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Autore: Appleeatyou    06/02/2011    3 recensioni
Asaha Douji, ormai divenuto Hao Asakura da mille anni, nascondeva sempre le sue vere emozioni dietro un velo di apparente tranquillità, un velo che veniva facilmente strappato via dai più piccoli rabbuffi di vento.
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hao Asakura, Yoh Asakura
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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- Autore: Erena
- Fandom scelto:
Shaman King
- Titolo della Storia:
Come quando fuori Piove – Mappa Douji.
[Assassino degli umani, sterminatore degli uomini]
- Numero citazione scelta:
19) E tuttavia sono in tanti a meritare il castigo... e c'è così poco tempo. (Rorschach)
- Personaggi/pairing:
Hao Asakura, Yoh Asakura. Sporadiche apparizioni degli altri personaggi, che tuttavia non incidono sulla trama.
- Genere:
Generale, Introspettivo
- Rating: Giallo[anche se propenderei per il verde, non c’è niente di che!]
- Avvertimenti:
POV di Hao nelle prime tre parti, nell’ultima Point Of view di Yoh, in terza persona. One-shot.
- Beta-reading:
NO

- Breve introduzione alla storia: Asaha Douji, ormai divenuto Hao Asakura da mille anni, nascondeva sempre le sue vere emozioni dietro un velo di apparente tranquillità, un velo che veniva facilmente strappato via dai più piccoli rabbuffi di vento.

Attenzione! Leggete questa storia solo se avete a vostra volta letto Shaman King edizione KangZengBang!

Questa storia ha partecipato al contest "Quotes From Watchmen", indetto da DarkRose sul forum di efp, classificandosi Quinta e vincendo il premio Miglior Caratterizzazione dei personaggi.
I banner sono realizzati da Shurei! Grazie mille!
Purtroppo, per problemi personali della giudice, questa storia non ha valutazione, ma solo una posizione in classifica... Peccato, un vero peccato, perché questa è una delle storie alle quali tengo di più.
Shaman King è un manga che mi è piaciuto molto, che mi ha deluso e poi colpito immensamente quando, finalmente, si è concluso.
E' un manga dalla storia travagliata... XD
Consideratelo un omaggio a questa opera, poco conosciuta ed apprezzata.
Buona Lettura.

 

 

 

 

Come quando fuori Piove – Mappa Douji.

 

[Assassino degli umani, sterminatore degli uomini]

 

 

 

E tuttavia sono in tanti a meritare il castigo... e c'è così poco tempo.

(Rorschach)

 

 

 

 

 

Momento uno – Punizione.

 

 

Lungo le sponde del mio torrente
voglio che scendano i lucci argentati
non più i cadaveri dei soldati
portati in braccio dalla corrente



 

 

Asaha Douji, ormai divenuto Hao Asakura da mille anni, nascondeva sempre le sue vere emozioni dietro un velo di apparente tranquillità, un velo che veniva facilmente strappato via dai più piccoli rabbuffi di vento.
Infatti non si poteva dire che il futuro Shaman King fosse una persona dall’animo caritatevole, anzi. Tendeva a punire chiunque –secondo lui- gli mancasse di rispetto senza un briciolo di esitazione, e il pensiero che precedeva l’azione era utile quanto un poncho senza foro: inutile, appunto.

Esattamente come tanti anni prima aveva sacrificato impulsivamente Ohachiyo per vendicarsi, nonostante il piccolo spettro si fosse fuso con la mazza chiodata solo per spaventare quegli umani che avevano ucciso la madre di Mappa Douji, allo stesso modo l’Hao del duemila aveva agito impulsivamente distruggendo quegli inutili esseri umani che avevano osato disturbarlo in un momento tanto intimo.

Il ragazzo fissò con sguardo gelido il seguace di Iron Maiden Jeanne andare a fuoco, mentre le fiamme consumavano prima il suo misero corpo e poi la sua ancora più misera anima.

-“ Brucia fino al suo animo…”- mormorò, lo sguardo fisso sulle lingue di fuoco che divoravano la carne di John Denbat, ex membro dei SAS e della British Air Services, nonché componente degli x-Laws… fino ad un attimo prima, ovviamente.

-“ Tanto, non c’è più un posto in cui possa tornare…”- mormorò infine, mentre infine le fiamme si spegnevano e dell’ex pilota non rimanevano più neanche le ceneri, portate lontano dal vento.

Hao posò i piedi per terra, chiudendo per un istante gli occhi. Si sentiva stranamente svuotato, spento, come da tanto tempo non gli capitava.

L’ultima volta che si era sentito così non era stata certo una bella occasione: si era trovato di fronte Matamune di Nekomata, il goryoshin al quale aveva concesso parte del proprio furyoku e che, cinquecento anni dopo, si era alleato con un suo discendente e l’aveva ucciso.

Non biasimava Matamune per quello che aveva fatto, dato che l’Hao Pache di allora non aveva certo risparmiato colpi e furyoku, ma si era sentito esattamente come adesso, come una pianta grassa lasciata a morire lentamente, al buio.

