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Autore: MiaStonk    03/02/2011    4 recensioni
Bill rise, afferrando l’album che aveva catturato l’attenzione del diciassettenne. Sfogliandolo capì immediatamente a cosa era dovuta la curiosità del ragazzo, erano foto dei suoi anni ad Hogwarts e in tante di esse vi era sua madre.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bill Weasley, Nimphadora Tonks, Teddy Lupin
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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                                                                                  NI


Villa Conchiglia nella stagione estiva sembrava rinascere, tra le sue mura riecheggiavano le urla e le risate di tutti i piccoli Weasley. Correvano verso la spiaggia come se si trovassero nel paese dei balocchi e lì trascorrevano gran parte della loro giornata.

 

Bill Weasley riposò la Gazzetta del Profeta sul tavolo della cucina dopo aver letto senza entusiasmo alcuni snervanti articoli di una Rita Skeeter che non si decideva ad abbandonare la sua mordace penna e ritirarsi. Baciò Fleur, impegnata a pasticciare ai fornelli e camminò lentamente fino al salotto.

 

Un ammasso di capelli blu catturò subito la sua attenzione, sorrise e si avvicinò al ragazzo seduto sul divano, dinanzi al quale vi era un tavolino basso con decine di foto e un vecchio album aperto. Portò una mano tra i capelli di Teddy, più indomabili del solito.

 

“Come mai non sei con Victoire e gli altri in spiaggia?”

 

“Ci stavo andando poi ho visto queste e allora… non volevo ficcanasare!”

 

Si affrettò subito a precisare, alzando le mani e scuotendo velocemente il capo. Bill rise,trovando una posizione più comoda e afferrando l’album che aveva catturato l’attenzione del diciassettenne. Sfogliandolo capì immediatamente a cosa era dovuta la curiosità del ragazzo, erano foto dei suoi anni ad Hogwarts e in tante di esse vi era sua madre.

 

Le lacrime attraversarono i suoi occhi, ma fu bene attento a non mostrare il suo incupimento. Si costrinse a sorridere e guardare Teddy con tranquillità.

 

“Possiamo sfogliarlo insieme…”

 

Gli occhi del ragazzo sembravano brillare  tanta fu la gioia che lo pervase, annuì con vigore lasciando che diverse ciocche dei suoi capelli, ora verdi, ricadessero come frangia sulla sua fronte.  Si avvicinò a Bill, puntando lo sguardo sulle foto.

 

“Sig. Weasley mi parli di lei…”

 

Bill osservò il ragazzo che ancora aveva gli occhi bassi sull’album, sentì una strana morsa stringergli lo stomaco. Non aveva mai parlato di Tonks dopo la sua morte, a nessuno. E ora sentiva che doveva farlo, condividere i suoi ricordi con lui, con suo figlio.

 

Non pensava che sarebbe stato così semplice in effetti, ma non appena chiuse gli occhi le immagini di loro due, l’uno al fianco dell’altro comparvero. Così diversi, ma così affini. Rammentò e sorrise al primo ricordo che gli passò per la mente.

 

“Ninfad...”

 

“Tonks!”

 

“Tonks… dovresti ritornare nel tuo vagone, non finirò mai questo giro con te che inciampi anche nell’aria!”

 

“Ehi! Rassegnati Weasley, oggi sarò la tua ombra!”

 

Il giovane Bill, indossata la sua divisa in cui spiccava la spilla da Prefetto di Grifondoro, agitò il capo sorridendo. Non si sarebbe liberato della ragazzina, ne era certo. Entrambi arrestarono il passo quando due bambinetti si piantarono davanti a loro, osservandoli estasiati e indicando con le manine i capelli di Ninfadora.

 

“Come ci riesci?”

 

Tonks gonfiò il petto, posando le mani sui fianchi e storcendo il viso in un sorriso decisamente inquietante. Smorfia che Bill conosceva bene e che avrebbe di certo annunciato rogne.

 

“Vorreste farlo anche voi?”

I due annuirono sgranando gli occhietti e avvicinandosi, incoraggiati dalle parole della ragazza ‘strana’.

