Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: Anthy    09/02/2011    7 recensioni
Breve storia - sia in contenuti, che in lunghezza - che vi terrà compagnia fino a San Valentino.
E no, non è di certo un omaggio a tale data.
O forse sì?
Dal prologo:
"Febbraio, che mese inutile.
Eppure esiste.
E con lui San Valentino.
Oh, sì, la gioia dei commercianti, la luce dell’economia, il faro del diabete.
San Valentino.
Meh.
"
Genere: Commedia, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Capitolo 2
Attenzione: la narrazione è stata cambiata, passando alla prima persona. Entro domani sera cambierò anche quella del secondo capitolo.


Dal diario di
una
stagista




- Icons by Couvade -






Martedì 08/02/11
Sei giorni a San Valentino.


Avete voglia di dimagrire senza dover necessariamente fare una dieta o frequentare una palestra?
Avete il desiderio di portare in giro pacchi nella stessa maniera dei postini di Maria De Filippi, ma con un peso decisamente superiore – giusto per farsi un po' di bicipiti, che mai guastano – ma senza bicicletta?
Andate a fare gli stagisti, allora!
Se siete fortunati verrete anche pagati per l'esercizio fisico effettuato, come una pillola dimagrante non potrebbe mai fare.
Notate un leggero tono ironico nelle mie parole? No, ma quando mai!
Solo perché ho portato due pacchi di fatture a qualche passo dallo studio, per poi tornare indietro e perdere una mattinata all'Inps – che al confronto un ambulatorio medico è meno affollato –  non significa che mi stia lamentando. Affatto.
Sto solo ponderando che tutti i lavori più porci vengono affidati alla stagista di turno.
Per carità, non dico che non capisco: è ovvio che l'impiegata regolare, che ha tutti i suoi lavori da svolgere, affibbi a terzi - quando può - tutti i lavori più ingrati meno pratici, ecco.
Lo capisco, davvero.
Ciò non significa che non possa borbottare tra me e me per la cosa.
Ma d’altronde, lo sapevo che sarebbe andata a finire così.
Figurati se per tre mesi ‘quello’ mi teneva ‘al suo fianco’ per ‘migliorare le conoscenze nel settore’. L'unica cosa che ho imparato, finora, è la postazione delle bancarelle dei clienti in Piazza della Frutta!

Cammino a passo veloce, sperando che non vi siano altri pacchi da consegnare, maledicendo per l'ennesima volta il tempo di Febbraio ed accumulando così malumore su malumore.
Oh, stamattina si gelava.
Ge-la-va.
Eppure sono partita con un maglioncino di cotone.
Risultato? Ora ho leggermente caldo.
Tradotto? Avrò le vampate non appena metterò piede in ufficio, dove la temperatura media – se tutto va bene – è intorno ai venticinque gradi.
Quanto odio il tempo quando è più umorale di una donna mestruata.
Fosse estate, capirei – ma diamine, è inverno! Non può trasformarsi da rigido a mite come vuole, ci sono persone che soffrono per questo, che hanno dei sentimenti!
Sospiro, cercando un motivo – uno solo – per cui potrei considerarmi di buon umore, giusto per sopravvivere alla giornata.
Ma non è facile: stamattina ho scoperto di aver perso i guanti, per il secondo anno consecutivo; poi sono arrivata appena in tempo alla fermata, prima che passasse la Sita – perché, appunto, avevo cercato i guanti; arrivata in ufficio, ho scoperto che l’olio della pasta era fuoriuscito dalla vaschetta di alluminio e, quando ho aperto il sacchetto di plastica che la conteneva, è stato il disastro – e tante Madonne preghiere; sono stata mandata in giro a mo’ di ambulante disperata...
Direi che non c’è molto di felice, in questa giornata.
Anche se...
Uhm, di fruttuoso c’è stata solo una cosa: una stupenda borsa che ho visto nelle bancarelle a prezzo stracciato.
No, non l’ho presa. Ho lasciato che le paranoie mi assalissero, ricordandomi che devo risparmiare, che ho già speso tanto, che devo farmi la ricarica a breve...
Insomma, solita routine. Tanto domani la compro – quindi sì, per questo posso usare senza rimpianti la parola “fruttuoso”.
Faccio mio questo spiraglio di buonumore, dando di quando in quando uno sguardo alle vetrine per ammirare ed ammirarmi. Cielo, ogni volta che passo davanti ad Intimissimi sento il cuore piangere.
Non potevano aprire qualche altro negozio, vicino all’entrata del palazzo?
Distolgo a fatica gli occhi da uno splendido completino color indaco, trattenendo a stento un sospiro di pura estasi – perché, perché amo così tanto fare spese? – riportando lo sguardo davanti a me e...
Oh.
No.
No, no, no.
Ora capisco perché, da due settimane, Paolo Fox continua a mettermi in fondo alla classifica dei segni zodiacali, alla domenica.
E non faccio in tempo a fare dietrofront o ad infilarmi dietro ad una colonna, che lui si volta.
Merda.
« Ehi!».

