Libri > Il Signore degli Anelli e altri
Segui la storia  |       
Autore: NiNieL82    02/02/2011    3 recensioni
Quando tutto ebbe inizio Esmeralda, figlia di Ponto, era una bambina che veniva angustiata dalla sua bellissima sorella maggiore, Angelica. Attaccatissima a suo zio Bilbo, Esmeralda, crebbe ascoltando storie di Elfi e giocando con il suo migliore amico, Pipino Tuc, suo coetaneo, sopravvivendo alle angherie di Merry, segretamente innamorato di Angelica e cercando di nascondere al meglio il suo amore per il giovane Frodo.
Tutto questo almeno fino alla festa di compleanno di Bilbo e Frodo. Da lì una serie di eventi più o meno voluti travolgerà la vita di Esmeralda e di molte delle persone che le stanno vicino. Tutti saranno costretti a crescere e a cambiare e non solo per il lento passare del tempo. Quali segni lascerà la Guerra dell'Anello nei cuori di tutti le persone che Esmeralda ama?
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Salve. Sono Niniel. Ho già scritto in questa sezione una one shot su Aragorn e Arwen e da allora mi sono ripromessa mille volte di cercare una storia da scrivere mettendo in mezzo gli altri personaggi.

So che molti leggono l'introduzione prima di leggere una storia. E forse la mia sembrerà insulsa. Spero davvero che, prima di giudicare questa introduzione, che cerca di spiegare un lavoro che ho in cantiere da anni, e che lo fa malamente, lo ammetto, vi fermiate a leggere la mia storia nel quale, non senza qualche piccolo patema d'animo, ho aggiunto un nuovo personaggio, sperando che non stravolgesse troppo la storia.

Vorrei quindi dirvi che, quella che vi apprestate a leggere e una visione tutta personale del libro -o di una parte- più bello che ho letto da tutta una vita. E spero davvero di non deludere e/o offendere quelli che, come me, sono fans del libro.

Spero inoltre di riuscire a divertirvi e non annoiarvi mai. E se mai dovesse succedere, vi prego di dirmelo e di farmi sapere con una recensione o con una mail quello che pensate di questo mio piccolo lavoro, nel bene e nela male, che, finalmente ho messo nero su bianco -anche se il finalmente riguarda solo me, che ho pensato a come disporre questa storia per tanto tempo.-

Naturalmente tutte le critiche sono bene accette. Basta che non siano offensive e volgari. Ho pieno rispetto dell'opinione altrui ogni qualvolta non mira a ferire l'altrui persona.

Vi auguro -e spero davvero che lo sia- una buonissima lettura. E aspetto tutte le vostre opinioni.



DISCLAIMER: quello che vi apprestate a leggere e solo un racconto di pura fantasia, scritto da me medesima nel rispetto della storia, dei personaggi, dello scrittore e di tutti i fans de 'IL SIGNORE DEGLI ANELLI'. Ho usato dei personaggi esistenti nella storia, seppur marginali, per introdurre il mio nuovo personaggio. Devo quindi precisare che Esmeralda Baggins non esiste. È solo un frutto della mia immaginazione -a meno che Tolkien non avesse realmente inventato un personaggio simile e allora chiedo scusa poiché non l'avevo sentita nominare- e spero davvero che non ferisca la sensibilità dei molti fans che leggono le fan fiction in questa sezione.

Voglio inoltre aggiungere che ogni nome presente nel libro da Bilbo a Frodo, da Merry a Pipino, passando anche per i personaggi minori, sono solo stati 'presi in prestito' per costruire questa storia che, spero davvero vi possa divertire e non offendere chi ha scritto i romanzi o i fans che lo amano.





IL FASCINO PERVERSO DELLE AVVENTURE: racconti segreti dal Libro Rosso.


1.Elfi e feste di compleanno.


La Contea era da sempre uno dei posti più belli di tutta la Terra di Mezzo. A detta di un hobbit, almeno. I suoi villaggi erano sempre un gran via vai di gente allegra, pronta ad una grande abbuffata , dopo una spossante giornata di lavoro, o una buona bevuta in una delle locande sempre ben fornite della birra più buona e cariche del fumo di mille pipe piene di erba pipa

Le terre floride e verdi che circondavano i villaggi dei vari Decumani, regalavano ad uno spettatore che la vedeva per la prima volta, un'immagine armonica e tranquilla, che donava pace a chi stava di fronte.

