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Autore: tonks17    30/01/2011    3 recensioni
E' la seconda volta che scrivo di questo momento. Oggi ho deciso di farla da un'altro punto di vista perchè.. sicenramente la morte di James e Lily mi ha sempre affascinato ;)
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Severus Piton, Voldemort
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Durante l'infanzia di Harry
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 Verde

Quella sera del 31 Ottobre 1981 faceva un freddo pungente e penetrante. La villa che di solito era popolata da decine di Mangiamorte quella sera era deserta. Il signore oscuro aveva mandato via tutti i mangia morte tranne uno. Severus Piton.
Voldemort sedeva su uno scranno dorato, davanti a un camino acceso. Dava le spalle ad un uomo distrutto in tutto e per tutto che lo implorava di non fare quello che ormai era stato deciso.
-Piton smettila…  ormai ho preso la mia decisione. Credi di essere tanto potente da poter intaccare i miei pensieri?- disse la voce acuta e sibilante del signore Oscuro.
-Certo che no padrone, ma…la prego… farò tutto quello che vuole- disse Piton implorante, lo sguardo perso nel vuoto. Aveva perso tutto e stava per perdere anche la persone che amava. L’unica della sua vita.
-Severus… ti ho detto che non toccherò Lily Evans se mi farà fare ciò che voglio. Perché tanta preoccupazione? Stai difendendo anche il neonato per caso?- sibilò Voldemort alzandosi dalla poltrona per girarsi verso Piton in piedi dietro di lui.
-No… ma la prego, non le faccia del male…la scongiuro- disse ancora Piton, buttandosi ai piedi del suo padrone e piegandosi in avanti.
-Ti stai ripetendo Severus…-
Severus Piton era una persona molto orgogliosa e mai in vita sua si era inginocchiato ai piedi di qualcuno. Ciò significa che quel che stava facendo in quel momento era qualcosa di davvero fuori dalla norma. Lui stava chiedendo, pregando, implorando. Stava per perdere tutto. Tutto ciò per cui viveva stava per essere cancellato completamente. Sapeva perfettamente che Lily Evans si sarebbe sacrificata per suo figlio, per colui che amava più di se stessa. Lei, testarda, brillante, dolce e perfetta. Lei stava per essere cancellata. Lei stava per morire. Sarebbe morta quella sera del 31 Ottobre. Piton sapeva che lei era finalmente felice. Aveva il marito che amava, aveva un figlio. Era felice. Forse più di quanto sarebbe potuta esserlo se avesse sposato lui.
Lily Evans stava per morire. Questa era la nuda e cruda realtà. E lui non poteva fare assolutamente niente per cambiare le cose.
-Piton… farò finta di non aver ascoltato quel che hai appena pensato. Buona serata- e così dicendo il Signore Oscuro sparì davanti agli occhi di quel Mangiamorte pentito che, ancora a terra, si accasciò completamente, distrutto da quel che stava per succedere, da quel che si era immaginato: dalla morte dell’amore della sua vita e dal fatto che lui ne era la causa.

Godric’s Hollow era una piccola isola felice nel mondo della magia in quel periodo. Un paesino popolato per la maggior parte da maghi, piccolo e raccolto. Tutti conoscevano tutti e tutti si volevano bene come se fossero parenti.
In quel paesino Lily Evans e James Potter non esistevano. Nessuno era a conoscenza che due ragazzi si erano trasferiti lì, nessuno sapeva che questi due ragazzi avevano avuto un bambino. Solo Albus Silente sapeva tutto questo; lui, e l’Ordine della Fenice.
Lì la notte era ventosa e nel momento in cui Voldemort si materializzò nella piazza questa era praticamente vuota, tranne per due bambini mascherati che stavano facendo dolcetto o scherzetto suonando alle abitazioni. Non solo imitavano i loro costumi, ma disturbavano addirittura a casa degli altri!
Voldemort si incamminò con passo deciso verso la villetta dei Potter, quando uno dei due bambini gli disse: “Bel costume signore!”. Decise di divertisti un po’ prima di compiere il suo dovere, così si avvicinò al bambino in modo che lui lo potesse vedere sotto il cappuccio. Nel momento in cui lo guardo negli occhi vide la paura distorcergli il volto. Subito il bambino scappò via. Sotto la veste tastò il manico della bacchetta e pensò che ci sarebbe voluto un secondo per non far tornare il bambino dalla madre. Ma sarebbe stato tutto decisamente inutile.
Continuò la sua passeggiata verso  una via più buia e finalmente scorse la casa che cercava.  Vedeva gli ultimi resti dell’incanto Fidelius che ancora fluttuavano nell’aria intorno alle mura della piccola villetta. Che sciocchi, che ingenui. Come avevano potuto pensare che quel fesso di Peter Minus avrebbe mantenuto il loro segreto? Nemmeno lui aveva creduto a quel che sentiva quando gli avevano detto che il custode segreto era proprio quel viscido roditore. Era sicuro che un incarico così importante l’avrebbero affidato a una persona con un carattere, per lo meno.  Comunque, meglio per lui. Tutto ciò era stato più facile, anche se sarebbe riuscito comunque, ad ottenere quel che voleva.

Si fece sfuggire una risatina sadica, dopo di che si avvicinò al cancelletto di legno che lo separava dal piccolo giardino davanti alla villetta.

Vide le tende della stanza al piano terra aperte, un uomo alto, occhialuto e con i capelli scuri stava facendo uscire del fumo colorato dalla sua bacchetta, giocando con un bambino. Quel bambino che tra pochi minuti sarebbe morto. In quel momento arrivò nella stanza  una donna dai capelli rossi. Quella doveva essere la persona per cui Severus stava tanto male. Una mezzosangue. Che schifo. Non poteva pensare che uno dei suoi Mangiamorte più fidati smaniasse per una mezzosangue. Che cosa gli aveva insegnato in quegli anni?

