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Autore: Zils    08/02/2011    2 recensioni
Si accasciò a terra, e si ritrovò a desiderare di ardere insieme a loro, per placare anche solo un poco il gelo che gli si diffondeva dentro. E quando il suo sguardo perso si rivolse al cielo corvino e demoniaco, una voce gli sussurrava perversa che era ormai troppo tardi.
Classificatasi nona al Free Contest indetto da AliH sul forum di EFP.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ron Weasley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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- Nick autore: SiL1694

- Titolo: Troppo tardi oramai

- Personaggi: Ron Weasley

- Genere: Introspettivo

- Rating: Verde

- Parola/e scelta: Odio, Disperazione

- Citazione scelta: Chiudi un uomo all’interno di una scatola assieme alle sue peggiori paure. E vedi cosa accade.


 

Troppo tardi oramai

 

 

Se Ron avesse potuto descrivere il nero che lo circondava, l’avrebbe sicuramente definito denso. E assoluto. E inquietante.
Era notte, certamente, eppure il firmamento – se era davvero il cielo quella compatta distesa scura – era insolitamente privo di luna, di stelle, di nuvole, di qualsivoglia sfumatura di colore più chiaro del nero.
Sentiva le sue gambe procedere – verso chissà dove, poi – e fili d’erba e piantine piegarsi inermi sotto i suoi piedi, ad ogni passo sempre più spedito, sempre più disperato.
Battiti rumorosi disturbavano le sue orecchie, rimbombavano pesanti nella testa come una singolare armonia di percussioni.

Tu tum, tu tum, tu tum.
Ron si chiese se dovesse raggiungerli, ma la questione rimase irrisolta dopo che ebbe cercato di captarne la provenienza: sembravano riecheggiare ovunque, implacabili e assordanti.
Distavano miglia e miglia ma paradossalmente anche di pochi metri.
Fu all’improvviso che una luce si accese in lontananza. Fioca, debole, quasi inghiottita dall’oscurità. Ma c’era.
L’aria gelida si abbatté sul suo viso, gli occhi gli si velarono di un sottile strato di lacrime, il respiro si fece mozzo, e solo allora comprese che correva, correva, correva, veloce come lo è la speranza a infrangersi quando tutto è perduto.
Correva e non badava ai battiti sordi che diminuivano d’intensità man mano che la distanza tra lui e la luce si annullava.

Tu tum. Tu tum. Tu tum.
La fonte di luminosità fu sempre più distinguibile. Era rossa. Galleggiava a mezz'aria irradiando di luce il vuoto attorno a sé, e abbagliando le iridi azzurre di Ron. Il ragazzo si avvicinò incerto, e man mano che i suoi occhi si abituavano al bagliore, distingueva sempre più chiaramente una sagoma.

Tu. Tum. Tu. Tum.
Il viso di Ginny era più delicato del solito, come se fosse di una porcellana particolarmente fragile. Il candore perlaceo della sua pelle contrastava il colore acceso dei capelli, fuoco ardente come le fiamme dell'inferno.
Ron si fece più vicino, frenando l'irruenta gioia che l'aveva colto un attimo prima, e sostituendola con freddo orrore non appena le iridi vuote della sorella si specchiarono nelle sue.
L'innaturale silenzio si abbatté su di lui e fu udibile solamente il rumore dei suoi passi quando, malfermo sulle gambe, oltrepassò il corpo di Ginny per dirigersi verso le altre figure là intorno, due di esse identiche tra loro, una femminile tra tutte le altre maschili.
Si accasciò a terra, e si ritrovò a desiderare di ardere insieme a loro, per placare anche solo un poco il gelo che gli si diffondeva dentro. E quando il suo sguardo perso si rivolse al cielo corvino e demoniaco, una voce gli sussurrava perversa che era ormai troppo tardi.

 

≈◊≈

 