La vita di un hobbit, contornata da tutte queste meraviglie, non poteva, quindi, che scorreva tranquilla. Senza grandi scossoni, priva di avventure o di guai che avrebbero portato il protagonista in situazioni spiacevoli. Certo, c'è sempre una piccola eccezione che conferma la regola. Ma nonostante questo, nulla poteva davvero scuotere la vita della Contea, che scorreva uguale tutti i giorni senza che nessuno se ne lamentasse.

Almeno fino a che, nel 1341, un hobbit di nome Bilbo Baggins ritornò da un lungo viaggio, carico di oro e di oggetti preziosi, tutti di dubbia provenienza.

Fu allora che nella Contea venne introdotto il più pericoloso degli oggetti Magici. Un oggetto dall'aria completamente innocua che avrebbe segnato la vita di Bilbo, prima e poi quella di tantissime altre persone che, inevitabilmente, vennero travolte dalla valanga di eventi che ne seguirono nel tempo.

Il racconto che vi apprestate a leggere è la cronaca sincera di quello che accadde in quegli anni, partendo dalla festa per i centoundici anni di Bilbo Baggins, fino ad arrivare alle terribili esperienze che ne seguirono. Questo è uno dei pochi racconti del Libro Rosso a non essere abbastanza conosciuto, introducendo nomi che nella narrazione degli eventi, quella riguardante il viaggio di Bilbo e la storia di Sauron, Signore degli Anelli, non sono stati introdotti. Un po' perché il loro cammino si è interrotto prima che il terreno diventasse troppo pericoloso e accidentato. Un po' perché, loro hanno costruito la loro storia dopo la fine di questi racconti.



Angelica! Angelica! Aspettami!”

Angelica Baggins , figlia di Ponto Baggins, era una delle ragazze più belle della Contea. Forse perfino la più bella dei quattro Decumani messi assieme. Bella e soddisfatta di esserlo per giunta.

Godeva, tra la gente della Contea, di una grande popolarità, specialmente tra i ragazzi, che facevano a gara per farle la corte.

Angelica era la classica ragazza piena di sé, che non si interessa di nulla che non di se stessa. Le piaceva molto di più osservarsi ad uno specchio, piuttosto che leggere un buon libro o scrivere lettere ai cugini e alle cugine lontane, in modo da tenere saldi i rapporti. La sua unica preoccupazione era quella di avere i vestiti più belli e di trovare, tra tutti i suoi pretendenti, qualcuno di abbastanza ricco e facoltoso.

Come quella mattina di Agosto -o meglio, quella mattina di fine Agosto- dell'Anno 1401 - secondo i calcoli della Contea- che camminava per le strade di Hobbiville attorniata da uno stuolo consistente di corteggiatori ammirati dalla sua bellezza, con il quale civettava velatamente ridendo gustosamente alle varie battute.

Stava appunto ridendo alla battuta di uno dei tanti, quando venne disturbata dalla sua sorella minore. Esmeralda.

Esmeralda Baggins, aveva dieci anni quando la storia ebbe inizio, dieci in meno della sorella ormai ventenne. Come tutte le sorelle minori, Esmeralda, era il bersaglio preferito di Angelica, che non perdeva occasione di farle qualche brutto tiro o di prenderla in giro.

Angelica, infatti, che per anni era stata la preferita di suo padre, quando venne a sapere della nuova nascita, non prese per nulla bene la notizia. Amava essere al centro dell'attenzione e avere gli sguardi ammirati di tutti addosso già da quando era bambina. Sapere che ci sarebbe stato qualcun altro con cui condividere quest'attenzione, maschio o femmina fosse stato, la rendeva nervosa e la faceva arrabbiare.

Quando nacque Esmeralda e Ponto la mostrò alla piccola Angelica, questa la guardò con tutto il disprezzo di cui era capace una bambina e con tono altezzoso, voltando la testa disse di non aver mai visto un essere più insulso e brutto.

In realtà, Angelica, nemmeno sapeva che cosa voleva dire insulso, ma lo aveva sentito dire da sua madre mentre parlava di un vicino e aveva fatto sua la parola per rigirarla alla sorellina appena nata.

