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Autore: CP Coulter    04/02/2011    8 recensioni
Spin-off di Glee ambientato dopo Furt. Kurt inizia un nuovo capitolo della sua vita alla Dalton Academy per Ragazzi. Blaine, Wes, David, e i ragazzi di Windsor faranno diventare la sua vita (nel bene e nel male) molto più vivace di quanto non si aspettasse.
Genere: Commedia, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Blaine Anderson, Kurt Hummel, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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­­Salve! Sono So, e sono la vostra traduttrice per questa fanfiction. Dalton è infatti una fanfic scritta non da me ma da sua maestà CP Coulter, e io mi occupo solo della traduzione dall'inglese all'italiano. Io personalmente mi sono innamorata della fanfic originale, e spero che questa piaccia a voi almeno un briciolo di quanto piace a me. Se vi va lasciate dei commenti, sennò fate a meno. Buona lettura.
Non sono in nessun modo legata alla Fox, né a Glee, né a Ryan Murphy. I personaggi non mi appartengono, e non mi appartiene nemmeno la storia. 
I’m not related to Glee, Fox, or Ryan Murphy. The characters aren’t mine, and the original fanfiction belongs to CP Coulter.
I translate.
 
“…e quindi ho detto al Sig. Ramsey che davvero non mi interessa se devo stare in un dormitorio, è un viaggio abbastanza lungo da fare ogni giorno e non sopporto il pensiero di dover far pagare a papà e Carole più di quanto non abbiano già fatto…” Kurt strinse i libri al petto e tenne la testa bassa.

Blaine considerò questa postura. Kurt era dritto e con un buon portamento come al solito, ma il modo in cui teneva la testa bassa e si rifiutava di guardare negli occhi la maggior parte dei ragazzi della Dalton rendeva chiaro che non era ancora veramente a suo agio nel nuovo ambiente.

Blaine diede un’occhiata a David, che stava osservando la scena da dove in precedenza si era messo per studiare musica, e anche quest’ultimo guardava Kurt. I due Warbler si scambiarono uno sguardo d’intesa riguardo a ciò che entrambi avevano notato, e il solista del gruppo si girò verso il potenziale nuovo acquisto: “Beh, noi saremmo più che felici di averti al nostro dormitorio.”

“Oh, sei un interno?” Kurt chiese alzando lo sguardo.

“Windsor.” Blaine annuì, evitando il contatto con tutta l’aria casuale di cui poteva essere dotato – ogni volta che Kurt puntava tutto il potere di quegli incredibili occhi cerulei (al momento amplificati dall’inondazione di luce che entrava dalle finestre) verso di lui, pensare razionalmente diventava abbastanza difficile.

David fece finta di non notare la caduta a picco nell’intelletto di Blaine e semplicemente roteò gli occhi. Ma disse, “Ci sono ancora un paio di camere libere in Windsor, sai.” Windsor House, nell’ala Est era uno dei tre dormitori della Dalton, mentre gli altri erano Hanover House, più lontana nell’ala Ovest, e Stuart House nell’ala Nord. A Sud e al centro c’erano le aule scolastiche e le strutture comuni.

Blaine annuì – magari un po’ troppo entusiasta. “Possiamo parlare al sig.Howard per te. È il direttore della Windsor House.”

“Siete sicuri che vada bene…?” Kurt chiese con prudenza. Si trovava alla Dalton solo da poche ore e si stava ancora orientando, ma anche lui aveva capito che c’erano determinati livelli sociali in quella scuola.

Ogni dormitorio era protettivo nei confronti dei suoi interni e i ragazzi spesso si dividevano in base ad esso quando dovevano viaggiare per la scuola. Kurt era meravigliato della quantità di gossip che aveva sentito su questo in meno di una giornata, e aveva concluso che i ragazzi parlano tanto quanto le ragazze.

“Certo che va bene,” David sorrise gentilmente. “Inoltre, anche se il gruppo è un grande miscuglio, ci sono più Warbler in Windsor che in Stuart e Hanover. Avendo moltissime prove come ora – sarà più semplice per te stare al passo se provi con noi. Sempre che tu entri nel coro, certo.” David aveva un’espressione quasi di scusa nel pronunciare quell’ultima frase.

Kurt deglutì e sospirò. “Giusto.” Annuì. “Devo fare l’audizione.”

“Hey, non preoccuparti troppo,” Blaine sorrise. “Ce la farai, ne sono sicuro.”

Kurt gli sorrise debolmente. “Grazie, ma dato che in realtà non mi hai mai sentito cantare, prenderò la tua profezia con del sale in mano.” Fece un sorrisetto ed alzò un affascinante sopracciglio.

“Ecco Wes,” Blaine fece un cenno di saluto all’amico in maniera da non rimanere impigliato in un’altra Kurt-mi-fa-una-espressione-adorabile trappola. “Ed è ancora vivo! Ha schivato i colpi di Madame Saint-Clair.”

