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Autore: artistic soul_015    06/02/2011    2 recensioni
Vorrei già essere lì da te e invece sono qua alla stazione, bloccato da quell'idiota del Colonnello. Annuisco distratto, senza sentire veramente ciò che mi stai dicendo; i miei pensieri sono già oltre la missione, in una piccola baita ai piedi dei monti Briggs..
Soli tra le nevi del Nord, Envy e Edward sperano di riuscire a stare un po' di tempo insieme, ma qualcuno li ha seguiti da lontano...
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Edward Elric, Envy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ti amo, O'chibi-san

(Ed)

.

.

Vorrei già essere lì da te e invece sono qua alla stazione, bloccato da quell'idiota del Colonnello.

Va bene che è la prima missione che faccio senza il supporto di mio fratello, ma che diavolo, non sono diventato alchimista grazie all'aiuto di Al!

Annuisco distratto, senza sentire veramente ciò che mi stai dicendo; i miei pensieri sono già oltre la missione, in una piccola baita ai piedi dei monti Briggs...

Mustang mi guarda perplesso, evidentemente mi ha appena fatto una domanda ed io, come al solito, mi sono perso...

-Acciaio, mi stai ascoltando o no? Non sono sicuro che mandarti in missione da solo sia una cosa adeguata, soprattutto visto il fatto che a Briggs è già inverno inoltrato...-

-Stia tranquillo Colonnello, tornerò certamente, anche solo per distruggere quell'espressione idiota dal suo volto!- rispondo arrabbiato. Lui mi ignora come suo solito.

Ok trattarmi come un sottoposto, ma non sono più un moccioso! E poi non sopporto il suo tono arrogante!

Provo a concentrarmi per sembrare interessato ai consigli che mi dà e poi finalmente mi lascia andare.

Adesso ho più di nove ore di treno per fantasticare sul mio bellissimo periodo in missione.

Sono mesi che ho pianificato tutto e non intendo sgarrare nei piani; entro domani la missione di ricognizione dovrà essere terminata, poi, con calma, potrò godermi gli altri sei giorni come avevo deciso.

Il rumore del treno sui binari mi distrae, solo allora vedo Al e Winry, abbracciati, salutarmi con la mano dalla stazione. Rispondo al saluto sbracciandomi e facendo l'occhiolino a mio fratello; lui e Winry si sono messi insieme, precisamente da quando Al ha riavuto il suo corpo, cinque mesi fa.

Prima che il treno giri e prenda velocità, vedo la faccia imbarazzata di Alphonse e scoppio a ridere involontariamente. Si prospetta una settimana bellissima!

Appoggio la testa al finestrino e osservo svogliato il paesaggio che cambia, sempre più verde e ricco di alberi; mi sembra quasi di essere tornato a casa...

 

Ho paura, qualcuno mi segue.

Buio, non vedo nulla.

Un lampione illumina un vicolo e da lì,

vedo dei capelli verdi sparire nella sera.

Mi sento solo, aspetta.

Non te ne andare.

Non lasciarmi.

Cado nelle tenebre e precipito,

sono spaventato...

sono solo...

 

Mi sveglio di soprassalto con il cuore che batte a mille e la vista appannata. Sono ancora sul treno, seduto al mio posto, con il capo sul vetro.

Mi porto una mano al volto e sento bagnato: ho pianto, piccoli cristalli brillano sulla punta del dito, ma li scaccio in malo modo. Non posso permettere ad un sogno di rovinare la mia settimana perfetta.

Fuori dal finestrino non vedo più alberi né case, ma solo neve bianca e pallida, mi ricorda te. Di colpo mi accorgo che devo scendere e prendo in fretta la valigia dal sedile di fronte, avviandomi alla porta; rischio di inciampare, ma non sono stanco. Credo sia colpa del sogno, mi ha turbato e non posso fare a meno di pensare a ciò che stai facendo adesso.

