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Autore: manubibi    30/01/2011    5 recensioni
One shot by me e Shadowolf, piccolo esperimento in stile roleplay. Ingoio l’ultimo boccone di carne e incrocio le posate nel piatto, pulendomi distrattamente la bocca per nascondere l’ombra di un sorriso inutile e gratuito. Per non dire ingiustificato. Lui per fortuna non sembra notarlo, e anzi si alza per portare il suo piatto nel lavabo. Rimango seduto per una manciata di secondi ancora prima di raggiungerlo, poggiando il mio accanto al fornello ed avvolgerlo quasi immediatamente in un tenero abbraccio, le mie mani che cingono il suo ventre e lo tirano dolcemente a me, incurante dell’acqua che scorre nel lavandino. Le parti in grassetto sono di Shadowolf/Robert, quelle regolari sono mie/di Jude.
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ingoio l’ultimo boccone di carne e incrocio le posate nel piatto, pulendomi distrattamente la bocca per nascondere l’ombra di un sorriso inutile e gratuito. Per non dire ingiustificato. Lui per fortuna non sembra notarlo, e anzi si alza per portare il suo piatto nel lavabo. Rimango seduto per una manciata di secondi ancora prima di raggiungerlo, poggiando il mio accanto al fornello ed avvolgerlo quasi immediatamente in un tenero abbraccio, le mie mani che cingono il suo ventre e lo tirano dolcemente a me, incurante dell’acqua che scorre nel lavandino.

 

Non mi abituerò mai a queste cose. A questi momenti di intimità che fino a qualche mese fa potevo solo immaginare. Fantasticarci su. Alla sola idea che sia mio, a volte ancora mi stupisco. Ho sempre un pò paura di perderlo, per questo non do per scontato un abbraccio come questo. Poggio le mani sulle sue, carezzandole lievemente e poggiando la testa all'indietro, incontrando la sua spalla e sorridendo appena, per poi rivolgergli la domanda che oggi gli avrò posto almeno mille volte.

-Are you okay?

Generalmente non mi preoccupo così tanto, ma oggi è stata una giornata strana. Mi sento stranamente libero, come un galeotto appena uscito di prigione. Eppure questa sensazione non porta solo sollievo, ma anche preoccupazione. Per lui.

 

Sento le sue mani sulle mie e sorrido di nuovo, ma questa volta non faccio niente per mascherarlo. Non ce n’è motivo. Lui sa, col tempo ha imparato a conoscermi, a capire che il suo Holmes non è la maschera con la battuta sempre pronta e arguta, ma qualcuno che dentro di sé sente un gran bisogno di essere protetto, di essere rassicurato. Sul futuro, soprattutto. E sulle scelte da compiere insieme, perché è così che si può pensare di costruire qualcosa di solido, qualcosa che ha la forza necessaria a resistere alle mille tempeste che la vita ti getta addosso giorno dopo giorno. 

Annuisco e chiudo gli occhi, stringendo dolcemente le sue mani e rimanendo per un po’ in silenzio prima di rispondere, la mia voce che esce fuori come fosse un sussurro, non so neanche io il perché.

- Course I’m okay... I’m with you, don’t need anything else…

 

Onestamente, non so se credergli o meno. Ieri è stata una giornata cruciale, per noi due e anche per Susan. Le ha detto tutto: di noi, dei motivi per cui rimaneva lontano da Los Angeles per settimane intere, della nostra attrazione che si è poi trasformata in amore, nel modo più strano che si potesse immaginare. Non so esattamente cosa sia successo in quella stanza, perché sì, io non c'ero. E mi sento ancora un blocco freddo nello stomaco, se penso che l'ha fronteggiata da solo - diventa gelido quando penso a com'è fatto lui. Fragile come pochi, forse come nessuno che abbia mai conosciuto. E so che può sembrare ridicolo, dato che lui ha ben otto anni più di me, ma ho quasi bisogno di proteggerlo. Sì, bisogno. Devo sapere che sta bene, che è tutto a posto, che non ci sono rimpianti, lacrime o rabbia dietro i suoi occhi. Ho bisogno di sapere che è sereno, perché ho bisogno che lui sia il punto fermo delle mie giornate, che se qualcosa va male negli altri ambiti della mia vita quella più importante continui comunque a confortarmi quando torno a casa. Casa. Mia, ma mi piace pensare che ormai sia un pò anche sua, che quando sono qui l'atmosfera sia impregnata della sua presenza, del suo odore, dei suoi ricordi.

Chiudo gli occhi, annuendo e decidendo che se qualcosa non va, me lo dirà lui.

