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Autore: AvengersAssemble    08/02/2011    0 recensioni
Cosa può succedere nella testa umana quando amiamo talmente tanto una persona ma abbiamo paura di perderla? Solitamente nei sogni le nostre maggiori paure si concretizzano.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"Dal mio quarto piano sull'infinito, nella plausibile intimità della sera che sopraggiunge, a una finestra che dà sull'inizio delle stelle, i miei sogni si muovono con l'accordo di un ritmo, con una distanza rivolta verso viaggi e paesi ignoti o ipotetici, o semplicemente impossibili."

I raggi del sole attraversano il sottile strato di vetro, colpendo con prepotenza i miei occhi.
I raggi del sole sono luminosi, troppo luminosi per i miei gusti. Esprimono felicità, riscaldano, io invece sono triste e freddo, esattamente come i miei occhi, che non si chiudono al contatto con la luce, ma è come se avessero una barriera fatta a posta per respingere la fonte luminosa.
Sospiro mentre, dal finestrino dell’aereo, guardo le nuvole che mi passano accanto. Le guardo e mi fanno diventare rabbioso. Le invidio. Nessuno le disturba, nessuno le fa soffrire.
Perché solo noi uomini dobbiamo pensare, agire e soffrire? Noi siamo gli unici dotati di ragione e siamo ipersensibili. A volte desidero non essere nato umano, vorrei essere un animale, che segue il proprio istinto e non si preoccupa delle conseguenze.
Un ciuffo di capelli castano chiaro mi cade sulla fronte, distraendomi da quei pensieri che rasentano il patetico, ma è colpa tua se sono diventato così.
Colpa o merito?
Sposto svogliatamente il ciuffo dalla mia fronte e distolgo lo sguardo dal finestrino, guardandomi attorno, sperando che qualcosa catturi la mia attenzione e mi distragga da quei pensieri malinconici.
Il signore pelato davanti a me sembra fare al caso mio. Ha gli occhi chiusi, sta dormendo in una smorfia di beatitudine, russa che è una bellezza. Vedo il suo torace, un po’ troppo pieno, che si alza e si abbassa con regolarità.
Lo invidio.
Lo fisso per un’altra manciata di minuti. La sua monotonia sta liberando i miei pensieri, devo concentrare il mio sguardo su qualcos’altro, se voglio riprendere il controllo.
Una hostess passa proprio in quel momento. La guardo, non con malizia, ma semplicemente perché ha il tuo stesso colore di capelli, quel corvino che, fin dal primo momento, ho desiderato toccare con mano.
Ci rifletto un po’ su. No. I tuoi capelli sono troppo belli e particolari, nessun’altra può averli uguali ai tuoi.
L’hostess ora ha perso il mio interesse. Tu sei inimitabile.
Inizio a battere freneticamente le dita sul bracciolo del sedile.
E’ colpa o merito tuo se ho perso l’interesse per ogni altra donna che non sia tu?
Sono dipendente da te; tu sei aria, sole acqua. Tu sei vita.
Per questo ora mi trovo qui, cu questo aereo. Perché la mia vita se n’è andata, e io devo riprendermela, o almeno devo provarci.
La cosa che m’irrita di più, è che se n’è andata per colpa mia. E’ la mia è una colpa, non un merito, è una colpa genuina, lo ammetto.
Appoggio la testa sul vetro freddo del finestrino. Ho rinunciato a distrarmi, tanto, inevitabilmente, ogni cosa mi porta a pensare a te, non ce la faccio, non posso continuare a respirare senza che tu sia presente in ogni mio respiro.
Mi viene in mente il pensiero più doloroso che ho di te, quello in cui ti ho visto per l’ultima volta.
-Mi hai fatto troppo male.- Mi hai detto quelle parole con le lacrime agli occhi, come se non volessi dirle davvero, come se nemmeno tu credevi a quello che stavi dicendo, e questo mi ha dato un po’ di speranza per cercarti.