Okay, lo ammetto, ieri non l’avevo guardato bene.
Il che è stato un bene, perché probabilmente mi sarei sentita più sfigata di quanto già non mi ritenessi; Mr. Nonchalance è veramente carino. Capello castano spettinato – come diavolo avevo fatto a scambiarlo per moro? Va bene che sono miope, ma è solo l’occhio destro che ne risente! – sorriso Durban’s, barba che ricopre leggermente le guance...
Ricambio il sorriso, stirando nervosamente le labbra; io speravo con tutto il cuore che fosse partito, il ragazzo. Aveva una valigia ieri, non è partito per Timbuctu? No, eh?
« Ciao», saluto quando lo raggiungo.
Si è fermato, tenendomi il portone del palazzo aperto; più alto di me di diversi centimetri – non che ci voglia poi molto – con una certa irritazione mi rendo conto che era da un po’ che non mi imbattevo in un esemplare maschile classificabile come “carino”.
D'altronde, ho dei gusti delicati come le tette della regina, io.
« Buongiorno a te! In giro per commissioni?»
« Già».
Dio, fa che non abbia il trucco sbavato, o che non sappia troppo di sudore o qualsiasi altra cosa potrebbe arrecarmi maggior imbarazzo rispetto a quanto già vissuto.
Silenzio che si protrae.
L’ascensore non scende.
È fermo al quinto piano.
Maremma...
« Comunque ieri non mi sono neanche presentato», si volta verso di me, tendendo la mano. « Piacere, Mattia, sto al settimo piano».
« Anthea, piacere mio».
« Andrea?»
« No. Anthea».
« Oh, come la macchina», ghigna.
No, scusate, parliamone.
Che uomo e donna non viaggino sullo stesso livello non è storia nuova; basta parlare, per capirlo.
Una donna, quando parla, sa sempre ciò che dice – oltre che a conoscere tono, significato intrinseco ed impatto emotivo che ogni parola detta avrà sulla controparte. Anche quando è emotivamente instabile, è perfettamente consapevole di parlare o per ferire o per insultare.
Un uomo conosce solo due modi per parlare: a vanvera e per difendersi – che poi le due cose siano assimilabili, questo lo lascio decidere ai terzi. Quando loro vogliono ferire una persona, non lo fanno apposta, sparano la prima cosa che possa difenderli. Che poi riescano – quasi – sempre a fare centro, è dovuto al fatto che chiunque sia la divinità che ci governa, sicuramente è sessista, dotandoli quindi di buona mira. Che detta fra noi, un uomo senza buona mira non è un uomo – ma questo è un altro discorso, non andiamo a sindacare su quanto a certi soggetti il porto d’armi dovrebbe essere ritirato.
Che io non abbia un nome comune ci sta.
Una donna, tuttavia, non avrebbe MAI risposto in quel modo. Mai.
Una donna avrebbe finto di trovare piacevole il mio nome, avrebbe sorriso – sempre fintamente o meno – interessandosi sulla sua origine, domandando a cosa fosse dovuto.
Una donna avrebbe fatto finta di niente, senza chiedere né “ma” né perché, se il nome non le fosse piaciuto o non avesse avuto voglia di fingere.
Una donna sarebbe stata zitta e basta, al più.
No, l’uomo non è capace, deve farsi riconoscere.
“Come la macchina”.
La Seat Altea.
Ma vaffanculo, va’.

Gli concedo una breve risata, prima di spostare lo sguardo sull’indicatore dei piani, constatando che l’ascensore è finalmente sceso al secondo piano.
Spero con tutto il cuore che questo possa essere il nostro ultimo incontro, che veramente, tra i due non saprei dire quale sia stato il più penoso.
Ed è un peccato, perché non è malaccio, accidenti.
Ma mi perde punti ad ogni parola che pronuncia!
Sempre detto io che gli uomini vanno bene solo se imbavagliati e legati al letto... e magari per portare a casa qualche soldino... Donna semi intelligente, la Gregoraci: lei sì che ha capito tutto della vita.

