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Autore: honeysuckle_s    03/02/2011    0 recensioni
Rin è una studentessa overseas che da lezioni di francese. Un suo allievo particolarmente silenzioso le ruberà il cuore...
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Inuyasha, Kikyo, Kohaku, Rin, Sesshoumaru
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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“Ok, ciao mamma!”. Rin spense il pc e sorrise. Che bello parlare in videochiamata con la genitrice! Le mancava tanto! Dovevano entrambe prestare attenzione al fuso orario, e soprattutto mettersi d’accordo per connettersi entrambe e non rischiare così di trovare un pc spento. Tante ore di differenza! Francia chiama Giappone e viceversa!
 
Rin era una studentessa overseas. Aveva 25 anni e studiava alla facoltà di Lingue straniere della sua amata città francese. Visto che studiava inglese e giapponese, e visto che stava avendo delle enormi difficoltà con la seconda lingua (le mancavano due esami per la laurea, e indovinate un po’ che esami erano??), aveva deciso circa nove mesi prima di fare domanda per l’estero, così, una volta tornata all’università di origine, avrebbe potuto aspirare a superare quei dannatissimi scritti di lingua.
 
Da circa 2 mesi viveva a Tokyo. Il Giappone era una continua scoperta per lei. Era tutto così diverso dall’Europa occidentalizzata… O meglio, notava che i giovani del 2010 erano più aperti, arroganti e vitali quasi quanto quelli europei ed americani, benché comunque una larga fascia della popolazione continuasse a mantenere quegli stili radicati da tempo nella cultura del Sol Levante.
 
La vita era cara, lì. Accidenti, proprio a Tokyo dovevano mandarla? E’ risaputo come la capitale giapponese sia una delle città più costose del mondo. Fortunatamente la sua amata patria e l’università contribuivano ai suoi studi in maniera notevole, ed anche nel privato, la famiglia Cohen non stava messa male riguardo ad introiti. Meno male per l’euro! La moneta unica aveva tamponato parecchio le spese che un cittadino francese avrebbe sostenuto contro un nemico giurato:  lo yen. Tuttavia, tra affitto, spese, trasporti, beni di prima necessità, a Rin sembrava che i soldi volassero letteralmente. Decise così di fare richiesta per qualche lavoro part time e riuscì nell’impresa. Malgrado il suo giapponese fosse ancora scarso (quant’era difficileeee!) riuscì a farsi aiutare dai colleghi dell’università. Fu assunta per lavorare il week end in un tea room, ma dietro al bancone. Non voleva rischiare. Fare la cameriera? A male pena avrebbe potuto rispondere ai “Buon pomeriggio!” dei clienti. La paga era buona, e lei era fortunatamente un soggetto attivo, quindi “rovinarsi” il fine settimana non le pesava. Certo, tornava a casa con il cervello distrutto. Quando infatti si sta fuori per mesi, il cervello esercita un training quotidiano, e arrivano quei giorni in cui si ha davvero bisogno di parlare nella propria lingua madre. In “quei” giorni anche il suono della TV in lingua può irritare. E poi, dopo 2 settimane di permanenza, se non si è in un Paese anglofono, beh… E’ molto facile scambiare termini e strutture della lingua inglese con la lingua del Paese dove si vive per un certo periodo di tempo. E dopo 3 settimane? E’ la fine. Vi uscirà un inglese che non è più inglese:  i termini base pretendono di essere inglesi, e il resto è tutto lingua-ufficiale-del-Paese-ospitante. Normale, il cervello rielabora dopo un po’ le nozioni, ed è dopo un po’, non subito, che le resetta. A meno che…
 
A meno che non si frequenti assiduamente una persona con cui parlare inglese. Ma anche qui Rin fallì, perché le sue coinquiline non erano inglesi, australiane o americane. Una era finlandese e l’altra polacca. Quindi anche nel loro cervello, dopo 2 mesi a Tokyo, era scattato quel training che si concentrava esclusivamente sul giapponese. Inoltre quelle 2 erano più brave di Rin, ed era facile che la ragazza si ritirasse spesso in camera sua, scoraggiata dal non capirle e dal non seguirle. Per le grandi questioni si appellavano alla lingua più famosa del mondo, me se aveste sentito in che modo.. Perché, ormai, era automatico esprimersi nella lingua orientale, malgrado la maggioranza dei vocaboli fosse loro sconosciuta.
 
Rin era una ragazza normale; aveva dei begli occhi castani, grandi, con le ciglia folte, il nasino regolare e con una leggera gobba che era la croce di Rin, malgrado non fosse poi così marcata, un fisico asciutto. Altra croce di Rin: i fianchi. Quando si guardava allo specchio vedeva ai lati dell’ombelico quelle protuberanze che nemmeno la ginnastica era riuscita ad eliminare. Quando metteva i jeans stretti uscivano da sopra regalandole una specie di forma ad otto (dall’ombelico fino alle cosce) che la mandava in bestia ed in paranoia. Aveva deciso di non pensarci, visto che comunque c’erano ragazze più cicciotte (e in ogni caso alla stragrande maggioranza dei ragazzi non davano fastidio, anzi..) e aveva 25 anni. Non era più un’adolescente a caccia di chimere. E’ l’età in cui si diventa più pacati, saggi, sicuri di sé. Ma questo spirito si era dissolto al suo arrivo a Tokyo, dove non conosceva nessuno né la lingua. E poi… Orrore! Ma quant’erano magri sti giapponesi?? E le giapponesi? Sottili come canne di bambù. Altro che fianchi, cellulite o coscettine evidenti. In Francia Rin sarebbe stata giudicata quasi sottopeso, qui si sentiva un tantino in carne. Che brutto fu il primo mese!
 
 
Rin viveva nella zona “occidentalizzata” della capitale, piena di studenti e lavoratori provenienti dalle varie parti del mondo. Non era facile “mischiarsi” con gli autoctoni. C’era una linea sottile che divideva la nazione dalle altre. Erano gentilissimi, cordialissimi, rispettosissimi. Ma… guai oltrepassare un limite. Era come se non accettassero la mescolanza delle razze, quindi era molto difficile immaginare un sentimento che potesse andare oltre la semplice amicizia. Rin non li biasimava per questo. Ma a volte si sentiva emarginata. Perché non parlava come loro, perché non era del posto, per i suoi tratti dannatamente europei, o quasi. Il taglio dei suoi occhi era vagamente a mandorla. Si, erano proprio belli. E Rin era molto brava a metterli in evidenza con mascara e ombretti adatti ad un’iride marrone. Ma il resto… A volte non avrebbe voluto avere quei lineamenti così occidentali. Ma che poteva farci?
  
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