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Autore: NES85    02/02/2011    4 recensioni
Harry va nella Foresta Proibita per permettere a Voldemort di ucciderlo, ma viene invece fatto prigioniero. Credendolo morto, Ginny, Ron e Hermione lottano per trovare un modo per andare avanti. In canon fino al capitolo 34 de "I Doni Della Morte".
Genere: Azione, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger | Coppie: Harry/Ginny, Ron/Hermione
Note: AU, Traduzione, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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The World I Leave Behind
 
Rated: M
Genere: Angst/Romance/AU
Ship: Harry/Ginny Ron/Hermione
Autore
NES85
Traduttrice
SunlitDays ( terachan )
Link in lingua originale
The World I Leave Behind
Warnings: Death, Disturbing Imagery, Sexual Situations, Violence
Summary: Harry va nella Foresta Proibita per permettere a Voldemort di ucciderlo, ma viene invece fatto prigioniero. Credendolo morto, Ginny, Ron e Hermione lottano per trovare un modo per andare avanti. In canon fino al capitolo 34 de I Doni Della Morte.

Note della Traduttrice: The World I Leave Behind è tra le HP fanfic più belle che abbia mai letto. Ho deciso di cimentarmi in quest’ impresa epica perchè mi sembrava giusto condividere questa perla di fic con il fandom italiano. Ci sono 14 capitoli più un prologo pubblicati fino ad ora - tutti molto lunghi -, ma la storia è quasi completa. Mancano 1 o 2 capitoli al massimo.  E' in canon fino al capitolo 34 de "I Doni della Morte", dove Harry entra nella Foresta Proibita per farsi ammazzare. Ma qui Voldemort è leggermente più furbo. Fatemi sapere cosa ne pensate e io riferirò all'autrice. 
Non ero sicura sulla scelta del rating. Non ci sono scene di sesso molto esplicite e comunque la storia non si centra su quello. Ma se ritenete che debba alzarlo allora provvederò immediatamente.

Il capitolo non è betato, se c’è qualche anima pia che voglia aiutarmi ne sarei grata.
Disclaimer: nulla mi appartiene. Il mondo di Harry Potter è stato creato dalla mente geniale di J.K. Rowling e questa fanfiction è stata scritta da NES85. Io non sono che una mera traduttrice che vive di luce riflessa.
 
Prologo: notte insonne


Ginny Weasley era aggrovigliata tra le lenzuola del letto, immobile, gli occhi spalancati che fissavano, senza davvero guardare, il buio della sua stanza. Alcune notti non piangeva; quella notte, sì. Silenziose lacrime scivolavano fra le sue lentiggini, inumidendo il cuscino sotto la sua guancia. Se ne stava stesa lì – incurante, vuota - la sua mente bloccata nel sogno che l’aveva svegliata, quello che le dava la caccia quasi tutte le notti.

Festeggiamenti, gioia, euforia – la sua squadra Grifondoro aveva vinto la coppa di Quidditch! -  un’infanzia di emozioni le rimbalzavano avanti e indietro; sgattaiolare fuori di notte per volare sulle scope dei suoi fratelli, combattere per provare di potercela fare, tutto aveva portato a questo meraviglioso momento.

E poi lui era lì. I suoi occhi smeraldo ardenti quando trovarono lei nella sala comune, e in loro, Ginny vide riflesso il fuoco che lei nutriva per lui da anni. Istintivamente corse verso di lui, senza pensare, avvolgendolo tra le sue braccia e… lui la baciò. Senza aver mai lasciato intendere di provare quello che lei provava per lui, lui la baciò, e qualcosa che aveva giaciuto dormiente e trascurato dentro di lei esplose di  vita e prese il volo.

Il tormento arrivava sempre quando Ginny si svegliava.

Da un anno, Harry Potter era morto.
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Ron Weasley si lasciò cadere nel suo posto al tavolo della cucina e diede un morso al suo sandwich. La casa era spaventosamente quiete nel bel mezzo della notte – essendo notoriamente un sonoro dormiente, non era abituato ad una Tana senza lumi accesi e teste rosse rumorose. Ma comunque, ritenne, la casa non è più vivace come lo era una volta. Non da quando era andato tutto di traverso. Ron sospirò e posò il suo spuntino; non aveva più l’appetito di una volta.

Era arrivato molto lontano negli ultimi mesi, entrando a far parte ufficialmente dell’Ordine della Fenice e allenandosi ogni giorno, spingendosi con una tenacia che non aveva avuto ad Hogwarts.

