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Autore: Mayo Samurai    30/01/2011    6 recensioni
Tutti noi abbiamo un angelo custode, che veglia su di noi, che prega per noi.
E anche se non ne siamo a conoscenza o non ci crediamo, lui c’è e continua ad osservarci e a proteggerci.
Genere: Comico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: America/Alfred F. Jones, Inghilterra/Arthur Kirkland
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Ciassu! Non sono un grand’che ha presentare le cose, nemmeno me stessa se è per questo, ma visto che è di obbligo mi impegnerò.
Sarà una fic a più capitoli, completamente UsUk, probabilmente il rating si alzerà senza arrivare al rosso…non posso scrivere rosso, accipigna!
Ora la smetto e vi lascio leggere in pace!
 
 
 
 
 
Tutti noi abbiamo un angelo custode, che veglia su di noi, che prega per noi.
E anche se non ne siamo a conoscenza o non ci crediamo, lui c’è e continua ad osservarci e a proteggerci.



Alfred F. Jones era un ragazzo normale.
Bhe, se un ragazzo che riesce a ingurgitare quantità industriali di hamburger, senza metter su peso (o a nasconderlo molto bene) o urla ai professori che gli chiedono perché non ha fatto i compiti un: “I’M THE HERO!” chiaro e tondo si possa definire normale… diciamo di sì, Alfred era un ragazzo normale, dopotutto.
Amava i videogiochi, odiava la scuola e qualunque cosa ad essa legata ed era sicuro che gli alieni esistessero, affermava anche che uno di loro avesse fatto sede nella sua camera e che non se ne voleva andare.
Era preparato a tutto, almeno secondo il suo “modesto” parere (anche se di modesto il ragazzo non aveva niente), e quindi qualsiasi calamità gli fosse accaduta: attacco da parte di zombie, invasione aliena, e anche carestia di hamburger, lui si sarebbe salvato e se la sarebbe cavata, dicendo che, essendo come gli eroi riuscisse a superare addirittura un dio, e che quest’ultimo doveva solo provare a mandargli qualcosa, che Alfred lo avrebbe rispedito a casa con il sedere rosso.
Ma qualcuno lassù, aveva sentito fin troppo bene le parole del ragazzo, le avrebbe sentite pure un sordo se è per questo, vista l’energia con cui era solito esprimersi.
E allora decise che, mettere alla prova un così baldo giovine sarebbe stata un ottima occasione per rimettere in riga quell’angelo un po’ troppo scorbutico!
Ma non si aspettava di certo che le cose avrebbero preso quella piega…
Nemmeno Alfred se è per questo….




