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Autore: 1_Conci    01/02/2011    3 recensioni
One-shot scritta per una mia amica su Justin Bieber. Molto romantica e un pò triste. Leggete ;D
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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You are my sunshine.
 
“Pronto?” esclamo prendendo in mano il telefono e premendo la cornetta verde.
“Pronto Ashley? Sono Justin!” esclama un ragazzo dall’altra parte del telefono.
Il cuore salta un battito; il respiro si mozza.
“S-si..-balbetto- Come va Justin?”
“Pronuncio il suo nome a fatica, tante sono le emozioni che esso mi provoca.
“Bene,ma non ti ho chiamato per questo”
“E’ successo qualcosa?” chiedo preoccupata.
“Non preoccuparti, sto bene. Ricordi la foto strappata che ho trovato? Quella con la dedica?”
E come scordarsela? Hai mosso mari e monti per cercare l’altra metà.
 
“Guarda cosa ho trovato!” esclami tirando dalla tasca posteriore dei Jeans una vecchia foto stropicciata.
“Bella..” commento tenendola in mano.
La osservo. Ti ritrae, perfetto come sempre, ma con qualche anno meno.
“Avevo circa 8 anni. Ma la parte più interessante è dietro.”
La giro. Una dedica composta da poche parole troneggia al centro del foglio. “Mi piaci, avrei dovuto dirtelo molto tempo prima. Vuoi essere la mia ragazza?”
Lo rileggo qualche altra volta prima di comprenderlo bene e per poco non mi metto  a piangere.
“Devo trovare l’altra metà. Devo trovare la ragazza di cui ero cotto quando ero un bambino” esclami riprendendoti la foto e rigirandotela tra le dita.
 
L’hai cercata per mesi e mesi, quella ragazza. Che tu l’abbia trovata? Al solo pensiero il cuore mi si restringe.
“Me lo ricordo – faccio una pausa per riprendere fiato- Novità?”
“L’ho trovata”
Mi sento morire. Lo sapevo che prima o poi sarebbe successo.
“Che cosa?” chiedo facendo finta di non aver capito.
“La ragazza.”
“Ah.. sono così felice per te.” Sussurro.
E invece no, non lo sono affatto. Perché, ne sono sicura, tu sei ancora innamorato di quella ragazza. La capisco dai tuoi occhi. Quando parli dei lei brillano.
Mi mordo con rabbia il labbro inferiore. Dal sapore metallico che sento in bocca sta anche sanguinando, ma non m’importa.
“Sei libera pomeriggio?”
“Si.. credo di si”
Vorrei tanto chiuderti il telefono in faccia. Piangere, urlare, mandarti a quel paese e dimenticarmi di te con la stessa velocità con cui sei uscito ed entrato nella mia volta tante di quelle volte che ormai ho perso il conto.
“Bene, ci vediamo fra un’ora al parco di fronte casa tua. Voglio fartela conoscere.”
“Perfetto.”
Chiudo la chiamata scaraventando il cellulare da qualche parte.
Forse sono stata troppo fredda, ma non riuscivo a fare finta che andasse tutto bene, di essere felice per lui e la sua nuova ragazza.
Sono stata una cretina e per la seconda volta mi sei sfuggito.
 
“Quindi vai via?” mi chiedi.
“Si parto domani..” sospiro.
“Dove hai detto che ti trasferisci?”
“A Los Angeles” sbuffo, è circa la terza volta che te lo ripeto.
“Non posso credere che tu stia lasciando Stratford e me per andare a vivere in una stupida città americana.”
“Quante volte devo ripetertelo ancora? Non è una mia scelta, ma di mia madre. Lo sai benissimo che se fosse per me rimarrei qui per sempre. Insieme a te.” arrossisco violentemente e lui mi abbraccia.
“Lo so.. solo che mi mancherai così tanto..” mi sussurra in un orecchio
Avanti Ashley, diglielo che ti piace anche se siete solo dei bambini.
Sciolgo l’abbraccio e fisso i miei occhi nei suoi.
“Anche tu mi mancherai molto.”
Perfetto, non ce l’ho fatta.
 