Sorrise malinconicamente mentre immaginava, per quella che probabilmente era la centesima volta, come sarebbe rimasta attonita Hermione se avesse visto quanto seriamente stava prendendo i suoi studi ora. Dato che c’erano pochi posti sicuri oltre la Tana, passava il suo tempo a lavorare duramente per esser pronto a combattere quando sarebbe arrivato il momento, o semplicemente a fissare il muro. Ma di certo non era la noia a guidarlo. Gente che amava era stata uccisa, e lui – insieme al resto dell’Ordine – erano gli unici rimasti per vendicarli e fermare Voldemort dal prendere completamente il sopravvento. Ron sapeva quanto andavano male le cose, quante poche probabilità avevano contro di loro, ma sarebbe stato dannato se avesse smesso di lottare. Lottare era tutto ciò che gli era rimasto.

Ron crollò di nuovo nella sua sedia mentre un altro pensiero ricorrente emerse: era così che si sentiva Harry, che portava sulle sue spalle il fato del mondo magico fin da bambino. Certo, Ron aveva visto la sua parte di pericolo al fianco di Harry, ma lui era sempre stato un seguace che lasciava agli altri – Harry, Hermione, Dumbledore – il comando. Ron aveva deciso che era arrivato il momento di fare un passo avanti e prendersi la sua quota di responsabilità.

E lo doveva ad Harry, che aveva dato la sua fiducia ad un povero nessuno che nessun altro avrebbe guardato due volte. Harry il suo migliore amico. Harry… con cui aveva fallito. Se solo Ron fosse rimasto con lui durante la battaglia… se non avesse permesso a se stesso di soccombere al dolore per Fred, se fosse rimasto concentrato sulla lotta…

Beh, presto avrebbe avuto la possibilità di redimersi. Pensando a ciò che avrebbe dovuto fare, Ron sentì tornare il familiare nervosismo, ma anche la risolutezza – non avrebbe deluso la sua famiglia o l’Ordine. Questo era troppo importante; la posta in gioco troppo alta.

Alzandosi, Ron si passò una mano tra i capelli. Se solo Hermione fosse qui. L’avrebbe vista presto, però, per la missione. Che modo strano di ricongiungersi dopo un anno divisi. Cosa avrebbe dovuto dirle? Non sapeva quale sarebbe stata la sua reazione e questo non stava aiutando la sua ansia sul lavoro che doveva fare.

Lo scricchiolio di una scala strappo Ron fuori dai suoi pensieri. Ginny apparve sul vano della porta della cucina. I suoi occhi oscurati dissero Ron tutto ciò che aveva bisogno di sapere. Senza parlare, si avvicinò a sua sorella e posò la sua testa sulla sua spalla.

Il suo cuore doleva per lei. Dopo tutto questo tempo, le sue ferite sembravano ancora fresche. Nessun altro, nemmeno sua madre, sapeva quanto soffrisse ancora Ginny. Si fingeva forte, ma quando diventava troppo, quando si sentiva debole, si rivolgeva a lui. La perdita dell’amore della sua vita per lei, e del suo migliore amico per lui, li aveva avvicinati molto.

Quando aveva cominciato ad uscire con Harry si era sentito così infastidito…

Ora avrebbe dato qualsiasi cosa per riportarglielo indietro.
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Hermione Granger si svegliò scoprendo di essersi addormentata di nuovo sulla sua scrivania, con la testa che riposava tra le pagine 814 e 815 di "Lavorare con le Bacchette: costruire e abbattere", che era accatastato sulla sua copia consunta di "Storia di Hogwarts". Si tirò a sedere lentamente e si strofinò un crampo al collo. L'orologio sul muro leggeva 1:42 AM; i suoi genitori, che andavano a letto sempre presto, di sicuro dormivano da ore.
Andò in cucina per prepararsi del caffè; malgrado si sentisse il corpo dolorante per la dormita, il suo lavoro stanotte non era finito. Anche dopo settimane di ricerche, Bill aveva ancora bisogno del suo aiuto per scovare un paio di informazioni chiave, e il tempo era quasi scaduto. Presto sarebbe rientrata nel mondo magico che aveva lasciato quasi un anno fa, quando aveva fatto ritorno dalla sua famiglia. Il suo ruolo nell'imminente missione l'avrebbe riportata nel posto che una volta era come una casa, ma che ora perseguitava i suoi incubi - Hogwarts. Poteva ancora raffigurarsi le orribili scene della battaglia come se fosse successo ieri; poteva ancora sentire il castello brontolare mentre si arrendeva all'orda di Mangiamorte che l'invadevano; poteva ancora sentire le urla di violenza di Ron e quelli di disperazione di Ginny, mentre venivano forzati a scappare attraverso la Stanza delle Necessità, senza sapere cosa ne era stato di Harry.

