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Autore: Macchia argentata    07/02/2011    13 recensioni
I nostri destini sono intrecciati da un filo d’argento. Possono separarci, ma mai dividerci.
E questo, nessuno potrà mai portarmelo via.
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Axel von Fersen, Marie Antoinette
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Ombre dorate Le nostre anime si toccano in ogni punto…Il destino può davvero separarci, ma mai dividerci.
(Rousseau, la Nouvelle Héloïse) (1)



Ombre dorate, le vedo giocare con l’alba imminente, mentre l’aria fresca della notte ancora accarezza la mia pelle vestita solo dalla leggera ed impalpabile veste da camera.

Affacciata alla finestra lascio che il mio sguardo vaghi per i dolci prati coperti di fiori, fino ad accarezzare gli armoniosi contorni del piccolo tempio bianco. Il tempio dell’amore. Volevo che fosse proprio là, davanti alla finestra della mia camera, affinché non potessi più scordare quel sentimento ora tanto caro al mio cuore come mai nulla lo era stato.
Sorrido dei miei stessi pensieri. So di essere in errore, perché pur non avendo sotto agli occhi quel piccolo luogo a me sacro, come potrei scordarmi di ciò che sento?
I miei occhi abbandonano le delicate colonne in marmo per tornare nella penombra della stanza, sporcata dalla lieve sfumatura rosa che piano piano sta tingendo il cielo, e si posano sulla figura che riposa tra le lenzuola disfatte del mio letto.
La sua schiena bianca. I capelli sciolti e arruffati. Una mano allungata mollemente verso il pavimento. Le lunghe ciglia scure che tremano impercettibilmente ad ogni lieve respiro.
Registro tutti questi preziosi particolari perché so che saranno miei compagni diletti nel corso della giornata, quando lui sarà lontano e a me non resterà che il suo profumo addosso per ricordarlo.
Una lacrima involontaria scende lentamente sulla mia guancia.
Non ero preparata a questo, Dio, tu lo sai…
Non ero preparata a nulla di quello che ho affrontato nel corso della mia, nonostante tutto, breve vita.
Una vita passata ad ubbidire.
Nient’altro che una pedina sulla scacchiera delle alleanze. Un raffinato giocattolo politico, di cui sembra si siano già stufati in molti.
Ma non mi importa.
Dovrei vergognarmi di questi pensieri…Ma qui, nella solitudine del mio piccolo rifugio, posso permettermeli. Non prenderanno mai  forma di oltraggiose parole.
Avanzo di qualche passo. La veste fruscia leggera attorno alle mie gambe.
Non voglio svegliarlo.
Cauta, mi inginocchio sui talloni al suo fianco, sentendo il legno del pavimento scricchiolare leggermente sotto le piante dei miei piedi nudi.
Mi soffermo sul suo viso, su quelle labbra piene e perfette che sembrano appartenere ad uno degli dei che adornano i soffitti delle sale del Re.
Allungo una mano a sfiorargli una guancia e un sorriso si dipinge sul mio volto.
Se potessi scegliere di vivere per sempre un solo istante della mia vita, vorrei che fosse questo.
“Mio dolce amico…” gli sussurro, avvicinando il viso al suo e posandogli un delicato bacio sulla guancia “Quando il sole sorgerà, vorrei che mi portaste con voi. Portatemi via, Axel, perché il tempo senza voi sembra non scorrere mai. Trattengo il fiato, quando non ci siete, e riprendo a respirare solo quando tornate nella mia vita…”
Quasi come una risposta alle mie preghiere, le sue palpebre tremano leggere, per poi aprirsi sui suoi profondi occhi scuri. (2)
“Siete sveglia…” mormora, con voce impastata. Allunga una mano, posandomela sulla guancia e sento la forza del suo palmo sulla mia pelle, mentre con il pollice vi traccia dei cerchi ripetuti.
“Tornate a letto, sento freddo senza di voi…” sussurra. Poi, prima di darmi modo di sollevarmi, mi attira a sé, baciandomi quasi fosse un improvviso, urgente bisogno.
Quando mi stendo nuovamente al suo fianco mi prende fra le braccia, posando il mento sulla mia fronte.
“Vi amo…” Mi sussurra, giocherellando con una ciocca dei miei capelli sciolti sul suo petto.
“Prima di voi c’erano solo stanze chiuse, di cui avevo perso la chiave…” Mormoro in risposta alle sue parole. “Ma quando siete con me, le finestre sono spalancate, le tende ondeggiano leggere e il sole illumina ogni cosa.” Poso il mento sul suo petto, guardandolo negli occhi. “Portatemi con voi…”
Axel mi sorride, ma vedo che il suo sorriso è velato da un’ombra.
“Credete che non sia ciò che desidero ogni volta che lascio questo palazzo? Se fosse in mio potere vi condurrei lontano, vi porterei nei luoghi che amo…”
Posa una mano sulla mia guancia.
“Vi  porterei a vedere l’oceano. Sapere che ha il colore dei vostri occhi?”
“Avete viaggiato così tanto…” sussurro distogliendo lo sguardo, perché non ho mai visto il mare, mentre disegno con l’indice dei piccoli cerchi sul suo torace nudo.
Axel mi posa le nocche dell’indice e del medio sotto al mento, invitandomi a levare nuovamente il viso verso di lui.
“Si, è vero…ma in nessun luogo posso dire di essermi sentito sereno come quando sono con voi. Siete voi il mio viaggio più emozionante, Toinette.”
Mi allungo sul suo petto fino a raggiungere le sue labbra, e lo sento accarezzarmi i capelli, la schiena, i fianchi…
Si muove lentamente dentro di me. Ogni gemito è un sussurro mentre mi accarezza il volto e i capelli con la punta delle dita. La premura e la necessità delle prime volte sembra svanita, portata via dal bisogno che abbiamo entrambi di stare insieme un’ultima volta, dolcemente, cullandoci.