Alfred poteva definire quella sera una sera normale, di una giornata normale, di una vita normale… o meglio, una vita assolutamente noiosa, con una giornata assolutamente noiosa e con una serata assolutamente noiosa.
Se ne stava davanti al computer come tutte le sere, un po’ di facebook di qua, yuotube per qualche canzone e qualche retata delle foto, niente di che, per l’appunto noioso.
Sbuffò per l’ennesima volta, si rassettò i capelli all’indietro e si lasciò cadere sullo schienale della sedia, fissando torvo lo schermo. Lasciò che un altro sospiro gli scivolasse dalle labbra e si mise a fissare la finestra, magari sarebbe apparso un ufo in cielo e lui sarebbe stato pronto a vederlo. Non successe mai, però accadde qualcosa di molto simile, solo che non era qualcosa con tante luci e magari con la velocità supersonica… e va bhe la velocità c’era, di fatti passò davanti alla finestra con un lampo bianco e con un urlo strozzato.
Per un attimo gli sembrò che avesse avuto le allucinazioni,magari troppo PC e cena pesante, Alfred disse una vocina nella sua testa, ma quando sentì chiaro e forte un tonfo in giardino non ebbe più dubbi.
Qualcosa era caduto a casa sua, nel suo giardino!
Si alzò di scatto e afferrò la tua tenuta da alieno, che consisteva in caschetto da minatore, con lampadina scarica e la mazza da baseball. Si precipitò giù dalle scale, sperando che i suoi zii non lo sentissero e si fiondò in giardino, tenendo ben alta la mazza, non si sa mai se gli alieni sono amichevoli o meno.
Girò l’angolo della casa e sbirciò in giardino, e rimase esterrefatto: nel bel mezzo del giardino, sulle rose della zia, se ne stava una figura bianca, che mugolava qualcosa: “deve essere una lingua aliena!” sussurrò Alfred a qualcuno che non c’era, ed eccitato e titubante più che mai si avvicinò lentamente, alzando la mazza e dicendo con voce sicura: “chi sei? Da dove vieni?”
La figura rimase immobile, erano cessati anche i mugolii, poi si mosse.
Alfred fece un balzo indietro, e si accorse che quella cosa bianca non erano che un paio di ali, delle bellissime ali, per la precisione, candide e gonfie di piume. Una cadde finendo sull’erba scura, sembrava brillare di luce propria. Guardò assorto la figura muoversi, e apparvero delle gambe umane, una schiena e una testolina bionda. Rimase deluso nel constatare che avesse fattezze umane. Avrebbe preferito un mostro tentacolare.
Fissò la schiena dello sconosciuto, ancora troppo intontito per muoversi, lo vide portarsi una mano alla testa e borbottare qualcosa contro gli unicorni… aspetta… unicorni!?
Alfred si lasciò scappare un verso di disappunto, gli unicorni!? Da quando gli alieni usano gli unicorni!? Basito e concentrato a fare supposizioni nella sua testa, non si accorse che “la cosa” si era girata e lo stava fissando.
Non appena abbassò gli occhi, ne incontrò un paio verdi, riusciva benissimo a vedere tutte le sfumature che essi avevano, dal verde chiaro al verde bottiglia. Aprì la bocca per dire qualcosa, ma non uscì un suono che uno, lasciò che lo sguardo vagasse per il viso vagamente femminile della creatura.
Storne il naso quando vide troneggiare sopra quei bellissimi occhi smeraldo delle sopracciglia enormi e folte, erano orribili! Abbassò lo sguardo, dando un occhio ai suoi vestiti, una tunica leggera tenuta stretta in vita da una corda marrone era il suo unico abbigliamento, escludendo i sandali alla romana che gli avvolgevano le gambe.
La creatura aprì la bocca per parlare, Alfred si aspettò chissà quale canto angelico potesse venir fuori da delle labbra così piccole: “ hey idiota che hai da guardare!?”
Non certo una bella impressione.
“cosa?” fu l’unica reazione da parte di Alfred.
“ho detto che hai da guardare!? Sei sordo per caso!?” non era assolutamente angelica quella voce! Era acida e roca, con una evidente punta di rabbia, neanche troppo nascosta.
“s-sei caduto nel mio giardino… ecco cos’ho da guardare! Ma ti sei visto? Hai q-quelle cose… dietro la schiena! E porti quel ridicolo vestitino! Capisco che siamo in estate ma la sera fa freddo e…” tentò di giustificarsi Alfred abbassando la mazza.
“come ti permetti!?” lo bloccò “l’angelo”: “ senti io non so chi tu sia, potresti essere anche la persona più importante di questo mondo, ma guai a te se osi un'altra volta rivolgerti così a me! queste non sono cose!” sbraitò indicandosi le ali: “queste sono le mie ali! E non indosso un vestitino è una tunica, chiaro!?” accidenti se urlava! E accidenti se era acuta quella voce! Avrebbe svegliato l’intero vicinato.
“potresti abbassare la voce? Non vorrei che chiamassero la polizia!” ribatté Alfred guardandosi attorno.
L’altro biondo sembrò zittirsi, ma non smise un attimo di guardarlo torvo, le sopracciglia sembravano unite da quanto erano aggrottate, aveva già detto che erano brutte?
“la cosa” sbuffò e cominciò a guardarsi attorno: “hey tu, dove siamo?”
Che insolente! Atterra a casa sua, gli distrugge le sue rose (la zia gliela farà pagare per questo.) e neanche si presenta o chiede chi è lui! Credeva che gli angeli fossero creature buone e umili, questo era tutto il contrario! E naturalmente essendo l’eroe senza peli sulla lingua glielo fece notare: “certo che sei proprio acido! Credevo che gli angeli fosse buoni!”
L’interpellato lo guardò malissimo e per un attimo, negli splendidi occhi, vide passare un lampo di odio profondo, tanto palpabile che Alfred si zittì all’istante.
“ti ho chiesto dove siamo…”
“a New York bello!”
“New York?”
“non conosci la grande mela!? Ma da dove vieni scusa!? Ah! Qui siamo al centro del mondo! Siamo nella nazione più forte e figa di tutto il mondo!”
