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Autore: Trick    09/02/2011    11 recensioni
"Pareva essere una sorta di buffa maledizione – o di un sarcastico scherzo del destino, magari – ma ogniqualvolta decidevano di allargare la famiglia con un bel gatto o con un Kneazle, ecco spuntare un altro figlio".
Per tutti coloro che non hanno ancora capito che la loro coppia preferita è inspiegabilmente deceduta e continuano a chiedersi:
«Cosa sarebbe successo se avessi acquistato un'edizione del libro in cui Remus e Tonks sopravvivono e si trasferiscono nel Derbyshire?».
Genere: Commedia, Fluff, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Remus/Ninfadora
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da Epilogo alternativo
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Note dell'Autrice – sempre discutibilmente utili:

Prima che iniziate a leggere, ci terrei a fare una comunicazione speciale a tutti coloro che stanno seguendo – o rantolando nel tentativo di seguire, piuttosto – la long-fic Diario di un lupo in un branco di lupi. Prima che qualcuno gridi al massacro, sappiate che non ho la minima intenzione di lasciarla incompiuta. È la prima vera storia con la quale ho iniziato a scrivere ed è proprio quella grazie alla quale ho migliorato la mia scrittura amatoriale. Quindi, no, non ho assolutamente voglia di metterla in un angolino e dimenticarmene. Purtroppo, però, la mia momentanea ispirazione sembra rigurgitare tanto lei quanto tutte le altre storie di genere drammatico e angst del mio hard-disk. Non so cosa stia capitando al mio folle e spasmodico amore per il melodramma e il sangue, ma ho il cervello costantemente in modalità love&fluff e questo è tutto.

Qualcuno potrebbe dire: «Eh, no, scusa. Sono anni che porti avanti il Diario. Prima di iniziare qualcos'altro, sei moralmente obbligata a terminarla».

Ma anche no. Sono una libera scrittrice amatoriale in preda ad una crisi d'identità che – vergogna – ha voglia di coccole, et voilà!

Tutto questo sproloquio potenzialmente letale e discutibilmente utile mi è servito solo a rassicurare i lettori del Diario che, no, non ho intenzione di morire prima di concluderlo.

Non ho finito di tediarvi, quindi tornate qua. Ci sono un paio di cose che devo aggiungere su questa long-fic qui sotto.

È una What-If dalla prima all'ultima parola. Anzi, no. È il mio grandissimo What-If, quello che strugge e distrugge tutti i cuori delle Wotcher Wolfie dall'uscita dei Doni della Morte, ovvero “e se Remus e Tonks fossero sopravvissuti alla Battaglia di Hogwarts”?

Quindi, me ne duole, ma tant'è che questa è la situazione. Io vi ho avvisati. :)


*



La Casa Stornella
Prologo

Casa Stornella era una solida costruzione tipicamente inglese che sorgeva nell'assoluta tranquillità delle colline del Derbyshire, a poche miglia di distanza dal villaggio di Matlock. Nonostante la vicinanza con il tram-tram della vita cittadina, l'atmosfera che aleggiava attorno alla proprietà era prodigiosamente disarmante. La si scorgeva appena, così immersa nella morsa degli alberi e degli alti cespugli, solo dopo aver superato una ripida altura incolta. Possedeva un ampio giardino circondato da alte e verdeggianti siepi, che abbracciavano il perimetro della casa, alti comignoli di mattoni rossi e una grande porta di legno antico dai battenti d'ottone a forma di testa di volpe.
Chi aveva avuto modo di giudicarla, a Matlock, diceva che sarebbe stata davvero una gran bella casa, se non fosse stato per quel fastidioso e continuo odore di uova marce che infestava da anni la zona. Nessuno era stato in grado di trovare una soluzione a quel disgustoso fetore – nemmeno i più competenti esperti di edilizia e idraulica britannica – così Casa Stornella era rimasta disabitata per oltre vent'anni, abbandonata all'edera e alle sterpaglie.
Poi, improvvisamente, era comparsa quella buffa coppia di stranieri. La giovane moglie dovette aver lasciato il cuore in quella graziosa villetta dimenticata, perché il marito – che gli abitanti supposero l'avesse sposata ben da poco, vista la rapidità con la quale ancora accontentava ogni sua richiesta – s'affrettò presto a ultimare l'acquisto. A nulla erano valsi gli avvertimenti sul nauseante puzzo: quando la moglie aveva scoperto che la casa veniva chiamata Stornella poiché in primavera il boschetto attorno si riempiva di cardellini e usignoli cinguettanti, non aveva più voluto sentire ragione.
Da allora, ben di rado gli abitanti di Matlock li avevano incrociati passeggiare per le vie della cittadina: il postino disse di non aver mai recapitato loro una sola lettera, mentre il macellaio e il fruttivendolo di non aver mai visto la signora fare la spesa nelle loro botteghe. Assurdamente, poi, tutti erano certi di non averli mai visti scendere da lassù a bordo di un'automobile.
Come riuscissero a sopravvivere in quella totale emarginazione era un mistero tale per cui l'intera cittadina, per timore e per rassegnazione, smise di parlare di loro e di tutte quelle stramberie.
In realtà, per Remus e Tonks vivere a Casa Stornella era cosa più che semplice.
Potevano vantare una dimora grande e spaziosa – forse un po' troppo, si dicevano a volte – e i loro bambini avevano sconfinate distese di erba nella quale correre, rotolare e farsi del male. L'insopportabile tanfo che tanto faceva storcere il naso ai Babbani di Matlock non era che un vecchio demone d'acqua che aveva infestato il sistema fognario. Liberarsene, per Remus, fu un gioco da ragazzi; fu molto più difficile convincere la moglie a lasciarglielo tenere a scopo accademico da qualche parte del giardino. Remus non riuscì a spuntarla in alcun modo e fu costretto a portare il demone a Hogwarts, dove aveva ripreso a insegnare Difesa Contro Le Arti Oscure – e dove convinse Hagrid a nascondere l'orribile creature dagli occhi severi della Preside McGranitt.
Con notevole serenità di Tonks, poi, il piccolo Teddy si era adattato rapidamente all'aria fresca del Derbyshire e aveva iniziato a crescere forte e robusto, inciampando e ruzzolando su ogni radice del grande giardino. Avevano da poco deciso di prendere un animale domestico, quando Tonks aveva scoperto di aspettare un secondo bambino.
Per non remare contro la neonata tradizione di dare nomi importanti alla propria discendenza, chiamarono il secondogenito Alastor Kingsley e rimandarono l'idea di comprare un labrador ai mesi successivi. Poco più di un anno dopo, in loro si rinnovò quell'iniziale voglia di possedere un cucciolo, a cui si unirono i vivaci capricci di Teddy. Di nuovo, eccoli discutere a tavola se fosse più conveniente acquistare un Crup o un Diricawl e, di nuovo, ecco la signora Lupin restare incinta per terza volta.
Pareva essere una sorta di buffa maledizione – o di un sarcastico scherzo del destino, magari – ma ogniqualvolta decidevano di allargare la famiglia con un bel gatto o con un Kneazle, ecco spuntare un altro figlio.
Così, alle soglie del 2008, i coniugi Lupin potevano ben dire di avere quattro figli, ma nessun cane.
   
 
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