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Autore: essie    03/02/2011    29 recensioni
Quando Alice trascina Bella negli uffici della Cullen Communications, società di pubbliche relazioni, non ha idea dell'uragano che sta per sconvolgere la vita dell'amica.
Edward Cullen, bello, dolce e intelligente, è però il cugino di Rosalie Hale, che è la sorella di Jasper, per il quale Alice si prenderà una cotta. Jasper è anche il socio di Edward, e Rosalie, però, è la futura moglie di Emmett, il fratello di Alice, nonchè migliore amico di Bella, e... che casino!
SOSPESA
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Bella/Edward
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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Piccola one-shot nata in un momento di pazzie ;) Ci ho messo vent'anni a finirla =)

Contiene diverse citazioni dai libri "I love shopping a New York", "La regina della casa" e "La ragazza fantasma" di Sophie Kinsella.

Spero vi piaccia.

Alice... dove mi stai trascinando?

 

-Alice! E’ una pazzia!- mi lamento, evitando per un pelo una pozzanghera, camminando un po’ incerta. La colpa, naturalmente, era di Alice Brandon, la mia migliore amica, la quale mi ha costretto a indossare un paio di tacchi che mai avrei messo.

Il tutto per ricambiare quel favore che mi ha fatto qualche mese fa… neanche lo ricordo!

Il fatto è che sono molto impegnata. Sapete, sono un avvocato, e tutti sanno che gli avvocati non hanno mai un attimo di tempo libero! Ma ad Alice non interessa: lei è una stilista, il che vuol dire che se ne sta tutto il giorno spaparanzata su un costoso divano di pelle a dare ordini qua e là sorseggiando gin tonic.

Mentre cammino, lancio un’occhiata all’orologio. Sono le 12.02. Cercando di non farmi notare da Alice, la quale saltella felice nel suo mini abito rosa antico al mio fianco, estraggo dalla borsa i documenti riguardanti l’accordo Meyer. Apro il fascicolo e scorro le pagine rapidamente, alla ricerca di errori.

Da quando lavoro alla Twilight ho imparato a leggere molto più veloce… e a mangiare più veloce… e a parlare più veloce… e a fare sesso più veloce…

Sul serio, non sto scherzando. Fino a tre mesi fa uscivo con Jacob Black; lavorava anche lui alla Twilight, si occupava dei grossi contratti internazionali. Bello, abbronzato, dai corti capelli neri e gli occhi più seducenti del mondo, era il più ambito dello studio. Eravamo (beh, io lo sono ancora) estremamente impegnati. Avevamo fissato circa sei minuti per le nostre performance: lui mi faceva venire, io lo facevo venire… e poi controllavamo la posta elettronica. Credetemi se vi dico che quello era veramente sesso soddisfacente.

Sfortunatamente, Jacob tre mesi fa ha ricevuto una splendida offerta di lavoro a Seattle e la cosa è finita. Addio divertimento!

-Bella!- sussulto e guardo Alice, colpevole. Non sono ossessionata dal lavoro, lo giuro. E’ che lo prendo molto sul serio.

-Ehm, sì?- dico innocentemente, evitando un’altra pozzanghera.

Sospira, esasperata. –Bella, metti via quei documenti. Sai, secondo me dovresti lasciare il lavoro. Sei una così bella ragazza! Saresti perfetta come modella, credo di avertelo già detto…-

Alice parla, ma io non la ascolto. Non posso lasciare il mio lavoro; mia madre è un avvocato piuttosto famoso, come mia nonna, e così via. E’ come una tradizione! Ho studiato legge ad Harvard, in America, e mi sono laureata molto in fretta. Credo che la velocità sia il mio forte, sapete? Ormai la mia vita dipende dal tempo.

-Dove stiamo andando, Alice?- la interrompo sbuffando. Le 12.06. –E perché sono vestita così?-

Indosso un abito abbastanza corto blu e un paio di scarpe col tacco molto alto, un semplice cardigan a coprire le mie spalle nude. Certo, a Londra non fa poi così freddo… ma mi sembra un abbigliamento decisamente esagerato!

-Siamo arrivati!- trilla felice. Alzo gli occhi e subito inarco le sopracciglia: cosa ci facciamo davanti alla Cullen Communications?

-Qui? Perché?-

La Cullen Communications è la più grande società di pubbliche relazioni di tutta Londra. Edward Cullen, il grande capo, ha una reputazione da far paura; tutti dicono che è un genio. Ha creato la Cullen C. dal nulla, e guardate dove è arrivato! A parte questo, di lui non so nulla. Mai visto, mai incontrato.

Alice sorride, maliziosa. –Entriamo. Dovrai fare una piccolissima cosa per me-

La Cullen Communications è un posto molto chic, dai pavimenti di legno chiaro e divani eleganti. C’è gente ovunque, che corre qua e là con aria indaffarata.

Alice mi trascina verso l’ascensore, premendo il tasto del decimo piano. Sembra piuttosto eccitata, è preoccupante. Come è preoccupante che nessuno ci abbia ancora fermate… insomma, non si accorgono che non non c’entriamo niente?!

-Alice, dove mi stai trascinando?- insisto a denti stretti quando, dopo essere sbucate in un raffinato corridoio deserto, ci fermiamo davanti a una porta di legno massiccio. Deve essere una sala riunioni.

-Vai lì dentro-

La guardo sconvolta. –Cosa?!-

-Vai lì dentro- ripete tranquilla. –Ti scegli il più figo di tutti e gli chiedi di uscire-.

Credo che la mia mascella stia per toccare terra.