Avendo visto gli altri tre, Wes si diresse verso di loro, liberandosi dalla massa di ragazzi che stavano uscendo dall’aula di francese. David lo salutò con un ghigno. “E com’è andata? C’era sangue? Il tuo cervello sembra essere intatto.”

“Mi rifiuto di continuare a studiare francese,” Wes sospirò con quel po’ di melodramma permesso dal decoro – lui stesso aveva manifestato apertamente il desiderio d’aiutare Blaine ad imbrigliare la follia della Dalton in maniera da non spaventare subito troppo il ragazzo nuovo. “Se prometto di rifiutare il viaggio annuale dei miei genitori a Parigi, il francese non mi servirà più, giusto?”

Gli altri risero. “Ti aiuterò io, se vuoi,” offrì Kurt con un ghigno.

“Tu?” Wes alzò un sopracciglio. Guardò gli altri due ragazzi prima di tornare a Kurt, “Senza offesa ma… la McKinley martella così tanto i suoi studenti del terzo anno in Francese Avanzato?”

“Fidati – posso aiutarti,” Kurt affermò sicuro. “Ho dato esageratamente enfasi allo studio del francese.” L’uniforme bianca e rossa ancora nascosta nei meandri del suo guardaroba ne era testamento. “Se non passi i prossimi orali, ti comprerò cappuccino per una settimana.”

“Bene, che dire – siamo semplicemente troppo fortunati ad averti.” Wes guardò velocemente Blaine, con uno sguardo che implicava qualcosa che l’altro ragazzo doveva aver detto in precedenza. Blaine arrossì debolmente – e “per caso” colpì Wes alle costole mentre si schiariva la voce e si muoveva in maniera da farsi posto vicino a Kurt mentre camminavano. I due dietro di loro scambiarono uno sguardo d’intesa e batterono i pugni uno con l’altro provando inutilmente a non ridacchiare.

Blaine guardò Kurt e gli sorrise. Kurt ricambiò, ancora preoccupato, ma si sentiva meglio.

­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­Sono Kurt. E questa è la Dalton Academy.

Come potreste sapere, mi sono appena trasferito qui per evitare alcune… difficoltà alla McKinley. Mettiamo in chiaro: amo il Glee Club della McKinley – ma la verità è, è arrivata la peggiore delle ipotesi e adesso… eccomi qui. Sono ufficialmente uno studente della Dalton.

Il problema è che i miei piani sono arrivati all’arrivare alla Dalton. Ora che sono davvero qui, mi sono reso conto che non ho fatto piani sul cosa fare qui.

Per fortuna ho Blaine, David, e Wes per, bene o male, portarmi in qualche direzione.
“Andiamo!” David gridò mentre correva giù per le scale. “Se vogliamo raggiungere Howard dobbiamo arrivare subito in mensa!”

“Come mai dovete parlare ad Howard?” Wes chiese seguendo il gruppo.

“Per far entrare il novellino a Windsor.”

La risata di scherno di Wes fu intercettata subito dallo sguardo torvo di Blaine. Wes fece marcia indietro. “Whoa, cioè, sicuro. Hey, forse Howard non ci ucciderà se stavolta glielo chiediamo. Beh, buona fortuna se vuoi arrivare al tavolo dei professori, David, io non mi unisco, ma manderò dei fiori alla tua tomba.”

“C’è qualcosa sul sig.Howard che dovrei sapere?” chiese Kurt, sbiancando lievemente. “Io sto per incontrarlo e credo di voler rimanere intero dopo averlo fatto.”

“Non sei tu, siamo noi,” Blaine sospirò “Questa non è la prima volta che proviamo a far entrare qualcuno a Windsor.”

“O la seconda,” intervenne David.

“O la terza,” aggiunse Wes.

“O la quinta.”

“O la sesta.”

“Cosa succede?” chiese Kurt.

“Le nuove persone non durano molto a Windsor…” Wes sorrise debolmente. “E quando lo fanno, non aiuta molto la causa.”

“Perché?”

Gli altri tre fecero una pausa, guardandosi a vicenda. Kurt li guardò in attesa. “Allora?”

David sogghignò. “Non dovremmo spaventarti così presto, Blaine ce l’ha fatto promettere.”

Il solista dei Warbler si scagliò verso di lui – David si scansò, si piegò, fece un capitombolo e si rialzò subito – ma Blaine era già girato verso Kurt per rispondere, “Non ascoltarlo. È che ci vuole un certo tipo di persona per tollerare la follia che si trova in Windsor. Non solo nella sala comune. È… ovunque.”

Kurt, un veterano della pazzia che era sopravvissuto a più di un anno nel Glee Club della McKinley dove si era ritrovato ubriaco, coperto di granita, aveva camminato per la scuola vestito da Lady Gaga, era stato un giocatore di football, un cheerleader, aveva sperimentato allucinazioni, delle incredibili performance selvagge, aveva affrontato un’allenatrice delle cheerleader psicopatica, una psicologa scolastica neurotica, un insegnante di canto rimasto negli anni ’80, aveva combattuto un’accesa battaglia contro robot senz’anima (Vocal Adrenaline) e, soprattutto, aveva convissuto con i problemi dell’intero Glee Club e di Rachel Berry (che va menzionata separatamente), alzò un sopracciglio.