La neve brilla nel buio della sera, il sole è quasi scomparso all'orizzonte e i pochi edifici si stagliano sinistri nel tramonto rosso. A camminare in questa città mi sento davvero solo, ma so che domani ci sarai tu al mio fianco.

Non ho più paura...

 

(Envy)

.

.

Sono al balcone della stanza d'albergo in cui dormirò stanotte, ha iniziato da poco a piovere. Seduto con una candela vicino, guardo attento le gocce rincorrersi, desiderose di cadere e perdersi; fanno a gara per vedere chi è più veloce a fallire, a smarrirsi tra la terra bagnata.

In questo sono simili agli umani, povere creature in balia della Verità.

La Verità della vita.

 

Ma tu no, O'chibi-san, tu sei il mio unico tesoro e non ti né sfiorerà la Verità, né chiunque altro.

Vorrei trovarmi già li sotto le coperte con te, stringerti forte e sussurrarti cose che solo io posso dirti e ti so dire...e invece manca ancora così tanto!

Il tempo sembra immobile o forse lo è...mi sembrano secoli dall'ultima volta che ti ho visto però è passato solo un mese...

Che cosa stupida aver così tanto bisogno di te da non riuscire a respirare, a non dormire la notte e sognarti invece il giorno.

L'acqua scende piano sul vetro, qui la luce è bassa per permettere di dormire, a chi per lo meno ci riesce.

Io no, i miei pensieri sono con te, tra i tuoi capelli di sole, gli occhi liquidi di piacere per le mie carezze e le mie labbra che vagano sul tuo corpo caldo.

Amo tutto di te: i tuoi discorsi senza fine per tirarmi su il morale, le tue gote che arrossiscono anche per la più dolce carezza...

L'ultima volta non ero riuscito a dirtelo, che ti amavo, ma questa settimana sarà per noi soltanto, e ho intenzione di ripetertelo ancora, ancora e ancora.

Domani parto, come mi hai chiesto tu e farò veloce, mi stancherò pur di non deluderti, pur di stare con te anche un secondo in più. Sono avido, lo so.

Sono avido di te...

 

(Ed)

.

.

Finalmente al caldo di un'abitazione! Non ne potevo più di stare sotto quella specie di bufera là fuori, ho bagnato addirittura il mantello! IL MANTELLO!

Che cosa seccante, sono troppo agitato e non faccio che pensare a domani, al tuo arrivo, al fatto che non ho ancora svolto la missione...

Non voglio rischiare di deluderti.

Scaldo un po' di cioccolata e nel frattempo entro in doccia. Ahh, mi serviva veramente un po' di relax, dopo così tante ore in treno.

Chissà cosa fai in questo momento...

 

E' da mezz'ora che sto sotto l'acqua calda, chiudo il rubinetto e mi siedo sul letto in vestaglia. Comincio con pazienza a pettinarmi i capelli bagnati, so che dovrei tagliarli secondo Al, ma li tengo lunghi per te.

Ogni volta non fai che dirmi quanto ti piacciono; credo che, a parte gli occhi, siano la cosa di me che preferisci.

Non riesco ancora a credere che ci siamo innamorati, la nostra relazione è iniziata quasi un anno fa, per caso.

Stavamo combattendo e all'improvviso un masso è caduto dal soffitto, ricordo solo tanta polvere, il mio auto-mail che si rompeva sotto il peso delle macerie e un corpo caldo e sudato sul petto, poi svenni.

Al mio risveglio la stanza era distrutta, mi ritrovai sdraiato a terra con la testa poggiata su un pezzo di stoffa nera.

Sorpreso mi accorsi che era la tua maglia, quella che tante volte avevo sporcato con il nostro sangue.

La strinsi involontariamente in gesto disperato; pensavo fossi morto, ma poi ho notato che avevi scavato un piccolo tunnel tra le macerie.

Eri scomparso lasciandomi alle tue spalle, basito.

A volte temevo che quel momento fosse stato solo un sogno, fino a quando non arrivasti quella sera.

Erano passati due mesi da quel combattimento e io non mi davo pace, continuavo a pensare a te, a noi due insieme, a quanto felici saremmo stati.