Era una sensazione che si ripresentava ogni qualvolta pensava al passato. Qualche volta era accompagnata dalle lacrime, ma non sempre in verità.

Non sempre la bellezza del passato riusciva ad offuscare la speranza del presente, quella di diventare Shaman King e… e cosa?

Hao sapeva che la sua rabbia derivava solo dal fatto che i tre componenti degli X-Laws l’avessero visto piangere, e per questo non li disprezzava più che tanto: erano combattenti che si erano trovati nel posto sbagliato nel momento peggiore, ma non per questo erano meno colpevoli.

Sì, Hao non li biasimava, ma non si era per nulla pentito delle sue azioni né mai l’avrebbe fatto.

Perché avevano fatto un errore gravissimo: quello di sfidarlo, attaccarlo alle spalle e in un momento delicato. Erano in fondo solo uomini… a dir la verità erano anche sciamani, ma erano troppo legati alla terra, troppo limitati dal loro corpo mortale per poter diventare un tutt’uno con la natura e conquistare i cinque elementi. Per questo Hao li considerava soprattutto uomini, creature abbiette per natura che non sapevano fare altro che distruggere e interferire col naturale corso degli eventi.

Hao voltò le spalle alla landa desolata che aveva creato il cannone spaziale dell’angelo di John, immerso nei propri pensieri. Una volta tanto non stava sorridendo.

Fuori faceva ancora fresco, nonostante il calore sprigionato dall’attacco del satellite, e il vento gli allontanò i capelli dal volto con una sola folata violenta. Rimase per qualche istante fermo, assaporando il vento sulla pelle, sapendo perfettamente che la giornata era cominciata male e stava continuando a peggiorare.

Non sorrideva come suo solito, i suoi pensieri non glielo permettevano ancora.

Era solo questione di tempo prima che gli uomini distruggessero il pianeta Terra. Forse poco, forse tanto, ma il mondo stava inesorabilmente andando verso la propria fine e solo lo Shaman King poteva aggiustare le cose…. esattamente come lui aveva punito gli x-Laws per i loro errori.

Tuttavia sono in tanti a meritare il castigo... e c'è così poco tempo…fu l’ultimo pensiero di Hao prima di evocare Kurabina e volare via da lì.

Mentre era in volo, tornò a sorridere.

 

 

Così dicevi ed era inverno
e come gli altri verso l'inferno
te ne vai triste come chi deve
il vento ti sputa in faccia la neve

 

 

 

 

 

Momento due – Pensieri

 

 

Fermati Piero , fermati adesso
lascia che il vento ti passi un po' addosso
dei morti in battaglia ti porti la voce
chi diede la vita ebbe in cambio una croce

 

 

 

Asaha Douji, divenuto Hao Asakura ormai da mille anni, aveva sempre saputo come sarebbe finita…. nell’unico modo prevedibile, d’altronde: avrebbero lasciato il trono a lui, l’unico in grado di diventare Shaman King.

Saty Saigan, Iron Maiden Jeanne e i loro seguaci avevano prevedibilmente dato forfait e avevano lasciato che lui li precedesse sulla via verso il Grande Spirito, con la speranza –che cosa assolutamente sciocca!- di poterlo battere durante il suo sonno.

Poveri ingenui.

Hao si sedette sul trono, incrociando le gambe nude ed appoggiando un gomito sul bracciolo in pietra.

Non si era pentito affatto di aver spedito al caro Yoh il suo Spirito del Fuoco, anche se ora era rimasto senza alcuna protezione. I Pache, volenti o nolenti, avrebbero protetto il suo corpo mortale fino al suo risveglio, ma molto probabilmente non avrebbe avuto bisogno di essere protetto, perché nessuno l’avrebbe attaccato: Yoh l’avrebbe impedito, almeno fino al suo risveglio. Il Re, allora, realizzò di sentirsi molto più tranquillo alla prospettiva della lealtà del fratello rispetto alla protezione forzata offerta dai Pache.

Gli sarebbe piaciuto forse aspettarlo, addormentarsi solo dopo aver detto buonanotte di persona al suo gemello, ma già da ora sentiva le palpebre pesanti e avvertiva che la fusione col Grande Spirito era cominciata nell’istante stesso in cui si era seduto sul trono in pietra.

Pazienza, in fondo ora era il Re.

Per un secondo gli passò nella mente tutto coloro che l’avevano ostacolato: Matamune, Yohken, la sua famiglia… tutti erano morti nel tentativo di fermarlo, riuscendo a loro volta ad ucciderlo. Yoh era stato l’unico a permettergli di arrivare così lontano.

Hao rifletté stancamente che il ragazzino non era semplicemente ad un livello inferiore rispetto agli altri sciamani che l’avevano preceduto: era stato semplicemente molto più… illuso rispetto agli altri, e soprattutto più giovane.

Non era che un bambino, con sulle spalle un compito che per mille anni era toccato solo ad adulti.