“Follia?”

“No.”

Blaine aumentò la potenza del suo sorriso. “Andiamo, sig.Howard, seriamente. Non avrà problemi con Kurt.”

“Questo è quello che avete detto quando avete portato Dwight.”

“E Dwight è ancora in Windsor!” David esclamò felice.

“Sfortunatamente, lo è ancora, sì.” L’alto e vivace uomo lanciò uno sguardo torvo ai ragazzi. “Quando mi avete detto che aveva strane abitudini, non avete specificato che è più superstizioso di una vecchio contadino del 1800.”

“E vabbè, gli piace appendere spicchi d’aglio alle finestre…” Wes, che nonostante le sue parole precedenti, aveva deciso di partecipare nel provare a far entrare il ragazzo nuovo a Windsor per evitare l’eterna vendetta di Blaine in caso non avesse provato, provò ad usare tutta la sua nonchalance. “L’abbiamo addirittura già convinto a smetterla con le linee di sale di fronte alle porte!”

“E gli abbiamo detto di smettere di andare a caccia di fantasmi nella vecchia cattedrale!” David aggiunse. “…come sta il custode, comunque?”

“Non so che tipo di colorante per cibo Dwight abbia usato, ma il “marchio” sul braccio del sig.Tamerlane c’è ancora!” Howard quasi urlò. Blaine rabbrividì, felice comunque di aver trovato il direttore del dormitorio mentre era ancora in mensa. Alcuni ragazzi di Hanover che stavano passando da quelle parti si scambiarono strane occhiate. Kurt rimase in disparte, tranquillo, e sembrava impegnato nel provare ad ignorare quello che stava sentendo.

“E davvero, Kurt è più normale di molti di noi,” Blaine disse con un sorriso. “Faceva parte del Glee Club alla sua vecchia scuola – ecco tutto. Speriamo che si unisca ai Warblers.”

“Se volete che si unisca al vostro gruppo, ok, ma verrà a lamentarsi entro una settimana, ne sono sicuro.” Howard incrociò le braccia.

“In realtà,” Kurt disse finalmente, e tutti si voltarono verso di lui “ho sopportato un bel po’ di cose strane alla mia vecchia scuola, quindi sono sicuro che qui andrà tutto… bene.”

Howard sembrava essere stato preso alla sprovvista da ciò e si mosse verso Kurt superando gli altri tre ragazzi. Guardò Kurt attraverso gli occhiali. Kurt guardò l’uomo che lo sovrastava e sostenne lo sguardo.

Todd Howard era stato il direttore del dormitorio Windsor per quasi vent’anni. Avere quella posizione gli aveva dato modo di vedere i futuri leader della nazione andare e venire da Windsor House, e alcuni degli ex studenti occasionalmente tornavano per salutare. Negli ultimi anni, le cose non andavano in maniera pacifica come a lui sarebbe piaciuto. A volte non erano per nulla pacifiche. Windsor era un dormitorio popolare, ma se c’era qualcosa a riguardo che era ben noto a tutti, era che la vita al suo interno non era mai (nel bene e nel male) noiosa. Riuscire ad arbitrare tutto questo gli aveva permesso di intuire la condotta di un ragazzo in poco tempo. Squadrò Kurt dall’alto in basso.

“Come ti chiami, ragazzo?”

“Kurt Hummel, signore.” Kurt sorrise.

Howard considerò il piccolo ragazzo con lineamenti da elfo. “Quindi canti?”

“Sì.”

“È tutto?”

“Beh… mi piacciono i vestiti alla moda.”

“E?”

“E cosa?”

“Insolite abitudini del sonno? Allergie? Strani passatempi? Tendenze alla distruzione di beni? Impulsi a sradicare magnolie? Cammini al contrario? Rilasci cavie da laboratorio? Reciti l’intera Summa Theologiae? In latino?”

Kurt fu a malapena capace di non fare un’espressione alla “è pazzo?”. Invece guardò Blaine con la coda dell’occhio. Blaine alzò le spalle, cercando di non sorridere. Howard seguì lo sguardo del ragazzo e si rivolse a Blaine, il quale fece un altro dei suoi migliori sorrisi. David e Wes avevano entrambi un’espressione da angioletto come se non avessero idea a cosa Howard si riferisse.

Howard si voltò verso Kurt. “Sei sicuro di voler stare a Windsor?”

“Non vedo perché non dovrei.”

L’attacco improvviso di tosse da Wes e David quasi li tradì, ma Howard sembrò capire. Sospirò e guardò Kurt. “Bene. E Windsor sia.” Si voltò verso gli altri tre. “Lo terrò d’occhio, per essere sicuro che non lo spaventiate troppo. Dopo che Marcus Holland è passato da Windsor a Stuart – ”

“Che perdita!” David disse in tono di scherno.

“–Reed pensava che fosse ammalato e stava solo cercando di aiutare-” aggiunse Wes.