Con gli occhi chiusi, sotto le coperte, mentre pensavo a tutto ciò non mi accorsi neppure che tu eri entrato dalla finestra.

Sentii all'improvviso le tue labbra sulle mie, un bacio dolce e veloce, non nel tuo stile.

Non capivo cosa ti spingesse a compiere un simile gesto, così rimasi immobile ad aspettare, ma tu ne andasti via dalla finestra, silenzioso come quando eri entrato.

La notte dopo ti aspettai e tu arrivasti; il solito bacio casto sulle labbra, un calore anomalo sul volto, il tuo respiro affannoso e di nuovo sparivi nelle ombre calandoti dalla mia finestra.

La storia andò avanti per settimane, fino alla sera in cui ricambiai il bacio guardandoti per la prima volta negli occhi.

Il tuo sguardo stupito fu un dono impagabile, lacrime di gioia mi scendevano sul volto mentre mi abbracciavi in un gesto disperato, in cerca del calore che solo io sapevo offrirti. Fino a mattina restammo soli nel mio letto, stretti immobili l'uno all'altro, come se dovessimo recuperare così il tempo perso a combatterci.

Da allora la nostra storia fu sempre più passionale e sempre più segreta, i nostri incontri divennero così sporadici che ad un certo punto non ce la feci più e mi incamminai verso il covo per vederti.

Sapevo che ti saresti arrabbiato per il mio gesto così stupido e avventato, avevo sbagliato lo so, ma il cuore ha delle ragioni che la ragione non conosce.

Fortuna fu che stavi uscendo in quel momento per andare in missione, ricordo solo la tua mano sul mio polso che stringeva forte da farmi male e il tuoi occhi, arrabbiati e velati dalla tristezza.

Mi spingesti nel vicolo più vicino, buio e umido.

Non cercai di schivare il tuo schiaffo perché sapevo di meritarlo; venendo da te avevo rischiato la vita.

- Perché?- questo fu tutto ciò che mi dicesti in quel momento ed io come risposta non seppi fare altro che scoppiare a piangere silenziosamente. Avevo paura di sembrare debole di fronte a te, ti girai le spalle, immobile.

Sentii all'improvviso che mi stringevi da dietro in un gesto dolce, con le dita asciugasti le lacrime e lentamente mi girai per stringermi a te. Volevo sentirti mio, perché io ormai sapevo di essere tuo soltanto.

I tuoi occhi si illuminarono come fanno solo quando mi guardi, mi prendesti per mano e ci abbracciammo nel vicolo vicino, seduti insieme per tutta la notte...

la mattina dopo dovemmo separarci, fu allora che decidemmo di incontrarci durante le rispettive missioni, in segreto da tutti.

Questa storia va avanti da mesi e ogni giorno che passa conto il temo che mi separa dal nostro prossimo incontro; questa volta abbiamo una settimana tutta per noi, finalmente per noi soltanto.

 

(Envy)

.

.

Corro da ore in questo bianco accecante, tra le mani un pezzo del tuo mantello rosso, memoria di un nostro combattimento passato.

La neve sul terreno è gelida sotto i piedi nudi, ma non ci faccio caso. Dopotutto noi homunculus siamo più resistenti di voi umani.

A volte mi capita di far fatica a pensare a te come ad uno di quegli esseri semplici e superficiali, tu per me sei come un piccolo angelo, la mia sola ancora di salvezza.

Ops, non dovrei dirti piccolo, so quanto ti arrabbi!

Ripenso a quella volta in cui per sbaglio mi sfuggì una cosa del genere, non mi rivolgesti la parola per ore. Ti adoro quando fai il sostenuto, se può essere, sei ancora più bello e infantile del solito.

Quando giochiamo insieme o fingiamo di litigare sembri quasi un gatto, un cucciolo in cerca d'affetto.

Mi sono perso come al solito nei miei pensieri e non mi sono accorto che in lontananza si vede la baita con le luci accese, probabilmente mi stai aspettando alla finestra. Peccato, avrei voluto essere una volta in anticipo per attenderti a bracia aperte sulla soglia.