Risedendosi alla sua scrivania, Hermione si strofinò un occhio e sorseggiò dalla sua tazza calda. A dir la verità, avrebbe lasciato il compito di trovare le risposte di cui Bill aveva bisogno a qualcun altro. Aveva cercato semplici riferimenti, preparato qualche pozione, ed aiutato l'Ordine in altri modi, ma questo l'avrebbe riportata nell'occhio del ciclone. Ma Hermione era la persona che più conosceva di Hogwarts e la sua storia, con la McGonagall nelle mani dei Mangiamorte e nessun altro disponibile. Era protetta da secoli di magia applicata dai migliori maghi e streghe di ogni età. All'inizio l'idea di creare una breccia tra le protezione era sembrata ridicola, ma mesi di ricerca le avevano dato un po di speranza. Un più, Bill Weasley non era uno spezza-incantesimi mediocre.

Il nome "Weasley" si inceppò nella mente di Hermione. Colse una foto incorniciata dal cassetto della scrivania e sospirò, le sue dita che scorrevano sulla foto animata che Colin aveva scattato alla fine del suo sesto anno. Harry sedeva accoccolato con Ginny vicino al camino nella sala comune di Grifondoro, e - ignaro della foto che veniva scattata - le sussurrava nell'orecchio facendola ridacchiare. Ron, che giocava a scacchi al loro fianco, roteò gli occhi dalla coppia ad Hermione, poi arrossì e tornò a concentrarsi sulla sua partita quando lei rispose al suo sguardo con un sorriso.
Hermione ripose la cornice nel cassetto, sopra diverse lettere mai aperte indirizzate a lei con la grafia di Ron. Non le piaceva pensare alle persone che si era lasciata alle spalle, specialmente Ron. Le mancava più di quanto lui potesse immaginare e distrattamente si chiese se per lui era lo stesso. Si rannicchiò dopo aver realizzato che lei sperava che la loro separazione gli facesse ancora male tanto quanto a lei. Che orribile, egoista strega che era. Fu lei ad andarsene, lasciandosi alle spalle un Ron molto ferito e confuso. Cosa avrebbe pensato Harry di lei? Chiuse il libro e si posò la testa tra le mani.

Nessuno poteva capire cosa aveva passato; dov'era la sua mente... loro non erano stati lì. Non avevano visto quello che lei aveva visto. Aver quel genere di shock così presto dopo la battaglia di Hogwarts, che l'aveva già sconvolta profondamente...

Ma sapeva che loro meritavano di meglio da lei. Ron... e Ginny, che la considerava una sorella. Merlino, Ginny... una fresca ondata di colpa attraversò Hermione al ricordo della reazione straziante della ragazza alla notizia che Harry era stato ucciso - l'aveva distrutta. Spirito libero, maliziosa, provocatrice Ginny, che lei sapeva era diventata un guscio vuoto, che a malapena usciva dalla sua camera, mangiava o parlava. E quando aveva avuto bisogno d'aiuto, Hermione era scappata. Che "sorella". Se Harry avrebbe mai potuto perdonarla per aver ferito Ron, di sicuro non l'avrebbe condonata per aver abbandonato Ginny.

Scuotendo la testa, Hermione forzò i suoi pensieri sul lavoro imminente. Se in qualche modo sarebbero riusciti in questo piano, avrebbero potuto dar all'Ordine qualcosa su cui radunarsi e con cui rivitalizzare la resistenza. Sarebbe tornata pienamente nel mondo magico, poi? Non aveva mai avuto intenzione di abbandonarlo definitivamente, giusto il tempo necessario per riordinarsi i pensieri. E se fosse tornata, che ne sarebbe stato dei suoi genitori? Hermione sapeva che era stato da egoisti ridar loro le memorie e riportarli a casa - erano molto più al sicuro in Australia, senza saper di avere una figlia a cui un esercito di maghi oscuri dava la caccia. Ma come una bambina, aveva avuto bisogno della sua mamma e del suo papà e della sensazione di sicurezza e normalità. 

Con una smorfia, Hermione lanciò forte il suo libro contro il muro, facendo cadere nel processo l'orologio. Non era una Grifondoro.

Era una codarda.
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I corridoi di Hogwarts erano mortalmente silenziosi, tutti gli studenti dormivano nei loro letti.

Tutti, eccetto uno.

Molto in basso, in una Camera sotterranea segreta a tutti tranne per pochi, uno strillo di cruda agonia fendette l'aria. Poi un altro. E un altro. Finche, infine, un'acuta, fredda voce fece eco attraverso le profondità cavernose, imprecando di frustrazione. Poi una seconda voce rispose, sommessa e forzata.

"Ancora non ci... riesci... Tom?" Soffiò Harry tra respiri tremolanti, lottando per mettersi a sedere. "Sei sicuro che... i tuoi genitori non erano entrambi Babbani?".