“Ed è per questo che ha lanciato ventidue trapunte su di lui mentre dormiva?”

“Ragazzi!” disse Blaine seccato.

Silenzio. I tre ragazzi guardarono il sig.Howard in attesa, e Howard guardò il ragazzo nuovo, meditando. Kurt colse l’opportunità per mostrare al sig.Howard la sua migliore espressione “chissenefrega”.

“Allora, quando mi trasferisco?”

Kurt aveva letto tutto sul convitto nell’opuscolo che aveva letto durante l’imbarazzante viaggio di un’ora e mezza per andare fino a Westerville con suo padre il primo giorno di scuola. Sembrava normale che i dormitori fossero tutti sontuosi e ricercati, e la maggior parte degli studenti migliori della Dalton risiedevano in essi. Per come stavano le cose, Windsor House era uno dei dormitori più richiesti, con un gran numero di studenti diplomati che poi erano ammessi a scuole che fanno parte dell’Ivy League.

Quello era ciò che si vedeva da un foglio in bianco e nero. Quando Blaine, Wes e David portarono Kurt dentro Windsor per la prima volta, quell’enorme edificio in stile maniero con antiche colonne che poteva far vergognare le migliore case da confraternita, sembrava che fosse decisamente all’altezza delle aspettative.

“Voi… vivete tutti qui?” Kurt chiese, guardando alcuni ragazzi entrare nei dormitori. All’interno, oltre alle porte in legno di quercia, li aspettava un ingresso a volta. Il pavimento era di marmo e attaccato alle grandiose travi in legno del soffitto vi era un enorme stendardo blu notte spezzato da una linea dorata, i colori di Windsor.

L’architettura era squisita; dalle tinte ricche del legno alle eleganti sfumature delle pareti all’arredamento raffinato, Windsor poteva benissimo essere parte di un museo atto a riprodurre l’eleganza vecchio stile.

“Si, beh… Wes una volta era in Hanover,” Blaine sorrise

“Davvero?” chiese Kurt, seguendo gli altri in un corridoio. “Perché hai cambiato?”

“Era più eccitante qui.”

“Ok, magari potrei cominciare ad essere un po’ nervoso,” Kurt disse, aggrottando le sopracciglia.

Blaine rise e gli mise un braccio attorno alle spalle. Mentre Kurt tentava di impedire al suo cuore di volare fuori dal petto a causa di quell’azione, Blaine cercava di trasudare finta disinvoltura. “Ok, guarda, le cose di cui abbiamo parlato con Howard – sono solo dei casi estremi. I ragazzi sono sensati – per la maggior parte. Non preoccuparti. Non ti metteremmo mai in un vero pericolo.”

Qualcosa al piano superiore esplose, facendo sussultare Kurt. Le persone nel corridoio a malapena si accorsero del botto. Senza pensarci due volte, Wes afferrò un estintore e lo passò ad un ragazzo che sembrava essere arrivato nel corridoio solo per quel motivo. Gli altri continuarono normalmente.

Prima che Kurt potesse meravigliarsi di tutto ciò, il suo telefono squillò. Lo tirò fuori e lesse l’sms.

Hey Kurt! Sei alla Dalton? Che fai? - M

Kurt sorrise e rispose velocemente. Penso di stare in convitto .-K

Quindi… ci sarai solo nei weekend? –M

Kurt sentì una fitta. Aveva visto l’espressione sul volto di Mercedes quando aveva annunciato la sua intenzione d’andarsene. Lei era la prima persona a cui avrebbe dovuto dirlo, e alla fine era stata una delle ultime. Persino lui doveva ammettere che dopo tutto ciò che avevano passato lui e Mercedes insieme, lei meritava qualcosa in più che un annuncio dell’ultimo minuto senza averla nemmeno consultata prima di decidere.

Scusa, M. Ho pensato d’aiutare papà e Carole senza fare avanti-indietro ogni giorno. –K

Capito. Non preoccuparti –M

Lo sai che sarò lì in un nanosecondo se avrai bisogno di me, giusto? –K

Kurt, rilassati. Ti capiamo. E non preoccuparti, ci aggiorneremo su tutto nei weekend. –M

C’era quel “noi” sottinteso di cui Kurt aveva paura. Non era solo Mercedes. Era l’intero Glee Club. Cominciò a chiedersi cosa stavano facendo in quel momento. Era ora di pranzo, quindi dovevano essere al bar, o forse nell’aula di musica a fare le prove per qualunque performance il sig.Schuester avesse programmato. Mike, Tina e Mercedes probabilmente stavano ballando, a qualunque cosa Puck stesse suonando alla chitarra, e Artie forse provava a spiegare a Brittany la differenza tra un burrone e un grande pezzo di burro. Santana e Quinn stavano discutendo qualche nuova follia architettata dall’allenatrice Sylvester mentre Sam teneva il braccio attorno a Quinn. Rachel stava sicuramente sconcertando Finn con la sua ossessione per le prove, e dato che Kurt non c’era più, lei avrebbe avuto l’assolo che poteva essere per lui.