Sono a pochi dall'entrata quando vedo la porta che si apre e tu esci con un sorriso radioso in volto; felice, ti prendo in braccio e ti stringo forte per poi catturare le tue labbra in lungo bacio, trattenuto per troppo tempo.

Il paesaggio intorno è divino, gli abeti circondano il posto come una barriera e la neve scintilla per la tua presenza, mio piccolo raggio di sole.

Controvoglia mi scosto dal bacio, inizio ad avere freddo e sento che anche tu stai tremando; insieme c'incamminiamo dentro casa.

 

Seduti in cucina inizi a raccontarmi quello che succede a Central, la tua vita di ogni giorno, la missione appena terminata.

Io ti ascolto rapito, prestando più attenzione ai tuoi occhi dorati che non al senso del discorso.

- … e poi finalmente il Colonnello mi ha dato l'autorizzazione per la missione e … Envy, che ti prende? Hai fatto una faccia strana! Non sarai mica geloso di quell'idiota vero?-

Mi sblocco solo quando ti sento pronunciare quel maledetto nome, e faccio una smorfia involontaria.

Dio, quanto lo odio! Il problema è che Ed non si accorge o non vuole accorgersi di tutte quelle occhiate che gli rivolge il Colonnello.

Decine, centinaia di volte, passando per i corridoi del quartier generale sotto copertura mi è venuta una voglia di ucciderlo che a mala pena mi so trattenere...

- Non sono geloso di lui, O'chibi-san, io sono geloso di tutti quelli che ti guardano, dovresti saperlo. E poi, se non ti accorgi neppure di quanto attiri l'attenzione devo stare attento io per te, o no?- rispondo seccato.

- Dai Envy, quante volte ti dovrò ripetere che devi fidarti! Ah ah ah, l'homunculus più spietato, geloso di me!- dici, mentre ti alzi e vieni a sederti in braccio mio.

Ti stringo forte, per ribadire il concetto.

Ad un certo punto scoppi a ridere e io ti seguo, dimenticando quei pensieri funesti e godendo solo della tua presenza accanto a me.

 

Dopo cena sediamo insieme sul letto, io a gambe incrociate e tu sul bordo, con l'auto-mail che ciondola dal bordo della testiera e lo sguardo rivolto verso l'esterno.

Mi prendi per mano, guardandomi con quello sguardo da cucciolo che vuole un compagno di giochi; rapido mi butto su di te e inizio a farti il solletico nei tuoi punti più sensibili, giocando con i tuoi capelli color del miele e cercando di scioglierti la treccia.

Dopo un po' mi fermo col fiato corto e tu ne approfitti per appoggiarti al mio petto, seguendo con le dita le linee del mio petto e facendomi gemere di piacere al solo contatto.

Da dolci, i baci diventano sempre più passionali e vogliosi, e noi ci amiamo mentre la notte cala sui monti di Briggs, coprendo al mondo il nostro piccolo segreto...

 

(Ed)

.

.

Mi sveglio, è già mattina inoltrata e dalla finestra una luce arancione illumina il cuscino in cui sei posato. Mi stupisco ogni volta a vederti così, con quell'espressione felice in viso e i capelli lunghi disordinati sulle lenzuola bianche.

Mi avvicino silenzioso al tuo volto e ti do un bacio leggero sulle labbra, mentre con la mano inizio a riordinarti un po' i capelli.

Il tuo odore è stupendo, hai un profumo selvaggio, che porta a boschi lontani, corridoi bui e grotte pericolose; quando stai con me si fonde con il mio, più dolce e leggero.

Sorrido felice, pensando a tutto quello che è successo ieri; mi mancavi così tanto...

Mi alzo e mi dirigo verso il bagno, apro l'acqua e sento che ti stai alzando dal letto.

Dopo essermi vestito prendo l'elastico rosso per farmi la treccia e guardando allo specchio ti vedo appoggiato allo stipite della porta del bagno a fissarmi sorridendo.