In fondo era proprio per quello che Hao aveva proposto a Yoh di unirsi a lui: perché aveva visto in lui una purezza di spirito che nessuno dei suoi discendenti aveva avuto. Così tanto simile all’Hao di mille anni prima, un bambino stanco di vivere che sarebbe stato felice di diventare un demone come Ohachiyo. O un bambino che tornava felice e sorridente alla sua dimora, mano nella mano con la sua mamma.

Hao lottò ancora per qualche secondo con il sonno, perfettamente cosciente di star combattendo una battaglia persa in partenza. Cominciava a vedere tutto sfocato, con la mente che partoriva pensieri sempre più confusi.

Era tutta colpa degli uomini. Colpa loro, e di nessun altro.

Loro avevano ucciso sua madre, per paura di ciò che non potevano comprendere. Loro avevano contaminato la sua anima con pensieri sempre più crudeli. Mai felici, mai soddisfatti, mai caritatevoli, mai capaci di un gesto disinteressato. Mai altruisti, mai compassionevoli.

Mai umani e non uomini. Mai esseri viventi in grado di agire per il bene della specie e di ciò che li circondava, ma sciocchi egoisti invasi dall’amor proprio.

Sono in tanti a meritare il castigo... e il tempo è quasi scaduto.

Un attimo prima di addormentarsi, dietro le palpebre chiuse balenò il viso del gemello.

Yoh.

Lui era totalmente diverso da Hao. Lui avrebbe perdonato. Questo forse significava che Yoh era molto più umano di lui?

Il Re sorrise, rilassando finalmente i lineamenti.

Che fosse vero o meno, Yoh era davvero l’unico degno di stare al suo fianco, proprio per la sua umanità. Era il prototipo dello sciamano perfetto, un essere che vive in pace con se stesso e la natura… per questo l’avrebbe salvato, anche se il gemello avrebbe sicuramente provato a fermare la sua opera.

Ma non ci sarebbe riuscito. Hao era forse meno umano di lui, ma aveva scelto di accollarsi quel peso sulla coscienza proprio per salvare gli altri sciamani.

Aveva dato la sua vita per gli sciamani suoi fratelli, e aveva ricevuto in cambio un fardello pesantissimo… ma che avrebbe sopportato con pazienza. Si sarebbe fatto carico le voci dei morti in battaglia, dando la sua vita in cambio di una croce da portare. Ma non gli importava più che tanto.

Non si poteva tornare indietro. Non voleva tornare indietro. Un vento caldo lo accolse, mentre la sua mente si perdeva nell’incoscienza della fusione col Grande Spirito. I suoi pensieri alla deriva riuscirono a formulare un ultimo addio, poi si spensero del tutto.

Mi spiace, Yoh. Mi spiace, Matamune. Vorrei aspettarvi, ma… il tempo a mia disposizione è quasi terminato.

E dormì.

 

 

 

 

 

Ma tu no lo udisti e il tempo passava
con le stagioni a passo di giava
ed arrivasti a varcar la frontiera
in un bel giorno di primavera

 

 

 

 

 

 

 

 



Momento tre – Promessa

 

 

E se gli sparo in fronte o nel cuore
soltanto il tempo avrà per morire
ma il tempo a me resterà per vedere
vedere gli occhi di un uomo che muore



Asaha Douji, divenuto Hao Asakura ormai da mille anni, vide sparire l’uno dopo l’altro tutti i suoi oppositori.

Svanivano lentamente, come se i loro corpi perdessero pian piano di consistenza, lasciando al loro posto solo delle forme sfocate che si diradavano come fumo.

Hao avrebbe voluto che il processo fosse rapido, ma quel maledetto treno dell’amore aveva portato lì almeno una cinquantina di persone, spiriti compresi, e riportare ogni anima nella sua prigione di carne era un processo lungo. Senza contare che far distaccare gli spettri come Amidamaru o i Quattro Elementi dal Grande Spirito era qualcosa di difficile, come provare a staccare un pezzo di buccia dalla scorza di una mela.

Hao non avrebbe avuto problemi se qualche spirito fosse rimasto più a lungo, ma aveva la vaga impressione di sapere quale sarebbe stato l’ultimo a tornare sulla Terra.

Girò lo sguardo verso sinistra, ed eccolo lì: Yoh Asakura, suo fratello gemello e discendente, che appariva ancora perfettamente corporeo e tutt’altro che evanescente.

E aveva sulla faccia ancora quell’irritante sorrisetto speranzoso mentre vedeva i suoi amici svanire uno dopo l’altro, come se fosse assolutamente convinto che Hao avrebbe rispettato la propria promessa.

L’epiteto col quale l’aveva apostrofato, fratellino, pareva ancora rimbombare nella società del Grande Spirito, assieme alle parole che lui gli aveva detto.

Non fraintendetemi. Non ho cambiato idea, voglio ancora sterminare tutta l’umanità. Ma per il momento guarderò attentamente come riuscirete a sistemare ogni cosa prima che scada il tempo.

Era stato un grosso errore dire quelle parole, soprattutto a causa dell’intrinseco messaggio che vi era contenuto.

