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Autore: shootingstar_    04/02/2011    9 recensioni
Dedicata ad Aika e Laire ♥
Old Souls. Vecchie Anime.
Come hanno fatto i ragazzi della prima generazione a diventare un gruppo così compatto? Come si sono conosciuti? In quali occasioni?
Una raccolta che tratterà momenti in comune della loro infanzia e della loro prima adolescenza, un retroscena che spero risulti credibile e piacevole da leggere.
Cit: «Una città si chiama Sidney» rispose serio Tony. «Non puoi chiamarti come il nome di una città, sarebbe davvero troppo imbarazzante!».
«Anche il tuo nome fa ridere. Anthony».
«Allora io sono Tony, e tu sei Sid».
«E perché devo diventare tuo amico, Tony?». [...]
[...] «Perché io ti ho portato il pongo, Sid».

Aspetto con ansia le vostre recensioni, con la speranza che vi piaccia
Minnie (L)
Genere: Generale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Quasi tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo Uno: Tony e Sid


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~Pongo


Stava colorando, seduto composto sulla sua seggiolina di legno bianco e rosso.

L'azzurro dipingeva una sottile linea di cielo proprio lì, in cima al foglio. I tratti irregolari di quel verde che proprio non gli piaceva- gli ricordava il colore di spinaci masticati, e lui detestava gli spinaci, tanto più se masticati- erano lì, diecimila metri sotto il cielo, come ciuffetti d'erba. E poi le rondini, e poi la casetta, e poi la sua sorellina, e la sua mamma, e il suo papà.

Tony guardò il disegno con un'aria critica che sembrava davvero buffa su quel visino paffuto, gli occhi incredibilmente azzurri e lucenti stretti in due fessure.

«E' proprio un bel disegno».

Il bambino si voltò a guardare la maestra- in un attimo, l'aria critica era sparita, per lasciare posto a quella che era indubbiamente infantile presunzione.

«Lo so» le rispose senza riserve. «Però... mi manca qualcosa».

Ed ecco che in un attimo quell'espressione scrutatrice e dubbiosa tornava a farsi spazio su quel viso da angioletto.


«Quattrocchi! Quattrocchi!».

Un altro bambino, seduto altrettanto placidamente su un altrettanto piccola sedia bianca e rossa continuò ad arrotolare il suo pongo blu, cercando di non far caso ai bambini seduti davanti a lui.

«Quattrocchi! Quattrocchi! Dammi il pongo! Dammi il pongo!».

Il bambino con gli occhiali vide una mano scattare veloce sotto i suoi occhi. Quattro piccole e corte dite affondarono nella pasta blu, rovinando la scultura che lui si era tanto impegnato a fare.

Sid alzò la testa. Gli occhiali rotondi, cerchiati di plastica bianca, gli scivolarono un poco sul naso. Non si curò ti raddrizzarli- anche da quella posizione vedeva benissimo che quel bambino stava giocando con il suo pongo. Gli occhi gli si riempirono di lacrime. Voltò la testa. Se l'avessero visto frignare, sarebbe inevitabilmente diventato il Quattrocchi Piagnone.

Dall'altra parte dell'aula, un bambino dai capelli neri lo stava osservando. Loro due non avevano mai parlato, ma era abbastanza sicuro che quel bambino si chiamasse Anthony.

Mise le mani davanti al viso, fingendo di non averlo visto e ne guardò i palmi. Erano blu, blu come il colore del cielo. Strofinò la mani sui pantaloni, e non se ne curò più.


«Ciao, io mi chiamo Anthony, vuoi essere mio amico?».

Sid sobbalzò sulla sedia. Una riga indesiderata di arancione- che brutto colore, gli ricordava le arance, e a lui le arance proprio non piacevano- tagliò in due il disegno che avrebbe dovuto rappresentare la sua famiglia.

Girò il suo esile corpicino da bambino di cinque anni fino a ritrovarsi faccia a faccia con il bambino dal capelli neri che ieri lo stava guardando durante l'incidente del pongo.

«Hai un nome buffo» rispose Sid, tenendo gli occhi bassi, fissi sulle sue scarpette da ginnastica con gli strappi.

Tony sorrise. «Tu come ti chiami?».

Sid alzò gli occhi. Avrebbe volentieri ricambiato il sorriso, ma c'era qualcosa che gli consigliava di non farlo. Ehi, avrà pure avuto cinque anni ma sapeva capire benissimo che non era normale che dopo due anni di isolamento un bambino con il quale non aveva mai parlato gli chiedesse di diventare suo amico. Avrebbe accettato solo per un valido motivo.

«Io mi chiamo Sidney».

«Una città si chiama Sidney» rispose serio Tony. «Non puoi chiamarti come il nome di una città, sarebbe davvero troppo imbarazzante!».

«Anche il tuo nome fa ridere. Anthony».

«Allora io sono Tony, e tu sei Sid».

«E perché devo diventare tuo amico, Tony?».