Incrocia le braccia. –Mi devi restituire il favore, Bella. Hai detto che l’avresti fatto-

-Ma… ma non credevo dovessi fare una cosa del genere! E’ una cavolata, Alice!-

Ditemi che è un incubo!

-Entra!- mi ordina, severa. Ad essere sincera, me lo dice anche l’istinto. E Angie questa mattina mi ha chiamata cinguettando che il mio oroscopo diceva che avrei trovato l’amore della mia vita, oggi. E il mio istinto mi dice che non succederà niente di brutto.

Basta che non dica il mio nome, no? Così nessuno si ricorda di me. Forse penseranno addirittura di averlo sognato!

Accenno un “ci vediamo dopo” leggermente incazzato ad Alice, che sorride gongolante. Prima o poi la ammazzerò.

Dopo aver bussato brevemente, con il cuore che palpita furioso nel mio petto e le gambe che tremano lievemente, entro nella stanza. E mi blocco, trattenendo il fiato.

 

Ci sono dodici persone, sei uomini e sei donne, sedute composte attorno a un tavolo da riunione. Si voltano tutti verso di me. Li guardo, raggelata… e ora che faccio?

Non so per quanto tempo rimaniamo a guardarci, ma so che, all’improvviso, devo mettere fine a questa sceneggiata.

Avanzo decisa, scrutando gli uomini. Un biondino dall’aria stupida mi guarda a bocca aperta. C’è n’è uno con i capelli scuri pettinati all’indietro carino, ma è troppo accigliato. Quello dai capelli biondo miele seduto accanto all’unico posto vuoto (quello riservato alle persone importanti) mi osserva incuriosito. Ha gli occhi amichevoli… peccato che i biondi non siano mai stati il mio genere. Ad Alice, però, piacerebbe di sicuro.

Le donne mi guardano quasi male, mi viene da ridere.

Nessuno cattura particolarmente la mia attenzione.

Chissà perché Alice ha voluto che entrassi proprio qui dentro, penso voltandomi. Insomma, è ovvio che non avrei…

La porta si apre, e io vado a sbattere contro un petto duro e non eccessivamente muscoloso, coperto da un’immacolata camicia bianca. Alzo lo sguardo, pronta a scusarmi.

Cavolo!, è l’unico pensiero che la mia mente riesce a elaborare.

Davanti a me c’è l’uomo più bello che abbia mai visto. “Bello” è riduttivo, in realtà. E’ alto, dai capelli di una qualche tonalità del castano, disordinati, il naso dritto le labbra morbide e piene, le sopracciglia lievemente aggrottate. Gli occhi, poi! Di un profondo, dolcissimo verde smeraldo.

Mi ritrovo ad arrossire sotto il suo sguardo penetrante.

-Lei è…?- dice a bassa voce, scrutandomi a fondo. Al suono di quella melodia, calda e leggermente roca, rabbrividisco.

-N… nessuno di importante- balbetto.

Sorride divertito. –E cosa fa qui? È una giornalista?-

Le parole mi escono dalla bocca da sole, senza che io possa fermarle. Non sono lucida in questo momento.

-Le andrebbe di uscire con me?-

Alle mie spalle sento una donna dare un risolino e almeno cinque persone trattengono il respiro.

Oddio. Cos’ho fatto?

Il tipo inarca le sopracciglia. –Prego?-

-Le… le ho chiesto un appuntamento- ripeto, la voce che trema. Cazzo, cazzo, cazzo!

Si morde il labbro inferiore, fissandomi. Ed è maledettamente sensuale.

Non saltargli addosso Bella… concentrati…

-Le faccio io una domanda- incrocia le braccia, ma sembra ancora piuttosto divertito. Oh, fa che non chiami la sicurezza. E’ tutta colpa di Alice!

-Ha idea di chi io sia? Risponda sinceramente-

Lo guardo curiosa. Chi è? Il prossimo re d’Inghilterra?

-No- ammetto abbassando lo sguardo.

-E vorrebbe uscire con me?-

Ah, ma quanto è snob! Cioè, se io non conosco il suo illustre nome non posso uscire con lui?

Lo guardo con sfida. –Esatto-

Si fruga nelle tasche… oddio, sta chiamando davvero la sicurezza…

Mi stupisce porgendomi un biglietto da visita. Per qualche secondo lo guardo, immobile, incapace di dire “a”.

-Per accordarci, no?- mi rivolge un’occhiata tra il dolce e l’insicuro.

Mi riprendo. –Certo…- Estraggo dalla borsa un biglietto da visita, a mia volta, e glielo porgo, prendendo il suo senza neanche guardarlo.

Anche se, lo ammetto, muoio dalla curiosità.

Guarda alle mie spalle, quasi nervoso. –Non è uno scherzo, vero?-

-Certo che no!- esclamo offesa.

Il tizio sorride, illuminandosi, e a me si ferma il cuore. –Bene. Ti chiamo io-

Annuisco deglutendo. –Allora ci sentiamo…-

Non posso credere che sia vero. Che stia veramente accadendo.

Lo saluto con la mano, accenno un sorriso ed esco sotto gli occhi di tutti.

Mi appoggio alla porta, respirando profondamente.

Oddio.

 

-Allora?- domanda Alice trotterellandomi di fianco quando arrivo di sotto, dieci minuti più tardi. Non penso al tempo, né al lavoro. Solo a lui.

Percorriamo in silenzio le strade di Londra.

-Bellaaa, hai scelto qualcuno?-

Annuisco, e lei strilla felice.

Per la prima volta, tiro fuori il biglietto. Lo guardo.

I miei occhi si spalancano.

Oh, cazzo!

 

Ahah, lo volete un piccolo seguito?

   
 
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