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Autore: Beatrix Bonnie    11/02/2011    4 recensioni
Questa è la storia di Reg Weasley, un ragazzino allegro e forse troppo chiacchierone che si ritroverà a dover affrontare scelte difficili, più grandi di lui. Ma il suo infinito coraggio lascerà un segno in tutti quelli che gli sono vicini...
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Regulus Black
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Il Trinity College per Giovani Maghi e Streghe'
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Quella mattina, Regulus si trascinò verso la Sala Grande con apatia. Aveva come la sensazione che non sarebbe stata una buona giornata. Barty l'aveva svegliato alle cinque per ripassare insieme Trasfigurazione, ma lui se l'era guardata bene dall'alzarsi dal letto e così il suo amico se ne era andato in sala comune da solo. Ma, ormai sveglio, Regulus non era riuscito più ad addormentarsi e non aveva fatto altro che arrotolarsi nel lenzuolo. Alla fine si era arreso ad alzarsi, ma ormai era troppo tardi per ripassare e così si era diretto verso la Sala Grande per fare colazione.

La lettera che Reg gli aveva dato ieri era nella tasca dei pantaloni, anche se Regulus non si era ancora deciso a leggerla. Certo, avrebbe voluto fare pace con il suo vecchio amico, ma una certa dose di orgoglio glielo impediva. Il problema era che quella pulce gli mancava e Barty non era affatto paragonabile a Reg; tanto per cominciare Barty era ossessionato da suo padre: faceva di tutto per compiacerlo, studiava giorno e notte per ottenere sempre il massimo dei risultati, ma ogni volta che il signor Crouch rispondeva con freddezza davanti a tutti i suoi sforzi, Barty si faceva prendere da una folle mania omicida, distruggendo qualsiasi cosa gli capitava per le mani, e restava imbronciato per giorni. Niente a che fare con il carattere solare di Reg, che sembrava non avere mai giornate negative.

Bene, Regulus decise che se in quella lettera Reg gli avesse fatto le dovute scuse, avrebbe anche potuto pensare di perdonarlo.

Quando entrò in Sala Grande, immerso nei propri pensieri, capì subito che c'era qualcosa che non andava, ma il suo cervello ci impiegò parecchio tempo a capirne il motivo. E infine li vide: dodici lunghi teli neri pendevano dal soffitto, che rappresentava un limpido cielo azzurro di metà maggio. La Sala Grande era perfino troppo silenziosa: solo un lieve mormorio la attraversava, come se gli studenti temessero la reazione di qualcuno.

Reg si avvicinò lentamente al tavolo di Serpeverde, senza capire che cosa fosse successo. Incrociò di sfuggita gli occhi inquieti e ansiosi di sua cugina Narcissa, poi si lasciò cadere sulla panca a fianco di Barty. «Che cosa è successo?» gli sibilò, accennando al clima da camera mortuaria che regnava in Sala.

«Non lo sai?» domandò allora Barty, con la faccia sconvolta di fronte all'ignoranza del suo amico.

Regulus scosse lentamente la testa.

Barty gli fece segno di avvicinarsi, poi gli sussurrò all'orecchio, come se si trattasse di un segreto: «Pare che ieri sera sia morto qualcuno... sembra che sia un ragazzino di Grifondoro».

Uno spiacevole campanello di allarme suonò nella testa di Regulus. Si voltò verso il tavolo al capo opposto della sala, in cerca di una persona.

Non c'era, Reg non c'era. Poteva trattarsi di una coincidenza, però...

Lo sguardo gli cadde sulla sorella di Reg, Mary Weasley: era circondata da un vuoto, come se gli altri volessero starle lontano perché ne avevano paura o soggezione. Le spalle erano chine, il volto una maschera impassibile, i suoi occhi spenti fissavano con apatia il piatto vuoto. Il campanello d'allarme che suonava nelle orecchie di Regulus divenne una sirena.

Proprio in quel momento il professor Silente si alzò dal tavolo degli insegnanti, e la Sala Grande piombò nel silenzio. I suoi occhi azzurri saettarono tra gli studenti, come se volesse riservare uno sguardo ad ognuno di loro.

