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Autore: CriminalDanage    04/02/2011    2 recensioni
Due storie diverse che hanno un qualcosa in comune: Daemon e il rispetto verso Giotto che sfocia nel tradimento.
Mukuro e l'odio verso Tsuna che poi si tramuta in qualcos'altro.
{Daemon/Giotto - Mukuro/Tsuna}
Genere: Malinconico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Daemon Spade, Giotto, Mukuro Rokudo, Tsunayoshi Sawada
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Per iniziare, la vendetta.

Per iniziare, il giuramento di eterna amicizia.

Il vecchio magazzino era buio e sporco, gli unici spiragli di luce presenti attraversavano le vecchie assi di legno inchiodate malamente sulle finestre, come per sigillare il luogo. L’odore di carcasse in putrefazione, misto a quello del sangue si spargeva nell’aria; puntò lo sguardo su Tsunayoshi, lo fissava con uno sguardo diverso da quello di sempre, meno impacciato, meno insicuro. Sembrava quasi un’altra persona.

 

L’ufficio era illuminato, i raggi del sole filtravano attraverso le tende chiare, il venticello primaverile trasportava con se un piacevole profumo di fiori di ciliegio.

Guardò Giotto, un sorriso pacifico era dipinto sulle sue labbra, persino i suoi occhi gli trasmettevano una calma al di fuori del comune. Stimava quella persona.

 

La persona che lo avrebbe portato alla rovina.

 

La persona che avrebbe portato alla rovina.

 

Tsunayoshi Sawada lo fissava con odio, Mukuro sapeva bene il perché: aveva osato toccare i suoi amici, possederli e scagliarli contro di lui, come sue pedine. Desiderava la Vendetta, voleva sterminare la Mafia, distruggere i Vongola, distruggere Tsunayoshi Sawada.

 

Giotto e i suoi sorrisi. Sospettò di essersi innamorato di quell’uomo, sotto qualsiasi punto di vista, probabilmente il suo non era un amore simile a quello che si provava fra uomo e donna;  il suo rispetto che di lì a poco si sarebbe trasformato in fanatismo, l’aveva preso talmente tanto da amare non solo gli ideali di quell’uomo, ma qualsiasi cosa potesse far parte del suo essere.

 

Piuttosto che arrendersi ai Vongola,  si tolse la vita, ovviamente con un piano di riserva, alla fine sarebbe tornato e con un obiettivo: il corpo di Tsunayoshi Sawada sarebbe stato suo.

Aveva venduto la sua libertà alla Mafia, rimanendo rinchiuso nella prigione dei Vindice per anni, alimentando il suo odio verso la Mafia, verso i Vongola, verso lui.

 

Accanto a Giotto e il resto del gruppo che ben presto diventò una vera e propria Famiglia, si sentiva imbattibile e veder realizzarsi un futuro che sembrava sempre più lontano così in fretta lo rese felice, un futuro migliore che spesso comportò a perdite, che servirono anche ad aumentare il prestigio la Famiglia, almeno dal suo punto di vista. Di una cosa era certo, l’avrebbe seguito per sempre.

 

Rinchiuso all’interno di quella “cella” realizzò di non poter far nulla, così stipulò un patto con una giovane in fin di vita, in cambio del suo corpo l’avrebbe mantenuta in vita con le sue illusioni, così lui avrebbe avuto un corpo per potersi muovere e avvicinarsi maggiormente a Tsunayoshi Sawada.

 

Il potere, la gloria, le vittorie. Giotto non sembrò lasciarsi trascinare da tutto questo, ma insomma … non che si aspettasse un cambiamento da una persona modesta come lui, anche per questo lo stimava. Era felice di essere un Guardiano di Giotto, lo faceva sentire importante.

 

Un anello, l’anello della Nebbia. Ciò comportò a renderlo parte di qualcosa che lui disprezzava più di qualsiasi altra cosa, la Mafia.

Peggio ancora comportò alla protezione di Sawada Tsunayoshi, Gokudera Hayato subito intuì i suoi piani e cercò di ostacolarlo mettendosi contro la piccola Chrome, il suo recipiente umano, ma allo stesso tempo riuscì a vedere qualcosa di positivo, più poteva stare vicino a lui, più aveva la possibilità di annientarlo, lentamente.

