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Autore: JosephineGreen    01/02/2011    1 recensioni
Il continuo della mia prima storia "Sii fedele al tuo sangue". Ovviamente è ambientata al secondo anno di Hogwarts.
NdAmministrazione: secondo il regolamento, l'introduzione deve contenere un accenno alla trama o una citazione significativa ripresa dalla storia. L'autore deve perciò provvedere a modificare questa introduzione (può contemporaneamente cancellare in autonomia questo messaggio)
Genere: Avventura, Commedia, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Un caldo afoso sovrastava la spiaggia semi-deserta. In effetti, non era nella norma che una spiaggia californiana come quella di Bakersfield fosse così poco popolata da bambini urlanti e madri arrabbiate: in fondo, era più o meno l’ora di pranzo. L’unico segno di vita era un vasto ombrellone arancione un po scolorito, che però, non tutti potevano vedere. La spiaggia, se fosse stata osservata da un babbano, sarebbe apparita piena di alghe secche accasciate sulla sabbia, lunghi tronchi spezzati e con qualche cadavere di piccoli pesci lasciati li ad imputridire. Certo, non era di certo la migliore delle immagini, ma di sicuro gli artefici di quel lavoro credettero che nessuno si sarebbe mai avvicinato ad un luogo in tali condizioni: supposizione esatta, perchè, durante tutto il corso della giornata, nessuno si fece vivo.
-Charlotte,avresti altra protezione solare?-
La donna seduta accanto a Dwight si voltò stupita,portandosi gli occhiali da sole sopra la testa.
-Stai scherzando, spero.-
-Beh, se così fosse, non sarei una grande simpatia,no?-
Si sorrisero mentre la donna cominciava a rovistare nella grande borsa azzurra. Ne tirò fuori un tubetto di crema, che porse all’ex cognato.
-Voi inglesi proprio non vi capisco: sembrate sempre così composti e perfetti, ma quando vedete un po di sole andate subito ai ripari.-
Si avvicinò di più a lui.
-Il sole è vostro amico.-
-Cara Charlotte, noi non siamo abituati al sole come voi non lo siete alla pioggia e al freddo. E adesso smettila di commentare tutto ciò che avviene nel modo e dimmi dove sono Jack e Jo.-
-Credo che siano andati con Joseph a fare una passeggiata, non lo so per certo. Sene sono andati quando ti sei addormentato.-
Dwight si alzò reggendosi la schiena dolorante e cominciò ad infilarsi la t-shirt che aveva appoggiao sopra l’ombrellone. Charlotte sembrò piuttosto contrariata.
-Vuoi già andare via?-
-Io e i bambini dobbiamo cominciare a fare le valigie: tra una settimana comincerà la scuola e non siamo ancora andati a Diagon Alley a compraere il materiale.-
-Dwight devo chiederti un favore immenso.-
L’uomo la guardò preoccupato. Charlotte lo aveva sempre aiutato, fin a quando Julia era morta anni fa. Li aveva sempre ospitati per le vacanze estive e suo figlio Joseph aveva un rapporto bellissimo con i suoi bambini.
-Dimmi, Charlotte, dov’è il problema?-
La donna si rimise a sedere sul suo telo con un nervosismo crescente.
-Se non fossi alle strette non te lo chiederei Dwight, lo sai. Sono sempre stata capace di badare da sola alla mia vita e a quella di Joseph, ma stavolta è davvero la fine.-
Dwight sapeva a cosa si stava riferendo: il marito di Charlotte, Clarence. lavorava come pensolare tra California e Canada per degli affari che lui non era mai riuscito a capiche che cosa trattassero, ma di una cosa era sempre stato sicuro. Non erano affari puliti. Ogni volta che l’uomo tornava a casa i litigi erano frequenti, e ogni volta diventavano sempre più cattivi e violenti.
-Hai deciso di lasciare Clarence?-
La donna annuì lentamente.
-I dicorzi sono sempre cose traumatiche per i bambini, Dwight, ed è prprio su questo che si fonda la mia richiesta.-
 
 
-Più veloce, Jack, più veloce!- gridarono all’unisono Josephine e Joseph. Beh, si, si può pensare che in famiglia non avessero molta fantasia, ma quando erano stati dati loro i nomi, in fondo, si trovavano in due continenti diversi.
Avesso, invece, se ttrrovavano nello stesso carrello della spesa. Era un gioco che avevano architettato qualche anno prima, ma era rimasto sempre il loro preferito.
Il gioco consisteva nell’aver rubato un carrello da un supermercato babbano. Erano poi andati su una collinetta vicino casa loro e, spinti da Jack, avevano comiciato una tremenda corsa che si era conclusa con ginocchia sbucciate e vestiti sporchi. Da quella volta, ogni volta che andavano a prendere il carrello in cantina si ricordavano di munirsi di ginocchiere, gomitiere e un sacco nero da mettersi addosso.
La corsa si concluse con i due cuginetti rimasti a gambe all’aria e Jack piegato in due dalle risate. Era sempre così.
L’aria era molto calda, e, anche se nessuno di loro possedeva un orologio, si immaginarono che doveva essere più o meno l’una di pomeriggio. Si sdraiarono sul prato ad osservare il cielo azzurro.
-Vorrei che non ve ne dovreste andare mai più: ci divertiamo così tanto insieme.-
-Lo so Josh, sarebbe bellissimo, ma io e Jo abbiamo la scuola, e anche tu quest’anno ci andrai,no?-
-A proprosito, a che scuola andrai? Ti è arrivata la lettera,giusto?-
-Beh, veramente me ne sono arrivate due: una di una scuola  a poche ora di viaggio da San Francisco, mentre l’altra non ho idea di dove si trovi. Mamma ha detto che non è in America.-
-RAGAZZI, IL PRANZO E’ INTAVOLA!- sentirono urlare i tre cugini. Subito scattarono in piedi, nascosero il carrello dietro un folto cespuglio e impazzarono i una corsa verso casa loro.
Appena arrivati, ansimanti e sudati, corsero in bagno a lavarsi le mani per poi irrompere in cucina sorridendo.
Qua trovarono i rispettivi genitori che sistemavano la tavola. Dwight, appena li vide, si fermò, si sedette e fece loro segno di avvicinarsi.
I tre si guardarono un po preoccupati.
-Ragazzi, io e zia Charlotte siamo arrivati ad un’importante decisione.-
Si, adesso la tensione era davvero alle stelle.
-Abbiamo deciso che,visto la complicata situazione in questa casa,- detto questo rivolse un sorriso gentile al nipote- il piccolo Joseph verrà in Inghilterra a frequentare la Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts.-
Silnzio assoluto.
Dwight rimase di stucco.
-Beh, credevo che sareste stati euforici! Joseph, ma non sei nemmeno un po contento.-
Joseph mosse appena le labbra, come per dire qualcosa, che però non uscì dalla sua bocca, ma da quella di Jack.
-E’ uno scherzo?-
-Certo che no, tesoro!-
Joseph sorrise radioso.
-In tal caso.. E’ fantastico!-
  
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