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Autore: CosmopolitanGirl    02/02/2011    13 recensioni
Cosa ha provato Andrè quando il Conte di Fersen è tornato dall'America?
Brevissima one-shot, che delinea lo stato d'animo del dolce attendente.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: André Grandier
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ad essere sincera non è che mi piaccia molto, ma... mettiamola così, la pubblico per una sommessa con me stessa. Ringrazio di cuore Arte, la quale mi ha convinta a postarla, utilizzando tutte le sue capacità persuasive.

Dolorosa gelosia


La musica del pianoforte giungeva al suo orecchio, con un suono un po’ ovattato.
Le grandi finestre della stanza di Oscar erano chiuse. Serrate come lo era il suo animo.
I piedi ammollo nell’acqua fresca della grande fontana, gli regalavano un po’ di sollievo alla calura percepita quel giorno di inizio estate.
La sera era ormai calata, ed i grilli, in sottofondo, facevano da coro alla musica che si diffondeva nell’aria, trasportata come foglie al vento, da una leggera brezza calda, mentre le lucciole, immancabili compagne delle sere estive, avevano inscenato una meravigliosa danza.
Fissava, con sguardo spento un punto indefinito del bianco manto di César, mentre lo strigliava con forza, ripulendolo dalla polvere accumulata durante la giornata e donandogli, al contempo, un po’ di frescura, prima di accomodarlo nella stalla.
Dal pianoforte le note s’inseguivano con velocità, trasmettendo un senso di ansia e di tormento. Lo stesso tormento che straziava i cuori, sia di chi suonava sia di chi, in quel momento, stava ascoltando.
Andrè si volse verso quelle imposte illuminate, ed una morsa implacabile gli strinse il cuore.
Così come un rovinoso macigno, che un torrente ingrossato dalla pioggia, con forza, fa scendere precipitosamente a valle, facendolo risuonare fino a che si ferma immobile sul fondo, il cuore di Andrè stava rotolando nell’abisso del dolore.
Il Conte Hans Axel di Fersen era tornato dall’America, e bello come un Dio greco era apparso all’improvviso, sul calar della sera. La sua risata calda aveva risuonato sulla riva del fiume, scaldando il cuore e lo sguardo di Oscar.
La sua Oscar.
Dopo sette lunghi anni, non l’aveva dimenticato, anzi… gli era corsa incontro, come una bimba fa al ritorno del proprio padre.
Tutta la sera non aveva avuto occhi che per lui, per il nobil' uomo venuto da lontano. Il quale aveva sapientemente deliziato la curiosità della giovane donna, parlando ininterrottamente della guerra, delle sue prodezze, della fame e delle sofferenze patite.
Andrè, abituato a mascherare i suoi sentimenti, e le sue emozioni, aveva falsamente assecondato quelle chiacchiere, proponendo, addirittura, un brindisi al ritorno del bel conte.
Ogni volta, che lo sguardo di lei incrociava quello di Fersen, era un battito in meno del suo cuore. Avrebbe preferito morire, piuttosto che esser testimone di quel sentimento, malcelato e così cresciuto negli anni da parte di Oscar.
Per la prima volta in vita sua si rese conto, di quanto fosse diventato trasparente agli occhi della sua amata. Se lui, durante quella cena, si fosse alzato e se ne fosse andato, lei non ci avrebbe fatto caso.
Nell’animo di Andrè era sorto il vento della gelosia, che batteva impetuoso, dando vita ad un turbine di forza sterminatrice, che schianta, abbatte, porta i rami lontano e poi avanza superbo sollevando un nugolo di polvere. La tempesta che era dentro di lui, lo accecava, lo confondeva, l’aveva reso fragile come un tenero virgulto.
La forte e grande mano si strinse, con tutta la forza che aveva, sullo straccio che adoperava per pulire il cavallo. L’acqua scivolò veloce lungo la mano raggiungendo il fondo della fontana.
Il suo cuore era stritolato nella stessa identica maniera.
Alla gelosia, si aggiunse la rabbia. Una rabbia cieca, verso l’inconsapevole Conte svedese, verso la donna che amava e che, al contempo detestava, e la rabbia per se stesso, per non essere stato in grado di scacciare da se, quell’amore che gli stava divorando l’anima.
Un amore proibito, non corrisposto… impossibile.
Si stupì come, malgrado quella burrasca che imperversava dentro di lui, un timido pensiero si fosse affacciato alla sua mente, così come fa uno scoiattolo curioso e timoroso al tempo stesso, intento a scorgere qualcosa di nuovo alla sua vista.
“Oscar non è felice”.
Questo pensiero avrebbe dovuto, in qualche modo, consolarlo, invece… sorrise.
L’avrebbe voluta sapere serena.
Non c’era cura alla sua malattia.
L’amore per Oscar era capace di placare anche sentimenti rovinosi come quelli che fino a pochi attimi prima l’avevano stordito.
Uscendo dalle stalle, si accorse che la musica era cessata, la luce nella camera di Oscar era spenta…
Si domandò, scioccamente, se avesse già preso sonno, e rise di nuovo di se stesso…conosceva già la risposta.
Alzò gli occhi al cielo, che si stendeva immenso e puro, trapunto di stelle, le quali sfavillano intorno alla limpida luna, e sembravano sorridere palpitanti di luce.  Nel mirarle ne provò un gioioso stupore.
Respirò profondamente l’aria profumata di gelsomino, e si congedò da quel bel cielo serale, accompagnato da quelle che, oramai da molto tempo, erano divenute le sue migliori amiche… Solitudine e Tristezza.
 
 
 
 
 
   
 
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