 

Le sue idee entrarono spesso in contrasto con G. , il Guardiano della Tempesta. Secondo lui non meritava il ruolo di Guardiano della Nebbia, probabilmente perché secondo lui, stava vicino a Giotto in una maniera quasi compulsiva, deviando i suoi ideali con i propri.

Che assurdità, Giotto non era quel genere di persona, era un po’ ingenuo, sognatore … ma non si sarebbe mai lasciato traviare da lui.

 

«Mukuro dice di non far parte della Famiglia, eppure spesso ci aiuta, lo considero un nostro compagno.»

 

«Sono felice che Daemon sia parte della mia Famiglia, senza di lui tutto ciò che abbiamo realizzato fin ora, sarebbe stata un’utopia.»

 

Passò la bellezza di dieci anni. Chi l’avrebbe mai detto? Era ancora al suo fianco.

 

Passò tantissimo tempo, ma lui non fu più al suo fianco.

 

Tsunayoshi Sawada diventò una sua debolezza, la persona che odiava ma che allo stesso momento voleva proteggere.

Lo voleva proteggere a tal punto da odiare la sua vicinanza con qualcuno che non si trattasse di lui, cosciente del fatto che il suo comportamento spesso sfiorava il ridicolo.

 

Giotto diventò la sua debolezza, la persona che amava ma che allo stesso momento desiderava eliminare. I loro ideali si opposero con il passare del tempo, Giotto non era una persona crudele come lui, lui piangeva per le sue vittime, questo lo rendeva un uomo debole.

Si alleò con un uomo dai capelli neri e con occhi malvagi, che presto scacciò Giotto ed assunse il trono insanguinato dei Vongola.

 

Una notte tornando in hotel, più ubriachi del solito consumarono nella stanza di Tsuna; strinse a se quel corpo sottile ed apparentemente indifeso, lo sentì gemere, sussurrare più volte il suo nome.

La ragione lasciò posto al desiderio, il desiderio neutralizzò l’odio.

 

La stessa notte di quel giorno dettato dal fato decise di lasciare una traccia indelebile sul corpo di Giotto, lo violò, contro il suo volere, facendogli più male possibile.

Non era mai stato bravo ad esprimere i suoi sentimenti, quello fu l’ultimo grosso errore che riuscì a compiere nei confronti di Giotto.

L’amore lasciò posto alla pazzia, la pazzia neutralizzò la ragione.

 

Un sorriso, e poi quella frase che lo spiazzò «Credo di amarti.»

 

Un sorriso malinconico, poi quella frase che lo spiazzò «Credo di amarti, scusa se non sono abbastanza per te.»

 

La consapevolezza che quello non fu un errore, che in fondo era lo stesso che provava anche lui, si era fatta pressante nel suo cuore.

 

La consapevolezza che quello fu un errore, il senso di colpa, la rabbia verso se stesso, aumentarono in maniera smisurata.

 

L’ultima volta che riuscì a vedere Tsuna, fu prima della guerra contro Byakuran. L’aveva guardato con uno sguardo preoccupato, avrebbe voluto accompagnarlo, ma Tsuna aveva richiesto la presenza di Yamamoto e Gokudera.

«Ci rivedremo presto.» 

Il suo sorriso, le sue spalle esili, in fine la porta che si chiudeva.

 

L’ultima volta che riuscì a vederlo, fu prima della fine. Il suo sguardo era determinato anche dopo tutte le umiliazioni subite, coraggioso e bellissimo come la prima volta che l’aveva incontrato.

«Ti ostacolerò.»

Il suo sorriso che gli provocò una fitta al petto, fra le mani stringeva un orologio da taschino, simbolo del suo giuramento.

 

Quando lo rivide, riuscì a dire, “Ti amo.”

 

Quando lo rivide non poté parlargli, lui non era più fra i vivi.

 

Aveva mantenuto la promessa.

 

Non aveva mantenuto la promessa.

   
 
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