“Una volta ad Hogwarts, avrete come professore di Pozioni quel buon uomo di Piton….”

Lanciò un’occhiata a Bill che la guardava implorante, certo che quello che stava per dire non gli sarebbe piaciuto per niente.

“Alla vostra prima lezione dovrete andare da lui con una boccetta di shampoo… si lui le adora! E in cambio vi donerà alcuni intrugli che vi permetteranno di cambiare colore ai capelli…”

 

“Tonks…”

 

Con un gesto della mano, la ragazza interruppe sul nascere il rimprovero dell’amico, ammiccando ai due bambini che sembravano aver scoperto in quell’istante il segreto dell’elisir di lunga vita. La guardavano ammirati e annuendo si allontanarono correndo lungo lo stretto corridoio dell’ Hogwarts Express.

 

“Ti rendi conto che hai appena condannato quei due innocenti a sette anni di persecuzioni da parte di Piton?”

Tonks agitò la mano come se avesse voluto scacciare un insetto e replicò con leggerezza.

 

“Non credo saranno smistati a Serpeverde,  quindi erano comunque marchiati… intanto mi sono divertita!”

 

“Ha la sua logica…”

 

“Certo che ce l’ha!”

Prese sotto braccio il ragazzo, camminando spedita verso gli altri vagoni.

“Ehi Bill…”

 

“No Tonks, non puoi indossare la mia spilla!”

 

Il sorriso di Teddy era paragonabile solo a quelli enormi di Hagrid, la gioia nell’aver ascoltato un semplice aneddoto traspariva in ogni sua espressione.  Di storie riguardanti i suoi genitori gliene avevano raccontate, ma nessuna riguardante i loro anni ad Hogwarts ed era felice di scoprire una Tonks in quelle vesti.

 

I pallidi raggi del sole illuminavano il parco di Hogwarts in quel freddo pomeriggio di gennaio. Bill Weasley scese i gradini di pietra, fermandosi di colpo nel notare una figura distesa tra la neve. Aveva tutti e quattro gli arti stesi, a formare una strana opera di un artista babbano di cui aveva sentito vagamente parlare. Si avvicinò alla ragazza, guardandola dall’alto e le sue labbra assunsero una leggera curva divertita.

 

“Tonks che diavolo stai facendo?”

 

“Oh, sai… osservo il cielo e intanto mi si gelano le chiappe!”

Scoccò un’occhiata truce al ragazzo, il cui viso aveva assunto una strana smorfia. Di certo stava costringendosi a non riderle in faccia.

“Ghiaccio e gradini sono una pessima combinazione per il mio poco equilibrio!”

 

“Poco equilibrio? Parlerei piuttosto di una totale assenza di…”

 

“OH, SANTA TOSCA! Mi aiuti o no?”

 

Bill annuì porgendogli una mano nel tentativo di farla rialzare, ma una volta puntati i piedi sulla neve semi sciolta, Tonks scivolò nuovamente, questa volta portando qualcuno nella sua rovinosa caduta.

 

“Merlino Ninfadora!”

 

“TONKS!”

 

 

I passi leggeri di Fleur distrassero suo marito dai ricordi che aveva a malincuore rilegato negli angoli più remoti della sua mente, e del suo cuore.

 

“Un po’ di the Teddì? E tu William?”

 

“Si ti ringrazio…”

 

Anche il giovane annuì, tuttavia impaziente di ascoltare altro e altro ancora. Ogni parola di Bill gli arrivava diritta al cuore, gli sembrava di vederla sua madre. La immaginava mentre si faceva beffe dei poveri primini, mentre rideva dopo aver preso a lanciare palle di neve al povero Grifondoro.

 

Quando aprì la porta dell’infermeria, lanciò prima un’occhiata allo studio di Madame Chips, sperando di non trovarsela tra i piedi. Diede un rapido sguardo ai letti vuoi, sperando di scorgere quell’incosciente.

 

“E perché quel Weasley non è qui a disperarsi al mio capezzale?”

 

Sorrise, scuotendo il capo e riprendendo a camminare verso il suo letto, nascosto da un paravento. La vide imbronciata, braccia incrociate e capelli di un poco rassicurante blu tempesta. Accanto a lei c’era quella che doveva essere la sua compagna di stanza, ma con cui Bill non aveva mai scambiato più di due parole.

