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Autore: raffa_94    07/02/2011    2 recensioni
Jun Matsumoto si svegliò di soprassalto con la fronte madida di sudore; gli sfuggì un lamento, scuotendo il capo con forza quasi a cercare di dimenticare. Era assolutamente impossibile poter credere ad una cosa del genere, impossibile. “È stato soltanto un incubo” si disse, alzandosi e dirigendosi verso il bagno.
Scritta per puro divertimento. Con questo scritto non ho alcuna intenzione di offendere nessuno.
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jun Matsumoto, Sho Sakurai
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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TITOLO: What the..? Did I have a nightmare?
GRUPPO: Arashi
PERSONAGGI: Jun Matsumoto, Sho Sakurai.
COPPIE: Jun Matsumoto/Sho Sakurai
RATING: R
GENERE: Comico. Ironico.
AVVERTIMENTI: One-shot. Slash (?). Parodia. OOC voluto.
NOTE: Scritta per puro divertimento. Con questo scritto non ho alcuna intenzione di offendere nessuno.
RINGRAZIAMENTI: Ily e Silvia  perché… perché sì. Scusatemi se delle volte sclero e non vi rispondo propriamente bene: sono una dannata ragazzina impulsiva e testarda uccisa dalla scuola D:
DISCLAIMER: Non sono miei: appartengono soltanto a se stessi. Tutto quello che è scritto è pura finzione per cui non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere e dell’orientamento sessuale di queste persone, né offenderle in alcun modo.

Matsumoto Jun si morse un labbro, mentre controllava che ogni pietanza messa sul tavolo fosse nella posizione giusta: aggiustò la ciotola con il riso mille volte, prima di corrucciarsi e decidere che stava meglio dove l’aveva posizionata prima.
Si slacciò il grembiule da cucina rosa a fantasia floreale e si diresse a passo cadenzato – anzi… sculettando e saltellando- verso la camera da letto: non si prese neanche la briga di bussare e, con regale e femminea eleganza, aprì la porta facendo un rumore assordante.
Sho Sakurai, che stava dormendo spaparanzato e completamente nudo sul letto - e le varie macchie sulle lenzuola stavano a dimostrare che sì, qualcosa la notte precedente l'aveva combinata e non si divertiva semplicemente a dormire nudo e scoperto in pieno inverno-, spalancò gli occhi a causa di quel melodioso rumore.
“Alza il culo da quel letto e vieni a fare colazione… amore!” affermò con tono dolce MatsuJun, sbattendo le palpebre e lasciando che le lunghe e curvate ciglia colpissero più e più volte le sue meravigliose gote.
Sakurai-san si portò una mano al petto, cercando di capire se gli fosse venuto o meno un infarto a causa di quel brusco risveglio. “Tesoro” disse, alzandosi dal letto e mostrandosi in tutta la sua gloria – lo chiamavano Mister Corpo Perfetto per un motivo, no?. “Non credi che prima dovrei fare una doccia?" disse indicandosi.
Matsumoto arrossì, osservando quello che Sho stava indicando e si coprì il viso, lasciandosi scappare una risatina imbarazzata. “Potremmo farla insieme~” propose con tono ammiccante, scuotendo più volte il capo come a voler dimenticare le parole appena dette. “Sono così indecente” ammise con tono timido.
Sho-kun scosse il capo avvicinandosi e abbracciandolo, lasciandosi scappare un sorriso malizioso quando entrambe le sue mani si posarono sulle natiche del più piccolo, stringendo forte. “Stavo per proportelo io” disse, afferrando con i denti il labbro inferiore dell’altro e succhiandolo dolcemente.
Jun si lasciò scappare un gemito, tremando quando l’altro gli ficcò la lingua in bocca, baciandolo il modo così romantico che chiunque avrebbe pensato, vedendoli, che in poco meno di un secondo avrebbero cominciato a scopare come conigli.
“Sho” la sua voce era insicura nel pronunciare il nome del suo eterno amore ed i suoi occhi luccicavano di emozione “levati cazzo, prima che muoia soffocato!” – che tradotto dalla lingua regale a quella mortale stava a dire “scostati ti prego oppure soffocherò” – disse, poggiando i palmi aperti sui pettorali dell’altro e spingendolo con elegante rudezza lontano da sé.

Sho lo lasciò fare a mal voglia, stringendo comunque un braccio alla vita sottile dell’altro, perdendosi a contemplare il proprio amante: guardò quegli occhi grandi e neri come la pece e quelle labbra rosse che parevano petali di rosa imbronciate in modo buffo, le gote piene e gli zigomi alti, il collo lungo… sentì il cuore battere incessantemente nel petto, con la frequenza di un martello pneumatico durante dei lavori stradali e, con la delicatezza di un naufrago che non mangia da mesi, posò un morso su quel collo diafano.
Mhn… Sho” si lamentò per il piacere il più piccolo, chiudendo gli occhi e godendosi quei piccoli baci, ignorando completamente che fosse circa la terza volta che cambiava umore. “Ahhh” gemette ancora, quando l’altro gli sfiorò con due dita la schiena, mormorandogli parole d’amore contro il collo.
Jun gli si strinse contro, sentendo l’eccitazione dell’altro crescere contro la propria coscia: si morse un labbro, quando venne spinto contro il muro adiacente alla porta.
“Dobbiamo… ahhh.. andare a fare colazione… e… ahhh… la doccia” tentò di dire, ma l’altro lo zittì con un altro di quei baci romantici che gli levavano il fiato – letteralmente. Gli avvolse il collo con le braccia, lasciandosi coinvolgere da quell’idilliaco scambio di saliva e strinse i capelli dell’altro con le mani, così forte che sembrava volerglieli staccare.
Scopami” gli soffiò sulle labbra, non appena il bacio finì, sentendo i pantaloni aderenti diventare ancora più stretti. “Sho… scopami
“Non vedo perché dovrei rifiutarmi…” sorrise acconsentendo l’altro, slacciandogli i pantaloni e lasciandoli cadere a terra. “Piccolo…”

Jun Matsumoto si svegliò di soprassalto con la fronte madida di sudore; gli sfuggì un lamento, scuotendo il capo con forza quasi a cercare di dimenticare. Era assolutamente impossibile poter credere ad una cosa del genere, impossibile.
“È stato soltanto un incubo” si disse, alzandosi e dirigendosi verso il bagno.
Si spogliò ed entrò nella doccia, chiudendo gli occhi e cercando di rilassarsi.
«Potremmo farla insieme~»
Pensando a quelle parole e a quella scena, gli venne la nausea: lui… non era affatto così fottutamente femminile né così sdolcinato con Sho.
«Amore…» «Tesoro…» «Piccolo…» «Scopami…»
Si portò una mano alla bocca mentre con l’altra di manteneva al muro: dannazione, era certo che per tutta la giornata avrebbe avuto conati di vomito continui.

   
 
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