Esmeralda Baggins, in realtà non era brutta. E tanto meno insulsa. Anzi, crescendo divenne sempre più bella. Una bambina hobbit dai lunghi boccoli neri che sua madre ogni mattina riempiva di nastrini, che la piccola, puntualmente, perdeva ogni volta. Esmeralda, infatti, non si curava del suo aspetto. O per lo meno, non le importava come alla sorella maggiore. Giocava alla guerra con i bambini e odiava i noiosi giochi delle bambine. Preferiva stare con suo cugino Peregrino Tuc, ogni qualvolta lui arrivava ad Hobbiville in visita di qualche parente, e combinare un sacco di birbonate che causavano ai due un sacco di guai ma che rinsaldava il rapporto tra i due piccoli Hobbit cresciuti assieme e, tra cui, si era creata una tenera amicizia.

Ma c'era una cosa che Esmeralda amava sopra ogni cosa: andare da Bilbo ad ascoltare le sue storie.

Amava ascoltare la storia del Drago Smaug, del suo viaggio dove lo zio incontrò e conobbe gli Elfi e dove rischiò di essere mangiato da dei Troll. Le piaceva stare davanti al cammino a sentire di come Gandalf li prese in giro facendoli litigare prima che sorgesse il sole, facendoli trasformare in pietra. E le piacevano le canzoni che Bilbo cantava, le poesie che scriveva e che lei aveva imparato a memoria e trascritto in un quadernino per non dimenticarle più.

Era specialmente per questo motivo che Angelica prendeva in giro Esmeralda. Ed era per questo che Esmeralda non sopportava Angelica, ma che doveva piegarsi al fatto che, essendo troppo piccola, se doveva arrivare a casa di Bilbo o allontanarsi da casa, doveva chiederle aiuto.

Come quella mattina di fine Agosto, per l'appunto.

Angelica!” ripeté frustrata la bimba.

Angelica si voltò e sbuffando infastidita, incrociando le braccia, domandò:

Che vuoi Esmeralda?”

La bimba, stretta in un vestitino molto grazioso, blu cielo, corse verso la sorella maggiore, stringendo tra le braccia il suo quaderno. E sorridendo dolce, rispose:

Papà mi ha detto che mi devi accompagnare dallo zio Bilbo!”

Angelica sollevò gli occhi al cielo e ridendo, voltandosi, riprendendo a camminare, replicò:

Sai... Non sono tanto sicura di volerti accompagnare!” e fece ridere tutti i suoi corteggiatori che guardarono con divertito interesse la piccola.

Esmeralda aggrottò le sopracciglia e confusa disse:

Ma il papà ha detto...”

Ma il papà ha detto...” le fece il verso la sorella voltandosi e mettendo le mani sui fianchi e guardando la sorella con uno sguardo gelido: “E papà sa come mi hai chiamata questa mattina?”

Esmeralda boccheggiò. Ricordava benissimo che cosa aveva detto quella mattina alla sorella maggiore dopo l'ennesima lite. E di come questa fosse finita con l'arrivo della madre che le divise e diede ragione alla piccola che, senza volerlo, sentì ricadere su di se la promessa di vendetta da parte della sorella maggiore. Vendetta che, alla fine, Angelica aveva trovato. E lo stava mettendo in atto nel peggiore dei modi.

Hai cominciato tu!” si lamentò Esmeralda.

E io finisco!” sorrise malvagia Angelica. “Trova qualcun altro che ti accompagni. Io non lo farò di sicuro. E bada di non dirlo a papà. Oppure ti farò rimpiangere di avere una lingua!” e ridendo come una matta, si allontanò con i ragazzi.

Esmeralda sentì gli angoli degli occhi pizzicare. Quella era una cattiveria in piena regola. Degna di sua sorella del resto che, quando si trattava di fare cose meschine nei suoi confronti diveniva più cattiva di un Troll.

Chinando il mento, lasciò che alcune lacrime scendessero veloci sulle guance rosee. E avvilita si mise a sedere su di un muretto che fungeva da confine per una delle tante strade che si congiungevano alla strada principale. Come avrebbe voluto essere un Gigante in quel momento, oppure un Uomo per farle vedere che cosa poteva farle solo perché non l'aveva accompagnata a casa di Bilbo. Anche se, onestamente, se fosse stata un Gigante o un Uomo, non avrebbe avuto bisogno di nessuno per accompagnarla a casa di Bilbo. A dire il vero, forse nemmeno ci sarebbe andata da Bilbo.