Spero che nel tuo cuore ci sia ancora uno spazio per il mio amore, perché tu, in fondo, non hai ancora smesso di amarmi no?
L’impulso di battere la testa al finestrino, nel modo più feroce che conosca, mi assale, ma non posso farlo, semplicemente perché poi mi costringerebbero a smetterla, mentre i voglio farlo fin quando fa male pur sapendo che nemmeno il dolore fisico che provo può essere paragonato a quello che mi stringe il cuore.
Eppure spero che tu non sia addolorata come me, hai tutto il diritto di non pensare più a me e di considerarmi un perfetto stupido.
Altro sospiro. Penso a te, ma perché devo ricordare i momenti brutti passati insieme? Perché non ricordare i momenti belli? E di quelli ce ne sono tanti, amore.
Per esempio, uno dei momenti più belli per me, è stato il nostro primo incontro, che ricordo come se fosse ieri.
Era il primo giorno di scuola per te, in una nuova scuola. La settimana prima ti eri trasferita nella mia piccola cittadina e stavi in mezzo al corridoio affollato come un pesce fuor d’acqua.
La tua particolare bellezza non mi è passata indifferente, lo ammetto, così ho deciso di avvicinarmi a te per aiutarti, prima che qualcun altro potesse attaccare bottone con te.
Mi presento e tu mi regali un sorriso stupendo, un sorriso di quelli che ti rimangono impressi nell’anima, uno di quei sorrisi che farebbero ingelosire i raggi del sole che mi stanno riscaldando il viso.
Chiamalo colpo di fulmine, chiamala infatuazione, ma è stato in quel momento che ho capito di non poter fare più a meno di te.
E che dire del nostro primo appuntamento? Giuro che non sono mai stato così impacciato con una ragazza, m’intimidivi, mi agitavi. Tu eri sorridente come sempre e mi domandavo che quel sorriso fosse di cortesia o fosse sincero. Poi si è fermata la mia macchina e tu, invece che disperarti e mandarmi a quel paese, hai iniziato a ridere genuinamente, e non sono riuscito a non seguirti a ruota.
E quanti altri momenti così ci sono stato e, sono sicuro, ci saranno?
Ricordi il nostro primo bacio al gusto di cioccolato?
E la prima volta che abbiamo fatto l’amore su un letto di erba fresca?
Ricordi? O tutto ciò che abbiamo passato per te è ormai qualcosa di inutile da mandare nel dimenticatoio?
Ammetto i miei sbagli e cercherò di cancellare la mia superficialità, ma tutto questo posso farlo solo con il tuo aiuto. Non dovevi andartene. Dovevi urlarmi in faccia, buttarmi qualsiasi tipo di oggetto addosso, ma non andartene.
La voce metallica che si diffonde nell’aereo mi annuncia apaticamente di allacciare le cinture, perché sto per atterrare.
Istantaneamente sento il mio cuore battere più forte. Sto per arrivare e questo, forse, significa anche che sto per rivederti. Riuscirai a reggere il mio sguardo? E, prima ancora, vorrai vedermi?
Potevi anche non tornare lì, in quella cittadina nuvolosa, potevi rimanere e respirare la mia stessa aria, facendo l’indifferente ad ogni nostro casuale incontro ed ostentando una certa sicurezza che poi tale non sarebbe stata.
Forse è per questo che hai preso questa drastica decisione, sapevi che la tua deliziosa fragilità ti avrebbe fatta tornare da me.
Nemmeno mi sono reso conto di essere atterrato, finalmente.
Il signore pelato di fronte a me si strofina gli occhi con i pugni delle mani. Sorrido impercettibilmente e, dopo aver preso il mio piccolo bagaglio, mi dirigo verso l’uscita dell’aereo. L’hostess di prima è lì che mi dà l’addio con un sorriso. Ricambio automaticamente.
