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Autore: thewhitelady    07/02/2011    3 recensioni
Stava lì supino a fissare le stelle, avrebbe tanto voluto essere una di loro, un freddo insensibile ammasso di gas e polveri. Invece no. Le stelle fissavano lui e le tribolazioni umane in generale, a migliaia di anni luce di distanza, non vi partecipavano e quelle poche volte che erano tirate in causa dall’uomo, era solo per essere ammirate. Non conoscevano problemi, angosce, passioni e tempo, forse però non conoscevano davvero nulla del mondo. Maledisse se stesso e quelle stelle che stavano lassù a fissarlo, le maledisse perché erano troppo belle o forse perché troppo lontane. Lontane come d’altronde tutto nella sua vita.
Le persone a volte decidono di cambiare proprio quando invece ci avevano giurato che ci sarebbero state. Storia un po' malinconica sulle note di Champagne Supernova degli Oasis. L'unica domanda è: e se questa persone fossero cambiate proprio per salvarci?
Genere: Fluff, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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How many special people change
How many lives are living strange
Where were you when we were getting high?
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Champagne Supernova _ Oasis_ )

(
Keeran assorto nei suoi pensieri però si stava chiedendo come mai dopo una bottiglia di rosso e una birra scura lui fosse ancora così lucido e vigile. Va bene che era per metà irlandese e che aveva iniziato a bere i primi sorsetti a nove anni però così era troppo!
Avrebbe voluto sprofondare in una sorta di trance in cui a tenerlo per mano e a condurlo sarebbe stato soltanto l’alcol, invece il suo corpo sembrava proprio non ne voler sapere d’assopirsi: più beveva e più restava sveglio. Non era mai stato il tipo da affogare i rimpianti negli alcolici però quella sera sperava tanto di dimenticare, non un errore compiuto ma uno sbaglio che doveva ancora adempiere. Sapeva che era questione di minuti, forse persino di secondi e sarebbe arrivata Lyn a fargli compagnia come tutte le sere, infatti poco dopo la ragazza arrivò e Keeran era ancora in alto mare, non sapeva cosa dire o fare. Così quando cominciò a sentire il passo leggero di lei che calpestava l’erba e che gli si avvicinava da dietro prese subito una decisione: doveva essere diretto, brusco, indifferente e crudele. In altre parole doveva fare lo stronzo, magari pure con una punta di cinismo.
Lyn non fece neppure in tempo a mettersi accanto a lui che Keeran esordì: - Senti, te lo dico chiaro e tondo: vattene -. Lei corrugò la fronte perplessa, non afferrò subito il senso di quelle parole perciò disse – Ok, se vuoi restare da solo non c’è mica bisogno d’esser così scontroso -.
- No non hai capito, intendo che tu devi andartene via da qui, lasciarmi in pace – la voce di Keeran era asettica e metallica, sapeva che piano piano avrebbe raggiunto il suo intento.
Lyn vide le due bottiglie che stavano ai piedi dell’uomo – Sei ubriaco? - la domanda le sorse spontanea anche se sapeva che Keeran non era il tipo, beveva ma non superava mai il limite, forse però nella situazione di stress continuo a cui era sottoposto aveva alzato un po’ troppo il gomito senza nemmeno rendersene conto.
Keeran scoppiò in una risata rauca – Non sono ubriaco bella, ti sto solo dicendo la verità, mi hai rotto. Devo forse gridarlo al mondo? Mi hai rotto le palle! – si alzò e fece una giravolta su se stesso, Lyn lo guardò confusa, era quello lo stesso uomo che le aveva giurato di amarla? Cos’era quell’essere meschino a cui si trovava di fronte?
Si mise in piedi a sua volta, le gambe un po’ molli, si sentiva abbandonata – E allora a Vienna quel pomeriggio, cosa ha voluto dire per te? -
- Oh dài bambina che pensavi? Tutte quelle frasi stucchevolmente dolci, quei baci… - ghignò Keeran. Doveva riuscire a ferirla il più possibile, non si sarebbe fermato fino a quando non avesse avuto la certezza matematica che lei non sarebbe tornata indietro. Avrebbe continuato stilettata su stilettata, anche se sapeva quanto l’avrebbe fatta soffrire. – Insomma mi serviva un po’ di divertimento, no? Prova tu a fare quel che faccio io e non aver mai una valvola di sfogo, un passatempo – proseguì Keeran, poi scoppiò nuovamente in quella sua gelida risata – Non ti credevo così idiota da pensare che ci fosse dell’altro. Era solo sesso… e neppure poi così buono devo ammettere -.