Se non se ne fosse andato.

“Kurt?”

Alzò lo sguardo e vide gli altri tre fissarlo preoccupati. Batté le palpebre. “Cosa?”

Wes diede un’occhiata a Blaine, che aveva chiamato Kurt due volte ma solo ora aveva ottenuto risposta. Come previsto, Blaine sembrava preoccupato. “Va tutto bene?”

“Sì,” Kurt rispose, mettendo velocemente il telefono in tasca. “Tutto ok, perché?”

David alzò un sopracciglio e guardò Wes con la coda dell’occhio. Wes ricambiò, poi guardò Blaine. Blaine continuava ad essere concentrato su Kurt mentre si spostava vicino a lui. “Sicuro…?” chiese.

“Sì,” Kurt annuì e sorrise per sicurezza.

Il problema nell’avere così tanto in comune con Kurt era che si capiva quando non la stava dicendo tutta. Ma per il momento, Blaine decise di andare oltre e afferrò la mano di Kurt con un sorriso abbagliante. “Andiamo, ti mostro le camere.”

Kurt, accecato dal sorriso, non poté fare nulla più che sorridere a sua volta e seguire Blaine su per le scale. David e Wes si scambiarono uno sguardo e scossero la testa, scoppiando a ridere.

“Spero seriamente che si diano una mossa,” si lamentò David, allentando la cravatta. “Se devo sentire Blaine che si strugge per lui un’altra volta…”

“Non so, l’ultima volta che Blaine ha avuto una cotta per qualcuno gli ci sono voluti due mesi solo per dire qualcosa…” disse Wes dubbioso.

“Non parliamone, mi fa male ripensare a cos’abbiamo dovuto passare,” David rabbrividì. “Mi ricordo quando sentì questa canzone, e decise che era perfetta per la loro storia e fu l’unica cosa che si poteva ascoltare in camera sua per una settimana.”

“Ho evitato la sua stanza quella volta, come se avesse avuto la peste.”

“Io invece ho dovuto convivere con quella roba; eravamo coinquilini Wes. COINQUILINI. Tenevo le paraorecchie vicino al letto!”

“Ed eccoci qua... di nuovo,” Wes sospirò, andando verso le scale in cui Blaine e Kurt erano scomparsi. David fece lo stesso lungo sospiro. “Cosa non si fa in nome dell’amicizia…”

Kurt era abbastanza sicuro che Blaine fosse andato da quella parte lungo i corridoi, ma dopo che il ragazzo aveva lasciato andare la sua mano per un momento per parlare ad un Warbler in una delle camere, si era perso. Sicuramente non poteva essere così senza speranze nell’orientamento, ma non solo i corridoi Windsor erano tutti identici, ma erano pure simili in ogni piano. Kurt aveva semplicemente girovagato per un momento, osservando i quadri appesi alle pareti, la mobilia, il fatto che i pavimenti erano ricoperti di tappeti, e che i mobili in legno avrebbero fatto venire un infarto ad un qualunque venditore d’antichità.

Ed ora non aveva idea di dove si trovava.

E aveva la sensazione d’essere osservato.

E ora mi ricordo quella cosa che ho detto all’allenatrice Sylvester… sul sentirsi come in un film horror…Kurt si guardò intorno. Gli sembrava di sentire movimenti dietro di lui, ma non c’era nulla quando guardava. Gli venne un colpo quando si voltò e vide che di fronte a lui c’era un ragazzo biondo che lo osservava con un perfetto ghigno da Stregatto.

“Ciao, Alice,” disse, gli occhi azzurro ghiaccio che brillavano.

“Scusa?” disse Kurt, sguardo fisso.

“Benvenuto nel Paese delle Meraviglie,” disse una voce identica da dietro di lui. Si voltò velocemente e vide lo stesso ragazzo, con lo stesso ghigno, e la stessa postura. O… almeno questo era quello che sembrava.

“Okay…” Kurt guardò prima uno e poi l’altro.

Il gemello dietro di lui fece un passo con le lunghe gambe e si ritrovò vicino al fratello. La coppia di bei fratelli stava sogghignando.

“Sembri perso, Alice,” disse uno dei due. “Sei caduto nella tana del coniglio e hai battuto la testa?”

“Perché se ti sei perso, noi possiamo portarti sulla retta via,” disse l’altro.

Kurt decise che anche le allucinazioni di Brittany potevano avere più senso di questo, ma scosse la testa e rivolse loro un sorriso nervoso. “Sono Kurt. Sono –”

“Nuovo,” dissero in coro. “Lo sappiamo.”

“E… voi siete…?”

Il gemello a sinistra alzò una mano. “Io sono Ethan.”

“Io sono Evan,” disse l’altro gemello.

Ed all’unisono, entrambi afferrarono le mani di Kurt. “Andiamo, Alice!” dissero in coro. “Ti faremo noi da guida!”

Non avendo la forza per protestare e non essendo capace di trattenere l’energia dei gemelli che gli stavano stringendo le braccia con abbastanza forza da poterle amputare, Kurt rispose un po’ agitato, “Veramente io ero qui con Blaine…?”