Stava riflettendo sulla sua misera condizione di sorella minore, quando vide un'ombra oscurare la sua.

Sollevò la testa, con il naso bagnato proprio sulla punta da un lacrimone che non ne voleva sapere di scendere giù, quando vide l'ultima persona che avrebbe immaginato: il pretendente numero uno di sua sorella. Meriadoc Brandibuck. O, come dicevano tutti, Merry.

Esmeralda Baggins che cosa ci fai tutta sola in mezzo ad una strada, piangendo come una matta?”

Esmeralda passò una mano sotto il naso, tirando su con forza. E mettendo il broncio, chinando il capo, rispose:

Non sto piangendo. Mi è andata la polvere negli occhi...”

Hai litigato con Pipino per caso?” sorrise Merry mettendo le mani nelle tasche e guardandola con aria di uno che la sa lunga su queste cose.

Pipino è a Tucboro. E non sto piangendo ti ho detto!” esclamò Esmeralda.

Merry rise divertito. Non lo faceva con cattiveria e forse l'effetto era meno indisponente di quando lo faceva Angelica. Nonostante questo, in quel preciso istante, essere presa in giro da Merry non era propriamente quello che voleva. Infatti, un forte singhiozzo segnò l'apertura definitiva delle dighe e Esmeralda si trovò il viso inondato di lacrime calde e amare.

Probabilmente fu questo che fece rendere conto Merry di non essere stato cortese e di avere innervosito ulteriormente la piccola Esmeralda. E cercando di guadagnare terreno, inchinandosi con tanti ghirigori, disse:

Se smetti di piangere sarò il tuo cavaliere per tutto il giorno!”

Il viso di Esmeralda si illuminò subito, davanti alla proposta di Merry Brandibuck. E sorridendo, radiosa, rispose alla proposta:

Mi basta solo che mi accompagni fino alla casa di zio Bilbo!”

Merry guardò in direzione di via Saccoforino, pensando per un attimo a chissà cosa. Poi, guardando di nuovo Esmeralda, disse:

E sia! Ma bada bene che dovrai camminare, non ti porterò sulle spalle fino alla casa sotto la collina!”



Alla fine si ritrovò seduta nei gradini della casa di Bilbo, aspettando che sia lui che Frodo arrivassero a casa.

Succedeva spesso, infatti, che Esmeralda stesse ad aspettare per tanto tempo i due abitanti della casa, usciti a fare lunghe passeggiate dalle quali tornavano con storie sempre più avvincenti e straordinarie.

E spesso, durante il lunghi racconti, trasportata dalle immagini -completamente personali dal momento che non ne aveva mai visto uno- di Elfi che partivano in Terre Lontane, Esmeralda si trovava a guardare il vuoto e chiedere:

E quando porterete anche me a vedere gli Elfi?”

Finiva sempre che sia Frodo che Bilbo scoppiavano a ridere e poi, guardando l'ora, ammettevano che erano stati un po' troppo tempo a chiacchierare e la riaccompagnavano a casa.

Il motivo però, di quelle visite, era anche un altro. Per quanto potesse avere solo dieci anni, in casa Baggins, in via Saccoforino, Esmeralda cercava la sola persona che le riusciva a far battere il cuore a cento all'ora. L'unico che, un giorno, sognava, l'avrebbe sposata con una bella cerimonia a cui sarebbe stata invitata tutta la Contea. Frodo Baggins.

Non sapeva di preciso quando fosse successo. A dire il vero, le prime volte che provò quella strana sensazione, quello strano formicolio alle pareti dello stomaco come se avesse ingoiato un intero alveare e un milione di api volassero dentro cercando un'uscita, pensò davvero che le fosse successo qualche cosa di grave e che dovesse chiamare il dottore. La fortuna volle però che, prima di farlo, Esmeralda avesse ben pensato di chiedere informazioni alla sorella. E Angelica, ridendo, mentre si guardava allo specchio, spazzolando i lunghi capelli, le annunciò l'inevitabile: era innamorata di qualcuno. Certo, la cosa comportò molte cattiverie da parte della sorelle maggiore che la prese in giro per giorni tentando di capire quale dei suoi amichetti fosse lo 'sfortunato'. Poi, sempre troppo presa da se stessa, Angelica dimenticò il fatto e riprese ad occuparsi a tempo pieno di se stessa, come consuetudine. Nonostante questa inaspettata clemenza di Angelica, Esmeralda studiava spaventava la profondità di quello che stava provando. Aveva sempre pensato che l'amore fosse bello, che tutto sarebbe stato perfetto e roseo quando si sarebbe innamorata di qualcuno. Ma ben presto si rese conto che non era così. Al contrario, ora, sentiva di poter morire per colpa del dolore; che le api non era api che ronzavano, ma farfalle che, con le loro lunghe ali sbattevano contro le pareti dello stomaco facendole il solletico per poi, una volta finito il loro gioco e la loro breve vita decidere di andare a morire sul suo cuore spezzandolo con il loro peso, che diventava gravoso come quello di mille once.

