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Autore: Sarhita    09/02/2011    4 recensioni
Poso i due preziosi libri sulle coperte rosse del mio letto. M’inginocchio a terra di fronte al comodino che gli è di fianco. Apro il cassetto. Dov’è? Dove l’ho messo? Era qui! Una fretta irrazionale mi prende, ma quando riesco a trovare l’oggetto bramato esito. Come se avessi timore di guardare all’interno. Lo specchio. Oggetto splendido. Vetro che riflette ciò che vede. Razionalmente, superficie che riflette i raggi di luce dandoci un’immagine di ritorno.
Genere: Generale, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Se lo legge la mia prof di Italiano lo riconoscerà, dato che parte di questo capitolo ha partecipato ad un conorso letterario. (menzione d'onore *_*) Ma visto che non mi piaceva che finisse così l'ho integrato oin un racconto, dato che nasceva così, come racconto... Beh, questo è il prologo:

Prologo


Dal primo sguardo che si posò su un raggio di luce, dalla prima lacrima d’acqua che bagnò la superficie, dal primo battito di un cuore, dal primo alito, fu, vita.

Quella strana cosa che appare talmente naturale, tanto lunga tuttavia allo stesso tempo infinitamente breve…
Quattro lettere, due sillabe, VITA.
Una semplice parola, molteplici i significati.
Pietra preziosa come un diamante, magari non altrettanto eterno.
Il respirare, atto involontario dell’organismo, essenziale per vivere, non è VITA.
VITA è molto di più.
VITA è un po’ come la neve: scende, risplendente nel suo immacolato mantello. Accecante nella sua autenticità. Ma dura quel tanto che basta a ricoprire le cose, e, appena viene colpita dai raggi di sole, si dissolve, rivelando ciò che al di sotto vi era celato.
La vita è un po' come una sigaretta: una volta accesa finisce rapidamente in un soffio di fumo, e alla fine ciò che rimane è solo un mozzicone di filtro, e cenere scura.
VITA ha una sorella gemella, signora MORTE.
Che si manifesta nel sole che scioglie la neve, in quei raggi brucianti e lucenti.
O nell’ossigeno che alimenta la fiamma che consuma la sigaretta, così puro e impalpabile.
MORTE non è malvagia, rivendica semplicemente ciò che è stato portato via alla sorella.
Ciò che ha valore, alla fine, è come si vive.
Una volta aperti gli occhi sul mondo, ascoltati i primi suoni, inizia un cammino difficoltoso e intenso.
Nella vita tutto è un insegnamento, ogni situazione scrive nelle pagine invisibili che compongono i nostri ricordi e formano ciò che siamo, una riga, una parola o anche solo una lettera. O a volte un’intera pagina della nostra biografia.
Alla fin fine ciò che otteniamo è una manciata di fogli sparsi nella memoria come i rosei petali di un albero di ciliegio che si sperdono ovunque al primo soffio di vento donando all’aria quel sapore sereno e dolce.
Uno scopo, o un sogno. È questo ciò che serve per rilegare quei fogli e offrirgli una degna copertina, per evitare che parti della nostra esistenza vengano perse per sempre.
Gli esseri umani hanno una natura allegra, spensierata. Ma anche masochista. Si, perché passano la vita a cercare cose impossibili per darsi uno scopo. Per poter unire quei fogli. Ma in questo modo non daranno mai una copertina al libro che porterà il loro nome.
A volte gli scopi sono più semplici, ma spesso più dolorosi. Come la ricerca di un sentimento come l’amore.
Cercano disperatamente un legame inscindibile con un'altra persona, che possa arrivare fino nel profondo, inestricabile. Ma i legami tra gli esseri umani non si possono stringere come i lacci di una scarpa, o i nastri di un pacco regalo. Si può solo camminare fianco a fianco e percorrere lo stesso sentiero. Condividere le nostre pagine sperando che non debbano essere strappate via.
Gli esseri umani hanno anche una natura stupida.
Con la morale rigida come filo spinato che hanno creato loro stessi... si feriscono e sanguinano.
Basta un niente per poter sciogliere la neve. O per consumare la sigaretta. Un soffio di vento e la brace viene alimentata.
Guerre, potere, bugie…
Religione, ideali, risorse naturali, terreni, rancore, amore, capriccio. può bastare qualsiasi sciocchezza per iniziare una guerra.
E le gemelle indignate restano a guardare. VITA delusa e MORTE che pregusta ciò che tornerà nelle loro mani.
Quello stesso alito, quello stesso battito che fu all’inizio di tutto…
Ma cosa ne può sapere una ragazzina come me, della vita? Infondo, ho solo dodici anni.
Beh io ho osservato. In questi dodici anni più che vissuto ho osservato. E ho capito che VITA sarà anche delusa degli uomini ma ha un animo gentile, e gli offre in dono la forza di andare avanti. Un’arma semplice, quanto letale. Un’arma che arriva a fondo nei cuori delle persone. E oltre a quest’arma gli ha dato un appiglio per risalire. Di cosa sto parlando? Del sorriso e della speranza.
Di speranza non posso parlare. Sarebbe troppo complicato spiegare. Anche per il sorriso è la stessa cosa. Ma voglio lo stesso provarci. Ho letto di quei cosiddetti sentimenti. E il sorriso ne è, c’è scritto, parte importante per dimostrarli.
Iniziamo con la definizione di sorriso. Uno stiramento di labbra, dove gli angoli della bocca si spostano verso l’alto increspando i muscoli del volto.
E fin qui ci siamo. Certo.
Ma questo sorriso… com’è? Io… non ci riesco… stiro le labbra, ma quello che vedo riflesso allo specchio, è solo una smorfia arcigna. Mi fa paura…