Proverò a fare come vuoi tu, Yoh. Sono in tanti a meritare il castigo… ma c’è ancora un po’ di tempo. Tutto si risolverà alla fine, e anche se non dovesse… vada come vada.

Che era poi sempre stato il motto del suo gemello-discendente. Lasciare che le cose si aggiustassero da sé era l’unica strategia di azione che Yoh avesse mai intrapreso.

Fino a quel momento, l’unico sentimento che Hao aveva provato per Yoh era stata la compassione per la sua ingenuità, condita da una buona dose di divertimento per i tentativi vani di suo fratello di ostacolarlo. Ora, in quel momento, mentre Yoh posava lo sguardo su di lui, uno sguardo che diceva a chiare lettere sapevo che l’avresti fatto, Hao sentì per la prima volta autentico odio verso il gemello. Perché era sempre così infantile, convinto che in lui ci fosse ancora qualcosa da salvare. Perché era sempre così fiducioso, perfino in un onmyogi che per mille anni aveva provato a distruggere gli uomini.

Cosa ti fa credere che tornerai con loro?, questo avrebbe voluto chiedergli Hao. Quanto gli sarebbe piaciuto dirgli quelle parole, distruggere le sue speranze e vedere finalmente il suo gemello perdere la compostezza che lo caratterizzava…

Vedere suo fratello morire nell’anima. Guardarlo negli occhi, e vederlo soccombere.

Un solo colpo al cuore.

Però non parlò. Non aveva alcuna voglia di parlare di nuovo con il fratello, né tantomeno tenerlo lì con sé. Ne aveva abbastanza dei suoi discendenti per molti secoli a venire, grazie tante.

Finalmente, il corpo di Anna Kyouyama cominciò a perdere consistenza, e assieme a lei i Quattro Elementi. Ora sarebbe toccato a Yoh, di sicuro. Mai che quel moccioso andasse da qualche parte senza i suoi preziosi amici…

Ma qualcosa non andava secondo i piani: Yoh non stava sparendo, era ancora perfettamente visibile e consistente…. Già, anche lui aveva il potere del Grande Spirito, dato che era ancora lì.

Cosa stava succ…?

-“ Fratellino?”-

Hao sentì il sangue ghiacciarsi nelle vene: un modo di dire, dato che ormai era solo essenza e non più corpo, ma nonostante ciò si sentì esattamente come se avesse udito l’ultimo rantolo di un nemico che credeva morto.

I Pache gravitavano intorno a lui, ciascuno immerso nella fusione mistica col Grande Spirito: solo Hao era ancora cosciente, perché Shaman King e quindi Grande Spirito lui stesso.

Nessuno li stava a sentire, tranne l’etere.

Hao Asakura fissò Yoh Asakura, imponendosi di parlare solo con lo sguardo ed esortalo ad andarsene da lì prima che ci ripensasse.

Il gemello ignorò totalmente il suo messaggio: lo fissò con un’espressione strana, pensierosa, che lo faceva apparire molto più simile a lui di quanto mai fosse stato. Simile nell’essenza, non nell’aspetto. E disse l’ultima cosa che Hao si sarebbe aspettato.

-“ Non ti sentirai solo restando qui?”-

L’unica cosa che lo Shamn King poté fare, allora, fu di chiudere gli occhi per un istante e sorridere.

Prevedibile. Una frase assolutamente da Yoh. Avrebbe dovuto aspettarselo: d’altronde, cosa avrebbe potuto dirgli una persona che aveva cercato di salvarlo nonostante avesse ucciso lui e chiunque gli fosse vicino?

-“ Mph.”- Hao non riuscì a trattenere quel piccolo scoppio di ilarità: con lui ci sarebbero stati i Pache, quindi isolato non sarebbe rimasto di certo… ma esattamente come il suo gemello, anche Hao era bravo a decifrare i messaggi nascosti.

Perché non torni indietro con noi?

Perché non ricominciare da zero?

Hao riaprì gli occhi dopo un secondo, fissando Yoh con un ghigno dipinto sulle labbra, e con gli occhi straordinariamente tranquilli. Sereni.

Grazie per la domanda, sciocco fratellino, sembravano dire quegli occhi.

Erano parole che non avrebbero mai raggiunto la bocca del Re degli Sciamani, il quale si limitò ad assumere un atteggiamento di sufficienza.

-“ Sono il fottuto Shaman King. Non essere impertinente, Yoh.”-

Il ragazzo sorrise, un sorriso insieme triste e rassegnato, e disse le ultime parole che Hao percepì dalla sua anima, che finalmente stava svanendo per ultima.

-“ Okay. Come vuoi tu, fratellino…”-

No, pensò infine Hao mentre i suoi occhi si specchiavano in quelli identici del fratello, che in quel momento rilucevano come specchi. E’ come vuoi tu, Yoh. Sono in tanti a meritare il castigo… ma c’è ancora un po’ di tempo. Tutto si risolverà alla fine, e anche se non dovesse… vada come vada.

Di nuovo Hao non parlò. Yoh svanì, lasciando dietro di se solo il luccichio di occhi umidi.