In un primo momento cercò di scappare a questo sentimento. Si rese conto che le era impossibile e che il cuore doleva di meno quando riusciva a vedere Frodo. Il contrario succedeva quando non lo vedeva.

Decise allora di seguire il suo amore, seppur platonico, in uno stato di silenzio religioso, ascoltandone rapita la voce, guardando fisso gli occhi azzurri e i capelli neri.

Quella mattina, però era troppo arrabbiata con la sorella per poter gioire appieno del fatto che Frodo, assieme a Bilbo, con mantello e bastone stessero risalendo Saccoforino, parlando e ridendo, stesse ritornando a casa dalla sua passeggiata.

Il primo a vederla nelle scale fu Bilbo che, sorridendo, allargò le braccia -ed Esmeralda corse subito incontro abbracciandolo- e disse:

La mia piccola Esmeralda. Speravo che arrivassi. Ho grandi novità da annunciarti. Ma mi raccomando. Sono cose segretissime. E non dovrai dirle a nessuno...”

Oh! Non stare a sentirlo Esmeralda!” esclamò Frodo divertito. “Entro una settimana lo saprà tutto il paese!” e ridendo aprì la porta.

Esmeralda lo guardò sorridendo. Solo un minuto prima aveva pensato che non gli importasse dell'arrivo di Frodo dal momento che la rabbia verso sua sorella era davvero troppo grande. Ma appena Frodo aveva parlato, con un tempismo insperato, il suo cuore aveva cominciato a battere come un pazzo e aveva ignorato quasi l'invito di Bilbo che, liberandola dall'abbraccio di benvenuto, fregando le mani, dopo aver guardato l'orologio, disse:

“Bene! Vedo che sei arrivata giusto per l'ora del tè. O meglio... Noi siamo arrivati giusto per l'ora del tè...” e rise della sua battuta. Poi prendendo una chiave aprì la porta tonda della sua caverna Hobbit e voltandosi verso Esmeralda, con un elegante inchino, aggiunse: “Vieni, vieni Esmeralda. Ho un mucchio di cose da dirti!” ed insieme entrarono nella casa di Bilbo e Frodo.



Il bollitore fumava sulla grande tavola sempre ingombra di oggetti inutili o di pasti consumati a metà. Frodo stava seduto in disparte, fumando silenzioso la sua pipa. Bilbo parlava a ruota libera, come ogni volta, raccontando quello che una bambina poteva ascoltare, contento di un pubblico -benché fosse formato da una sola persona- così attento e così entusiasta delle sue storie.

Quella sera parlavano del fatto che, mentre passeggiavano nei confini della Contea, Frodo e Bilbo aveva incontrato degli Elfi Silvani con il quale avevano parlato a lungo e dai quali avevano raccolto interessanti notizie. Notizie che, però, si rivelarono tristi.

Credi che stessero andando anche loro ai Rifugi Grigi?” chiese con amarezza la piccola Esmeralda che quasi aveva le lacrime agli occhi nel sapere che gli Elfi avessero deciso di andarsene via dalla Terra di Mezzo.

Bilbo annuì e guardando fuori dalla finestra, giocherellando con qualche cosa che aveva nella tasca del panciotto damascato. Era un gesto che faceva spesso, che Esmeralda, in realtà, gli aveva visto da fare sin da quando era nata.

