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Autore: chronicdoodling traduttore    09/02/2011    3 recensioni
Ringo è stanco e vuole andare a dormire.
John non ha alcuna intenzione di permetterglielo.
(Slash e prima traduzione: uomo avvisato...)
Genere: Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Lennon , Ringo Starr
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: The Ever Loquacious John Lennon 
Link alla storia originale: http://chronicdoodling.livejournal.com/1612.html
Autore: chronicdoodling
Traduttore: Johnny_Blues
Riassunto: John proprio non sa quando tapparsi la bocca, eh?
Disclaimer: I Beatles sono di proprietà di loro stessi, come questa storia è di proprietà dell'autore. Logicamente non ci guadagno niente!
 
(P.S: è una traduzione piuttosto libera, se avete consigli per rendere qualcosa in modo migliore non esitate!)
 
Ringo era stanco, seccato e completamente stufo di John. Di solito apprezzava la sua compagnia. La maggior parte dei suoi scherzi erano divertenti, e Ringo poteva sostenere una conversazione con l’amico senza esasperarsi troppo; però non quella sera. Quella sera Ringo era stanco, non voleva nient’altro che barcollare nella stanza da letto dell’albergo e dormire fino a mezzogiorno del giorno dopo. Aveva mal di testa e si sentiva malissimo: era certo che l’aria dell’America lo stesse lentamente uccidendo. Non voleva avere niente a che fare con il pubblico, i fans o i suoi compagni di gruppo. Specialmente John.
 
Aveva declinato l’offerta di George di uscire, e lui aveva scrollato le spalle, apparentemente sul punto di andare con John e Paul in qualche club della città del quale Ringo non si era preso il disturbo di ricordarsi il nome. Era un batterista, non un geografo. Aveva aspettato fino a quando tutto era diventato silenzioso e si era liberato della giacca, lanciandola in una direzione qualunque. L’avrebbe tirata su più tardi, oppure avrebbe affrontato l’ira di Paul, il maniaco della pulizia, ma fino a quel momento l’indumento sarebbe stato bene a starsene tutto sgualcito sul pavimento. Ringo si rimboccò le maniche e stava per togliersi gli stivaletti marchio Beatles quando John spuntò dalla porta.
 
Ringo poteva dire dall’espressione di John che era annoiato, e aveva voglia di dare fastidio a qualcuno: Paul non c’era, e quindi George. Quando quest’ultimo se ne era andato, Ringo. Il basso, capellone Ringo, il batterista dal grande naso: un bersaglio facile. Normalmente, Ringo avrebbe potuto sopportare le prese in giro di John con un fastidio minimo, ma quella sera persino il suono del suo respiro lo stava facendo incazzare. John portava quello stupido cappello, e si era buttato sul letto di Ringo, parlandogli.
Si trovavano così, in quel momento: John nel suo umore pignolo e stressante e Ringo pronto a commettere omicidio perché era dannatamente stanco e John era nel suo letto e parlava, respirava, esisteva.
 
-Hai deciso di non uscire, Rings? Stufo delle ragazzine che ti prendono per il naso?-John era sdraiato sul cuscino del batterista, il quale era sicuro che il compagno di gruppo fosse totalmente soddisfatto di stare dove stava.
-Oh piantala John, sono stanco e voglio andare a dormire. Levati dal mio letto.- Ringo si allentò il nodo della cravatta e guardò John, che rispose con uno sguardo divertito dalle palpebre semi-chiuse, sorridendo leggermente.
 
-No.- Disse, incrociando le braccia dietro la testa.
 