 

 

 



E mentre il grano ti stava a sentire
dentro alle mani stringevi un fucile
dentro alla bocca stringevi parole
troppo gelate per sciogliersi al sole

 

 

 

 

 

 

 

Momento quattro – Buonanotte.

 

 

 

 

 

Dormi sepolto in un campo di grano
non è la rosa non è il tulipano
che ti fan veglia dall'ombra dei fossi
ma sono mille papaveri rossi.

 

 

 

Dopo essere stati costretti da Anna a leggere passo dopo passo il Programma Ufficiale dello Shaman Fight che si era svolto nel 2000 a Tokyo -e non essere riusciti neanche a giungere a metà della lettura- tutti avevano cercato di andare a letto, stremati dal saké e dall’ordine/minaccia di Anna di ascoltare con attenzione la sua lettura, nonostante tutti fossero euforici di essersi ritrovati dopo sei anni ed aver ecceduto col liquore.

Erano riusciti a convincerla solo con la promessa di alzarsi il mattino dopo e ricominciare a leggere, di buona lena, il resto del libro. Tutti si erano sistemati in una delle stanze di casa Asakura, e purtroppo c’era stato bisogno di occupare perfino il letto di Hana dato che erano troppi e le cameriere Hanagumi non erano riuscite a sistemare i futon per tutti.

La cosa ideale sarebbe stata che Hana dormisse con Yoh ed Anna [Yoh era stato lontano per sei anni e pensava che la conclusione di quella giornata perfetta sarebbe stata vedere sua moglie e suo figlio dormire.], ma le speranze dell’Asakura erano state troncate sul nascere da Anna e da Hana, che l’avevano fissato come se si fosse trasformato in un uovo parlante non appena aveva provato a fare la proposta.

Alla fine, Yoh e sua moglie avevano avuto una stanza tutta per loro, mentre Hana si era sistemato con “Mamma Tamao” e Manta aveva occupato il letto del bambino. Quando finalmente tutti si erano addormentati -perfino Anna!- Yoh era riuscito a sgattaiolare in cucina, affamato come un lupo.

Il suo corpo non voleva davvero saperne di adattarsi in tempi brevi alla differenza di fuso orario rispetto a Los Angeles, e solo un’enorme forza di volontà era riuscito a non addormentarsi nel bel mezzo dei festeggiamenti, dato che secondo il suo corpo era ora di dormire. Però per la fame non poteva farci nulla, non poteva impedire al suo stomaco di protestare, e fino a quel momento aveva tentato di soffocare i lamenti del suo stomaco in agonia dormendo prono, con un cuscino sotto la pancia. Dato però che la situazione si era fatta insostenibile –il suo stomaco aveva gracidato talmente forte che Anna si era mossa nel sonno-, Yoh aveva deciso di scendere un cucina e fare uno spuntino, per poi tornare in camera e fare un bellissimo sonno di almeno dieci ore [sempre che Anna glielo permettesse].

Entrò nella cucina,trovando a fargli compagnia solo la luce della luna, e subito di affacciò nel frigo cercando qualcosa di commestibile.

Oh, gioia di tutti i poveri uomini bistrattati ed affamati! Era avanzata un po’ di salsiccia fredda e una coppetta di insalata mista!

Yoh si sarebbe messo a piangere per la gratitudine: ora, ci voleva solo un poco di pane, e…

-“ Deve essere avanzato del pane integrale.”-

Ecco, appunto.

-“ Grazie, Dio. Grazie.”- replicò allora Yoh riconoscente, mentre frugava nel portapane e tirava fuori un mezzo filone ancora croccante.

-“ Di niente.”-

Fu allora che l’uomo si fermò, con il pane a mezz’aria e il piatto con la salsiccia nell’altra. Qualcuno gli aveva appena parlato.

Il primo pensiero di Yoh fu Anna si è svegliata. Ma non poteva essere lei, era una reazione troppo blanda rispetto ai suoi standard; gli avrebbe già infilato in gola tutto il filone per averla svegliata. Non poteva essere neanche Amidamaru o uno degli spiriti, o gli avrebbe fluttuato intorno ed avvertito della sua presenza.

Yoh si girò lentamente, trovandosi di fronte l’ultima persona alla quale avrebbe mai pensato.

La finestra era semi occupata da un corpo perfettamente solido, circondato da un kimono rosso e incorniciato da una cascata di capelli simili ai suoi. Identici, a dire la verità.

Il suo sguardo gli venne restituito da un paio di occhi sornioni, che sembravano dire oh, finalmente hai connesso il cervello.

Yoh fissò ancora per qualche istante la figura davanti alla finestra, poi sorrise e afferrò un coltello per tagliare il pane.

-“ Ciao, Hao.”- disse prima di sedersi al tavolo.

Il gemello incrociò le braccia al petto, osservandolo con attenzione –“ Non sembri sorpreso di vedermi qui.”-

Yoh si strinse nelle spalle, addentando il panino –“ Sapevo che prima o poi saresti venuto…”-

Si accorse che Hao sollevò un sopracciglio, ed aggiunse –“ In verità ti aspettavo.”-

-“ Mi aspettavi.”- replicò lo Shaman King intono blando, mentre osservava l’uomo alle prese con lo spuntino notturno.