Non sapeva con esattezza che cosa ci fosse dentro quella tasca da permettere che Bilbo, così pieno di oggetti di grande valore e di ninnoli inutili, passasse anche ore intere giocherellando con il misterioso oggetto che aveva in tasca, crucciandosi se, infilando la mano, di tanto in tanto, non lo trovava, portandolo al punto di rovistare disperato tutta la casa, di rigirare mille volte nei corridoi, rivoltando i mantelli, bofonchiando parole che Esmeralda non capiva, ma che le mettevano addosso la stessa ansia, salvo poi rimettere la mano nella tasca del panciotto e trovare l'oggetto smarrito.

Esmeralda non lo aveva mai visto. Sapeva da Pipino che si trattava di un gingillo d'oro che Frodo e Merry ritenevano di poco valore rispetto ad altri oggetti ben più costosi che lo stravagante Hobbit possedeva. Aveva però notato -e con lei tutte le persone vicine a Bilbo- che lo zio aveva una certa predilezione per quell'oggetto, al punto che poteva quasi arrabbiarsi con tutti, perfino con lei se non lo trovava. E questo la feriva notevolmente. E le metteva addosso una strana tensione ogni qualvolta la mano dello zio cominciava a giocherellare con il misterioso ninnolo riposto nella tasca del panciotto.

Persa nei suoi pensieri, Esmeralda venne quasi scossa dalla voce di Bilbo che si fece profonda, quasi fosse qualcun altro a parlare. Parlava con Frodo e con Esmeralda, ma senza guardarli realmente, fissando invece i prati verdi di fronte a lui e sembrava che il suo fosse si fosse riempito di mille solchi e sulle sue spalle fosse stato calato un pesante fardello che costringeva a tenerle curve:

Hanno detto che il mondo sta cambiando e che loro non lo possono sopportare e devono lasciarlo prima che sia troppo tardi...”

A quelle parole, nella stanza calò un silenzio quasi innaturale e tutto parve scurirsi, divenire cupo, nonostante fuori splendesse un caldo sole estivo e le api giocassero a rincorrersi di fiore in fiore.

Sentendo il gelo salire lentamente sulla schiena, Esmeralda cominciò a sentire il disagio aumentare. Era come se lunghe dita invisibili apparissero dal nulla e si allungassero verso di lei, per afferrarla e non lasciarla più. Si guardò intorno, cercando segni del suo stesso fastidio, senza però trovarli. Possibile che fosse l'unica che se ne rendeva conto?

Chiuse gli occhi e immaginò di giocare per i prati verdi della Contea e qualche cosa di caldo si sciolse nel suo stomaco, scacciando quella spiacevole sensazione di freddo che la stava attanagliando. E rispondendo più ad un impulso atavico che alla sua volontà, alzò la voce e cercando di sembrare allegra, più per scacciare la paura che per altro, disse:

Zio!”

Bilbo si voltò. Sorrise e subito tolse le mani dalle tasche drizzando la schiena si mise a sedere al posto del capotavola. Si accorse solo allora che il visino della bambina era più pallido del normale e, indovinando che la stessa paura e lo stesso gelo fossero stati avvertiti anche lei, allungò la mano e prese quella della piccola e disse:

Lasciamo gli Elfi ai loro viaggi. Abbiamo altre cose a cui pensare, vero Esmeralda?”

Esmeralda annuì perplessa da quel cambiamento repentino ma ascoltò Bilbo che continuò:

Ho una notizia bellissima. Adatta per una bambina curiosa come te!”

Frodo sorrise poggiando i piedi sopra la tavola, mentre Esmeralda estasiata dall'arrivo di un elettrizzante notizia, con la bocca spalancata, guardò da Frodo a Bilbo e viceversa.

Stai parlando del segreto che mi hai accennato prima?” domandò la bambina che quasi si sentiva male per l'eccitazione.

Vorrai dire quello che tra un paio di giorni non sarà più un segreto?” s'intromise Frodo con sarcasmo.

Bilbo fece finta di non sentirlo e avvicinandosi ad Esmeralda, quasi sussurrando, domandò:

Vuoi saperlo o preferisci tenerti la sorpresa?”

Esmeralda per un attimo che le sembrò interminabile, fu combattuta tra il sapere tutto e subito o serbare la sorpresa. Guardò i due Hobbit pensierosa, poi, sorridendo, felice, giunse alla sua conclusione che esternò esclamando:

ORA! Lo voglio sapere ora!”

Bilbo e Frodo risero di gusto e fu lo stesso Bilbo a dire:

Sai che quest'anno compirò centoundici anni e che Frodo diventerà maggiorenne? Ebbene! Il 22 Settembre ad Hobbiville ci sarà la più grande festa che si sia mai vista a memoria di hobbit!”