Contro ad ogni ragionevole precauzione lo accompagno all’ingresso. Il sole non è che una striscia purpurea all’orizzonte e il canto degli uccelli un lontano sottofondo.
Lascio scorrere le dita sulla sua divisa, su ogni bottone dorato.
Ha legato i capelli con un fiocco blu, e il tricorno calato sugli occhi rende la sua espressione ancora più seria e mesta. (3)
E’ un’immagine ben distante da quella dell’uomo arruffato che fino a qualche ora prima dormiva nudo e sereno nel mio letto, ma suppongo che anch’io, in questo momento, devo avere un aspetto diverso da quello della regina imbellettata e imparruccata che sono abituati a vedere a Versailles.
Non sono che una donna innamorata, in veste da camera, capelli sciolti sulle spalle e piedi nudi, che cerca di trattenere le lacrime mentre il suo amante le dice addio prima di svanire nel riverbero dell’aurora.
Amante, di certo a Versailles userebbero questa parola, sono una donna sposata, dopotutto.
Una donna sposata che nutre un affetto sincero per il proprio marito.
Ma l’amore…l’amore è un’altra cosa, e se si dovesse considerare il matrimonio in base a questo, allora sono molto più sposata con Axel di quanto non lo sia con Luigi, e non mi vergogno a dirlo.
Non ci si dovrebbe vergognare quando si ama come io amo lui.
“I miei pensieri saranno con voi…” gli sussurro, sistemandogli appena il colletto dell’uniforme. “Ovunque voi siate.” Aggiungo, mentre il suo cavallo sbuffa e fa ruotare la coda alle sue spalle.
Axel mi sistema una ciocca dietro all’orecchio, poi mi solleva il mento con l’indice.
“Non ci sarà un momento in cui non desidererò avervi al mio fianco. Vi scriverò ogni volta che mi sarà possibile…” poi, improvvisamente, mi stringe a sé.
“Siete la mia vita…” Mormora tra i miei capelli.
“Tornate da me, Axel, tornate…” gli sussurro in risposta.

Lo vedo allontanarsi a cavallo lungo il viale di betulle. Ormai poco più che una macchia sfocata in lontananza.
Un’ombra dorata.

E’ vero, non ho mai viaggiato.
Ma sono stata ovunque, stando con lui.
I nostri destini sono intrecciati da un filo d’argento. Possono separarci, ma mai dividerci.
E questo, nessuno potrà mai portarmelo via.


(1) L’ultimo messaggio che Maria Antonietta, prigioniera alla Torre del Tempio, fece pervenire a Fersen. A recapitarlo fu proprio il conte de Jarjayes, il quale tuttavia riuscì a portare a termine la missione solo alcuni mesi dopo la morte della sovrana.

(2) Ho voluto tenere come riferimento il vero aspetto del conte Fersen, che contrariamente al personaggio dell’anime aveva occhi e capelli scuri.
(3) Altra caratteristica di Fersen, che veniva sempre descritto con un’aria seria e malinconica.



Nota dell’autore
So che molti, su questo sito, sopportano poco il conte dall’anima nordica, perciò non mi aspetto che questo breve scritto piaccia a tutti. Io (nonostante nell’altra mia fic ‘La villeggiatura’ lo abbia un 'pochino' tartassatoXD) ho una grande stima di questo personaggio, era un uomo di grande intelligenza e fascino, parlava correntemente cinque lingue, aveva molto viaggiato e combattuto, avendo intrapreso la carriera militare. Pare fosse pieno di donne, ma ne ha amata veramente solo una, e le sue splendide lettere sono ancora qua a dimostrarlo. Per lei fu amico, confidente, sostegno nelle più difficili prove. Che fossero amanti di fatto non ci è dato sapere: il conte era famoso per l’assoluta discrezione. Ma fece di tutto per salvarla dall’orribile fine che il destino aveva in serbo per lei: spese cifre enormi, mise a rischio la propria vita in più di un’occasione e si macchiò pubblicamente dell’onta di traditore, tanto che, finita la rivoluzione, non riebbe mai indietro il suo denaro. Dopo la morte della Regina qualcosa si spense per sempre in lui, come dichiarano le testimonianze, e non si riprese mai più, fino alla sua tragica ed assurda morte.
Insomma, fu l’Andrè di Maria Antonietta^^
Sicuramente l’amò oltre ogni ragionevole limite, ed un uomo del genere non può che avere la mia ammirazione.
Che poi nell’anime l’abbiano reso uno svampito di prima categoria, beh…questo è un altro discorso!XD
Questa fan fiction è nata mentre visitavo il Petit Trianon, anche se ci ho messo un po’ ad elaborarla, lì era molto più facile immaginarsi Maria Antonietta che all'alba accompagnava Fersen lungo i corridoi, la mano dell’uno in quella dell’altra, mentre entrambi si preparavano a dirsi addio per l’ennesima volta…Solo che, appena messo un piede fuori, la magia del posto svanisce di colpo. Non è difficile immaginare perchè la Regina amasse quel luogo a tal punto...
Ad ogni modo, spero che chi leggerà questo breve pezzo voglia lasciarmi le sue opinioni, positive o negative, che sono sempre apprezzatissime^^
  
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