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Autore: Eos del Tramonto    07/02/2011    3 recensioni
"Dimmi...Tra l'essere amato da tutti e avere l'amore dell'unica persona che veramente desideri, tu cosa sceglieresti?"
Genere: Avventura, Malinconico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Generale Ko, Gingetsu, Ran, Ryu Kazuhiko, Varus
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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I CAPITOLO: TO BE BORN AGAIN

To be born again in your arms...

“Ho sognato.”
“Anche io.”

To be born again for my sake;

“Be è morto.
“lo so.”

Once again to wait to be born in a golden egg;

“Se io guardassi qualcun altro, tu lo uccideresti?”
“No.”

Once again to be able to fly with silver wings;

“Se io guardassi qualcun altro, tu mi uccideresti?”
“No.”

Unhurriedly, tenaciously, intimately.

“Perché?”
“Perché se guarderai qualcun altro mentre sorridi, io sarò felice.”

I want happines, I seek happiness, to cause your happiness, to be your happines.s

Il tenente Gingetsu della truppa Hisoku viveva in un posto spartano: casa sua rispecchiava il suo carattere e i suoi modi. Un asettico bianco era il colore predominante delle pareti e il parquet del pavimento, seppur scheggiato in qualche punto, era sempre impeccabilmente pulito. I mobili erano pochi e necessari, dalle linee dritte ed essenziali, senza troppi fronzoli. La casa era composta da poche stanze –due letto, una cucina, il bagno con la doccia, un piccolo salottino e lo studio di Ran. Quella era la stanza più grande della casa e anche la più caotica, ingombra com’era di apparecchiature elettroniche e di cavi di varia natura e spessore. Una volta la usava lui, ma da quando il ragazzino aveva espresso la volontà di lavorare, Gingetsu aveva deciso di sfruttare la stanzetta che l’esercito gli aveva fornito per il suo lavoro alla sede centrale. La cosa non gli aveva creato troppi problemi, anzi: a lui non piaceva lavorare a casa.
Come ogni mattina, il tenente Gingetsu si era alzato, lavato con l’acqua fredda perché durante la notte aveva dimenticato di accendere lo scaldabagno, vestito con l’uniforme militare dell’Hisoku con le mostrine da tenente in vista, e stava bevendo il caffè seduto in cucina. Il caffè ovviamente l’aveva preparato lui, perché Ran era piuttosto incapace con il caffè e con molte altre cose che non avessero a che fare con macchinari, schermi e fili elettrici. E il tè, che per qualche misterioso motivo, era bravissimo a preparare.
Indossava gli occhiali scuri anche in casa, perché la luce che filtrava dalle finestre gli dava fastidio e non voleva privare Ran dei raggi del sole; erano proprio le cose più ovvie a essere più meritevoli di essere considerate, lo sapeva bene, per questo non voleva che il ragazzo ne fosse privato.
Dopo il caffè, mangiò qualcosa e si alzò, alla ricerca delle pasticche. Antidolorifici per il mal di testa. Se vedeva la luce, spesso aveva mal di testa, ma ormai capitava anche senza quello stimolo e spesso era forte, lancinante, premeva sulle tempie come un martello e per farselo passare aveva bisogno di medicine che avrebbero steso un cavallo, nella quantità in cui lui le ingeriva.
Non poteva farci niente, comunque.
Come non poteva fare nulla quando a Ran, dimentico delle sue incapacità, veniva voglia di mettere in ordine: accadeva quando il tenente Gingetsu faceva tardi e il ragazzino riteneva un gesto carino fargli trovare i ripiani di legno completamente vuoti, con ogni cosa ben riposta negli scaffali (le pulizie non ci provava nemmeno a farle, dopo aver rischiato di fondere la tappezzeria del divanetto nel salottino, convinto che l’acido muriatico potesse essere una buona idea per una macchia troppo coriacea.)
Il problema era che il tenente Gingetsu soffriva di mal di testa così frequentemente, che aveva bisogno del blister di pastiglie sempre a portata di mano, nozione non sempre troppo coincidente con il concetto di ordine di Ran.
Non provò nemmeno difatti a cercare più di tanto: gli bastò un’occhiata ai ripiani sgombri per decidere di muoversi verso lo studio, per chiedere spiegazioni al diretto artefice della scomparsa.
Aperta la porta, vide Ran seduto alla scrivania, intento a sistemare una centralina da cui sbucavano fili rossi e blu di vario spessore. Accanto a lui, una vecchia radio diffondeva note malinconiche e l’immagine olografica di un ragazzo con la chitarra, vestito di jeans e maglietta. Accanto alla scrivania, l’unico altro mobile era la voliera, un cubo costituito da sbarre e forcelle di metallo sottili a formare una specie di gabbia, con altri fili che spuntavano da una parte all’altra. Ran indossava il casco con il visore e i due data-gloves, per muovere i vari componenti.
Il tenente Gingetsu stava per chiedergli ciò che gli premeva maggiormente, ma nell’esatto momento in cui si avvicinò, qualcosa lo interruppe. Contemporaneamente, Ran si levò i guanti e il casco, lasciando i capelli neri liberi di sfiorare il viso candido e ostacolare lo sguardo di mughetto.
“Arriva.”
Le note della radio cominciarono gradualmente ad abbassarsi, prima che l’apparecchio cominciasse ad emettere un ronzio gracchiante. Il movie (proiezione olografica) tremò come un bambino preso dai brividi di freddo, e impallidì poco a poco, prima di sciogliersi in nastri di luce. Questi si ricomposero in una figura più sottile e longilinea, vestita di una casacca e pantaloni bianchi che le lasciavano i piedi nudi. L’incarnato era pallido e lucente, come la luce di cui era composta l’immagine e i tratti del viso erano estremamente delicati, seppur tesi in un’espressione malinconica. I capelli erano di un biondo così chiaro da sembrare di platino, legati in una coda alta, mentre gli occhi sembravano guardare il mondo attraverso un velo opaco.
“E’ un movie?” Chiese il tenente Gingetsu: sembrava turbato; aveva già portato la mano verso il modem (apparecchio per richiamare armi.), ma Ran l’aveva fermato con lo sguardo.
“No.” Rispose dopo essersi alzato e messo davanti a quella piccola figura in miniatura.
“Buongiorno.” La voce che li salutò era quello di un ragazzino: non poteva avere più di dodici, forse tredici anni.
“Mi dispiace davvero disturbare, ma ho un incarico per il tenente Gingetsu.”
Il tenente inarcò leggermente un sopracciglio.
“Chi sei?”
“Mi chiamo Reno.” “Come hai fatto a venire qui?”
“ “Non lo so. Ci riesco anche se è una trasmissione via cavo. .”

