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Autore: Persychan    10/02/2011    6 recensioni
Feliciano non ha segreti, tranne una stanza dal cielo dipinto e i ricordi nascosti tra le pareti umide della laguna.
Eppure nascosto in quella camera non c'è nulla di pericoloso, ma soltanto di doloroso.
[Feliciano, Sacro Romano Impero e, forse, Ludwig]
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Germania/Ludwig, Nord Italia/Feliciano Vargas
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Titolo:  Il cofanetto della stanza del cielo
Conteggio parole:  900 parole. Come il tempo da quando l'ha amata.
Riassunto:  Feliciano non ha segreti, tranne una stanza dal cielo dipinto e i ricordi nascosti tra le pareti umide della laguna.
Personaggi:  Feliciano Vargas (Nord Italia) e Sacro Romano Impero.  E, forse,  anche Ludwig (Germania).
Note:  Non betata.
Io ho tutta una mia idea sul rapporto Germania e SRI, ma questo non è il momento e neppure il luogo per discuterla, quindi leggete in questa storia quello che volete leggere.
 

 
Il cofanetto della stanza del cielo
(Frammenti di stoffa)

 
C'è una stanza nella casa di Italia [delle due Italia per la precisione, sebbene vi abiti principalmente il minore] in cui soltanto Feliciano ha il diritto di entrare.
Non che ci sia un cartello davanti che vieti l'accesso o qualche strana trappola o ostacolo, soltanto chiunque abbia mai messo piede in quel bel palazzo, erede di abbastanza storia da riempire centinaia di libri, che si apre su un rio poco distante da Piazza San Marco, comprende subito che la terza porta a destra del secondo piano è  un limite invalicabile.
Si tratta all'apparenza di una porta normalissima di un bel legno scuro, con una maniglia di ottone lucido da cui pende sempre attaccata la chiave, nessuno ha mai osato aprirla senza il consenso del proprietario e per tanto non c'èmotivo per toglierla, ma, anche chiedendo, l'unica risposta che si riceverebbe a riguardo non sarebbe stata molto più interessante.
 
"Era la camera che usavo quando venivo qui, a Venezia, da bambino."
Quando Ludwig glielo domanda, lo fa senza malizia, per semplice educazione o forse per poter parlare un po'  su qualcosa che non siano i 101 usi della pasta, e probabilmente non darebbe neppure peso alla risposta se non fosse per il tono: non è triste [il tono triste di Feliciano assomiglia terribilmente a quello dei bambini un attimo prima che lascino scivolare fuori le lacrime ed quindi è facilmente riconoscibile] ma piuttosto perché intriso di una malinconia che non si sarebbe mai aspettato.
E' così facile dimenticare chi si ha davanti: vedere soltanto un ragazzino dagli occhi color caramello e il sorriso stampato in faccia, riconoscere soltanto una giovane Nazione che, nonostante tutto, sogna  ancora o lo stupido che è abituato a rimproverare e a volergli bene, ma nonostante l'apparenza Ludwig sa che c'è dell'altro.
Feliciano [insieme a Lovino] è probabilmente il vecchio tra gli europei; certo, il titolo ufficiale lo detiene Francis, ma non gli sfuggono le occhiate che talvolta si lanciano, come a darsi conferma su un dettaglio o su una data,  qualora l'argomento finisce su secoli che nessun'altro sembra ricordare e quando ciò accade, lui ha l'impressione di trovarsi fuori posto con i suoi nemmeno due secoli di vita e una memoria che non riesce ad andare più indietro di un congresso danzante.
"Ludwig ~ , perché volevi saperlo?"
Potrebbe dirglielo e allora, ne è certo, Feliciano si agiterebbe tutto nel tentativo di spiegare, di scusarsi e chiedere perdono [per chissà cosa poi] gesticolando e rischiando di soffocare tra una parola e l'altra e probabilmente insistendo riuscirebbe anche a convincerlo a lasciarlo entrare nella stanza, ma non ha intenzione di farlo: ha diritto ad un posto soltanto suo per lo stesso motivo per cui lui può stare in silenzio a fissare le lancette dell'orologio a muro - un vecchio cimelio di un epoca che non può e non deve dimenticare - senza che Italia faccia nulla, senza chiedere perché e per come,  se non sedersi al suo fianco e stringergli una mano.
"Niente d'importante. Soltanto curiosità."
Allora Feliciano gli sorride e cattura il suo polso tra le dita sottili e sporche appena sotto le unghie di colore, trascinandolo con passo rapido verso i corridoi ancora inesplorati che compongono il palazzo veneziano.
"Veh  ~ allora adesso ti devo raccontare la storia di tutte le altre ventuno stanze, no?"
"Cosa? Aspetta Feliciano!"
 
C'è una stanza nella casa di Italia, in cui soltanto Feliciano ha il diritto di entrare.
E' una camera a cui anche Lovino si accosta con delicatezza, bussando piano sulla porta di legno scuro soltanto quando è pronto da mangiare e il fratello non l'ha ancora raggiunto in cucina; per il resto preferisce dimenticare quel posto.
Non c'è nulla di pericolo o di veramente segreto racchiuso in quelle mura, Feliciano lo definisce talvolta il suo atelier sebbene, per dipingere, utilizzi in realtà un'altra stanza, lì c'è soltanto un affresco che va avanti da secoli: cielo azzurro privo di nuvole che ricopre il soffitto, rinchiuso appena dalle intricate volute dei rami più alti, e un bosco fitto che circonda idealmente un prato pieno di fiori. Qualche volta Feliciano aggiunge un petalo o il riflesso sottile della luce su un filo d'erba, altre volte rimane soltanto lì a fissare l'unico oggetto che, escludendo i pennelli e i colori, si trova nella stanza.
Adagiato in una nicchia, decorata con fiori dorati e parole di una lingua ormai dimenticata, c'è un cofanetto: è antico, piuttosto grande, un po' rovinato in un angolo e l'aria umida di Venezia  ne ha lievemente scrostato il lucido del coperchio, ma non potrebbe mai cambiarlo perché farlo significherebbe tirare fuori quello che vi ha chiuso all'interno.
Ci ha provato diverse volte, ma non è mai riuscito ad andare oltre all'infilare la chiave eppure non c'è nulla di pericoloso al suo interno.

Soltanto qualcosa di doloroso

Ci ha provato diverse volte, ma non è mai riuscito ad andare oltre al sentire il metallo della serratura sotto le dita eppure non c'è nulla di più di un vecchio disegno rubato ad un attimo di pace in una villa straniera oltre le Alpi, di una corona di fiori stretta in blocco di vecchi spartiti e i resti di un vecchio panno nero, di un vecchio mantello nero.
 
C'è una stanza nella casa di Italia in cui soltanto Feliciano ha il diritto di entrare, perché l'altra persona che potrebbe varcare quella soglia dorme tra le pieghe del tempo.

Fin dal '900 quella stanza aspetta lui

 
 
 
 
 
______
I commenti sono amore e sono anche ciò che nutre il mio ego e mi porta a scrivere quindi più commenti = io più felice = io che scrivo di più <3
Scherzo.
Forse.
 
Bye.

   
 
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