Ora che ci penso non mi sono nemmeno presentata. Che maleducata. Ho letto che bisogna sempre presentarsi per primi se s’inizia una conversazione con persone appena incontrate. Il mio nome è Hana, e sono una ragazza di dodici anni. Non ho genitori, ne ricordo di averne mai avuti. Vivo con mio zio, che non mi parla mai di loro. Fa il professore universitario ed è sempre via.
Non vado a scuola, ma lui ha assunto un insegnante privato, una sua amica e compagna di corsi.
Non so quale sia il suo nome. L’ho sempre chiamata Signorina Konnie. Ma non credo sia il suo vero nome. Ma a lei non dispiace. È una donna gentile, e mi aiuta sempre. Afferma che il mio quoziente intellettivo è sopra la media nazionale. Dice anche che il programma che sto seguendo è lo stesso che ha seguito lei all’università.
La mia materia preferita è in assoluto la matematica. Così regolare, così logica. Tutto ha un senso e niente è dovuto al caso, anche quello che sembra, alla fine non lo è.
La matematica è una scienza fantastica. Segue le sue regole, ma se sai come girarle a tuo favore sei in grado di fare qualsiasi cosa.
Il mio hobby preferito? Leggere. Lo zio ha un’enorme biblioteca in casa. Ci saranno centinaia e centinaia di libri. Ne leggo uno al giorno, nel tempo libero che non dedico allo studio.
Lo zio dice che non devo perdere tempo in cose futili, come guardare la televisione, che comunque non mi piace, e andare in internet o leggere altro all’infuori dei libri di testo e le enciclopedie che tiene in biblioteca.
Così il tempo libero lo divido tra leggere e i miei due amici. Luna e Mike.
Luna è un gatto dal pelo bianco candido, mi fa visita soprattutto di notte, quando inizia a miagolare per farmi aprire la finestra.
Mike invece è il figlio di Miss. Konnie. È un bambino di dieci anni muto dalla nascita. Però ci sente. Ma a me non piace molto chiacchierare. E il tempo lo passiamo a disegnare e ad ascoltare musica classica, che a lui piace tanto. Sa anche suonare il pianoforte, e per essere così piccolo è molto bravo.
Ieri Miss Konnie mi ha chiesto se avevo qualcosa che non andava. Le ho risposto che era tutto nella normalità.
Ma non è vero. Circa un mese fa, tra alcuni libri nascosti dello zio ho trovato due libri diversi dai soliti libri scientifici e le enciclopedie.
Uno era un libro di psicologia sui sentimenti umani, e l’altro uno di poesie.
Dopo averli letti la mia curiosità si è accesa.
Lo zio è un tipo impassibile, Miss Konnie sembra sempre annoiata e imbronciata anche se gentile e disponibile, Luna è un gatto.
Così quando ho letto che il sorriso ha molteplici forme mi sono resa conto che l’unico sorriso che mi veniva in mente era di Mike, di quando gli regalavo un pezzetto di cioccolata. Ho associato quel sorriso alla parola “gratitudine”.
Ma un pensiero mi turba da un po’. Voglio vedere le persone sorridere. E per farlo non posso farlo da qui. Ho bisogno di uscire, e di incontrare persone nuove, e non sempre le stesse.
Tornando al discorso iniziale sulle sorelle VITA e MORTE, ho deciso di accettare il dono di VITA e imparare a sorridere.
Poso i due preziosi libri sulle coperte rosse del mio letto. M’inginocchio a terra di fronte al comodino che gli è di fianco. Apro il cassetto. Dov’è? Dove l’ho messo? Era qui! Una fretta irrazionale mi prende, ma quando riesco a trovare l’oggetto bramato esito. Come se avessi timore di guardare all’interno. Lo specchio. Oggetto splendido. Vetro che riflette ciò che vede. Razionalmente, superficie che riflette i raggi di luce dandoci un’immagine di ritorno.
Riapro il libro, ripassando come si fa. Alzo lo specchio e osservo il mio viso. I miei occhi celesti chiarissimi e la mia pelle pallida che fa contrasto con i neri capelli è ciò che vedo. Stiro leggermente le labbra, ma non ottengo lo stesso effetto che c’è nell’illustrazione del libro. C’è una splendida donna che sorride. La stessa donna che due pagine dopo appare brutta e vecchia. Ma che, accanto alla definizione di sorriso, mentre, appunto, sorride, sembra splendida.
