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Autore: ShionBlueEyes    08/02/2011    1 recensioni
Prendete tutti i personaggi di Yu-Gi-Oh, aggiungete una comunissima ragazza piuttosto bizzara, piazzateli tutti nell'Antico Egitto e otterrete una storia totalmente assennata. Vero come gli asini che volano.
Genere: Azione, Comico, Demenziale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Altri personaggi, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Egitto, 1000 a.C.
 
 
 
Era una comunissima mattina d’estate in un comunissimo villaggio d’Egitto.
In quel comunissimo villaggio d’Egitto, in quella comunissima mattina d’estate, una comunissima famiglia aveva già cominciato i suoi comunissimi lavori domestici.
L’uomo di casa di quella comunissima famiglia di quel comunissimo villaggio d’Egitto stava preparando le reti per andare a pescare.
La moglie dell’uomo di casa di quella comunissima famiglia di quel comunissimo villaggio d’Egitto stava tessendo.
La figlia dell’uomo di casa e della moglie dell’uomo di casa di quella comunissima famiglia di quel comunissimo villaggio d’Egitto stava cercando a destra e a manca delle pedine di Seneth (*) nella sua comunissima casa di quella comunissima famiglia di quel comunissimo villaggio d’Egitto.
 
Sì, avete capito. Siamo a casa di una comunissima famiglia di un comunissimo villaggio d’Egitto in una comunissima mattina d’Estate.
Fin qui direi che ci siamo.
Adesso parleremo della figlia di quella comunissima famiglia di quel comunissimo villaggio d’Egitto.
 
Lettore: Mi scusi autrice…
Autrice: Dicaaaaaa?
Lettore: Ma che cosa ci può importare della figlia di quella comunissima famiglia di quel comunissimo villaggio d’Egitto?
Autrice: Mi pare ovvio U.U
Lettore: ?
Autrice: Appena parlerò della bambina capirete U.U
 
 
Torniamo dunque alla piccola.
Era una bambina dalla carnagione color caffellatte con più caffé che latte, però più rossa sulle guance perché la bimba, disubbidiente, non metteva mai la crema solare – come tutti sanno usatissima nel 1000 a.C. –.
I capelli della piccola erano color cioccolata calda al gianduia, lunghi fin sotto le spalle e legati in una treccia.
Indossava di solito vestiti color crema o panna, che le arrivavano appena sopra il ginocchio.
Gli occhi erano castano-giallastri, a seconda dell’illuminazione. Ed erano quasi sempre curiosi e sbrilluccicosi.
Il viso era paffuto e dall’aspetto morbidoso.
A vederla ricordava un gustoso bigné – o milkshake al cioccolato e panna, dipende dai gusti - .
 
Lettore: Autrice?
Autrice: Dicaaaaaa?
Lettore: Non avremmo capito perché ha parlato di questa bimba.
Autrice: Non avete notato che le ho fatto una descrizione degna di una protagonista?
Lettore: Sì e allora?
Autrice: Allora ho fatto intendere che quella comunissima famiglia di quel comunissimo villaggio d’Egitto non è poi tanto comunissima, visto che di quella comunissima famiglia fa parte uno/a dei/lle protagonisti/e della storia U.U mi sembra chiaro.
 
Ora che non ci sono più domande potrei continuare la storia, di grazia? Ah, ecco.
Dimenticavo di dire che la bambina aveva dieci anni e si chiamava Nakyra.
 
Lettore: Ma che c***o di nome…
Autrice: Dicaaaaaa? (con uno stun-gun in mano)
Lettore: Che nome meraviglioso ^^”
 