Spalancò gli occhi e il solito, fastidioso puzzo di gatto gli diede il buongiorno infiltrandosi nelle sue narici. Le palpebre stanche dovettero sbattere ripetute volte prima che le iridi sopportassero la seppur tenue luce mattutina presente all'interno della tenda.
Scostò brutalmente la coperta ruvida che gli pizzicava il collo ormai ricoperto di una rada peluria rossa, e si accorse di essere sudato. Si mise a sedere sul letto aiutandosi con la mano sinistra, e subito sentì gran parte delle forze abbandonarlo. Fece appello alle poche rimastegli e si alzò lentamente. Si diresse verso il piccolo bagno, con il cuore che aveva accelerato abbondantemente il battito.
Tu tum tu tum tu tum
.
Si lavò il viso e, guardandosi attentamente al minuscolo specchio, non si stupì della vaga sfumatura violetta che aveva preso. Delle occhiaie scure e profonde gli incorniciavano gli occhi, e sotto il lungo naso dei baffi avevano incominciato a coprire parte del labbro superiore.
Si trovò magro, sporco e sciupato. Aveva solamente diciassette anni, eppure in quel momento se ne diede almeno il doppio, come se quelli trascorsi lontano da casa non fossero stati mesi, ma piuttosto decenni di sofferenza.
Ron uscì dal bagno massaggiandosi lo stomaco particolarmente irritato dalla fame che i disgustosi funghi di Hermione non riuscivano in alcun modo a placare. Superò i letti a castello, in uno dei quali Hermione dormiva ancora, raggomitolata su se stessa come una bambina. Quello di Harry invece era vuoto.
«Aguamenti».
Si fece cadere pesantemente su una poltrona e bevette dal bollitore che tre anni prima era stato usato da suo padre per fare il tè, il giorno in cui aveva assistito alla finale della Coppa del Mondo di Quidditch. Ricordò Percy che lo preparava per il signor Crouch, e il rossore sul suo viso lentigginoso quando il suo adorato principale aveva sbagliato il suo cognome davanti a tutta la famiglia, ma soprattutto sotto gli occhi vispi e beffardi di Fred e George.
Un fugace sorriso gli increspò le labbra secche, mentre la sua mente riviveva gli avvenimenti di quel passato ormai appartenente a un’altra epoca, quando era in grado di gioire per un pupazzetto di Viktor Krum, quando la prospettiva di intere giornate estive trascorse con Harry e Hermione era motivo di profonda felicità e spensieratezza, quando quella stessa tenda, nonostante fosse notevolmente più affollata di ora, non risultava così opprimente, così dannatamente simile a una prigione.
Hermione emesse un lieve grugnito che distolse Ron dai suoi pensieri. Quest’ultimo osservò la ragazza, che doveva presumibilmente essere in balia di un sonno agitato. Chissà, magari sognava i suoi genitori, vivi ma ignari della sua esistenza. Anche lei aveva dovuto pagare un prezzo fin troppo alto per aiutare Harry, eppure quello sconfinato dolore sembrava ancora fine a se stesso, inutile e senza senso.
Il letto sul quale era ora distesa Hermione era proprio quello che aveva occupato lui tre anni prima. Quella notte, quando era andato a dormire dopo aver assistito alla partita, stanco ma eccitato, non aveva di certo immaginato che di lì a poche ore, o forse semplicemente pochi minuti, tutto sarebbe cambiato.
Proprio come allora, mentre sconfortato e nostalgico fissava Hermione e si ritrovava a odiare Voldemort - ma anche Harry -, Ron non avrebbe potuto neanche immaginare che, di lì a poco, tutto sarebbe cambiato. Nuovamente.

 

≈◊≈

 

Chiudi un uomo all’interno di una scatola assieme alle sue peggiori paure. E vedi cosa accade.
«Ci manca solo che i Weasley abbiano un altro figlio ferito!»
Quelle medesime parole rimbombavano amplificate nella sua testa, accompagnate da immagini confuse e sbiadite.
Ginny, Fred, Bill, George, la mamma … Tutti con gli occhi egualmente vuoti, privi di qualsiasi luce vitale. I capelli che rosseggiavano fiammanti, tanto intensamente da abbagliare e restituire al cielo privo di lumi un poco di luminosità.
Ron chiuse gli occhi e li riaprì, tentando di allontanare quelle visioni dalla sua mente e di attenuare i propri battiti cardiaci, che avevano intrapreso un’accelerazione ai limiti del normale.
Riavvolse l’Orecchia Oblunga e si inginocchiò vicino agli altri due, davanti al ritratto di Phineas Nigellus.
«La Foresta Proibita … hanno affrontato cose ben peggiori della Foresta Proibita, sai che roba!»
La voce sollevata di Harry raggiunse le sue orecchie e automaticamente Ron si mise in piedi. Sentiva una rabbia cieca crescere dentro di sé e avvertì l’assurdo bisogno di allontanarsi dall’amico, come se la piccola coscienza rimastagli volesse evitare che sfogasse la sua ira incontrollata su di lui.
Per parecchi minuti non si curò più di Harry e Hermione. Udiva ogni parola che veniva pronunciata, ma non dava loro alcuna importanza. Gli Horcrux, la Spada di Grifondoro … erano tutte cose che ormai gli scivolavano addosso, come lacrime lungo le gote.
Quando finalmente rialzò lo sguardo, Harry e Hermione urlavano, quasi si abbracciavano dalla felicità, si rivolgevano sorrisi radiosi, non stavano più nella pelle per i nuovi, sensazionali indizi che avevano ricevuto.
Mai come allora si sentì tanto diverso da loro due, che gioivano per delle mezze informazioni che non avrebbero portato a nulla, senza preoccuparsi di chi, al di fuori di quella stramaledetta tenda, combatteva, soffriva, moriva.
Mai come allora si sentì tanto fuori posto, mentre la gelosia, aggiunta alla paura e allo sdegno, gli attanagliava le viscere in una morsa dolorosa e potente.
Trascorse non poco tempo fino al momento in cui i due si accorsero della poca partecipazione di Ron. Ci volle fin troppo poco per scatenare la sua ira. Sputò tutti i suoi turbamenti in faccia a Harry, il più velenosamente possibile.
E quando quest’ultimo gli urlò «Allora vattene a casa», lui ci pensò davvero, di andarsene. Via da quella tenda puzzolente, via dal gelo, dalla fame implacabile, dalla mancanza di un piano. Via da quella bolla che li separava dal mondo esterno e dai loro cari, via da quella paura incessante di averli persi senza esserne consapevoli.
Se ne andò.
Oltrepassò le barriere difensive ignorando Hermione che lo rincorreva e lo supplicava di non farlo.
Hermione, che aveva scelto lui. Harry.
Si smaterializzò.
Gli sarebbero solamente bastati pochi minuti per rendersi conto dell’enormità dell’errore che aveva appena commesso.
Avrebbe sentito poi schiamazzi e urla esultanti dietro di sé, sempre più vicini. Solo il tempo di rivolgere un ultimo sguardo al cielo cupo, e avrebbe infine capito con spaventosa chiarezza che era ormai troppo tardi per tornare indietro.