- Buongiorno! - mi dici con il tuo solito sorriso.

A quella vista non posso fare a meno di avvicinarmi e stringerti, sussurrando un debole ciao all'orecchio.

A te piace quando arrossisco per un non nulla, ma io non lo sopporto, non faccio mica apposta!

Inizi a farmi la treccia, leggero per paura di non farmi male; sai di essere l'unico che mi può pettinare. E' un mio regalo per te...

 

(Envy)

.

.

Neanche ieri notte sono riuscito a dirgli che lo amo, chissà, per paura forse.

Sinceramente non lo neppure io, visto che non rischio un suo rifiuto.

Oggi, anzi, stasera glielo dirò, sicuro.

Dopotutto tornerà tardi oggi, il mio O'chibi-san, ha detto qualcosa riguardo la missione, credo dovesse controllare gli ordini da Central.

Esco dalla porta della cucina e mi avvio verso l'ingresso, prendo la mantellina bianca per coprirmi dal freddo e dagli indiscreti, e esco.

Un momento, cosa c'è sul vialetto di fronte al cancello?

E' un biglietto, ma la calligrafia non è quella illeggibile di Edward bensì di una persona che dovrebbe essere alla base con Gluttony: Lust.

- Lust, fatti vedere, lo so che sei qua, Lust!- grido irato verso il fitto degli alberi.

Leggo il foglietto stropicciato che stringo in mano.

Envy

carino l'alchimista d'acciaio?

Pareva ti stessi divertendo

ieri sera...

Lust”

Terrorizzato non riesco a staccare gli occhi dal foglio e penso al mio O'chibi-san, forse in pericolo nelle grinfie di quella sadica di Lust.

A passo veloce mi dirigo verso il bosco cercando sul terreno qualche traccia, dei segni dell'accaduto, ma non riesco a concentrarmi.

Lungo le guance mi scivolano leggere delle lacrime cristalline, gelide sulla pelle.

Le scaccio stizzito, ho altro su cui concentrarmi, non devo arrendermi.

Camminando ho raggiunto una piccola radura, gli alberi carichi di fiocchi candidi circondano uno spiazzo irregolare d'erba e muschi.

Dietro un tronco scorgo i capelli di Lust, la raggiungo con passo deciso e mi fermo arrabbiato di fronte all'albero.

Ero stato attento, non mi aveva seguito nessuno, com'è potuto accadere?

Ho messo in pericolo la tua vita, O'chibi-san, potrai mai perdonarmi?

Lust si volta verso di me, sollevato, noto che ed non è con lei, spero che sia davvero a chiedere notizie in città, al sicuro.

- Envy, hai trovato il mio biglietto? Sai, ultimamente sei distante e sembra che pensi ad altro, sempre nervoso, intendo più del solito. Non sei molto bravo a fingere, vero? - ecco ancora quel tono gelido, senza emozioni.

- Pride mi ha chiesto di seguirti per controllare come svolgevi la missione e non ho potuto rifiutarmi. Tranquillo, non c'è Gluttony con me. Non credevo che potesse servire... -

A questo punto non posso fare a meno di ribattere – Se solo provi a toccarlo giuro che non ci penserò due volte ad ucciderti! Lust, ascoltami! Lui è mio! -

Mi sto arrabbiando sul serio, non avrei mai pensato che sarebbe questo giorno, sono persino disposto a uccidere Lust, l'unica con cui abbia un qualche tipo di contatto.

Lei è sempre stata la più umana di tutti noi, seppur restando gelida e indifferente, e ora io, lo spietato Envy, mi sto preparando ad uccidere un mio compagno per proteggerti. E' paradossale.

- Sai, ti ho sempre visto come un fratello, non voglio battermi contro di te. Se tu lo lasci per sempre e io manterrò il segreto. Se accetti l'alchimista sarà salvo. Almeno fin quando lo vorrà Pride... Pensaci d'accordo? Ti aspetto qui fra un'ora con la tua risposta. Ci vediamo, Envy – detto questo s'incammina tra gli alberi seguendo il sentiero per Northern, proprio dove sei tu adesso...