 

“Quando mi hanno detto che qualcuno aveva intenzione di appendere per le mutande un Serpeverde alla Torre di Astronomia  e che poi era inciampata nei suoi stessi piedi nel vano tentativo, ho subito pensato che non potevi essere che tu!”

 

Il viso della ragazza s’illuminò velocemente nel vederlo e i suoi capelli virarono al rosa cicca, ma con altrettanta rapidità si rabbuiò  alle sue parole. Storse la bocca, arricciando il nasino e voltando prontamente il capo dall’altro lato. Bill rise, sedendosi sul letto mentre l’altra Tassorosso si allontanò senza proferire parola.

 

“Sei un.. un..”

 

“Tonks…”

 

“Mh…”

 

“Ti ho portato delle cioccorane…”

 

“Santo!”

 

Lui stesso non credeva di rammentare ogni piccolo dettaglio dei loro anni insieme. Si riscoprì a ricordare persino la tonalità dei suoi capelli in ogni situazione, le sue espressioni e soprattutto le sue imprecazioni. Quella ragazzina era entrata a far parte della sua vita con la stessa potenza di un tornado, ma la vera forza della natura era lei.

 

Tre anni di differenza, appartenenti a due case diverse, mai uniti da una stramba affinità. Il destino si era decisamente divertito a giocare con loro e solo ora, perso in quei ricordi, gliene fu davvero grato. Sforzandosi di ricacciare le lacrime costrinse la sua attenzione a posarsi sull’ultima foto.

 

Aveva i capelli lunghi lui e uno strano orecchino a forma di zanna che avrebbe mandato su tutte le furie la povera Molly. Lei era aggrappata al suo braccio, nel tentativo di restare in piedi almeno nei pochi secondi necessari per guardare verso l’obbiettivo. Cosa che non avvenne, l’attimo dopo era  gambe all’aria e rideva, rideva come aveva sempre fatto.

 

Bill ebbe come la sensazione di udire ancora il suono della sua cristallina risata, di leggere ancora le sue buffe espressioni e di sogghignare alla vista dei suoi strambi capelli. Non si era accorto che il giovane Teddy lo aveva lasciato solo, probabilmente quando aveva intravisto una singola lacrima attraversare le lentiggini del suo viso.

 

Sospirò l’uomo, poggiando la testa allo schienale e socchiudendo gli occhi. Un ultimo ricordo aleggiò nella sua mente, un ricordo che non avrebbe mai condiviso con nessuno.

 

Le dita scivolarono nei suoi capelli, indugiando sul volto lievemente arrossato, sfiorarono le rosse labbra e lasciarono il posto alla bocca di Bill.  Giocavano l’una con l’altra, assaporandosi e imprimendo ogni piega.  Un secondo dopo si erano allontanati, si guardavano e le espressioni tradivano  il loro stato d’animo. Fu un attimo e scoppiarono a ridere, come due bambini.

 

“Porco Salasar è stato come baciare mio fratello!”

 

Lei rideva ancora, dimenandosi e tenendosi la pancia con le mani. Si asciugò le lacrime agli angoli degli occhi con una manica della divisa e lo abbracciò con slancio. Naturalmente entrambi caddero sul verde prato del parco.

 

“Mi mancherai Bill… Hogwarts non sarà la stessa senza di te!”

 

 

Mi manchi Ninfadora.

Sorrise Bill Weasley, immaginando la sua vocetta  urlargli per l’ennesima volta di chiamarla Tonks, solo Tonks.

 

 

 

E’ una storiella venuta fuori dal mio enorme amore per Tonks. Naturalmente nella mia immaginazione quel bacio non ha significato nulla, un semplice gesto affettuoso tra due amici. Perché è così che ho voluto pensare a Bill e Ninfadora, due ragazzi uniti da un meraviglioso sentimento che va ben oltre l’amore.

E ripeto per l’ennesima volta che la mia Tonks non doveva morire, accidenti a Zia Row e alle sue smanie di morte  è.é


   
 
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