L’angelo non sembrò molto convinto: “so in che nazione mi trovo, e anche che città! Ma non so la via… potresti gentilmente dirmela?” sibilò in modo così simile ad un serpente che Alfred non si sarebbe stupito se gli fosse venuta fuori la lingua biforcuta.
“ci troviamo in Park Avenue, vicino a Central Park…” rispose il ragazzo storcendo il naso.
L’angelo non fece caso alla smorfia dell’’americano e si diresse fuori dal giardino.
“hey! Dove credi di andare!? Se ti fai vedere con quelle ali verrai catturato e portato in un centro alieni!”
“ma quale centro alieni! Idiota! Sono le due di notte! È già strano che tu sia sveglio!”
Le due di notte? Guardò l’orologio da polso e si accorse che effettivamente era un po’ tardi…
L’angelo si fermò quando arrivò al marciapiede, e lì ricominciò a guardarsi in giro.
“si può sapere che stai cercando?” chiese Alfred arrivandogli alle spalle.
“una casa”
“una casa?”
“o meglio, un ragazzo…”
“o mio dio! Non sarai mica...”
“cretino! Non in quel senso! Ma perché gli americani non ragionano mai!?”
“se non ragiono mai mi vorresti spiegare che ci fai qui e perché sei atterrato nel mio giardino!?”
Il biondo sbuffò e si voltò verso di lui: “come vedi io sono un angelo, un Angelo Custode per la precisione…” disse indicandosi le ali e l’aureola, ah! C’è anche quella.
“e sono qui perché devo fare da costude a un ragazzo… tutto chiaro fin qui?” Alfred annuì:” bravo, purtroppo il mio unicorno mi ha scaraventato qui! E non so da dove cominciare per trovare questo benedetto ragazzo!”
“che cosa ha fatto sto’ qui per meritarsi una maledizione del genere?” borbottò l’altro sarcastico, l’angelo lo guardò male: “è uno scapestrato, non va a scuola ed è maleducato! Mi toccherà insegnarli le buone maniere!”
Scapestrato, che marina la scuola… certo che questo ragazzo mi somiglia! pensò Alfred.
“ e per curiosità… sai com’è fatto?” magari se lo conosceva poteva spedirlo là prima che la mazza che teneva ancora in mano facesse il suo dovere.
“no… ma so il suo nome…”
“qual’è?”
“Alfred F. Jones.”
Ah.
“qualcosa non và?” chiese l’angelo voltando la testa.
L’americano aprì la bocca, per poi richiuderla subito, era una buona idea dire a quell’angelo che era lui Alfred F. Jones? Rischiando così di appiopparselo per il resto della sua esistenza? Però temeva che se non glielo avesse detto, probabilmente, quando l’avrebbe scoperto sarebbe stato anche peggio di adesso e lui non voleva che…
“oi ma ci sei o ci fai!?” lo sbraitare del biondo lo riportarono sulla terra.
“e-eh!? Che cosa?”
“ti ho chiesto se qualcosa non va!”
Alfred rimase in silenzio, poi rispose: “sono io Alfred.”
L’angelo rimase interdetto: “…cosa?...”
“sono io Alfred!” ripeté.
L’angelo prese un foglietto che teneva nella tunica, guardò l’indirizzo e lesse il nome del ragazzo, osservò a lungo la cassetta della posta e il cartello della via, per poi buttarsi a terra e rannicchiarsi: ”ma perché a me!? oooh Dio perché lui!?” urlò tenendosi la testa.
“non è così grave…” borbottò Alfred, leggermente turbato dal quel strano comportamento.
“non è grave!? NON E’ GRAVE!? Mi hanno appioppato un deficiente! E americano per giunta! Capisco di non essere l’elite degli angeli! Ma perché una persona simile!? Perché!?” urlò mettendosi in ginocchio.
“s-senti… nemmeno io sono molto contento che debba starmi accanto… ma non credi che conoscendomi solo così, da dieci minuti, accusarmi subito in quel modo sia eccessivo?”
L’angelo si limitò a fissarlo.
“intendo… non è meglio conoscerci meglio? Ad esempio… tu sai il mio nome, dove abito… ma io non so nulla di te… come ti chiami? Ce lo hai un nome?”
Il biondo rimase in silenzio per qualche secondo: “mi chiamo Arthur Kirkland… almeno prima di diventare un angelo…”
“bene Artie! Come vedi adesso non è più semplice parlare?”
“assolutamente no, e non mi chiamare Artie per favore!” sbottò rialzandosi.
"Uuuhh, quanta acidità! Ahahah! Magari ti serve un buon hamburger per tirarti su di morale!”
“scordatelo!”
“ e daiii, non fare lo scontroso!” ribatté Alfred mettendogli un braccio attorno alla spalle.
“lasciami! E non mi toccare mai più! Guai te se ci riprovi!” sibilò allontanandosi e tirando fuori una bacchetta con una stella finale.
“e questa cos’è? ma che carina!”
“non è carina! È al mia bacchetta!”
“… è carina però!”
“grrr…”
Arthur sospirò pesantemente e si massaggiò le tempie: “senti… dovremmo rimanere insieme finché tu non sarai diventato un ragazzo per bene! Quindi… che ne dici di ricominciare da capo e convivere pacificamente?”
“mmmh…. si, ci sto!” esclamò allegro Alfred tendendogli la mano.
l’altro ricamò la stretta: “bene, ora che ne dici di andare a dormire?”
“non ho sonno e non ho voglia!”
“BRITANNIA THUNDER!!”
Ancora prima che potesse capire cosa intendeva, Alfred si ritrovò a terra a tenersi il fianco che bruciava: “H-HAIA! Ma che cos’è quella roba!?” chiese, portandosi la mano al fianco ferito.
L’angelo ghignò compiaciuto: “il mio modo di farmi obbedire! Vedi, ogni volta che mi disubbidisci riceverai una piccola scossa! Chiaro?”
“c-cristallino…” borbottò rialzandosi.
“bravo, e ora fila a dormire!”
E senza farselo ripetere due volte, Alfred corse in casa, non aveva alcuna intenzione di finire arrosto! Era l’eroe lui!
 
 
 
 
Spero che vi sia piaciuto come inizio, certo Arthur non è il tipico angelo buono e mite ma…direi che sta, si,si.
E naturalmente, come d’ora in poi farò vi dico: commentate! Perché i commenti sono il cibo per noi scrittori, non costiamo tanto e regaliamo sorrisi e risa, e anche qualche lacrima! Quindi orsù! Sfamate le bocche insaziabili degli artisti! *fa un inchino teatrale*
Ciaossu! 
   
 
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