«Questa notte è successo un fatto molto grave» cominciò a dire, con la sua voce calma. «Degli studenti hanno cercato di punire un ragazzino che aveva denunciato le loro malefatte ad un insegnante. Spero che il coraggio di questo ragazzino vi possa insegnare che non bisogna mai avere paura di fare la scelta giusta. Ma spero soprattutto che ciò che è successo questa notte non si ripeta mai più: dovete imparare a rispettarvi gli uni gli altri, perché siamo tutti maghi e siamo tutti uguali, indipendentemente dalle nostre origini».

Dopo quel breve discorso, Silente fece una pausa, poi riprese: «Questa notte, qualcuno ha dovuto pagare a caro prezzo il proprio coraggio. Questa notte, Reginald Weasley è venuto a mancare».


Regulus fu invaso da una strana ondata di gelo. Per un attimo non riuscì a recepire pienamente la notizia, poi tutto gli fu incredibilmente chiaro: Reg era morto.

Si sentì svuotato, come se qualcosa avesse risucchiato ogni sua forza vitale. Ogni cosa intorno a lui cominciò a perdere senso, a diventare opaca ai suoi occhi. La sua mente era invasa da un solo pensiero: Reg morto.

Si aprì una voragine nel suo cuore e le forze gli vennero meno. Dovette aggrapparsi al tavolo con foga, finché le nocche non gli divennero bianche, per evitare di collassare a terra. Era tutto così sbagliato! Reg era un ragazzino pieno di vita, allegro, solare... non meritava di morire!

«Regulus?» lo richiamò Barty, afferrandogli il braccio.

Regulus si girò apatico verso di lui.

«Tutto bene?» gli chiese il suo amico, guardandolo di sottecchi.

«Sì, sì» rispose il ragazzino, con un tono di voce neutro. Poi afferrò una caraffa, si versò il succo di mela nel bicchiere e si mise a berlo.

«Regulus, a te non piace il succo di mela» protestò Barty, con gli occhi sgranati.

Regulus allora appoggiò nuovamente il bicchiere sul tavolo e commentò: «Ah, già».

Il suo stomaco in subbuglio si ribellò al liquido che ricevette, tanto che Regulus fu costretto a reprimere un conato di vomito. Si mise una mano in tasca alla ricerca del suo fazzoletto ricamato, quando sentì sotto i suoi polpastrelli la superficie ruvida di una pergamena. Estrasse il foglio e lo osservò per parecchi secondi come fosse un tesoro inestimabile. Poi aprì la lettera con mani tremanti e cominciò a leggerla:


Caro Reg,

non sono un gran che a scrivere, ma Mary mi ha convinto a non rinunciare alla nostra amicizia e visto che non vuoi parlarmi... Non voglio mandare tutto all'aria per qualche sciocco bisticcio. Forse hai ragione ad aver fatto quella scelta; non voglio certo metterti contro la tua famiglia. Però sappi che per quanto tu voglia loro bene, non devi farti condizionare a fare delle cose sbagliate: sei libero di scegliere, questo ricordatelo sempre! Io so che quando ti troverai difronte ad un bivio, saprai fare la scelta giusta. Lo so perché... perché lo so! Sei mio amico e ti voglio bene e sono sicuro che al momento giusto troverai il coraggio dentro di te per scegliere. Non avere paura, io sarò al tuo fianco!

Spero che vorrai parlare ancora con me.

Con affetto,

Reg



Quando Regulus finì di leggere la lettera, aveva un grosso nodo alla gola. Certo, non avrebbe pianto, anche se lo avesse voluto, perché un Black non piangeva mai, ma avvertiva comunque un peso all'altezza del cuore. Non era riuscito a fare pace con Reg, e così era morto con la convinzione che lui lo odiasse. Il suo stupido orgoglio gli aveva impedito di parlargli per mesi, ma ormai non c'era più tempo...