Eravamo solo dei bambini, due semplici migliori amici, prima che io partissi per Los Angeles.
Poi sono andata via e tu ti sei dimenticato subito di me, sostituendomi con la ragazza della foto, bambina anche lei allora.
Ma io non ti ho mai dimenticato.
E adesso che il destino ci ha fatto incontrare di nuovo, ho sprecato anche questa occasione.
“Sono proprio una stupida..” mormoro coricandomi sul letto.
La testa mi pulsa, fa male, troppo male.
Il cuore è distrutto in mille pezzi e questa volta non credo che possa aggiustarsi.
Presto cado nel mondo dei sogni, smettendo di provare un po’ di dolore.
 
Mi sveglio intorpidita, gli occhi gonfi di lacrime che non ricordo nemmeno di aver versato.
Guardo l’orologio. Indosso un jeans e una maglietta a caso, ormai non importa più.
Do’ una sistemata ai capelli con le mani, sciacquo il viso, recupero il cellulare-stranamente intatto-, afferro la borsa ed esco di casa dirigendomi verso il parco.
Sono curiosa di vederla. Sarà sicuramente bellissima.
Arrivo e lo trovo già seduto sulla ‘nostra’ panchina.
“Ehi campione! Dov’è la ragazza?” chiedo.
“Hai un aspetto spaventoso. Che è successo?” mi chiede.
Che è successo? E’ successo che mi sono appena resa conto che questa situazione l’ho volta io!
Se ti avessi dichiarato i miei sentimenti molto tempo prima, forse adesso non mi troverei in questo casino.
Sono sempre stata una persona molto riflessiva, ch pensa sempre alle conseguenze di un’azione.
E questo aspetto del mio carattere mi ha sempre impedito di fare cose che mi pento sempre di non aver fatto.
Abbasso lo sguardo. “Niente” sussurro.
“Sei bellissima.”
Arrossisco.”Grazie”
In fondo lo so che lo dice solo per gentilezza.
Mi siedo accanto a lui. “Dov’è?”
“Chi?”
Adesso fa anche finta di non capire?! “La ragazza. Al telefono mi hai detto che la portavi.”
“Ah si – prende un respiro profondo- Devo dirti una cosa”
“Dimmi.”
“E’ una cosa difficile, non posso dirla così su due piedi!”
Si alza e pulisce con le mani i Jeans.
Inizio a preoccuparmi. Dal suo comportamento sembra una cosa importante sul serio.
Mi prende per mano e mi invita ad alzarmi. Il cuore inizia a battere all’impazzata e le guancie si imporporano.
Mi alzo e mi ritrovo davanti al suo petto. Ricordo ancora quando eravamo dei bambini e io ti prendevo in giro perché eri più basso di me. Adesso è il contrario, ti arrivo a malapena alle spalle.
Osservo le nostre mani intrecciate e mi sento stranamente felice.
“Aspetta” sussurri allontanandoti e lasciando le mie mani.
Estrai dalla tasca quella famosa fotografia e la posi sulla panchina di legno, lisciandola con le mani-
“Qualche giorno ho trovato l’altra metà”
“E me lo dici solo ora?!?”
“Si. All’inizio non ho capito chi fosse. Poi ho scoperto che dietro c’era un nome. Ho chiesto a mia madre e poi a mio padre chi fosse e ho ricevuto da entrambi la stessa risposta.
Sono andato anche da un investigatore privato che mi ha condotto alla ragazza. Di cui sono ancora innamorato.”
Il cuore si ferma, le lacrime iniziano a pungere gli occhi .
Cerco di non piangere, ma è troppo difficile.
Una lacrima scorre veloce sulla guancia e, altrettanto velocemente la asciugo.
Dirigo lo sguardo verso di lui. Si tortura le mani, nervoso.
Poi, dalla tasca della felpa prende un pezzo di carta e lo poggia accanto alla foto.