 

Sono ancora nella radura, seduto su un sasso, i vestiti bagnati dell'umidità del mattino e i capelli verdi disposti disordinatamente davanti al volto.

Sto riflettendo su cosa fare.

La mia decisione ti ferirà, lo so. Non voglio che tu soffra, ma non posso farci nulla. L'importante è che tu viva, solo questo conta per me.

Se uccidermi ti salvasse non ci penserei due volte, ma poi non ci sarebbe più nessuno a proteggerti dal mondo.

Disperato, appoggio la testa sulle braccia incrociate e senza volerlo sento il tuo profumo di miele unito al mio.

I miei vestiti, la pelle, tutto di me sa di te, sembra che io debba soffrire per sempre in questo mondo. Prima da umano, poi homunculus.

Proprio ora che avevo trovato il mio sole.

Ecco, sto ricominciando a piangere, che debole sono.

Perdonami O'chibi-san, non vorrei farti del male...

 

(Ed)

.

.

Finalmente a casa, quel freddo mi stava gelando l'auto-mail!

Apro piano la porta, ho un brutto presentimento, spero non sia successo niente di grave.

Strano, l'appendino all'ingresso è vuoto, forse sei uscito.

Mi avvio in cucina camminando silenzioso. Non sono sicuro del perché, ma c'è qualcosa che mi preoccupa.

Il piano di cottura è perfettamente pulito, non c'è nessun segno di vita. In giro si vedono dei vestiti miei e altri oggetti sparsi qua e là.

Non vedo niente che mi ricordi la tua presenza, sei come un'illusione.

Ho paura a pensarlo, non ci voglio credere!

Non puoi avermi fatto questo. No.

Entro in camera nostra, sono terrorizzato. Ho in mente solo i pensieri passati ieri, eri così felice con me. Giuro, non capisco.

E' come se non fosse successo nulla, sei scomparso e non capisco il motivo.

Forse ho fatto qualcosa di sbagliato, forse è solo colpa mia.

Dopotutto ho sempre sbagliato tutto, da quando sono nato non ho fatto altro che errori.

Non te l'ho mai detto, ma la mia felicità è legata indissolubilmente alla tua esistenza...

 

Ho appena setacciato tutta la casa. Nulla, non un segno di ciò che è successo.

A questo punto non ho più dubbi.

Te ne sei andato e mi hai lasciato di nuovo solo come lo ero prima di trovarti.

Con gli occhi pieni di lacrime mi stendo a letto, fuori il sole sta sparendo nel buio della notte.

Amore mio, anche il tuo raggio di sole si sta spegnendo nell'oscurità di un pozzo senza fondo: senza il suo cielo la luce scompare.

Ritorna ti prego, torna da me...

Mi stringo le coperte addosso per riscaldarmi, ma non ho freddo. Ho bisogno del tuo calore ormai così famigliare.

Girandomi sento qualcosa sotto il cuscino, mi alzo e lo prendo con la mano tremante dall'emozione.

E' la mia spazzola, la tua preferita. Guardandola mi scendono altre lacrime che cadono sulle setole morbide, scivolano lungo il manico e bagnano un foglio attaccato al legno.

Accendo la luce del comodino e inizio a leggere.

E' la tua scrittura veloce non ho dubbi. Le parole mi feriscono come pugnali, mi sento male.

Dici che come giocattolo ti ho stufato, che te vai per sempre.

Dici che sono troppo debole per stare con te, non mi vuoi più al tuo fianco.

Dici che non mi vuoi vedere mai più.

Non riesco neanche a piangere, le lacrime continuano a scendere sulla pelle ma non le sento.

Mi hai distrutto, semplicemente mi hai portato via tutto.

Anche il tuo sorriso...

Non sei però riuscito a dirmelo in faccia, non è vero?

Neanche la soddisfazione di poterti gridare contro.