Lord Voldemort, che si era allontanato per la rabbia, lentamente girò la testa per fronteggiare il nemico che tanto odiava; la spina nel fianco che non poteva rimuovere. I suoi occhi rossi e socchiusi perforarono Harry con pura ripugnanza.

"O forse tua madre era una Maganò... questo spiegherebbe tutto"  Disse Harry, prima di girarsi e tossire sangue.

"Tu mi tenti, ragazzo,"  sibilò il Signore Oscuro, "ma Lord Voldemort non si lascerà spingere in qualche azione avventata. Finchè non avrò successo nel recuperare il pezzo della mia anima erroneamente riposto in te, trarrò ogni piacere possibile dai nostri... esperimenti".

Si inginocchiò di fronte a Harry, che si allontanò dal viso serpentino che sputava parole velenose.

"Ma posso ancora ferire e uccidere altri, vero Harry? I sangue-sporco e i traditori del proprio sangue che stupidamente stavano al tuo fianco contro il più grande mago che sia mai esistito."

"Beh" aggiunse con un ghigno,  "quelli che per colpa tua non sono già morti, almeno". Harry tremò d'ira, ma non rispose.

"Come la piccola Weasley... sì, lei potrebbe fornirmi una distrazione... piacevole. Una traditrice del proprio sangue come lei può ancora servire ad uno scopo per il suo padrone...".

Voldemort si avvicinò per sussurrare nell'orecchio di Harry. "Forse è già servita".

Harry ruotò la testa di scatto per lanciare uno sguardo feroce alla faccia compiaciuta e soddisfatta dell'uomo che lo teneva prigioniero. Cercò di controllare le sue emozioni, ma sapeva che Riddle aveva avuto la reazione che desiderava. Senza altre parole, Voldemort si alzò e percorse rapidamente la Camera, sibilando alla porta per sigillarsela alle spalle.

Harry si lasciò scappare un respiro trattenuto, arrendendosi finalmente al suo corpo distrutto, tossendo e cadendo sul pavimento in agonia. Dopo diversi momenti si spinse in ginocchio e striscio fino ad un angolo vicino. Nella luce paurosa ed eternamente verde della Camera, setacciò i detriti posti lì, fino a che trovò una pietra nera crepata. Con mani tremanti, ruotò la pietra tre volte.

"Harry...".

La voce di Dumbledore era soffice e il suo viso pieno di preoccupazione, la sua luccicante forma inginocchiata per ispezionare il suo ex studente.

"Professore...Ginny-".

"Sta perfettamente bene, è al caldo nel suo letto alla Tana. Le protezioni non sono state disturbate. Ho chiesto a Fred Weasley di controllare appena ho sentino la spregevole minaccia uscita dalle vili labbra di Tom".

Harry si rilassò sulla sua schiena, guardando su con sollievo i confortanti occhi blu che lo osservavano attraverse gli occhiali a mezza luna. Dopo aver tirato un lento, calmante respiro, Harry parlò con voce debole.

"Chieda a Fred... di tenere un occhio aperto per lei, si? E per tutti gli altri?".

Dumbledore gli offrì un debole sorriso. "Naturalmente Harry. Ma dubito che gli stiamo chiedendo un compito che non abbia già intrapreso da sè. Ore le tue ferite-".

"Sono troppo debole...dovranno aspettare." Le palpebre di Harry cominciarono ad abbassarsi, l'oscurità l'avvolgeva. "Solo... chieda a Fred..."  E poi cadde nel silenzio.

Il debole sorriso di Dumbledore svanì, e poi, anche lui.

Il Ragazzo Che è Sopravvissuto viveva ancora, e la chiave per cambiare il corso della guerra e finire Voldemort una volta e per tutte, risiedeva in lui.

Ma dopo un anno di prigionia, era intrappolato senza alcuna speranza di fuga o salvataggio.

Nessuno sapeva che era ancora vivo.
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Prossimo:

Più di un anno fa, Harry Potter entrò nella Foresta Proibita per affrontare voldemort da solo, pronto a morire. Come è sopravvissuto? Come è finito nella Camera dei Segreti? E come ha recuperato la Pietra della Resurrezione? Domande saranno risposte e segreti saranno svelati nei ricordi di Harry degli infernali giorni che seguirono la Battaglia di Hogwarts.

Coming soon, il primo capitolo di The World I Leave Behind, "Il Segreto nella Camera."

"IO SONO DEBITORE A TE?"

"Io piaccio ad Harry Potter"

"Mi chiedo... tra noi due, chi ha vinto alla fine?"

"tu desideri morire"

"Non parlare con nessuno di quello che è accaduto qui.... nemmeno con me"

" Stupeficium!"

   
 
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