-Okay…

Sospiro, lasciando un bacio sulla sua guancia ed annusando la sua pelle - altro metodo per sentirmi rassicurato. E' incredibile l'impatto che lui ha sulla mia esistenza. Eppure è passato così poco tempo…

 

Gli lancio un’occhiata veloce e gli sorrido ancora, per rassicurarlo. Intuisco ciò che può star pensando, ed in fondo non ci vuole il genio di Sherlock Holmes per farlo. Non è un caso se sono dovuti passare tutti questi mesi prima che facessi quello che avrei voluto fare fin dall’inizio, fin da quando ho capito che questa cosa tra me e lui non era solo la debolezza di un momento o l’attrazione reciproca, ma c’era qualcosa di più profondo, qualcosa che ad oggi ancora non so bene definire. Noi lo chiamiamo amore, perché così ci è stato insegnato. Ma a dirla tutta, io credo sia di più, molto di più. Ci proteggiamo e ci facciamo forza a vicenda, e in qualche modo abbiamo sviluppato una dipendenza reciproca che il solo pensiero di interromperla per qualsivoglia motivo ci sembra impossibile. Ne abbiamo passate un sacco insieme, e ne siamo usciti ogni volta più forti di prima, incredibilmente. La maggior parte del merito è suo, lo so che è così. Perché è rimasto con me anche quando ho disperatamente cercato di spingerlo via, per preservarlo dal dolore e dalla bastardaggine che troppo spesso sono capace di causare a chi sta intorno a me, alle persone che mi amano. Prendo io le decisioni per conto loro. Per non farle soffrire, mi dico. Ma in realtà è che non sopporto di essere abbandonato, non da chi avevo deciso di potermi fidare.

Rimango lì per qualche istante ancora, poi gioco un po’ con le sue dita e gli scuoto piano le mani.

- Forget about dishes, we’ll wash them later...

 

Sorrido annuendo e chiudo il getto d'acqua. Mi volto nel suo abbraccio, poggiando le mani sui suoi fianchi e baciandolo piano, forse con un pò di stanchezza per la giornata appena trascorsa. Appena sciolgo il bacio lancio un'occhiata all'orologio: le otto e mezza. Non male, dico io, abbiamo tempo per fare qualcosa. Magari guardare un film, ecco. La cosa più straordinaria ed allo stesso tempo confortante è che ormai abbiamo stabilito delle abitudini. All'inizio ci comportavamo un pò come estranei, con un certo codice comportamentale simile a quello assunto per gli ospiti. Eravamo un pò sulla difensiva, forse ci vergognavamo di alcune cose ma, come in ogni relazione normale, alla fine abbiamo capito gli usi l'uno dell'altro, adattando la normale routine alla vita dell'altro. Da questo punto di vista, ormai sembriamo davvero due sposini. Sorrido appena al pensiero e gli lascio un altro bacio leggero sulle labbra.

-What do we do now? 

 

Lo osservo girarsi e attendo con un pizzico di impazienza le sue labbra, sapendo che stanno per raggiungere le mie. Non vengo deluso, e sorrido ancora una volta, apparentemente incapace di fare altro. Ci sono dei giorni, ma soprattutto dei momenti, come questo, in cui vorrei star lì a guardarlo e non fare nient’altro, talmente non riesco ad averne abbastanza dei suoi occhi, del suo viso, della sua essenza. È un qualcosa di strano, e di completamente nuovo, almeno per me. Sono sempre stato possessivo, ma con lui è un po’ diverso. All’inizio avevo paura che qualcuno potesse strapparmelo via dalle mani, così di punto in bianco, ed ero geloso a livelli esagerati. Adesso invece ho una dannata paura che gli possa succedere qualcosa, qualsiasi cosa. Ho paura se non lo vedo per più di dieci minuti, paura se torno a casa dopo di lui e non lo sento muoversi, paura di notte di non vederlo più respirare, da un momento all’altro. Ho paura e devo far finta di niente, perché non voglio che si preoccupi ancora di più.

Ricambio il suo bacio e gli prendo la mano, stringendola e conducendolo piano in salotto.

- Cuddle me?