-“ Già, fratellino.”-

-“ Mi sembrava di avertelo già detto.”- mormorò Hao, corrugando le sopracciglia al nomignolo del fratello –“ Sono il tuo re e un Dio, dovresti portarmi rispetto.”-

Yoh gli lanciò un’occhiata sorpresa, poi ridacchiò –“ Rimani sempre mio fratello.”-

Hao lo ignorò bellamente, osservandolo con aria leggermente critica –“ Da quando porti i capelli lunghi?”-

-“ Oh… non c’erano molti parrucchieri nel Pacifico… e poi non trovi che i capelli lunghi mi stiano ben…?”-

-“ No.”-

Yoh si infilò in bocca l’ultimo morso di pane, riflettendo per qualche secondo. –“ Anche Anna ha detto la stessa cosa, sai?”-

-“ So.”- disse Hao con un lieve sorriso sornione.

-“ Tu sai tutto, vero?”-

-“ Perché sono un Dio.”- replicò allora il Re, e a quella risposta Yoh si trattene a stento dall’alzare gli occhi al cielo.

-“ Non sei cambiato…”-

-“ Tu sì.”- rispose Hao, osservandolo bene. –“ Eppure non mi somigli affatto. O, meglio, non somigli per nulla all’onmyoji che sono stato mille anni fa.”-

-“ Neanche Yohken ti assomigliava.”-

Il gemello fece un gesto di lasciar correre. Yoh allora lo guardò, spostando gli occhi placidi sulla figura di Hao.

Non era cambiato per nulla in quei sette anni trascorsi dalla fine del torneo degli Sciamani, e non si riferiva solo all’aspetto: era rimasto lo stesso ragazzo che gli si era presentato davanti intimandogli di diventare forte per poterlo servire al meglio, perché lui era il Re del Futuro. E ora che Re lo era per davvero, il suo comportamento non era cambiato di una virgola.

Sempre solo, sempre fissato con il suo titolo vero o presunto, sempre convinto di sapere tutto di chiunque.

-“ Mph.”-

Per un attimo, Yoh temette che Hao avesse riacquisito l’abilità di leggere nel pensiero. In fondo, deve essere così solo nel Grande Spirito…

-“ No, Yoh. Non leggo nel pensiero.”- disse allora il Re degli Sciamani anche se le sue parole, più che convincerlo, fecero aumentare la preoccupazione di Yoh. –“ Ma sono ancora bravo nell’interpretare le espressioni altrui.”-

-“ Dall’interpretare al leggere il passo è breve.”- sussurrò Yoh, sentendo per un attimo la stessa compassione che l’aveva spinto, sette anni prima, al punto di quasi-proporre ad Hao di rimanere con lui nel Grande Spirito.

-“ Storia vecchia.”- ribatté Hao apparentemente annoiato, anche se nei suoi occhi si stava facendo strada uno sguardo freddo che raramente Yoh gli aveva visto, e mai rivolto a lui. –“ Non so per quale motivo tu sia convinto che io abbia bisogno di compagnia…”- pronunciò mellifluo il Re degli Sciamani –“ Ma anche se ne dovessi mai avere bisogno, non sceglierei te.”-

-“ Ma… fratell…”-

-“ Non chiamarmi così.”- stavolta il tono di Hao fu abbastanza secco, così simile a quello di Anna quando l’aveva conosciuta, che Yoh non seppe come ribattere.

-“ Credi che abbia dimenticato quello che hai fatto? Mi hai decapitato, fratellino. Io ti ho aspettato davanti al trono e come ringraziamento hai rovinato il mio corpo.”-

-“ Tu avevi ucciso tutti i miei amici.”- mormorò allora Yoh, e inspiegabilmente quelle parole fecero nascere un sorriso sul volto di Hao.

-“ Storia vecchia. Te lo dissi allora, vero? Io avevo trasferito tutti i tuoi cari al sicuro, nel Grande Spirito.”- ribatté il Re degli Sciamani –“ E lo stesso avevo fatto con te.”- il sorriso si spense, mentre sul volto di Hao appariva un’espressione di fredda consapevolezza che non sorprese affatto Yoh.

-“ Ti avevo dato una possibilità, e tu non l’hai voluta sfruttare.”-

-“ La vera possibilità è stata quando ci hai riportato tutti in vita. Ma non per noi, Hao. Un’altra possibilità per la tua anima.”- disse Yoh con calma, poi fissò il fratello dritto negli occhi, addolcendo lo sguardo –“ Per te.”-

L’aria nella stanza si era fatta estremamente pesante. Sembrava quasi di essere tornati  al Torneo, quando Yoh aveva scelto di salvare Hao e non di combatterlo, e quando Hao aveva scelto di combattere Yoh e non di collaborare.

Il caro vecchio Ti salverò perché sei uno sciamano, faccia a faccia con Ti salverò perché sei una persona. Mio fratello.