“Blaine?”

“Sappiamo dov’è!”

“È al piano di sotto!”

“Ti sta cercando!”

“Non gli dispiacerà se ti prendiamo in prestito per un secondo.”

E Kurt fu, senza molte cerimonie, fatto entrare in una camera Windsor per la prima volta.

L’ingresso dell’edificio l’aveva preparato solo parzialmente a ciò che era una vera stanza Windsor. Era come entrare nel set de “I Tudors”. Non sembrava nulla di che dall’esterno, ma dentro aveva la grandezza di un appartamento, senza muri a separare l’area comune dalla zona notte. C’era un’area centrale arredata con buon gusto. Nel caso dei gemelli, c’erano un lussuoso divano bianco, un tavolino in vetro, ed un grande televisore a schermo piatto. Il tavolino era occupato da pistole giocattolo che sembravano decisamente fuori posto tra i grossi libri scolastici.

Al di là di questo salottino c’erano i letti, su opposti lati della stanza, ognuno su una pedana di legno massiccio in maniera da separarli dall’area comune. I letti erano pezzi d’antiquariato tenuti in maniera ottimale, letti a baldacchino con tende sottilissime. Un letto era rifatto, l’altro no (ma era ricoperto di vestiti con il logo della scuola). C’era una terza pedana, dalla parte opposta rispetto alla porta, che poteva servire per un terzo letto, ma in quel caso serviva solo come estensione della zona comune.

“Ok!” disse un gemello, probabilmente Evan, lasciando cadere Kurt senza troppe cerimonie sul lussuoso divano bianco dell’area comune. “Ecco com’è una stanza di Windsor.”

“Veramente, tutte le camere sono così,” disse quello che probabilmente era Ethan.

“Abbiamo visto le altre.”

“Ma Windsor è comunque il posto migliore.”

“Certo.”

“Uhm… non vorrei essere scortese, ma potreste parlare uno alla volta?” chiese Kurt, confuso.

Ethan rise. “Blaine dice che è più facile se pensi a noi come ad una persona sola. Se sei nuovo, è meglio. Ti abituerai.”

“Grazie,” sorrise Kurt.

Evan continuò, “Qui a Windsor, ci sono dalle due alle tre persone in una camera. A meno che tu non sia speciale, allora puoi richiedere la tua stanza singola. Per esempio se sei il capitano di una squadra sportiva. O se superi il 9,8 come voto in ogni materia.”

“Ma difficilmente è così,” disse Ethan con gentilezza. “Perché qui tutti hanno dei voti stupendi.”

“Tutti.”

“Già.”

“L’eccellenza è normale, qui.”

Kurt vacillò leggermente, provando ad incamerare tutte le informazioni che gli erano state fornite. Mentre alla McKinley cercava qualcosa di stimolante, qui non sembrava che le cose andassero allo stesso modo. “Tutti. Va bene…”

“Ci sono tre dormitori – Windsor, Hanover e Stuart, e Stuart è quello che ci piace di meno.” L’altro gemello fece il gesto del pollice verso e una smorfia. “Perché?” continuò prima che Kurt potesse aprire bocca per chiedere la stessa cosa, “Perché sono un branco di idioti leccaculo e questo è in pratica tutto ciò che devi sapere.”

“E tu proteggerai i tuoi compagni Windsor da loro fino alla tua morte, e noi faremo lo stesso per te,” annuì l’altro gemello saggiamente. “Windsor è, senza ombra di dubbio, il miglior dormitorio – non preoccuparti di Hanover, sono innocui – ma Stuart prova a metterci i bastoni fra le ruote in ogni modo. Non fidarti di loro.”

Dopo quell’avvertimento, la luce maniacale nei loro occhi svanì, per il sollievo di Kurt.

“Il coprifuoco è alle dieci durante la settimana, alle undici nei weekend,” disse Ethan. “Fino a quell’ora, puoi andartene in giro a fare praticamente tutto ciò che ti pare. Ma se fai tardi, ti chiudono fuori.”

“Ed ecco perché è utile averci come amici,” ghignò Evan. “Perché noi possiamo farti rientrare senza che Howard lo venga a sapere!”

Ethan sembrava orgoglioso. “Possiamo aprire ogni porta, ogni finestra, sul campus. Sia letteralmente che metaforicamente.”

“Questa dev’essere la vostra cosa,” Kurt alzò un sopracciglio, chiedendosi se quei due fossero realmente così. Sembravano il genere di persona che ti prende in giro. “Mi hanno detto che ognuno qui ha qualcosa di particolare che lo riguarda.”

“Beh… non abbiamo solo questa,” Evan sorrise dolcemente ed offrì a Kurt una pistola.

Kurt considerò l’offerta, poi sorride ed accettò.

“Ottima scelta,” ghignò Ethan. Tirò fuori la sua pistola personale e sparò a Kurt dritto in fronte.