 

Mi lascio condurre sul divano, sedendomi e lasciando che poggi la sua testa sulle mie ginocchia, cominciando ad accarezzargli i capelli, passando le dita in quella sua chioma lunga e morbida. Anche questa è una nostra abitudine, ci rilassiamo così. E di solito a questo punto parliamo, di stronzate, di gossip, di lavoro o di altri film, o molto semplicemente di come abbiamo trascorso la giornata sul set. Adoro questi momenti, sono le cose che quando sai di essere il "secondo" di qualcuno, desideri ardentemente, ed a ripensarci mi si stringe il cuore. E adesso siamo qui, insieme, a fare le cose più normali per chiunque… Tranne per noi, almeno fino a qualche mese fa. Mi chiedo anche perché stasera stia pensando così tanto. Forse perché siamo ad un momento importante, perché da qui in poi saremo soli, anche se insieme; una volta chiunque altro ci dava dei semplici amici. Ovviamente era quello che volevo, ma a volte ho paura che un giorno lui si annoierà. E la noia è spaventosa, ti porta a cercare altro e… Solo al pensiero che possa volere qualcun altro sento una forte pugnalata allo stomaco. Evidentemente i miei pensieri si traducono in espressione facciale, ma cerco di camuffarli con un lieve sorriso, continuando a passare le dita fra le ciocche scure e spostando lo sguardo sulle sue labbra. Non voglio che si preoccupi per queste mie paure stupide, che so essere senza senso. Sono assolutamente certo di noi, mi fido di lui e non ho alcun dubbio su quello che stiamo costruendo. 

…Forse mi sono contraddetto. O forse avere un pò di paura è semplicemente normale. Sentirsi vagamente in colpa lo è altrettanto. Anche se il mio senso di colpa me lo trascino dietro fin dagli inizi di tutta questa storia, ed anche se lui mi ha rassicurato miliardi di volte non posso evitarlo. Probabilmente mi ci vorrà ancora un pò. 

 

Appena le sue dita scivolano tra i miei capelli chiudo gli occhi e respiro piano, lasciando che quel movimento placido e soffice mi conquisti secondo dopo secondo. Cerco a tentoni l’altra sua mano e quando la trovo la stringo dolcemente, per dirgli grazie. Non c’è un motivo particolare, è un grazie che sento ogni volta di porgergli. Perché è qui con me, perché mi ama, perché mi resta accanto, perché mi capisce. Troppo spesso si dà per scontato l’importanza di gesti del genere, sbagliando. Non sai mai cosa potrebbe accadere domattina, o tra qualche giorno. E anche se sembra banale dirlo, bisognerebbe apprezzare ogni volta di più momenti come questo. Goderne appieno, ché domani è un altro giorno, e potrebbe andar peggio. Tutta la mia vita ho rimpianto qualcosa, le mie scelte, la mia stupidaggine, il mio sottovalutare l’importanza di un sorriso, o della fiducia che qualcuno aveva riposto in me. Adesso non voglio più fare questo errore, non con lui, non con qualcuno che si è aperta a tal punto con me da farmi arrivare a guardare dritto dentro di sé. Perché lui non è quello che tutta la gente pensa, non è menefreghista, non è cattivo, non è egoista. Quello al massimo sono io. Nasconde una purezza fanciullesca agli occhi del mondo, perché ha imparato a proprie spese che è brutto là fuori, ci vuole niente perché tu finisca calpestato e buttato tra la spazzatura.

Per qualche brevissimo secondo il suo tocco muta, si fa leggermente più teso. Me ne accorgo subito, e so che devo distrarlo, non voglio che sia triste, per qualsiasi motivo. Non oggi, non ora. Mi giro piano verso di lui e gli sollevo leggermente la maglia, lasciandogli un bacio leggero sulla pancia, dopodiché guardo in su per incrociare il suo sguardo e sorrido.

- Penny for your thoughts, Watson... 

 

Sento un piccolo fremito percorrermi la spina dorsale quando sento le sue labbra ed il suo respiro caldo sulla pelle e mi illumino di nuovo, sorridendo ed inclinando la testa di lato. Gli accarezzo la guancia col pollice, scuotendo la testa.

-Nothing… 

Mi stringo nelle spalle e so che adesso insisterà per ore. Il problema è che non ho niente da dire. O meglio, è inutile creare problemi per le mie paranoie.

 

Prendo la sua mano nella mia e gliela bacio piano, continuando a guardarlo. So che non mollerà facilmente, è tra le persone più testarde con cui abbia mai avuto a che fare, e dire che io stesso ne sono un bell’esempio. Ma lui è capace di andare avanti per tutta una serata in questo modo, e anche se dice che non c’è niente, so che mi sta nascondendo qualcosa. Glielo leggo nei piccoli movimenti delle mani, del viso.

Metto su una smorfia, facendo finta di essere offeso, e gli lascio la mano.

- Oh. Thought you were about to tell me how much you love me...