Lyn era esterrefatta, non poteva credere che tali parole potessero uscire da quella bocca, non le riusciva neppure di pensare che tutto ciò fosse vero, le sembrava una farsa dai modi gretti e crudeli oppure un incubo paradossale. Tutto ciò che Keeran aveva detto meno di due settimane prima era l’antitesi delle frasi che stava pronunciando in quel momento. Lyn era furente ma non poteva assolutamente arrendersi, era impossibile quel che le stava accadendo, si avvicinò a Keeran un po’ di più – Tu mi ami? -. L’altro non si voltò neppure, doveva riuscire a darsi contegno, mai come in quel momento sarebbe stato difficile mentire: con quel diniego avrebbe messo fine ad un capitolo della sua esistenza però avrebbe probabilmente messo al sicuro una vita. – No – asserì, la recita gli riuscì benissimo, le parole gli uscirono quasi spavalde.
- No tu me lo dici guardandomi negli occhi! – ordinò Lyn, la voce strozzata e un poco stridula, ma non gli avrebbe dato la soddisfazione di piangere malgrado stesse ingoiando le lacrime e le bruciasse la gola. Keeran era determinato a portare a termine la cosa perciò si voltò, la fissò negli occhi umidi e come sempre luminosissimi, e solo allora lei gli chiese – Liam, tu mi ami? -.
A Keeran ci volle tutta la sua forza d’animo, sei parole qualche sillaba e diciassette lettere che se però dette avrebbero strappato via un’intera parte della sua vita. Poi però gli uscì tutto così semplice, fin troppo – Io non ti ho mai amato -.
Lyn allora istintivamente gli sferrò un calcio all’inguine con quanta più forza aveva nelle gambe, si sentì puerile quando lo fece ma in quel momento non voleva altro che far assaggiare a Keeran anche solo un centesimo del dolore che lui le stava recando. Era conscia che non sarebbe servito a niente però era quel che meritava un mostro di tale categoria, perché una persona che parla a quel modo e che gioca con i sentimenti degli altri non può che esser chiamata altresì che bestia. Lyn se ne andò definitivamente marciando con passo imperterrito sull’erba umida di rugiada.
Keeran concluse l’atto, da terra le gridò – Bimba se cambi idea fammi uno squillo. Io sono sempre pronto -.
Nei dieci minuti successivi la ragazza prese il suo bagaglio e convinse il vecchio proprietario della pensione dove si trovavano a portarla alla stazione più vicina.
Keeran invece rimase per parecchio tempo sdraiato nel prato, esattamente dove era crollato dopo aver ricevuto il calcio di Lyn, l’impeto l’avrebbe portato a correre in casa e a dirle che era tutto falso che quella sera non aveva fatto altro che dire menzogne, invece rimase lì disteso nell’erba. Forse avrebbe potuto farlo davvero, avrebbe potuto prendere la ragazza scappare via e mandare al diavolo tesoro e lavoro. Eppure non lo fece, magari per carattere o forse perché doveva succedere così.
Stava lì supino a fissare le stelle, avrebbe tanto voluto essere una di loro, un freddo insensibile ammasso di gas e polveri. Invece no. Le stelle fissavano lui e le tribolazioni umane in generale, a migliaia di anni luce di distanza, non vi partecipavano e quelle poche volte che erano tirate in causa dall’uomo, era solo per essere ammirate. Non conoscevano problemi, angosce, passioni e tempo, forse però non conoscevano davvero nulla del mondo. Maledisse se stesso e quelle stelle che stavano lassù a fissarlo, le maledisse perché erano troppo belle o forse perché troppo lontane. Lontane come d’altronde tutto nella sua vita.
Keeran sentì il rumore d’un motore, quello del pick-up dello slovacco che si allontanava nella campagna, era sicuro che su quell’auto ci fosse Lyn. Si morse il labbro finché non sentì il dolciastro sapore del sangue invadergli la bocca, poi finalmente si alzò, prese le bottiglie e ritornò in casa.
Lui l’amava. Lei lo amava. Non sarebbero mai stati assieme, ma l’aveva salvata.

   
 
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