Ma ciò che vedo allo specchio… quella smorfia tirata e inconsistente può chiamarsi sorriso?
Mentre la donna in foto sorride, gli occhi sono socchiusi e luminosi. I miei sono rimasti freddi e impassibili. Provo a coinvolgere gli occhi ma niente. Ciò che ottengo è una smorfia storta che fa quasi ribrezzo.
Sono anni che non sorrido. Da quando mi hanno affidato allo zio. E ora… che io…. Che avessi dimenticato come si fa?
Sento come una fitta allo stomaco e un nodo fastidioso. Grazie al libro che ho trovato riesco a identificarla come delusione, o tristezza.
Rimetto al suo posto lo specchio e mi rialzo da terra.
Mi siedo sul letto e mi metto ad osservare fuori dalla finestra.
Voglio imparare a sorridere.
Chiedere allo zio è fuori discussione. E poi è all’università e quando torna va subito a dormire.
Miss Konnie cambia argomento ogni volta che provo a deviarlo dai testi di scienze, e Mike non mi saprebbe rispondere di certo, figuriamoci Luna.
A proposito di Luna, eccola in giardino vicino alla rete, sta scavando qualcosa. Chissà, magari ha trovato qualche cadavere di animale.
Ma dov’è? È sparita? No eccola dall’altra parte… dall’altra parte? Ma come…?
Ci deve essere un buco nella rete, certo. E coperto dall’erba alta com’è, è logico che lo zio non se ne sia accorto.
Un pensiero illogico, irrazionale si fa strada in me.
Mi alzo dal letto e mi tolgo le scarpette da casa per mettere quelle da ginnastica, che uso quando devo uscire in giardino. Prendo il mio prezioso libro sui sentimenti umani e scendo senza preoccuparmi di non far rumore. Sono sola in casa. Ogni volta che esce lo zio chiude a chiave e mi ripete un centinaio di volte di non aprire a nessuno, perché così sta più tranquillo. Ma io non posso uscire. Ma Luna indirettamente mi ha mostrato l’uscita e mi ha richiamato un’idea che mai avrei avuto da sola.
Ora sono io, faccia a faccia con la rete. In effetti, il buco non è molto grande. Ma credo che riuscirei a passarci se ce la metto tutta.
Luna è seduta aldilà della rete e sembra volermi aspettare. Inclina la testa di lato e mi fissa coi suoi occhi verdi.
Passo il libro dall’altra parte e m’inginocchio. Striscio sporcandomi la camicetta bianca e i pantaloncini azzurri che indosso. Quando sono fuori noto anche dei lunghi graffi sui polpacci. Bruciano un po’. Lecco il mio dito pulendolo e bagnandolo per poi passarlo sui graffi. Ho letto che la saliva funge anche da disinfettante, all’occorrenza.
Quando mi rendo conto che non sono più lì dentro, che sono “dall’altra parte”, una strana euforia mi assale.
Certo sono in aperta campagna, almeno così sembra, ma se seguo la strada prima o poi giungerò da qualche parte, no?
Raccolgo il mio libro e camminando piano seguo la linea scura d’asfalto. Una sensazione mai provata prima. Infondo adesso mi aspetta l’ignoto!
Ora la mia anima è affidata al fratello dispettoso di VITA e MORTE. Si, perché le due sorelle hanno un fratellino dispettoso. Ora è tutto nelle tue mani, DESTINO.
Io non ho mai creduto nel destino. In fondo la vita è come una formula matematica. A seconda del valore che diamo all’incognita il risultato finale cambia. Ma siamo noi a decidere quale valore dare, cosi come siamo noi esseri umani a decidere con le nostre scelte il nostro futuro.
Ho vissuto anni nella più completa razionalità. E già solo il desiderio di sorridere, di evadere, di incontrare persone, mi hanno immerso nell’irrazionalità completa, confondendo le mie sicurezze. Quindi, alla luce di tutto questo, ora posso affidarmi, anche solo metaforicamente, al destino, no?
Stringo il mio libro e sento un miagolio. Mi accorgo che Luna è al mio fianco, e mi segue.
Ora che ci penso ho lasciato l’altro libro, quello di poesie a casa. Non importa. Ora come ora, non importa.
-    Andiamo, Luna…
   
 
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