 

Sorrido, con la lingua fra i denti come un bambino - lo so - ed annuisco.

-Oh, I do love you…

Continuo ad accarezzargli i capelli, scacciando ogni pensiero negativo: Qualsiasi cosa succeda, è inutile ripensare a quello che è già passato. O al futuro. A pensare a quello che succederà ci si angoscia sempre, e per niente. Non voglio pensare ai possibili problemi che avremo, non voglio vivere nella fantasia gli anni che ci aspettano, voglio vederli mentre accadono. 

-I was just thinking. But it's nothing, really.

Gli riprendo la mano: non può scivolare via così! Ci tengono separati necessariamente, quando siamo sullo stesso set, quando siamo a casa solo noi due voglio tenerlo stretto come posso. 

E sì, credo sia incredibile il mio bisogno fisico di averlo accanto. Fisiologico.

 

Sospiro e scuoto piano la testa, rimanendo per qualche secondo ancora disteso prima di rimettermi seduto. Qualche mese fa, durante un periodo in cui litigavamo per qualsivoglia stupidaggine un giorno sì e l’altro no, mi strappò una promessa. Gli avrei sempre detto tutto, qualunque cosa mi fosse potuta passare per la testa. Ovviamente non tengo molto fede al giuramento, altrimenti diventerebbe impossibile andare avanti, ma almeno ora se mi chiede glielo dico senza che mi debba tirare sempre le parole di bocca. Vorrei che facesse anche lui lo stesso con me, perché potrei aiutarlo, o almeno tentarci. Solo che adesso insistere non servirebbe a niente, lo so.

Poggio la nuca sul divano e guardo il soffitto, pensando che non ho la forza necessaria adesso per affrontare un’altra discussione. Già l’immediato futuro ne riserva tante, forse anche troppe, con tutto il mondo esterno. Dopo ieri ho bisogno di una pausa, almeno per qualche giorno.

 

Mi mordo il labbro, torturandolo fra i denti nell'indecisione. Lo guardo e sospiro. Alla fine vince sempre, penso per il motivo di cui sopra: non mi piace vederlo pensieroso o triste o disturbato. Ed alla fine facciamo sempre un pò di tira e molla, ma a questo punto glielo dico, magari mi può tranquillizzare del tutto. 

-It's just I'm a bit scared, cause… There's no turning back for you now- comincio, rendendomi conto che non è quello che volevo dire, dannazione. -I mean… I know you don't wanna walk away. You know… These stupid irrational fears. I know… - Dio, perché mi viene così difficile esprimermi?! - …It's just I'm a bit scared, that's it.

Sospiro, assolutamente convinto di aver appena fatto uno dei miei soliti disastri verbali. Ovviamente gli sto facendo pensare che sono confuso e che sto facendo marcia indietro. Non è così, non è assolutamente così. Avrei bisogno di lezioni di retorica. Gli stringo la mano, perché i gesti sono l'unica cosa che esprime bene quello che voglio comunicargli. E lo so che dovrei essere in grado di parlare, ma quando l'argomento siamo noi, ho delle difficoltà. Non so perché, cazzo.

 

Lo lascio parlare, cercando di interpretare le sue pause e i suoi silenzi e frenando l’impulso di interromperlo, sapendo che gli risulterebbe ancora più difficile portare a termine il discorso poi. Ma quando finisce e mi stringe la mano mi accorgo di non aver capito assolutamente niente di quello che ha appena detto. A parte che ha paura, certo. Rimane da appurare di cosa.

Sospiro a fondo per calmarmi un po’ e parlo più sottotono, guardando le nostre mani unite e cercando in qualche modo le parole giuste per farlo rilassare.

- You know? Should’ve done that months ago. Back in September, to say the least. I was sure about my feelings, and so were you. I’ve been a jerk with her, no excuses. And I regret it, oh, yes I do. It’d have saved a lot of tears, to everyone. You’re scared, and so am I. Let’s face it, I’m not a good person, though you’re sure I am. One day something bad could happen, and we could fall apart, simple as that. It’s normal to be scared, I guess. Or maybe it’s not, but I don’t care. Long as you want me to stand by your side, I’ll be. – faccio una pausa e sospiro a fondo, intristendomi io stesso per le cose che ho appena finito di dire e distogliendo lo sguardo. – I made up my mind about taking this chance a while ago, I’m... gonna stick with it.

