrebbe dato una valida ragione per essere stressata.

Fedele alla parola data, mi ha dato una valida ragione per essere stressata quando ho cercato di girarci di nuovo intorno, chiedendo se i miei poteri di strega potessero essere responsabili per alcuni dei sintomi. Proprio allora, la fatina della nausea decise di farmi un'altra visita, e vomitai in un cestino della carta straccia che afferrai all'ultimo secondo. In una maniera da vera amica, non da medico, la dottoressa Kadowaki mi chiese se stavo bene. Ripensandoci adesso, non ricordo di averle mai dato una risposta; tutto quello che mi sembra di ricordare è che mi chiesi quando saresti tornato a casa e avresti scacciato via i miei problemi.

Ma ovviamente, l'universo non regala le cose con tanta facilità - dobbiamo guadagnarci quello che vogliamo. E anche se questo sembra un po' egoista, non posso pensare a un esempio migliore di me stessa in questi ultimi mesi. Forse lo hai fatto anche tu, Squall, ma fino a quando non lo sentirò uscire dalla tua bocca e dalla tua voce profonda, mi atterrò a quello che so.

Ancora non posso credere di essere riuscita a sopravvivere nella parte migliore dell'anno senza vederti, o senza sentire la tua voce confortante. Hyne, non sai che cosa avrei dato per vederti o sentirti una sola volta durante tutta questa faccenda....

Mi sfugge un sospiro pesante e ora sono sul punto di diventare un rottame piagnucolante. Stai tranquilla Rinoa, stai tranquilla.

Ancora qualche minuto prima che lui entri dalla porta e potrai dirgli tutto, e forse riuscirai a chiedergli un abbraccio.

Ma vorrai abbracciarmi, dopo?

Forse non voglio conoscere la risposta. O forse sì, dato che significherà che sei qui.

Hyne, è complicato. So che cosa mi piacerebbe che succedesse, ma non so cosa dire o cosa fare perché succeda. Se tu fossi tornato prima, questa riunione sarebbe stata più semplice, ma so che questa difficoltà non è colpa tua. Era fuori dal tuo controllo e questo tipo di complicazioni, in teoria, vanno di pari passo con l'essere un SeeD. Puoi essere uno dei migliori, ma sei comunque umano. E fidati, sono la prima persona che può testimoniare che è vero.

La SeeD, l'oggetto del mio castigo. Questa situazione sarebbe stata più tollerabile se avessi fatto tutte le cose necessarie per potermi unire a te nella mischia? Probabilmente no, considerando che quest'operazione richiedeva abilità che io so di non avere, secondo la breve descrizione che me ne hai fatto. Strano come una descrizione così breve possa cambiare la tua vita in modi che non avresti mai immaginato.

Ad ogni modo, non penso che superare quell'esame avrebbe fatto comunque differenza; mi sentivo troppo giù di morale persino per provare a intrufolarmi a bordo quel giorno - e questo la dice lunga. Io sono sempre disposta a fare quel genere di cose. Guadagnarmi di che vivere mi aiuta a sentirmi meglio nello stare al Garden come l'unica non-SeeD. Penso che questo spieghi il perché ho gioito per il lavoro amministrativo che Cid mi ha offerto nel terzo mese della tua assenza.

... Ok, ammetto che quella era la seconda ragione su tre; la prima era che distoglievo la mente da te per otto ore al giorno e recuperavo parte della mia sanità mentale, anche se poco. Hyne, non avrei mai pensato di vedere il giorno in cui avrei provato sollievo nello scappare dai problemi della vita rifugiandomi in scartoffie. Forse è per questo che tu eri così disposto a occupati di così tante scartoffie in un momento solo; te lo dovrò chiedere, una volta che tutto si sarà sistemato.

Mamma mia, pensa se qualcuno potesse sentire i miei pensieri sulle scartoffie come se fossero una qualche manna dal cielo. Giureresti che sono impazzita senza di te, Squall. Eppure, forse è stato così... o forse lo ero prima che tutto questo aspettare mi chiedesse pegno.

... Ed eccoci di nuovo con quella parola. Aspettare.

Prima non avrei creduto a nessuno che mi dicesse che aspettare era una delle cose peggiori che si potevano sperimentare. Una volta vivevo per l'aspettare, per quel momento in cui l'aspettativa cresce e cresce fino a quando le farfalle nello stomaco scendono fino alle ginocchia, rendendole deboli per l'attesa mentre speri che arrivi il momento che vuoi che arrivi.

E ora è ironico che quella stessa sensazione mi stia uccidendo dentro - quella stessa sensazione di aspettativa per ciò che potrebbe arrivare - no, per quello che arriverà. Aspettare sarà sempre la parte più dura, d'ora in poi. Non tornerà mai come prima.

Hyne, voglio che l'attesa finisca al più presto, proprio come Selphie e Quistis mi hanno assicurato che sarebbe successo l'ultima volta che siamo riuscite a uscire insieme, all'inizio di dicembre, proprio dopo che tutte avevamo ricevuto quella chiamata sul fatto che tu saresti tornato più tardi la settimana dopo, ma prima che io mi rinchiudessi nel dormitorio per quelli che sarebbero stati negli ultimi giorni di pace, ripulendo una tempesta figurativa, preparando tutto per il grande arrivo.

