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Autore: Kastel    04/02/2011    2 recensioni
L' ultima lettera di Clive per il professore.
In pratica un mio delirio notturno.
Caro professore,
Si ricorda cosa le scrissi nella mia prima missiva? Se vuole posso farglielo tornare alla mente subito.
Caro professore, spero che stia bene. Quanto a me, mi trovo in un bel pasticcio. Potrà sembrarle difficile da credere, ma le scrivo da dieci anni nel futuro.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Londra, dieci anni nel futuro, da qualche parte – ore 05:18

 

Caro professore,
Si ricorda cosa le scrissi nella mia prima missiva? Se vuole posso farglielo tornare alla mente subito.
Caro professore, spero che stia bene. Quanto a me, mi trovo in un bel pasticcio. Potrà sembrarle difficile da credere, ma le scrivo da dieci anni nel futuro.
A rileggere quelle parole mi viene da ridere, sa.
Come sono false! Certo, perfette per trarre in trappola lei e Luke, ma a me provocarono (e provocano tutt' ora) risate a non finire.
Mi fa ridere il fatto che ho preso l' identità di una persona che neanche conoscevo, solo perché il caso ci aveva resi identici.
Ora come ora le scriverei diversamente. Molto probabilmente non mi fingerei nessuno, sarei libero da ruoli o imposizioni.
Il fatto è che, se non avessi fatto così, non avrei ottenuto nulla. Non avrei potuto perseguire la mia vendetta.
Ma poi, alla fine, sto ottenendo qualcosa? Continuo a domandarmelo, incapace di trovare risposta.
So solo che sto ottenendo di farmi scoprire pian piano.
Non creda che non sappia delle sue indagini, professore. Mi crede davvero così sciocco da non vedere quello che sta cercando nel passato? E so anche che oramai ci è quasi arrivato, gli manca solo l' ultimo tassello per completare il puzzle. Ovvero, chi sono io.
Potrei risponderle così.
Sono un malato di vendetta.
Sono un povero pazzo che cerca di tornare alla ragione.
Sono nessuno e sono tutto.
So che per lei tutto ciò non ha senso, lei vuole solo capire chi sono, non le interessano metafore filosofiche sul mio dolore.
Glielo lascio da scoprire, professore, solo se lei mi lascia questa ultima notte.
Perché lo so bene che domani avrà tutto in mano, so benissimo che quando aprirò gli occhi proverò un' angoscia e una gioia tale da togliermi il fiato.
Sarà il giorno in cui potrò dare sfogo alla mia vendetta e anche il giorno in cui il mondo si ricorderà che io esisto, che non sono la brutta copia di Luke.
Però questa notte me la lasci. Glielo chiedo per favore.
Voglio godermi il silenzio di questa Londra falsa, ma talmente perfetta da sembrare vera. Lo ammetta che sono riuscito ad ingannarla, almeno qui.
Voglio passeggiare di notte, respirando il freddo e il sonno, quello che rende la città vuota come, in fondo, siamo io e lei.
Voglio urlare, cantare, piangere anche, avendo la scusa che tanto nessuno saprà chi sono.
Voglio viverla, questa notte. Voglio essere me stesso, prima di tornare ad essere il fantoccio della mia pazzia.
Quindi, professore, mi lasci questa ultima notte, la prego. Non mi porti nei suoi sogni o nei suoi incubi, non mi faccia rivivere il mio dolore.
Ma lasci solo che io la ringrazi, per avermi trattato come l' allievo che non sono.
Come il figlio che mai avrà.
Con questo la saluto.
Buonanotte.

 

                                                                                                                                       Clive


   
 
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