 

Annuisco, guardando a mia volta le nostre mani, decidendo di non controbattere ad una cosa in particolare che ha detto. Tanto è inutile. E come previsto l'ho fatto intristire e… Devo pensare a qualcosa per tirarlo su. Tanto tutto questo è solo un problema emotivo che passerà, lo so. E non voglio che pensi le cose sbagliate, non voglio che inizi a dire che lui non è abbastanza per me o le altre cazzate che gli sento dire occasionalmente. Lo abbraccio e mi rifugio di nuovo sul suo collo, senza una parola, perché abbiamo capito che con quelle sono un disastro.

Mi limito a lasciargli piccoli baci sotto l'orecchio, rimanendo lì per un pò finché non sento che il momento sta diventando abbastanza imbarazzante. Lo guardo negli occhi e sorrido appena, provando a baciarlo di nuovo. Ti prego, lascia perdere l'argomento, dimenticatene… Non ho voglia di cominciare discorsi angoscianti ora. Dovevamo rilassarci, no?

 

Lascio che mi abbracci ma non faccio molto di più, ormai perso dietro ai miei stessi pensieri. Perché alla fine, per quanto possa voler cercare di bloccare il ragionamento che è cominciato nella mia testa, non conosco il modo corretto di farlo. È un mio difetto, uno dei tanti. Anche perché vorrei davvero capire, trovare un modo per comunicare con la sua anima, una breccia nel muro dei suoi gesti. In fondo penso che abbiamo lo stesso problema, ognuno a modo suo.

Sospiro di nuovo, tra la tristezza e il leggero disappunto per questa situazione, e alla fine volto la testa leggermente dall’altra parte per evitare che mi baci,  illudendosi così di porre fine alla questione. Scuoto piano il capo e poi mi alzo, scrollandomelo gentilmente di dosso e avvicinandomi alla finestra, sperando che non mi segua, come invece fa di solito.

 

Rimango leggermente ferito e deluso, non posso negarlo. Cazzo, lo sapevo che dovevo stare zitto e passare sopra al discorso, lo sapevo dannazione! 

Bene, un'altra serata rovinata. Bravissimo, Jude, complimenti davvero. E adesso cosa dico? Stiamo disquisendo del nulla! O almeno, di cose che per me non hanno nessunissima rilevanza, non so nemmeno perché ho cominciato ad angosciarmi quando, perdio, avevo il mio uomo accoccolato contro di me. Avrei solo dovuto pensare a quanto lo amo. A sorridergli e fargli capire che va tutto bene, che non c'è problema, che sta filando tutto liscio. 

Peraltro, mi viene da pensare che abbiamo problemi di comunicazione. 

Me ne sto zitto, con aria abbattuta, lasciandolo andare e rimanendo seduto lì, sentendomi l'idiota che so perfettamente di essere. La cosa che mi fa venire il nervoso è che di sicuro lui si sta torturando dietro chissà quali pensieri, quando non c'è niente da pensare: era solo un mio stupido attimo di angoscia. Ma se smettesse di prendere tutto seriamente mi avrebbe preso un pò in giro, stuzzicato, e saremmo finiti sul tappeto a farci il solletico. 

E' ovvio che sono felice di essere libero con lui. Sento ancora il senso di colpa nei confronti di Susan, ma oggettivamente se dovessi soffermarmi sul pensiero di ogni persona che ho fatto soffrire non vivrei più. 

Dai, cazzo, Jude, dì qualcosa.

-Sorry.

Sbagliato. Dio, sono proprio stupido. Sono un disastro ambulante, ecco cosa sono. Scuoto la testa, roteando gli occhi e fissando il soffitto, scocciato con me stesso.

 

Me ne rimango lì per un po’, a guardare fuori e a cercare di scacciarmi via la malinconia di dosso. Vorrei essere una persona diversa, solare, allegra, il Robert delle interviste, dei red carpet, delle premiere. E la maggior parte del tempo ci riesco pure. Altre volte invece questo secondo lato del mio carattere emerge, ed in quel momento vorrei soltanto rintanarmi in un angolo e disperarmi sulle cose più inutili che mi passano per il cervello. So che è un atteggiamento sbagliato, e che fa soffrire la gente che mi sta intorno, ma non riesco ad evitarlo, per quanto mi ci sforzi. E stando con lui la situazione è diventata più difficile, perché ci sono tante cose in ballo rispetto a prima, ed ignorarle, facendo finta che non esistano, non è una soluzione auspicabile. 

Quasi non sento la sua voce, talmente immerso nei miei pensieri. Mi arriva come una frequenza lontana, disturbata. E non mi piace. Stringo la mano in un pugno che tocca il vetro, poggiandoci la fronte su e sospirando, disperatamente cercando di spegnere il cervello. Alla fine so che tutto questo è frutto solo della tensione del momento, e anche se posso essere leggermente alterato per questo suo voler sempre soprassedere alle discussioni, non è un motivo sufficiente per buttare all’aria una serata. 