Ma se almeno cerco di preservare quel poco di dignità persa ieri, tacendo decorosamente, lui – il cui filtro di controllo fra bocca e cervello dev’essere sicuramente in manutenzione dall’idraulico – persevera mentre, finalmente, l’ascensore fa la sua comparsa al piano terra.

« Ma sono io che ti sto antipatico o sei già impegnata?»
« Scusa?»
Mi volto verso di lui, che tiene aperta la porta della cabina, con la fronte corrugata a tal punto che se non mi escono fuori le rughe stavolta, non mi usciranno più – spero.
Mi fissa tranquillo, mentre entra pure lui in ascensore.
« Sì, insomma, sono due volte che ci incontriamo e sto cercando, neanche troppo velatamente, di flirtare con te. Ma dimmelo subito se non ti interessa – o non ti interesso. Ti lascio stare, sai».
Se prima la mandibola era ancora ben salda, ora sento scricchiolii che non promettono nulla di buono – e no, non è solo per un’alterazione dell’occlusione dentale.
« Senti Matteo...»
« Mattia».
« Sì, Mattia». Diamine, prima mi associ ad una macchina, che con il mio nome non c’entra una cippa lippa se non la rima, e non ti dico nulla; mentre se IO sbaglio il tuo nome, mi correggi così prontamente? Per fortuna stai flirtando. Ma vedi di filtrare la materia grigia dove ce n’è bisogno!
Respiro. Riapro gli occhi chiusi nel tentativo di riprendermi da cotanta... uhm, non saprei dare una definizione.
E come apro la bocca per parlare, pronta a riversare tutto ciò che la mia mente sarà in grado di partorire in questi secondi, il mio sguardo si fissa .
Proprio lì, sull’angolo sinistro sotto la bocca.
Lì, dove c’è un piccolo piercing.
Oh.
Non è che ama alla follia le persone bucate, ma ci sono certi piercing che, se fatti bene e sulla persona giusta, sono veramente, ma veramente affascinanti.
E questo...
« Se vuoi approfittare di me, prometto che non schiaccerò l’allarme dell’ascensore».
Dio, se esisti... mostrati ora, o addio per sempre.
Arrossendo per l’imbarazzo, riporto lo sguardo ad una altezza decorosa – cielo, neanche gli stessi guardando il pisello! – incrociando il suo divertito ed ammiccante.
Ed intanto, l’ascensore si ferma.
« ... ed intuisco dal tuo sguardo che forse – forse – proprio indifferente non ti sono».
Ed un’ultima battuta viene pronunciata.
Ed io, semplicemente, scappo.
Apro la porta dell’ascensore, richiudendo alle mie spalle una – nuova – scena tragicomica, una possibilità di replica ed una religione inefficace.

Vishnu, aiutami tu!


***



So che avevo detto che avrei postato ogni giorno, ma effettivamente è difficile per me farlo; ritorno a casa, alla sera, solamente un po’ prima delle sette e quindi il mio tempo per scrivere si riduce al dopo cena – e, alle volte, con il telefono quando ho un attimo durante il giorno.
Basta un imprevisto e tutto salta.
Tenendo poi conto che la storia si amplia rispetto a quanto avevo previsto, direi che la scadenza giornaliera salterà.
Però sono soddisfatta.
Non è la migliore delle mie storie, assolutamente, ma vedo che riesco a riprendere in mano la scrittura e la cosa mi rende felice. È una cosa leggera e senza pretese, probabilmente anche questo aiuta.

Piccole note random.

Sì, ho usato il mio nome nella storia. Il motivo non è tanto perché è completamente autobiografico – ripeto: solo parte della vicenda è vera – ma perché mi serviva per la battuta. La macchina citata è la Seat Altea, appunto – e la battuta, ahimè, mi è stata effettivamente rivolta (da un carabiniere, fra gli altri ._.).

Non ho assolutamente nulla contro la Gregoraci, ma essendo un essere funzionante dotato di pensiero, non posso evitare che tali, appunto, pensieri prendano strade... ovvie. Buon per lei comunque, sia chiaro.

Sì, mi piacciono i piercing vicino alla bocca. Non ha tutti, non palline enormi, ma alcuni sono veramente carini.

La storia continuerà in prima persona; domani sera modificherò il capitolo precedente.

Grazie a chi segue questa storia, gentilissimi :***
Un bacione,
Anthea
   
 
Leggi le 7 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Anthy