Addio. Una parola come tante altre, prima di quel giorno, in cui è dovuto cominciare tutto. Un litigio è una cosa orribile, specialmente se è con una persona a cui tieni. Da quel fottuto giorno, non passa una sera in cui, prima di addormentarmi, non pianga. E ogni sera mi addormento con le guance segnate da lacrime scure, come nelle foto.
Era un giorno come altri, noioso e lento. Non sapevo che la merda sarebbe arrivata, tutta insieme.
Appena entrata su Facebook, leggo il dannato messaggio. “Non è più come prima, non siamo più amici come prima. Addio”. Sono le uniche parole che sono riuscita a distinguere tra le lacrime. Ogni giorno, ogni minuto, mi ripeto che andrà tutto bene, che lo dimenticherò. Ma non è così. Continuo a illudermi. Continuo a credere che le lacrime smetteranno di uscire, ogni volta che leggo il suo nome, o che lo guardo.
Sigarette, birra, risate false, nulla riesce a farmi scordare otto anni. A lui non volevo bene, lo amavo. Era l’unica persona a cui riuscivo a dirlo. L’unico a cui lo dicevo davvero. Non lo amavo come un fidanzato, ma come un amico, il migliore di tutti.
La depressione avvampa. Ogni giorno di più, ogni ora, ogni minuto, ogni secondo, ogni lacrima è più sofferta. Sto salendo una scala infinita: è faticoso, ogni gradino sempre di più, e ogni passo, aumenta la speranza che finisca, ma non lo fa.
Verso lacrime, ormai ognuna delle mie magliette porta un segno di te. Non riesco nemmeno ad odiarti, non ne sono capace. Cerco di ripensare che mi hai spezzettato il cuore davanti agl’occhi, ma l’unica cosa che riesco a fare è piangere, solo lacrime, che ogni sera mi dicono cosa sei stato per me.