E quindi eccomi qui adesso, seduta tranquilla nella nostra poltrona preferita, a sorseggiare di tanto in tanto del tè tiepido, guardando costantemente entrambe le porte davanti a me; la porta di ingresso per ovvie ragioni, e quella della stanza da letto, per ragioni che diventeranno chiare quando te le spiegherò, una volta che sarai qui e non dovrò più guardare la porta d'ingresso.

All'improvviso, alzo la testa dopo aver sentito il clic anche troppo familiare della porta d'ingresso, sapendo che sei tu che armeggi con la maniglia. Con quanto coraggio riesco a radunare, metto giù il tè e mi avvicino alla porta, aspettando il momento in cui i tuoi capelli castani e i tuoi bellissimi occhi grigio-azzurri diventeranno visibili, insieme al resto del tuo essere che io amo così tanto.

Mi fermo, rendendomi conto che ho usato nei miei pensieri la parola maledetta, ma poi continuo ad avvicinarmi, proponendole una tregua momentanea così che questa lotta eterna non rovini questo momento prezioso. Dopo la tregua, mi fermo di nuovo, ma per ragioni diverse. La vista del tuo corpo stanco una volta che la porta si è aperta ha rotto con efficacia l'inferno di otto mesi che ho imparato ad affrontare ogni giorno. Rimango qui senza parole, ma tu cogli l'occasione più che volentieri.

"... Scusa, sono in ritardo."

Non ci sono parole per descrivere quanto felice e spaventata io sia in questo momento; la mia mente sembra focalizzarsi su quanto fosse rosa il cielo quattro giorni fa, durante l'unico momento di luce che dicembre mi ha offerto fino a questo momento.

Chiudo lo spazio che ci separa e ti abbraccio così stretto che sono disposta a credere che, quando hai iniziato a circondarmi con le braccia, tu abbia lasciato andare la valigia quasi soprappensiero. Hyne, non hai idea di quanto abbia desiderato che questo accadesse.

"... Mi sei mancato così tanto Squall," ti sussurro all'orecchio. "Ho così tante cose da raccontarti."

Alla fine, l'abbraccio termina dopo alcuni momenti silenziosi e consolanti. Subito dopo, tu riprendi lentamente la valigia.

"Se è possibile, poi raccontarmele domani? Sto morendo di sonno."

Mi sposto un po'. "La maggior parte può aspettare, ma c'è quest'unica cosa che davvero... non può."

Ti strofini gli occhi con aria stanca. "Ok, ma fai in fretta, non penso di poter rimanere sveglio a lungo."

"... Sicuro."

Un minuto dopo, dopo che sono entrata e uscita dalla stanza da letto, dopo che i tuoi occhi assonnati si sono fermati su quello che sto tenendo tra le braccia un po' più a lungo del necessario, spalanchi la bocca e il tuo corpo si tende quando ti rendi conto di cosa significa tutto questo. Il tuo shock non mi sorprende però, perché dentro di me nel profondo ho sempre saputo che avresti reagito così, anche dopo il preciso istante in cui la dottoressa Kadowaki mi ha costretto a smettere di negare cosa stava succedendo.

"... Lei è...?"

Annuisco.

"Sì Squall, lo è."

Sposto una parte della coperta rosa che le nasconde il viso minuscolo e ti allungo attentamente il fagotto, assicurandomi che lei sia al sicuro tra le braccia. Ma mentre sei lì in piedi, ipnotizzato da ogni minuscolo respiro che esce dalle coperte, non c'è dubbio che starà sempre al sicuro tra le tue braccia.

"Squall..." La voce mi trema un po'. "... Vorrei presentarti ufficialmente nostra figlia."

Volti la testa solo quanto basta per guardarmi. Riesco a vedere le lacrime nei tuoi occhi.

"Q-quando è nata?"

"Quattro giorni fa, il sette."

"... Ha un nome?"

"No."

"Perché no?"

"Perché... perché volevo che fossi tu a darle un nome."

Torni a guardare nostra figlia e continui a guardarla mentre sogna tra le tue braccia; pensi in silenzio e la contempli metodicamente, e i tuoi occhi iniziano finalmente a lasciar cadere le lacrime.

"... Andrebbe bene se la chiamassimo Raine, come mia madre?" chiedi esitante. "... Le somiglia così tanto."

"Non ho problemi a chiamarla Raine se ammetterai che somiglia molto anche a te, Squall."

Senza mai togliere gli occhi dalla nostra bambina, annuisci.

"...Benvenuta al mondo, piccola Raine."

*****
Note dell'autrice: spero vi sia piaciuto questo mio esperimento; l'idea è spuntata nella mia mente giusto ieri. In ogni caso, mi piacerebbe ricevere qualche impressione. Sarebbe davvero carino da parte vostra farlo. Buona lettura, Emerald-Latias

Nota della traduttrice: beh, spero anche io che vi sia piaciuta e vi ricordo che come sempre, commenti, domande e recensioni saranno tradotti e inviati all'autrice. Alla prossima! - Alessia Heartilly

   
 
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