Se penso che è stato per un futile gesto come quello, inteso male, che io e te ci siamo lasciati, che tu mi hai lasciato, non riesco ancora a capacitarmene, e quasi mi metto a ridere per la superficialità che possa avere un sorriso, o forse no?
-Non tutti i sorrisi sono superficiali ed insignificanti.- Mi hai detto una volta, in uno di quei momenti in cui, ancora prede dei brividi dell’amore di uno per l’altro, affrontavamo quei discorsi un po’ seri e un po’ senza senso.
Ora i raggi del sole non sembrano più tanto luminosi anzi, delle nuvole nere stanno coprendo ogni punto dal quale potrebbe derivare un piccolo fascio di luce, meglio affrettarmi e andare a trovare un posto in cui riposarmi un po’.
Esco fuori da quell’aeroporto rumoroso e affollato. Non so nemmeno dove andare, quindi non prendo un taxi, ma inizio a guardarmi intorno, mentre cammina, in cerca di qualcosa che faccia al caso mio.
Negozio di ogni tipo, ristoranti, sale da gioco, nemmeno l’ombra di un albergo.
Mi fermo in mezzo ad un marciapiede, prendendo un po’ di fiato. Camminare non è mai stato il mio forte, e tu lo sai bene. Questa mia debolezza ti ha sempre fatto ridere. Ricordo ancora quando, ogni domenica mattina, mi portavi a fare delle lunghe passeggiate all’aria aperta, approfittando della moltitudine di parchi e di boschi che sono nella mia città.
Alzo lo sguardo e mi si blocca il mio respiro.
Davanti a me ci sei tu, sorridente, che m’inciti a raggiungerti, con la tua voce divinamente cristallina.
Un sorriso mi si dipinge sul volto, e mi faccio avanti protendendo una mano verso di te, sono impaziente di toccare di nuovo la tua pelle morbida, ma proprio quando manca poco al mio tocco, tu scompari, ti smaterializzi.
Il mio sorriso se ne va, e prende posto un’espressione preoccupata e agitata.
Non può essere. Dove sei finita?
Inizio a perlustrare lo spazio circostante e ti trovo alle mie spalle, con la stessa espressione felice di prima.
Mi avvicino più velocemente a te, questa volta non mi scappi.
No. Sei di nuovo sparita.
La stessa cosa è successa ancora, ancora, ancora, ancora, ancora e ancora.

Mi sveglio di soprassalto, con la testa imperlata di sudore e il respiro affannato.
Memore del sogno, o meglio, dell’incubo che ho appena fatto, allungo il braccio verso la mia destra e faccio un respiro di sollievo. La tua pelle morbida è sotto la mia mano. Percepisco l’alzarsi e l’abbassarsi del tuo respiro silenzioso. Ciò mi rende immensamente felice.
Ma ciò che mi rende felice più di ogni altra cosa è che tu sei lì, accanto a me, non te ne sei andata, non sei un’illusione.
Il mio respiro è tornato regolare. Mi avvicino di più a te, circondando col braccio i tuoi fianchi, coperti da un tessuto leggero, forse seta, o forse semplice cotone, non ci faccio molto caso, qualsiasi cosa tu indossi sembra sempre fatta con il più pregiato dei tessuti.
Ti stringo, facendo ben attenzione a non svegliarti.
Scusa per ciò che ti faccio passare ogni giorno, scusa per la mia testardaggine e per il mio orgoglio. So perfettamente che è difficile amarmi, so che, il più delle volte, ti metto in situazione difficili da superare, ma tu, con la tua infinita pazienza e con la tua forza, vai avanti, sicura del tuo amore per me, e anche sicura del mio amore per te. Sai che è infinito.
Sorrido, sorpreso di quei pensieri ipersensibili che mi passano per la mente.
E’ merito tuo se sono diventato così, amante e amato, e non mi vergogno a dirlo, anzi, sembra che ogni giorno che passa vada a cercare sempre più romanticheria da rifilarti.
Si, non c’è dubbio, tutto questo è merito tuo.
  
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