 

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Questa storia si è classificata nona su tredici al Free Contest indetto da AliH sul forum di EFP.
Qua di seguito riporto il giudizio di AliH, che ringrazio:

Grammatica: 9,85/10
Stile e lessico: 7/10
Attinenza al tema: 10/10
IC e Caratterizzazione del Personaggio: 7/10
Originalità: 12/20
Giudizio personale: 2/5
Punti bonus: 2/3.5

Totale: 48,85

Salve, cara Sil.
Innanzitutto, ti ringrazio per aver partecipato a questo Contest. Inizio dicendo che utilizzare il personaggio di Ron Weasley, mentendo un IC quasi perfetto, lo trovo abbastanza difficile: secondo me, la tua è stata una sfida abbastanza impegnativa; però hai fatto bene a cimentarti in una battaglia così ardua, anche se a mio parere avresti potuto destreggiarti meglio con i suoi pensieri, cercando di renderlo più aderente ai canoni tracciati dalla Rowling, più Ron.
Difatti, è proprio la caratterizzazione a non avermi purtroppo convinta pienamente.
Per il resto, io credo che si tratti complessivamente di una One-Shot assai godibile, anche se a tratti le descrizioni appesantiscono molto la narrazione, rallentandola di continuo e non permettendo al lettore di gustarsi appieno la trama della storia.
Secondo me, e questo è un consiglio veramente spassionato, dovresti cercare di limare i tuoi racconti; se il lettore perde il filo del discorso perché l'autrice si sofferma a descrivere particolari futuli, è un grave problema: l'attenzione di chi legge è uno degli obiettivi più importanti da conquistare.
E, molto spesso, durante la lettura, mi è capitato di annoiarmi. Ovviamente questa è soltanto un'opinione puramente personale; magari altre persone non la pensano affatto così, oppure non avranno nulla da ridire al riguardo, però, per quanto mi riguarda, io talvolta ho fatto una gran fatica a seguire il tuo scritto.
Ci tengo inoltre a precisare che ho riletto questa storia diverse volte, ma il risultato è stato sempre lo stesso: non riuscivo a seguirla dall'inizio alla fine per via dello stile che l'ha resa pesante.
La lettura deve scorrere facilmente, ma essere comunque incisiva; deve quindi possedere una determinazione di fondo da trasmettere al lettore riga dopo riga, parola dopo parola.
Nonostante io abbia apprezzato la tua storia, non ho trovato questa incisività, né forme di determinazione.
Devi lavorare sul tuo stile, sull'incisività dei tuoi scritti e su una caratterizzazione migliore e che rasenti di più il Canon.
Gli errori grammaticali sono veramente pochi: mi complimento con te per la correttezza lessicale e grammaticale del tuo scritto; non sempre è facile trovare storie prive di errori da correggere.
Ti auguro di migliorare giorno dopo giorno e di fare molta strada.
Grazie ancora per aver partecipato al Free Contest.

 

 

 

 

 

 

 

  
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