Quando Blaine uscì dalla camera dei gemelli non più di dieci minuti più tardi, era livido per un paio di ragioni: uno, per aver gridato contro i gemelli dato che avevano preso Kurt senza far sapere a nessuno dove fosse andato, due, per aver incluso Kurt nella loro seconda battaglia della settimana con quelle cavolo di pistole giocattolo, e tre, per averlo assalito nel momento esatto in cui era entrato nella stanza. Lasciare un ragazzo nuovo in giro per Windsor da solo non era mai una buona idea, ma almeno Kurt respirava quando lo aveva tirato fuori dalla guerra in corso. Respirava poco, ma respirava.

Kurt stava ridendo così forte da inciampare mentre camminava, Blaine gli stringeva la mano, e guardando il solista dei Warbler con la voce strozzata dalle risate gli chiese “Cos’è che nascondono?”

“Vorremmo tutti saperlo,” Blaine sorrise, tuttavia divertito alla vista di come Kurt sembrava aver apprezzato l’esperienza. Si avvicinò un po’ per controllare il segno sulla fronte di Kurt.

“Ti hanno colpito, si vede.”

“Ne è valsa la pena solo per poter vedere Evan fare quella mossa alla Matrix dopo che l’ho colpito per la prima volta,” Kurt deglutì, ancora sorridente ma vagamente strano a causa della vicinanza di Blaine. Blaine, comunque, sembrava interessato. “Come sai che quello era Evan?”

“Non lo so,” ammise Kurt. “Solo… sembrava Evan?”

“In effetti era Ethan,” Blaine sorrise. “È il più molleggiato dei due.”

“Oh, allora hanno delle differenze,” rise Kurt.

“Molto poche.” Blaine si fermò di fronte ad una porta e l’aprì. “Questa è la mia stanza.”

Kurt guardò all’interno e notò che nonostante la stanza fosse come quella dei gemelli nell’architettura, era comunque tutto molto più… Blaine. I mobili nella zona comune erano diversi, in materiali e colori caldi e confortevoli. C’era un tappeto al centro della stanza, e solo un letto sembrava in uso. Dato che il letto era circondato da un’area studio con mucchi di libri, penne, fogli, ed un liscio e lucente pc portatile e dato che c’erano molte foto dei Warbler, Kurt immaginò che quello fosse il letto di Blaine. L’altra pedana aveva un letto, ma era spinto in un angolo e lo spazio rimanente era pieno di cuscini larghi abbastanza da potercisi sedere sopra. La pedana centrale, come poté notare un Kurt in totale ammirazione, era stato allestito come un piccolo teatro, con tanto di schermo da cinema.

“Come… come hai fatto a far entrare quello schermo?” chiese Kurt.

“In realtà è abbastanza vecchio – ce l’avevano in sala audiovisivi, e quando ne hanno comprato uno nuovo ho chiesto se potevo averlo io.”

“E ti hanno lasciato prenderlo?”

Blaine sorrise. “Non è solo per me. Un sacco di Warbler vengono qui per passare un po’ di tempo. Così abbiamo legato.”

Il Glee Club della McKinley non poteva permettersi nemmeno il trasporto, figurarsi un intero schermo cinematografico. Kurt era meravigliato. Camminò attraverso la stanza, guardando la collezione di poster teatrali di Blaine, e si fermò alle foto dei Warbler e di altri ragazzi che non indossavano l’uniforme della Dalton. Ad un tratto Kurt si accorse che la stanza era molto silenziosa. E poi si guardò intorno. “Aspetta – sei in camera da solo?”

“Se una persona ha all’incirca altri dieci ragazzi che irrompono in camera ad ogni ora per armonizzare, fare rumore, ed in genere causare caos, i coinquilini non durano molto.”

Kurt sorrise e si sedette sul divano con sospiro, guardandosi attorno. “Quindi sei qui, da solo…” Osservò la grandezza della stanza.

“Mi aiuta ad apprezzare di più la tranquillità, quando non ci sono i ragazzi.” Ammise Blaine, sedendosi accanto a lui.

Scese il silenzio, ma non era né strano né teso. Entrambi sembravano stanchi senza davvero saperne il motivo. Entrambi per un momento sembravano persi nei loro pensieri. Blaine si ridestò per primo, e vide Kurt fissare il telefono. Non c’era nulla sullo schermo.
Blaine gli diede un colpetto. “Hey.”

Per un istante, Kurt gli diede un’occhiata in risposta prima di appoggiarsi alle sue spalle, stavolta senza nemmeno provare a sorridere. Blaine lo guardò, un po’ sorpreso, ma decise di godersi il momento fintantoché durava. Mise un braccio attorno alle spalle di Kurt, senza sapere se stava cercando di assorbire il suo calore o se stava provando a darne all’altro ragazzo. Kurt appoggiò il viso alle spalle di Blaine e lasciò andare un sospiro tremolante e Blaine, con la mano libera, strinse quella di Kurt.

“…diventa più facile,” mormorò finalmente.

Una pausa. “…quando...?” sussurrò Kurt senza muoversi, stringendogli un po’ di più la mano.