Adesso forse riuscirò ad arrivare alla fine, vero? Ah, ecco.
Come abbiamo sovra-sovra-sovracitato sopra, la bambina stava cercando delle pedine di Seneth perché la poverina aveva trovato solo la scacchiera e due pedine rotte. Poveretta.
"E che caspiterina…" disse tra sé la bimba, abituata da sempre a non proferire e/o pensare termini scurrili nemmeno in sola presenza di sé stessa. Perché qualcuno con superudito o capacità di leggere nel pensiero si poteva trovare, ovvio.
Comunque, la piccola, dopo tanto cercare, si rassegnò. Cercare pedine di Seneth non era il suo forte.
"Mammaaaaaaaaa!" urlò la bambina chiamando.
"Dimmi caraaaaaaaaaa!" rispose la donna.
"Posso uscire a fare un passeggiataaaaaaaaaaaaaa?" chiese Nakyra.
"Certo piccolaaaaa! Attenta però a non farti mangiare dai coccodrilli di Sobeeeeeeek (**)!" le disse ma madre, gridando.
In effetti, tra madre e figlia, c’era sempre un gran concerto di urla.
La piccola egizia, allora, uscì dalla sua casa e cominciò a camminare vicino al fiume Nilo (***).
Si specchiò nelle limpide acque del fiume, stando però attenta a non sporgersi troppo.
La bambina continuò a camminare, fino a che fosse lontano da casa. In effetti, tanto lontano non era. Sì, va bene, era ancora vicino casa. Questo perché osservare troppo le acque del Nilo fa perdere il senso dello spazio (****).
Ad un certo punto, a infrangere il suo riflesso, un sasso cadde in acqua.
Nakyra vide la sua immagine sparire in tanti cerchi concentrici.
"Ehi, tu! Ti ho colpita?" disse una voce dietro di lei.
Quando la piccola si girò, vide un bambino di circa la sua età che la guardava preoccupato.
Era, effettivamente, molto, molto, molto, ma molto carino, dai lineamenti dolci e delicati. I capelli biondi, colore assai raro in Egitto, gli ricadevano appena sugli occhi, anch’essi di un colore assai raro: uno splendido indaco-violetto.
Solo la carnagione era comune, infatti era scura come quella di Nakyra.
La figura del bambino, insomma, assomigliava tanto ad un gioiello d’oro e smalto.
La bimba scosse la testa, in segno di no.
"Tranquillo, sono tutta intera" disse poi, con un largo sorriso.
Anche il bambino sorrise. Un sorriso che avrebbe sciolto l’intero Artide.
"Mi chiamo Malik." disse poi lui, allungando una mano verso la piccola egizia.
"Io sono Nakyra" disse lei, stringendogli la parte terminale del braccio con forza.
Con troppa forza. Con esagerata forza.
Malik riuscì a liberarsi da quella morsa terribile con molta grazia, ma dovette trattenere un rantolo di dolore.
"Sei forte per essere così piccola" disse massaggiandosi la mano.
"E tu sei strano per essere un egizio" rispose a tono Nakyra, piegando la testa di lato come una bambola rotta.
"Strano?"
"Strano strano"
"In che senso strano?" Chiese stupito Malik, con l’aria di chi non si era mai visto allo specchio.
"Diciamo che hai dei… colori strani"
Anche Malik piegò la testa come un cicciobello a cui le pile si sono disintegrate.
I due bambini si guardarono per alcuni interminabili minuti, occhi negli occhi.
Poi Malik sbatté le ciglia. Anche Nakyra le sbatté. Più e più volte.
"Però sei simpatico!" Disse con entusiasmo Nakyra, battendo le mani come una foca ammaestrata.
"Oh" rispose Malik, osservando la  bambina con uno sguardo stranito.
"Che ho detto?" Chiese la piccola, notando l’espressione confusa del bambino.
"Chi ha detto che hai detto qualcosa?"
"Non so, hai una faccia!" Rispose a tono Nakyra.
Malik non sapeva bene cosa pensare. Quella bambina gli rispondeva sempre a tono.
Era frustrante. Di solito le femmine, ogni volta che lui diceva una frase, annuivano adoranti con gli occhi a cuore. Ma lei no. Nakyra sembrava diversa.
Negli occhi del bambino si accese una luce di speranza.
Che avesse trovato finalmente una persona con cui parlare normalmente senza che andasse in coma ad ogni sua parola? Aveva finalmente trovato qualcuno che lo avrebbe criticato e non sono adorato e venerato?
Aveva, forse, finalmente trovato… una vera amica?









NOTE:
(*) Il Seneth è un gioco molto simile agli scacchi.
(**) Sobek era il dio coccodrillo
(***) Il padre è un pescatore no? Ovvio che abitino vicino al Nilo u.u
(****) Cosa assolutamente non vera



Allora, spero che questo capitolo vi sia piaciuto^^
Non è niente di che, essendo la mia prima fic e, forse, il capitolo non è proprio lunghissimo^^"
Spero comunque che il risultato sia decente^^ Accetto suggerimenti^^

Bye ^_^

  
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