Lo apre e scopro che è una fotografia. Ritrae una bambina un po’ più alta di lui, con lunghi capelli scuri e dei vispi occhi verdi.
“Non la riconosci?” mi chiede curioso.
“Mi sembra di conoscerla..”
Poi gira la foto e mi fa notare una piccola scritta in basso a destra.
“Ad Ashley Stewart. La mia migliore amica e spero anche fidanzata.”
Deglutisco.
“Sono io” dico con voce tremante.
“Lo so. Perché mi hai mentito sul tuo cognome?”
“Non ti ho mai mentito. Adesso mi chiamo Ashley Black”
“E perché? Perché non mi hai detto che eri tu? Ti eri dimenticata di me?”
“No Justin, non mi sono mai dimenticata di te. Ho cambiato cognome solo per dimenticarmi della mia vecchia vita.”
“Della tua vecchia vita? E perché?”
“Quando sono arrivata a Los Angeles ero convinta che tutto sarebbe stato fantastico.”
“E non è stato così?! Mi hai lasciato a Stratford! Da solo!E non mi hai scritto nemmeno una lettera. Per non parlare delle telefonate che mi avevi promesso!” urla arrabbiato.
Inizio a piangere. Ho trattenuto per troppo tempo le lacrime. “Tu non sai cosa ho passato! Mi mancavi da morire, ma mia madre mi ha impedito in tutti modi di contattarti. Voleva che io mi dimenticassi di meno. Pensava che l’amicizia a distanza mi avrebbe fatto soffrire. Sono stati degli anni terribili. Li vedi questi segni?”
Alzo la felpa e indico delle cicatrici ormai vecchie sui polsi. Le sfiora delicatamente con le dita.
“Come.. cosa.. Che ti è successo?” balbetta visibilmente in difficoltà.
“Mi mancavi così tanto.. tutti mi prendevano in giro.. non avevo nemmeno un’amica.. Mi sentivo bene solo con una lametta in mano” sospiro.
Mi abbracci consolandomi e le lacrime aumentano. Non avevo parlato con nessuno e mi ero promessa di non pensarci più.
Ed ecco che il passato ritorna a galla.
Alzo il capo dal suo petto. I raggi solari illuminavano il suo viso come se lo stessero accarezzando.
Mi perdo in quegli occhi color nocciola che amavo tanto e presto dimentico tutto, persino le lacrime.
Siamo a pochi centimetri di distanza e il cuore batte velocissimo.
Poi, con un soffio, unisci le nostre labbra. Prima sei cauto, leggero, come se avessi paura della mia reazione, ma diventi subito più sicuro e approfondisci il bacio.
Mi sento al settimo cielo.
Si stacca dolcemente. “Cavolo, non era così che pensavo di dirlo. Avevo preparato un discorso che avrebbe fatto invidia anche a Leopardi. Vediamo di recuperare qualche parte.”
Sorrido e aspetto le tue parole.
Mi prendi le mani. “Se non l’hai ancora capito, mi piaci, e anche tanto. Sono sempre stato innamorato di te. Fin da bambino solo che non ho mai avuto il coraggio  di dirtelo. Eri la bambina che mi tirava su il morale . Quando sei andata via è stato terribile, era come se il mio sole personale fosse sparito. L’unica persona che mi faceva stare bene sul serio se n’era andata e non sapevo come fare. Sei il mio sole personale, che mi libera dalle nuvole di tempesta.”
“Anche a me piaci da quando eri un bambino. Quel bambino pestifero che muoveva i primi passi nella musica. E adesso sei una pop star internazionale. Sei anche tu il mio sole. Il sole più bello che possa esistere.”






Questa one-shot l'ho scritta per una delle mie migliori amiche. Una che c'è sempre stata. Una che mi ha sempre supportato  e che ha letto sempre le mie schifezze e che le ritiene "stupende".
Grazie di tutto. Ti voglio bene.
  
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