“Come fai a sapere di Gingetsu?”
“ “La vecchia Ko. Mi ha detto di chiamarvi. .”

“Sai di me?”
“ “Sì. .”

“Sai anche…”
“ “Sì. .”

“Com’è possibile?”
“ “E’ irrilevante. .”

Nel frattempo il tenente Gingetsu stava armeggiando con la sbarretta metallica degli occhiali; dal vetro scuro si materializzò l’immagine di una vecchia vestita con abiti sfarzosi e con un diadema sul capo. Questa figura si limitò ad annuire e il tenente si mordicchiò il labbro inferiore.

“Che cosa vuoi?”
“ “Che veniate qui.”

“Perché?”
“ “Perché voglio essere felice. .” Il ragazzino si toccò dietro la spalla destra con la mano opposta. Ran istintivamente fece la stessa cosa.

“Dove sei?”
“ “Azlight. .” La conversazione si interruppe in quel preciso istante.

Note: Diamo per assodati i disclaimer, visto che mi annoiano tremendamente. Finalmente inizio questa storiellina, che covo da un bel po’ di tempo, su un tema e un manga che mi appassionano tremendamente.
Clover di Clamp è decisamente uno dei miei fumetti preferiti, uno di quelli che apprezzo di più, artisticamente parlando, del magico quartetto. La sua interruzione mi diede un incredibile fastidio, ma come al solito, io sono molto lenta nel mettere in atto dei progetti, quindi ho avuto modo di svilupparlo solo perché sto usando un tema analogo in un ambito totalmente diverso. Non posso dire di più, perché mi piacerebbe che fosse una sorpresa, anche se so benissimo che, quando si scoprirà, molti diranno che è una cosa banalissima. Ho tentato inoltre di rendere lo stile “rarefatto” delle tavole delle Clamp, tentando però di non sembrare scostante…Ci sarò riuscita? Mah, chissà!
Spero che vi divertiate a seguirmi e di riuscire ad aggiornare spesso. Perdonate il titolo molto strano, non voglio fare l’intellettualoide, cercherò di rendere il prima possibile chiaro il suo significato senza che la cosa stravolga troppo il racconto. Stay tuned and enjoy!

P.S. I dialoghi all'inizio sono slegati dalla storia e sono commenti sugli avvenimenti raccontati nei quattro volumetti della serie ufficiale.

   
 
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