Così alla fine mi giro di nuovo, lanciandogli un’occhiata fugace, e faccio per parlare, prima di bloccarmi, colpito da un’idea migliore. Mi avvicino allo stereo e lo accendo, scrollando velocemente le tracce fino ad arrivare alla quarta e premere play.

 

Seguo le sue mosse con la coda dell'occhio, chiedendomi cos'abbia in mente. Di solito sono io che decido di stemperare la tensione con la musica---

Oh, momento. Non la conosco. Mi acciglio e lo guardo, già piegando l'angolo della bocca in un ghigno. Un riff lento di pianoforte, oh, ora capisco. Una delle sue canzoni romantiche. Sì, lui è parecchio mieloso. Cosa che approvo, non ho mai detto il contrario, solo che io sono molto diverso. Non che non sappia essere romantico. Lo sono stato per necessità (sul set) e per gioco (con donne che volevo solo portarmi a letto, di base) ma non sono davvero il tipo da queste cose. Però mi piace il fatto che lui lo sia. Perché lui è insanamente dolce.

 

Chiudo gli occhi come la musica parte, respirando a fondo e calmandomi nello stesso momento in cui la voce di Steve Perry comincia a cantare. Faithfully è una delle mie canzoni preferite in assoluto, e quest’estate è stata quella che mi ha aiutato di più, quando eravamo costretti a stare lontani uno dall’altro, tutte quelle miglia tra di noi. Me ne andavo su un molo abbandonato vicino casa e me ne rimanevo lì per ore intere ad ascoltare questa canzone, senza scocciarmene mai. Mi teneva compagnia, e in qualche modo mi dava la forza necessaria ad essere quel poco positivo da non tentare di prendere una pillola dopo l’altra, rischiando varie volte di combinare ancora una volta un gran casino. 

Ripensando a quei momenti adesso non sono capace di impedire ad una lacrima di rigarmi il viso, e fortuna che sono ancora girato verso lo stereo, non voglio che mi guardi piangere, non di nuovo.

 

Lo vedo esitare, di solito si gira e mi guarda quando ci mettiamo ad ascoltare le canzoni, dato che facciamo sempre il gioco di indovinarle dall'inizio. Invece rimane lì, a fissare lo stereo. Collego l'andazzo della canzone con la sua posa e capisco che qualcosa non va. Mi alzo e lo raggiungo, stringendolo da dietro e poggiando il mento sulla sua spalla, rimanendo in silenzio e baciandogli la guancia, sussurrando.

-I don't know this one...

 

Sapevo che sarebbe venuto. Lo aspettavo, e difatti eccolo qua. Perché è così che funzioniamo noi, ormai. Ci leggiamo nella mente a vicenda. Faccio scivolare piano le mie mani sulle sue e intreccio le nostre dita, continuando a guardare in basso per una decina di secondi ancora nella vana speranza di risospingere indietro il magone. Inutilmente.

- You... know, this song... really helped me... this summer...

Volto leggermente lo sguardo lucido verso di lui e lascio andare un’altra lacrima involontaria. Vorrei smetterla, ma non ci riesco. È più forte di me, troppi ricordi di quando tutto andava nel peggiore dei modi e noi non eravamo forti abbastanza da fare affidamento unicamente su noi stessi.

 

Guardo in basso quando sento le sue dita muoversi e subito dopo la mia attenzione, come sempre, viene calamitata dai suoi occhi scuri. E per poco non trasalisco quando vedo i suoi occhi bagnati. Odio vederlo piangere, non so mai cosa fare. E quando lo sento parlare con la voce un pò rotta mi si stringe lo stomaco. 

-Oh… Really?

Oddio, perché mi è venuto questo pigolio? Perché lo sto stringendo più forte a me, e perché sento il sangue scorrere più veloce dal mio cuore? Mi mordo il labbro, come faccio sempre quando cerco di trattenere qualcosa. Perché so perfettamente cosa sta provando. E' più o meno la stessa cosa che provo io, in questo momento. L'estate è stata il periodo più duro che riesca a ricordare negli ultimi anni. Non potevamo vederci, e dato che il nostro rapporto somigliava tantissimo ad un cordone ombelicale, sentivo fisicamente la sua distanza. Come un filo doloroso che si tendeva fra noi, non sto scherzando. Ma non pensavo si sentisse così solo, allora. Bacio la sua guancia bagnata, dondolando solo un pò e rabbrividendo per le parole della canzone.