La situazione avrebbe potuto degenerare, e il vero scontro tra i due gemelli, che non aveva mai avuto davvero luogo nel torneo, avrebbe potuto svolgersi lì, in quella cucina di una casa abitata solo da sciamani… e ne erano coscienti entrambi, ma non per questo disposti a tirarsi indietro.

-“ Papà?”-

Entrambe le teste si voltarono verso la porta della cucina, mentre la tensione nella sala si svuotava come un palloncino bucato.

-“ Hana.”- mormorò Yoh e, al silenzio di Hao, gli sorrise –“ Aspetta in secondo, non andare. Non vuoi vedere tuo nipote?”-

-“ Non stavo andando da nessuna parte.”- disse allora il Re altrettanto calmo e sorridente, mentre il piccolo Asakura entrava nella stanza. I suoi occhi gonfi di sonno, identici a quelli di Yoh e dello zio, si spostarono dalla figura del padre a quella di Hao, nuovamente appoggiato alla finestra. Fissò lo sconosciuto con un cipiglio simile a quello di Anna, poi esclamò –“ E tu chi diavolo saresti?”-

-“ Noto che ha il carattere della madre.”- disse il Re, osservando il nipote con uno sguardo simile a quello di un archeologo davanti ad un fossile appena recuperato.

Purtroppo…pensò Yoh, ma non pronunciò il suo pensiero ad alta voce, anche se Hao dovette intuirlo dalla sua faccia. Invece disse –“ Hana, lui è tuo zio Hao. Mio fratello.”-

Hana fissò con diffidenza l’onmyoji di mille anni prima, spostando poi lo sguardo verso il padre.

-“ Non vi somigliate.”-

Yoh si strinse nelle spalle, mentre Hao emise un verso di sdegno divertito –“ Certo che no. Non posso crescere come tuo padre, perché io sono…”- Yoh gli lanciò un’occhiata, e Hao gliela restituì senza interrompersi –“ Il Re degli Sciamani.”-

Hana rimase per un attimo in silenzio, fissando Hao estremamente scettico. Poi si strofinò gli occhi e sbadigliò –“ Tu sembri al massimo una principessa.”- borbottò senza un briciolo di tatto [Tale madre tale figlio, pensarono i due fratelli.], poi borbottò qualcosa a proposito della peperonata e uscì dalla stanza.

Ci fu un attimo di silenzio, mentre i due sciamani ascoltavano i passi del bambino lungo il corridoio fino al bagno, e poi dal bagno alla camera che per quella notte divideva con Tamao.

-“ Principessa?”- mormorò Hao. Yoh si affrettò a rispondere.

-“ Oh, è stato sicuramente Manta… sai, prima si venire nel continente di Mu…”- si interruppe, ma Hao gli intimò di proseguire con lo sguardo. Yoh allora riprese a parlare,in tono di voce sempre più basso ed imbarazzato –“ Oh, sai… la stanchezza del viaggio, degli eventi vissuti, e poi Manta è…”-

-“ Yoh.”- lo riprese il Re –“ Vieni al punto.”-

-“ Manta quella notte… ha-ha sognato che tu eri una… ehm, principessa prigioniera e noi i…ehm, principi c-che dovevamo liberarti…”- finì, grattandosi la nuca con fare imbarazzato.

Hao rimase assolutamente senza parole, mentre Yoh dava il colpo di grazia –“ L’ha raccontato a tutti, anche ad Hana… e-ehm… forse mio figlio credeva di star sognando come era s-successo a Manta… in fondo la peperonata è indigesta per i bambini…”- disse con una voce piccolissima –“ …no?”-

Hao produsse una specie di verso di sdegno, mentre si voltava verso la finestra e guardava la notte e le stelle al di fuori di quella casa.

-“ Mhp, Manta non è che un uomo. Cosa dovrei aspettarmi da lui?”- chiese il Re retorico.

-“ Hao…”- disse Yoh dolcemente, avvicinandosi di un passo al fratello. Le successive parole di Hao lo sorpresero molto, nonostante il Re fosse ancora volto verso la finestra e quindi Yoh non ne potesse vedere il viso.

-“ Yoh, te lo dissi sette anni fa. Io non ho cambiato idea neanche adesso. Voglio ancora sterminare tutta l’umanità.”-

L’uomo si bloccò, cercando di trovare qualche parola per ribattere. Hao continuò –“ Quando ci siamo ritrovati nel Grande Spirito, i tuoi compagni dissero una cosa. Dissero che erano venuti lì per trovare un Re migliore.”- si voltò verso il gemello, fissandolo con i suoi occhi straordinariamente identici e dissimili al tempo stesso. –“ Forse ora ho capito a cosa facessero riferimento. Loro volevano un Re in grado di perdonare.”-

Hao mosse un paio di passi verso Yoh, trovandosi proprio di fronte all’uomo. Nella casa c’era un silenzio di tomba, ma Yoh non avvertiva alcuna tensione nell’aria. Anzi, era come se Hao avesse realizzato solo allora una verità che sempre gli era sfuggita, e la sua improvvisa realizzazione avesse anche dissipato le tenebre del suo animo.