Maledetti Babbani! Se non ci fossero stati loro, nulla di tutto quello sarebbe mai successo! Tanto per cominciare lui e Reg non avrebbero litigato, perché nessuno avrebbe potuto accusare i Weasley di essere filobabbani, se i Babbani non fossero mai esistiti. Inoltre era certo che fosse stato quell'assurdo senso di giustizia e uguaglianza a spingere Reg tra le braccia della morte. Se lui si fosse fatto gli affari suoi, invece di erigersi a difesa del Sanguesporco, a quest'ora sarebbe stato ancora vivo!

Tutta colpa di quei maledetti Babbani. Chi aveva permesso loro di sopravvivere, di comandare sui maghi con le loro assurde paure e superstizioni? Chi aveva permesso loro di strappargli il suo amico?

Perché, sì, sapeva che lui e Reg avrebbero fatto pace, prima o poi, se lui non fosse morto. Certo, non sarebbe mai andato contro la sua famiglia, perché aveva imparato a rispettarla e amarla, ma forse, con il tempo, sarebbe potuto arrivare ad un compromesso. Chissà, magari sarebbe riuscito anche a convincere Reg di rinunciare alle sue idee filobabbane, o magari la sua stessa famiglia avrebbe saputo accettare, prima o poi, quella strana amicizia tra di loro. In fondo i Weasley erano Purosangue.

Non era giusto che fosse stato loro impedito di rimediare a quello sciocco litigio e che fosse negata loro la possibilità di sapere come sarebbe andata a finire quell'amicizia. Avrebbe voluto chiederlo a Reg... dove stava ora la giustizia, eh? Dove stava la giustizia in tutto quello? Perché a loro non era data l'occasione di sapere come sarebbe stata la loro vita, se fossero tornati amici?

Perché la morte se l'era portato via così giovane?

Improvvisamente Regulus realizzò: doveva andare a dargli l'ultimo saluto. Doveva andare al suo funerale.

Ma non poteva andarci da solo, perché non aveva la più pallida idea di come arrivarci. E poi, era convinto che la sua famiglia non approvasse quella scelta. Gli serviva un adulto che sapesse materializzarsi e che fosse disposto ad accompagnarlo. A chi avrebbe potuto chiedere?

Quasi per caso lo sguardo si puntò su sua cugina Narcissa: aveva un'espressione strana, a metà tra il preoccupato e l'afflitto. I suoi occhi sfuggenti e ansiosi saettavano verso il tavolo dei Grifondoro, in direzione di Mary Weasley. Regulus non poteva sapere l'angoscioso senso di colpa che le attanagliava il cuore: da un lato era rimasta scioccata dalla morte del giovane Reginald, dall'altra era preoccupata di aver condannato la sua amica Priscilla, avendo rivelato alla Weasley il luogo dov'era fuggita. Non sapeva cose fosse successo al Trinity la notte precedente, ma temeva per la vita di Priscilla. Era riuscita a scappare, o la Weasley si era vendicata contro di lei?

«Cissy?» domandò cauto Regulus, avvicinandosi a lei.

La ragazza distolse gli occhi dalla figura di Mary e si voltò verso suo cugino.

Regulus prese un profondo respiro, consapevole della difficile richiesta che stava per fare, poi sussurrò: «Mi accompagneresti al funerale di Reg Weasley?»



Non sono molto brava con le parti introspettive e certo Regulus Black non è un personaggio semplice da gestire, tanto più in una situazione come questa, ma credo che solo lui potrebbe dare la colpa ai Babbani per quello che è successo! Vi ricordo che, in fondo, è un Black e non uno qualunque! Per di più, mi sarebbe sembrato un anacronismo fargli pensare che i Mangiamorte fossero brutti e cattivi perché avevano ucciso Reg, quando lui poi si unirà alla schiera dei seguaci di Voldemort... insomma, spero che la sua reazione alla morte dell'amico vi sia sembrata IC, ma anche originale.

Il prossimo sarà l'ultimo capitolo e non aspettatevi un sincero happy end... un margine di speranza lo voglio lasciare, ma nulla di allegro, anzi!

Grazie a tutti, a presto

Beatrix


EDIT: continua anche per questo racconto l'opera di risistemazione dei dialoghi!

   
 
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