Quel paio di occhietti azzurri brillanti come pietruzze colorate al sole si strinsero sotto il peso del sorriso sincero e innocente che gli dipinse il volto mentre, estraendo una piccola confezione cilindrica dalla tasca del grembiule gli disse: «Perché io ti ho portato il pongo, Sid».


Tony percorse a piccoli passi la distanza che separava il suo banco dalla cattedra della maestra. Nella mano destra stringeva forte un foglio di carta- il suo capolavoro.

Aveva fatto attenzione a che il disegno fosse rivolto verso l'interno. Ne era tanto orgoglioso, non voleva che gli altri bambini lo potessero copiare. Aveva fatto così tanta fatica a finirlo!

«Tieni maestra». Glielo passò in gran segreto.

La maestra lo guardò con quell'aria dolce che solo le maestre possono avere e che solo i bambini possono vedere appieno.

«L'hai finito, allora?».

«Sì» rispose orgoglioso.

Aveva pensato tanto a cosa mancasse. Aveva disegnato altri uccelli, aveva disegnato altri fiori, aveva colorato calcando di più la casa. Solo alla fine aveva provato ad aggiungere una persona, e, con sua grande sorpresa, aveva capito che era quella che mancava. Poi, ancora scontento, aveva impugnato il pastello giallo e aveva disegnato un grande tondo, e con la matita rossa aveva contornato il cerchio con tante stanghette ondulate.

Insieme alla persona ne era uscito un sole caldo, che rendeva quel disegno il suo piccolo e personale capolavoro.

«E chi è quest'altra persona?» gli chiese la maestra, indicando il bambino con gli occhiali che Tony aveva disegnato accanto a se stesso.

«Lui è il mio amico Sid. E poi quello è il sole, perché il mio papà mi ha detto che a Sidney fa sempre caldo».





Note: Eccomi qua, tornata con una raccolta su Skins. Sì, questa volta ho deciso di fare una raccolta, una raccolta mirata a spiegare come i ragazzi della Prima Generazione di Skins siano diventati un gruppo così solido e ben costruito. L'idea- o meglio, l'ispirazione per scrivere una cosa del genere mi è venuta questo pomeriggio parlando di questo telefilm con Lady Aika e Larie, alle quali voglio dedicare questa raccolta (siete state le mie muse, LOL). Stavamo discutendo un po' di tutte e tre le generazioni, dei personaggi che ci piacciono e quant'altro, e allora mi sono resa conto che, se nella terza e quarta stagione il gruppo si forma con il susseguirsi delle puntate, le cose per la prima generazione sono diverse: quando li conosciamo loro sono già un gruppo forte e consolidato. Allora ho iniziato a farmi mille domande. Come hanno fatto Tony e Sid a stringere amicizia? E Maxxie e Anwar? E tutti gli altri? Quali sono stati i collegamenti?
Così è nata l'idea di Old Souls, ovvero Anime Vecchie. Amo i titoli in inglese perché amo la lingua inglese, e non so, mi sembrava un titolo adatto. Tutte le FanFiction che comporranno questa raccolta (e non saranno necessariamente one shot) hanno un'ambientazione che va dalla scuola materna (come questa) alla prima adolescenza. Almeno, questo è quello che credo accadrà, perché la verità è che non ho ancora uno straccio di idea riguardo agli altri!
Parlando nello specifico di questo capitolo, vi confesso che non ho la più pallida idea di come sia la scuola materna nel Regno Unito, quindi sì, è tremendamente italianizzata. Ho provato a cercare informazioni nella rete ma è uscito pochissimo, quindi ecco, perdonatemi possibili incongruenze.
L'idea del pongo non so da dove sia nata. Probabilmente è perché l'altra sera io e i miei amici d'infanzia stavamo appunto pensando di fare il pongo, e una mia amica ha detto che il suo preferito (o forse sono stata io? Dio, non ricordo!) era quello blu. Il disegno dell'allegra famigliola invece è un classico- è questo che si disegna all'asilo. Però volevo provare a far vedere come la vedeva Tony, spero di esserci riuscita.
A proposito del disegno e di Tony, c'è un punto dove ho scritto che la terra sta un botto di metri sotto il cielo. Non è che mi sono rincoglionita, eh, è solo che ho pensato che una cosa del genere potesse essere in linea con i pensieri di un bambino di cinque anni. Così come quel "perché devo diventare tuo amico?". So che la forma adatta è "dovrei", ma Sid ha cinque anni e uno sbaglio ci stava tutto, almeno secondo me.
Credo di aver detto tutto. Spero vivamente che vi sia piaciuto questo rpimo capitolo, che l'abbiato trovato in qualche modo plausibile, che i piccoli Tony e Sid vi siano piaciuti.
Grazie mille in anticipo, se avete qualche domanda/dubbio non esistate a chiedere! Se non volete farlo nella recensione, c'è sempre Formspirng (link in pagina autore).
Un bacio a tutti, Minnie

   
 
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