Ringo fece un gran sospiro e collassò nella seggiola in un angolo della stanza. –Che vuoi, John?-
 
Il chitarrista assunse un’aria offesa. –Pensi davvero che io abbia qualche secondo fine? Volevo solo stare con il mio ometto preferito, Richard. Vedi, il naso di Paul non è abbastanza grande per parlarci insieme e stavo cercando un po’ di compagnia nasale.-
 
Ringo strinse le labbra, guardando stancamente John. Nel suo stato non capiva metà di quello che gli stava dicendo, ma era abbastanza sicuro di essere appena stato insultato. Voleva che John se ne andasse. La mattina dopo si sarebbe vendicato crudelmente, o avrebbe solo messo del pepe nel suo tè. Qualunque cosa. Ma ora… John stava respirando di nuovo. Ringo sentì una vena pulsargli in fronte.
 
Bene, Ringo, pensò. Respiri profondi. Cominciò a contare nella sua testa. Sperò che John capisse l’indizio e si levasse dalle balle.
 
-Naturalmente devo guardare in basso per parlargli-
 
Qualcosa dentro Ringo scattò. Non erano le prese in giro, delle quali non gli importava molto, era solamente John; la sua presenza gli faceva venire il prurito e la sua voce infastidiva il suo cervello stanco. Il batterista afferrò il cuscino dalla sedia e balzò in piedi, intento a costringere al silenzio o soffocare l’amico.
 
-Ringo che stai face- Quest’ultimo saltò sul letto, picchiando ferocemente John con il cuscino. Gli si mise a cavalcioni per ottenere una prospettiva migliore mentre gli sbatteva il cuscino sulla testa.
 
-Ehi! Che cazzo-
 
-Zitto. Ti sto sottomettendo.- Disse Ringo, sollevando di nuovo il cuscino.
 
-Ehi ehi ehi…- John afferrò i polsi dell’amico. –Stavo scherzando.-
 
-Fottiti.-
 
-Santo cielo, stasera sei peggio di un’attrice drammatica!- Rise John. –Se avessi saputo che eri così scazzato sarei andato con Paul e George invece di restare qui.-
 
-Vuoi stare zitto? Mi piacerebbe andare a dormire!-
 
-Hai le mestruazioni, Ritchie?- John gli lasciò andare i polsi, ridacchiando. –Poveraccio.-
 
John doveva stare zitto. Doveva proprio. Se non lo avesse fatto c’era la possibilità che Ringo lo avrebbe ucciso.
 
-Potrei procurarti della cioccolata o dei sottaceti o roba simile…-
 
Ringo lasciò cadere le braccia, continuando a lanciargli pugnali con lo sguardo. John, che sembrava non avere alcun senso di auto-conservazione, continuò a parlare, offrendogli cose come bottiglie d’acqua calda e cibo spazzatura.
Le sue mani erano ancora alzate, però, vicino a quelle di Ringo: sembrava che fosse pronto se avesse ricominciato a picchiarlo.
 
-Che ne dici di un Hamburger? Uno di quelli grassi americani? C’è un mondo di cose buone per quelle dannate voglie mensili…-
 
Ringo si chinò velocemente e baciò John. Erano seduti sul letto, le labbra collegate per qualche secondo. Il batterista tenne gli occhi chiusi e si crogiolò nel breve silenzio: non fece niente per inserirsi nel bacio e nemmeno John si mosse, ma non lo aveva neanche spinto via, cosa alla quale Ringo non pensò se non molto tempo dopo.
Si allontanò e, senza guardare l’altro, si girò per stendersi affianco a lui. Tenendo il cuscino stretto al petto, Ringo sorrise. La stanza era silenziosa e John era troppo scioccato per respirare rumorosamente. Ringo sentì il suo mal di testa dissiparsi lentamente e si rilassò, sentendosi andare leggermente alla deriva.
 
-Perché cazzo l’hai fatto?!- Ah. Sembrava che John avesse ritrovato la voce. Ringo immaginò che se avesse aperto gli occhi John sarebbe stato agitato e avrebbe avuto la faccia rossa, mentre lui probabilmente era livido. Allungò la mano e picchiò un’altra volta John con il cuscino.
 
-Chiudi il becco, o ti bacio di nuovo.-
 

 
  
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