 

Restless heart, sleep alone tonight

Sending all my love along the wire.

 

E' orribile ed insieme bellissimo quanti ricordi mi risvegli questo passaggio. Le chiamate nel cuore della notte. Gli dicevo che mi mancava tantissimo e poi mi addormentavo al telefono solo per sentirlo un pò vicino, mentre lui faceva dell'altro. E mi facevo del male da solo, guardando i suoi film. Quanto patetico sono in grado di diventare.

 

Annuisco e abbasso lo sguardo, vergognandomi un po’ di me stesso, per continuare a piangere in quel modo. La verità è che per me lui è stato sempre speciale, fin da quel primo incontro, due anni e mezzo fa. Perché ha saputo rivoltare il mio pensiero su di sé con un solo sguardo, che mi ha trapassato da parte a parte.

Non ce la faccio più, quel poco di autocontrollo rimastomi se ne va definitivamente a quel paese, lasciandomi solo in preda alle emozioni. Questa volta sono io a rigirarmi tra le sue braccia, fronteggiandolo con gli occhi pieni di lacrime per una manciata di secondi ancora prima di aggrapparmi con tutta l’energia rimastami alla sua maglia e cominciare a piangere, sul serio adesso.

- H-Hold me... J-Just... hold me t-tight...

Strofino piano la mia guancia sul suo petto e mi stringo ancora di più a lui, cercando inutilmente di calmarmi. Ho bisogno di ascoltare la sua voce parlarmi dolcemente come solo lui sa fare, ho bisogno del suo tocco delicato tra i miei capelli, ho bisogno di sentirlo intorno a me, come uno strenuo e fedele difensore. È il mio cavaliere bianco, l’unico ad avere la capacità di rassicurarmi, di farmi capire che tutto andrà per il meglio, anche se adesso può sembrare di no. La prima volta che l’ho chiamato così si è messo a ridere, ma non importa quello che può pensarne, è la sola persona in grado di farmi sentire completamente al sicuro, protetto. 

 

Rimango basito per un istante quando vedo che sta davvero piangendo, non è solo commosso. Sta piangendo come un bambino e dentro di me mi chiedo perché. Cioè, il motivo l'ho capito, ma quello che mi stupisce davvero è che il solo pensare a quest'estate lo distrugga tanto. Immagino che ci siano altri fattori in gioco, fra l'altro. Indio, per esempio. Ora che ha tranciato con Susan, forse ha paura che Indio lo odierà. Forse si sente generalmente insicuro come me, forse da qualche parte si chiede ancora come siamo arrivati così lontani con una storia che all'inizio spacciavo per un gioco, per una breve avventura. Per un giochetto al quale non avrei saputo sottrarmi.

Ma smetto di pensare e lo stringo forte a me, per fargli sentire che ci sono, che qualsiasi dubbio abbia avuto in passato ora è svanito. Per imprimergli addosso la mia presenza, per fargli capire che non me ne andrò mai. Mai, almeno finché non è ora di.

Non ci voglio pensare, non adesso. Perché poi starò male e lui mi chiederà cosa c'è che non va ancora, ed io sarò ancora stupido e glielo dirò, e lui comincerà a pensarci e soffrirà. Perciò mi limito a stringerlo forte, baciando la porzione del suo viso che posso raggiungere. E poi sorrido, perché essendo più basso di me posso coccolarlo proprio come un bimbo, sono più comodo nell'avvolgerlo. Lo sento tremare contro il mio petto ed il sorriso svanisce, sostituito da una leggera smorfia di preoccupazione. E poi, come sempre, ormai senza pensarci, inizio a sussurrare nel tentativo di farlo calmare.

-Yes, Winnie*. I'm here, I'm with you baby...

Spero che almeno col nomignolo sorriderà un pò. Gli accarezzo i capelli, dondolando solo un pò con la canzone, che devo dire è proprio bella. Sussurro di nuovo, dando alla voce una tinta ironica.

-I can figure why you like this song so much...