“Quando…” Blaine sospirò. Diede un’altra occhiata a Kurt. Era sempre così vicino a quelle labbra seducenti che lo avevano incantato quel pomeriggio sulle scale umide della McKinley. E come allora, si allontanò prima di fare qualcosa di riprovevole.

Voleva assolutamente dirgli tutto, ma nonostante ci avesse pensato giorno dopo giorno, semplicemente non trovava le parole per spiegare ciò che sentiva nei suoi confronti. Lui stesso non riusciva a capire come un ragazzo potesse, in meno di una giornata, catturare la sua attenzione senza nemmeno accorgersi di averlo fatto.

E con tutto ciò che era successo, lui al momento avrebbe solo ferito Kurt; era sicuro che il ragazzo non aveva bisogno di nuove complicazioni. Allo stato attuale, ogni mossa da parte sua sarebbe stata un approfittare di lui.

E non si sarebbe mai perdonato se si fosse aggiunto alla lista di problemi di Kurt.

Per ora… ti proteggerò. Da tutto. …anche da me.

Blaine sorrise a Kurt. “…quando ti fidi di te stesso e riesci a rialzarti.”
Kurt lo guardò. Il sorriso di Blaine si fece più largo. “Devi essere una persona fantastica, Kurt, per essere riuscito a resistere a tutto per così tanto tempo.” Si girò, cercando con gli occhi la massa di fotografie. “io non sono durato così tanto.”

“Blaine…?” Kurt riacquistò una posizione eretta, guardando Blaine, la fronte corrugata per la preoccupazione.

Ma Blaine lo stava guardando con la stessa calda espressione di prima. “Sei davvero molto più forte di quanto tu non creda. Kurt… coraggio significa anche credere in se stessi e riuscire a rialzarsi dopo ogni difficoltà per poter essere chi si vuole essere, quando sembra che tutto stia crollando attorno a te.”

Prese le mani di Kurt. “Questa volta, però… sono con te. Come ti ho già detto, ti guarderò le spalle. Va bene?”

Kurt abbassò lo sguardo alle loro mani, e poi di nuovo al sorriso di Blaine. Sentiva gli occhi pungergli mentre si riempivano di lacrime ma il suo orgoglio si rifiutava di farle scendere, quindi sbattendo un po’ le ciglia riuscì prima a trattenerle e poi a scacciarle via. Rise attraverso la foschia nei suoi occhi e annuì. “Sì. Va bene.”

Blaine rise e gli fece un sorriso. “Tieni duro.”

Kurt semplicemente rise, si strofinò gli occhi, e annuì.

“È come qualcosa di uscito da un film di Julia Roberts,” si lamentò Wes in sala, roteando gli occhi in maniera comunque benevola, avendo visto tutto lo svolgimento della scena.

David gli sorrise e tornò con lo sguardo ai due in camera di Blaine. “Devo essere d’accordo. Ma quei due sono adorabili in maniera quasi disgustosa.”

“Blaine sembra davvero felice,” disse Evan con un sorriso compiaciuto, e Ethan aggiunse, “che è comunque meglio di guardarlo mentre fissa il suo Blackberry in attesa del prossimo sms dal suo piccolo folletto.”

“È già ufficialmente il suo piccolo folletto?” chiese David.

“Non ancora. Se il modo in cui sono così nervosi quando sono nei paraggi non ti ha detto nulla. E tu sai bene quanto me che se Blaine stesse ufficialmente “con” qualcuno, beh…” Wes roteò gli occhi. “Si farebbe molti meno problemi”. Indicò i due che stavano parlando amichevolmente all’interno della stanza.

“Sa cantare?” chiese Ethan curioso. “Hai detto che faceva parte del Glee Club della McKinley.”

“L’unica registrazione che sono riuscito ad avere ha una ragazza bassina che canta di fronte agli altri,” commentò Evan. “E il folletto di Blaine cantava fra i coristi.”

“Beh, Blaine insiste che sa cantare – non so come faccia a saperlo quando anche Kurt dice che lui non l’ha mai sentito,” rispose David, con una scrollata di spalle.

“Lo scopriremo presto,” annuì David, incrociando le braccia, e tenendo d’occhio la coppia sul divano. “Dovrà cantare per Harvey e Medel. Decideranno loro.”

“Andrà bene,” dissero in coro i gemelli.

“E voi come lo sapete?” David alzò un sopracciglio.

Evan – o era Ethan? – sorrise mentre studiava il sorriso smagliante di Kurt mentre osservava Blaine. “Solo una sensazione.”

Nel prossimo episodio: i ragazzi provano a far sentire Kurt come se fosse a casa sua. La Dalton non accetta il bullismo, ma ha le sue rivalità; e Windsor, Stuart, e Hanover stanno per avere il loro primo evento importante. Kurt ha dei problemi, deve infatti impressionare l’istruttore del coro Greg Harvey e la musicista Sylvia Medel. Tra lo studio, i Warbler, e le prove senza speranza nel non essere distratto da Blaine, Kurt comincia ad imparare a stare in bilico nella sua vita alla Dalton.
  
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