Non mi hai lasciato niente.

 

A fatica mi alzo dal letto, ho bisogno di un po' d'aria, non respiro.

Esco all'aperto, la notte piena di stelle sembra farsi beffe del mio dolore, la luna è luminosa e rende il paesaggio candido, puro.

Incerto mi incammino verso gli alberi, seguo il sentiero nel bosco e esco nuovamente all'aperto.

Sono in una piccola radura, mi sarebbe piaciuto venirci con te.

All'improvviso noto per terra un foglietto spiegazzato e lo raccolgo da terra, sperando in un tuo messaggio.

Il cuore accelera il battito, ho capito tutto, finalmente ho capito.

Oh, ed ora che faccio?

Ormai sarai già verso Central...

No, aspetta, non mi devo arrendere, sono ancora in tempo.

Corro lungo i sentieri, non penso ad altro che al tuo sorriso e questo mi fa andare avanti.

Finalmente raggiungo la periferia di Northern.

Il buio qui è totale, solo alcuni lampioni illuminano le facciate degli edifici.

Tra i vicoli non si sente nessun rumore, nessuna voce.

Che desolazione...

Un attimo, sento un rumore di passi affrettati e decisi, dietro di me c'è qualcuno.

Inizio a correre per le strade scure e silenziose cercando un segno del tuo passaggio.

Non vedo niente con queste tenebre.

Mi sembra di rivivere questa scena, proprio come... il sogno

 

Ho paura, qualcuno mi segue.

Buio, non vedo nulla.

Un lampione illumina un vicolo e da lì,

vedo dei capelli verdi sparire nella sera.

Mi sento solo, aspetta.

Non te ne andare.

Non lasciarmi.

Cado nelle tenebre e precipito,

sono spaventato...

sono solo...

 

Di fronte a me ci sei tu, ti ho visto.

Sto per girare nel vicolo quando sento qualcuno che mi afferra un braccio.

Sento un dolore al petto, sangue caldo che bagna i vestiti.

Poi, più nulla...

 

(Envy)

.

.

Mi sento malissimo, ti ho ferito dicendoti quelle cose e non avrei mai voluto lasciarti.

Corro tra queste strade nere, la notte, che incombe come un fantasma del passato, viene a chiedere nuovamente i miei oscuri servigi.

La luce per me è finita.

 

All'improvviso sento un rumore di passi, accelero sperando che non mi segui, perché so che sei tu, so che non ti darai mai per vinto.

O'chibi-san, ti sei fermato?

Non sento più niente, dietro di me c'è solo il silenzio.

Sei così vicino, non ce la faccio a scappare.

Non voglio stare lontano da te.

Mi giro deciso e corro indietro verso il punto in cui ti sei fermato.

Il tuo mantello rosso brilla sotto al lampione ma tu sei immobile.

- O'chibi-san! O'chibi-san, che succede? Rispondi! Ti prego, perdonami.-

ti sto sussurrando dolcemente all'orecchio.

La tua maglia nera è piena di sangue e tu stai immobile.

Ti prendo in braccio e mi riparo all'ombra di una tettoia. Il tuo respiro è debole, ma la ferita non è profonda.

E' colpa di Lust, il segno è inconfondibile. Probabilmente ci sta osservando in questo stesso momento, curiosa di vedere la mia reazione.

Mi sporgo verso di te, chiamandoti.

Finalmente ti svegli, apri gli occhi e mi guardi. Accenni un debole sorriso, la tua mano va ad asciugare le mie lacrime di preoccupazione.

Dai tuoi occhi vedo che hai capito.

Ti stringo forte e per la prima volta riesco a dirtelo.

- Ti amo, O'chibi-san! -

Catturo le tue labbra in un bacio dolce, per dirti tutto quello che non ti ho mai detto.

Con la coda dell'occhio vedo Lust girarsi e andarsene, facendomi un breve gesto di saluto. So che ha capito, anche se non approva.

O'chibi-san da ora in pi resterò sempre al tuo fianco.

  
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