 

Avverto le sue braccia intorno al mio corpo stringersi di più e lascio andare un singhiozzo più trattenuto, nascondendo la faccia nella sua maglietta, che stringo ancora forte tra le mie dita. Una serie di pensieri si accavalla nel mio cervello, non lasciandomi tregua. Perché non è solo il ricordo di quest’estate, di quei lunghi, interminabili pomeriggi passati su spiagge abbandonate che sfociavano in notti insonni trascorse a girarmi e rigirarmi nel letto senza avere un attimo di tregua; è il peso di tutto ciò che c’è stato da fine Luglio ad almeno metà Novembre: quello che è capitato a me, il suo incidente, le volte in cui lo volevo portare con me (vedi alla premiere inglese di Due Date) e non ho potuto, perché non dovevamo farci vedere insieme; e tutte le litigate, i momenti di intimità strappati per caso e con sofferenza, le volte in cui ho pensato che forse sarebbe stato meglio mollare tutto e tornare al punto zero. Senza contare che una buona parte del mondo adesso mi odia per quello che ho fatto, e che della intera faccenda devo ancora metterne a parte mia madre.

Sorrido piano quando mi chiama così, rimanendo ancora per un istante con il viso coperto prima di alzare gli occhi ed incontrare i suoi, che come la prima volta mi intrappolano in una comunicazione non verbale. Tiro su col naso e tengo il sorriso sulle labbra, allungando piano una mano per accarezzargli piano la guancia.

- It... reminds me of... of us, yeah.

 

Annuisco, accarezzandogli piano la guancia e lasciandogli un bacio lieve sulle labbra per poi approfondirlo per qualche secondo, prima di sorridere di nuovo e baciargli anche le palpebre, stringendolo di nuovo a me.

-Yeah, quite much... But I mean, you're always so romantic and sweet and all, this suits you incredibly...

Lascio andare un risolino, sollevato dal vederlo sorridere, almeno un pò. Meno male. 

 

Mi asciugo le lacrime e sorrido, prima di baciarlo a mia volta, gettando le braccia intorno al suo collo e muovendomi piano con lui, sulla coda della canzone. Poi cerco a tentoni il pulsante dello stop, e mi fermo anche io, continuando a guardarlo negli occhi e a lasciargli qualche bacio leggero sulle labbra. Perché alla fine non importa quello che sarà, e non è certo guardando sempre al passato che si possono buttare le basi per una vita insieme. Sappiamo entrambi quanto difficile sia stato arrivare fin qui, e adesso che ci siamo, finalmente, non permetterò al mio pessimo carattere di intrufolarsi di nuovo. 

- I love you – sussurro a pochi millimetri dalla sua bocca – And I don’t care if you’re scared or what, because I won’t let you go. You’re stuck with me now, and I’m gonna marry you. – gli poggio un dito sulle labbra ed il mio sorriso si amplia – Don’t matter what you think.

 

Sorrido. Sì, di nuovo. Mi solleva il fatto che si sia calmato. Lo ascolto e per un pò gioco ad essere contrariato, facendo una smorfia e roteando gli occhi.

-Oh my God, you'll be torturing me forever then! 

Guardo in basso verso di lui e gli dò un bacio sul naso, per poi tornare serio. Sì, abbiamo un sacco di progetti, lui in particolare è fissato con l'idea del matrimonio, ma in fondo non vedo l'ora. Di essere ufficialmente suo e solo suo e di smettere - fra l'altro - di trovarmi orde di donne attorno. Anche perché essendo alquanto geloso, Robert probabilmente passerebbe al Wing Chun! Ridacchio all'idea e lo bacio ancora, gli occhi che brillano, miei e suoi.

Quindi in definitiva abbiamo - ha - appena fatto un passo decisivo, e farò tutto il possibile perché non se ne penta. 

Gli starò vicino perché ha bisogno di me ed io ho bisogno di lui, e ormai non riesco più a concepire un letto o una doccia senza di lui, o una giornata senza fargli dispetti o senza baciarlo. E' diventato la mia personale dipendenza.

E intanto torniamo sul divano, e poco dopo mi addormento accoccolato contro di lui, e la mattina dopo gli farò il caffè e lui mi dirà che ho russato.

Mi sembra una prospettiva perfetta.

 

 I'm forever yours, faithfully.

 


 

[Allora, questa nei nostri piani doveva essere una shottina. Breve, insomma, un momentino così. Almeno, lo era nelle mie aspettative XD questo è il nostro esperimento, evidentemente il roleplay ha influito molto, dato che siamo in grado di mandare avanti post da mille e più commenti (no, non abbiamo una vita :/), quindi anche la shot è venuta stra-lunga XD non so, avevo in mente di scrivere qualcosa su Faithfully (che nel RP è tipo la NOSTRA canzone <3), è diventata una shot completamente introspettiva, insomma un riassunto di quello che è il nos- il LORO rapporto XD è da tre giorni che la scriviamo, non per dire LOL noi ci siamo divertite come le due deficienti che siamo a farci botta e risposta! Speriamo sia piaciuta anche a voi!! :D]

   
 
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