-“ Questo forse vuol dire che tu saresti stato un Re migliore di me.”- proseguì lo sciamano dopo qualche secondo di silenzio. Yoh fece un sorriso leggero, scuotendo mestamente il capo.

-“ Se ne sei proprio convinto…”-

Hao sorrise, arretrando verso la finestra –“ Non essere sciocco, Yoh.”- il suo corpo cominciò a diventare trasparente, mentre apriva le braccia e una leggera brezza penetrava nella stanza, rubando a poco a poco l’essenza del corpo di Hao.

Yoh fissò il gemello svanire poco a poco, una scena molto simile a quella di sette anni prima nel Grande Spirito, solo che quella volta svanire era toccato a lui.

Yoh chiuse gli occhi per impedire alle lacrime di uscire dai suoi occhi, mentre nella sua testa rimbombavano le ultime parole di Hao.

-“ Sono tanti a meritare il castigo, Yoh. Ma abbiamo ancora un po’ di tempo… e non devi rimangiarti le tue parole. Tutto si aggiusterà alla fine…”-

-“… perché è questo che io ti ho promesso.”- finì Yoh. Aprì gli occhi, ancora lucidi, ma illuminati da una certezza che, alla fine, era riuscita a condizionare anche il potente Re degli Sciamani.

-“ Non preoccuparti, fratellino. Dormi sonni tranquilli. Vedrai che gli uomini non ti deluderanno.”-

Allora, arrivo anche per Yoh il momento di andare a dormire.

-“ Buonanotte, Hao.”- sussurrò mentre saliva le scale. E allora gli parve di sentire, mentre appoggiava la testa al cucino di fianco a sua moglie, una voce dalle profondità dell’etere.

Un saluto che, dopo sette anni, era finalmente giunto a chi era stato destinato tempo prima.

-“ Buonanotte a te, fratellino.”-

 

 

Dormi sepolto in un campo di grano
non è la rosa non è il tulipano
che ti fan veglia dall'ombra dei fossi
ma sono mille papaveri rossi.

 

 

 

 

E tuttavia sono in tanti a meritare il castigo... ma, forse, abbiamo ancora un po’ di tempo.

 



Fine.

 

 

 

Note autrice.

 

Dunque, cosa dire?

Questa è la  mia primissima fiction su Shaman King, ma era un’idea che covavo da un po’ di tempo. Questo perché la fine del manga, quella vera del duemilaotto, mi ha davvero colpita tantissimo.

Bella. Bellissima.

 

Il primo momento è ambientato dopo il volume 26, precisamente poco dopo il capitolo 236. Una frase è ripresa proprio da quel capitolo, ed è questa: -“ Brucia fino al suo animo… Tanto, non c’è più un posto in cui possa tornare…”-.

Il secondo momento è ambientato dopo il volume 32 dell’edizione vecchia, dopo il capitolo 284.

Il terzo momento è ambientato dopo il capitolo 300 dell’edizione Shaman King KangZengBang.

Il quarto momento, è ambientato dopo il filler Snake’s legs, contenuto nel Character Book.

 

Cosa posso dire, in realtà? Che questa fiction la considero davvero riuscita, non saprei proprio come altro definirla. Sono per la prima volta riuscita a scrivere quello che avevo in mente e renderlo così come lo volevo. Non sono sicura sull’Ic, anche se ho controllato veramente bene ogni singolo dialogo e pensiero, ma secondo il mio giudizio spassionato ci sono abbastanza vicina.

Molte frasi sono simili a quelle del manga, anche se ho modificato qualche cosina.

Le strofe che trovi prima di ogni paragrafo fanno parte della Guerra di Piero di Fabrizio de Andrè, e io trovo che le parole di adattino bene a ciò che io volevo comunicare: Hao e Yoh non sono il primo cattivo e il secondo buono. Sono due personaggi pieni di sfaccettature, che non si possono classificare come buoni o cattivi. Ho cercato di far capire questo. Nonostante le divergenze di opinione, sono e rimangono fratelli, con le caratteristiche che li contraddistinguono.

L’ultima parte mi piace davvero molto, non so spiegarmi il perché. Forse, perché speravo un ultimo confronto tra i due prima di sbucare direttamente nell’Hana Epoch e nell’incontro di Hao col nipote… che io ho immaginato si svolgesse anche qualche anno prima.

Yoh ed Anna erano a Los Angeles per un semplice motivo; in molti siti si dice che Anna fosse andata in quella città per istruire personalmente Anna Terza, e io ho dato per buona questa versione dei fatti. E poi NON potevo ignorare l’Hao principessa xD

Non so se ho centrato il senso della citazione, ma questo mi è vento in mente leggendola e questo è rimasto^^ Magari, può essere una diversa interpretazione delle parole di Rorschach…

[Si nota che mi sto arrampicando sugli specchi? xD]

Spero che sia stata una piacevole lettura per tutti^^



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Bellissimi, vero?

Grazie di nuovo per essere arrivati fin qui!

  
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