Il bambino passò alle braccia della donna e l’uomo abbandonò la bacchetta sul divano stiracchiandosi e sbadigliando.

Basta, quella scenetta gli faceva venire il voltastomaco. Era arrivato il momento di agire.

Aprì il cancello e si addentrò nel giardino. Il cigolio dei cardini arrugginiti non arrivò alle orecchie delle persone all’interno dell’abitazione.

Percorse quei pochi metri estraendo la bacchetta da sotto il mantello e, puntandola sulla serratura della porta si aprì la strada verso il suo eterno potere. Sconfiggere quel bambino era il modo per sconfiggere tutto il mondo.

Non appena mise un piede all’interno della casa gli arrivò al naso uno sgradevole odore di fiori e latte. Quella era l’esempio di una famiglia, felice, come pensava Severus? Lui in quella casa vedeva solo un branco di idioti inutili all’umanità.

La voce dell’uomo gli arrivò alle orecchie. Stava dicendo alla moglie di scappare, che era arrivato. Un’altra risata gli sfuggì dal profondo del petto. L’uomo aveva lasciato la bacchetta sul divano, e pensava addirittura di trattenerlo! Ai suoi occhi appariva abbastanza comica quella scena!

-Avada Kedavra- disse, quasi svogliatamente.

La luce verde, quel verde smeraldo che lui personalmente amava, riempì il piccolo ingresso e illuminò tutto ciò che lo circondava. Si guardò intorno ascoltando l’urlo agghiacciato della donna al piano di sopra. Molto bene.

Cominciò a salire le scale ascoltando divertito i fallaci tentativi della donna di barricarsi nella stanza. A quanto pareva quei due strambi personaggi avevano una strana avversione per le bacchette magiche!

Arrivò alla porta della stanza e la aprì con un annoiato gesto del polso. Lo sguardo della donna dimostrava tutto il suo terrore. Era in piedi e non appena lo vide depose il bambino nel lettino che stava alla fine della stanza e si girò verso di lui con le braccia aperte, come se mettersi in mezzo potesse servire a qualcosa. Che ingenua…

-No! Harry no, ti prego!-

Lo stava pregando! La cosa gli provocava un moto di ilarità , che però cercò di reprimere al meglio. Non voleva sembrare sgarbato nei confronti di quella ragazzina.

-Spostati, stupida… spostati…-

-Harry no. Prendi me piuttosto, uccidi me, ma non Harry…-

Ma non lo sapeva che lui voleva solo ed esclusivamente quel bambino? Cosa se ne faceva della sua inutile vita?

-E’ il mio ultimo avvertimento…- si bè, si sentiva piuttosto magnanimo quella sera!

-Non Harry! Ti prego… per favore… lui no! Harry no! Per favore… farò qualunque cosa…-

Non l’ascoltava più. Aveva notato qualcosa di molto più interessante. I suoi occhi. Erano del colore della sua maledizione preferita. Dello stesso identico colore. Sperava si spostasse a quel punto, non voleva vedere spegnersi qualcosa di quel meraviglioso verde-kedavra.

-Spostati… spostati,ragazza…-

Ma d’altronde lei non si spostava. Non aveva scelta, doveva finirla lì.

La luce che scaturì dalla bacchetta illuminò la stanza e gli occhi di Lily si confusero con il verde della bacchetta. La donna cadde a terra nello stesso modo sgraziato del marito.

Una cosa però l’aveva stupito: quel bambino tanto pericoloso non aveva mai pianto!

Né quando la mamma l’aveva barricato in camera con lei, inutilmente, né quando la stessa era caduta a terra morta. Forse pensava che fosse tutto un teatrino organizzato per farlo divertire… lo stava fissando negli occhi. Non aveva neppure paura del suo viso inquietante.

Ok, era arrivato il momento di mettere fine a quella giovane vita. Tutto sarebbe stato in suo potere.

Puntò la bacchetta verso il viso del bambino, che in quel momento scoppiò a piangere. Gli saltarono i nervi, aveva sempre odiato i bambini che piangevano quando era all’orfanotrofio.

-Avada Kedavra- pronunciò le parole con soddisfazione, pronto a ricevere tutta la gloria del mondo. Ma non fu così.

Di solito quando uccideva qualcuno sentiva uno strano calore invadergli il petto, il cuore, che ormai non sentiva più. Quella volta però non andò così.

Un gelido spiffero gli entrò dentro, attraverso la pelle, e si intrufolò alla bocca del suo stomaco. Era questo che sentivano le persone quando le uccideva? Freddo?

Le forze che aveva scomparvero e sentì un dolore lancinante partire da quel freddo ed espandersi in tutto il corpo. La paura gli attanagliò le viscere, non poteva rimanere lì. Si accasciò a terra sofferente e subito decise di andarsene. Tra poco sarebbe arrivata molta gente, doveva assolutamente scappare da quella casa.

Via, via da Godric’s Hollow, via dal mondo intero.  

 

 

-Angolo dell’autrice-
Rieccomi. Boh cè ogni tanto compaio ahah
Questa storia l’ho ritrovata nei meandri del mio computer e, devo dire, ci sono persino rimasta male quando l’ho riletta XD No cmq, volevo proporvela così mi dice che ne pensate. Diciamo che ho voluto dividerla in tre fasi. Il dolore iniziale di Piton, il sadismo e l’ilarità di Voldemort nella parte centrale, e ancora il dolore finale, con la prima fine parziale di Voldemort. Grazie per avere letto :D

Vale

  
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