Per la sorpresa, Esmeralda, spalancò la bocca in un perfetta O. Poi, saltando in piedi e battendo le mani, gridò felice e, continuando a saltellare, chiese:

Ma è bellissimo! Ed io sarò invitata?”

Frodo rise ancora saporitamente e Bilbo, ridendo con lui, si avvicinò ad una madia scura, aprì un cassetto e prese una busta finemente ed elegantemente decorata. Stava per darla alla bambina -e lei allungava le piccole mani bramose, contenta di vedere che cosa ci fosse scritto dentro- quando, ritraendo la busta, Bilbo, si raccomandò:

Non lo aprirai per nessuna ragione al mondo! E appena arriverai a casa lo darai a Ponto. Me lo prometti?”

Esmeralda annuì sincera e Bilbo dolcemente aggiunse:

Bene. Mi fido. Ma sta bene attenta a non rovinarlo. E dì a tuo padre di tenere il segreto e non far parola con nessuno della festa!”

La piccola annuì di nuovo e rigirò la busta sigillata tra le mani, guardandola come se si trattasse del più grande dei tesori.

Che fosse curiosa di vedere il contenuto del biglietto -nonostante lo conoscesse già a grandi linee- glielo si leggeva nel viso. Frodo, infatti, dopo averla osservata in silenzio, disse:

Scommetto che vuoi andare a casa!”

SI!” disse troppo velocemente Esmeralda che, rendendosi conto di aver risposto in maniera poco educata -più per gli sghignazzi di Frodo e Bilbo che coscientemente-, chinò la testa imbarazzata e correggendosi aggiunse: “Vorrei rimanere, ma si sta facendo tardi...”

Frodo sorrise e bloccandola disse:

Tranquilla. Abbiamo capito!” e affacciandosi guardando il guardino, chiamò: “SAMWISE GAMGEE!”

Ci volle relativamente poco prima che una testa ricciuta e bionda apparisse dalla finestra, contornando una faccia impaurita e interrogativa.

Sam era il figlio del Gaffiere, un uomo che era da sempre stato ai servizi di Bilbo ed ora che le artrosi erano diventante insopportabili, aveva istruito il giovane figlio e lo aveva messo al servizio della famiglia Baggins, continuando però, con lavori minori, a sua volta a servire Bilbo.

Sam era davvero devoto a Frodo e cercava in tutti i modi di non deluderlo mai. Era dunque in apprensione non sapendo che cosa volesse il suo giovane padrone.

Padrone?”

Voglio che tu accompagni la piccola Esmeralda a casa di Ponto Baggins!” rispose Frodo, mettendo le mani in tasca e guardando sia Esmeralda che Sam.

Sam guardò la bambina e il suo viso si distese in un impercettibile sorriso. Non aveva fatto niente di sbagliato. Al contrario! Il padrone gli aveva affidato un compito importante.

Mi raccomando!” aggiunse Frodo con fare minaccioso. “Fin sotto l'uscio. Se vengo a sapere che non lo hai fatto è meglio che tu sappia già da adesso che posso diventare molto cattivo!”

A quelle parole, il povero Sam drizzò la schiena e annuendo, velocemente, si avvicinò alla porta, fermandosi sull'uscio in attesa della piccola Esmeralda. Per Sam Gamgee una minaccia di Frodo non cadeva inascoltata.

Esmeralda prese il suo quaderno e avvicinandosi a Bilbo, mettendosi in punta di piedi gli baciò una guancia. Fece lo stesso con Frodo, poi, sorridendo, disse:

Allora? Andiamo, Sam?”

Il giardiniere annuì imbarazzato e lasciò che la bambina uscisse dalla porta prima di seguirla.

Bilbo e Frodo li guardarono, dall'uscio, incamminarsi verso il tramonto. E quando sparirono svoltando via Saccoforino, Frodo chiese:

Quanto pensi che passerà prima che tutti lo sappiano?”

Bilbo sorrise e chiudendo la porta rispose:

Non più di due giorni. Poi tutti cominceranno a fare domande e a bussare alla nostra porta” e ridendo entrò in cucina per preparare la cena.


   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Il Signore degli Anelli e altri / Vai alla pagina dell'autore: NiNieL82