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Autore: Darik    13/02/2011    2 recensioni
Una grande battaglia era stata vinta. Ma il prezzo era stato una grave perdita, sempre più difficile da sopportare.
Per questo le persone che lo amano intraprenderanno un assai pericoloso viaggio, dove nulla è come sembra, per ritrovare Negi.
Questa storia è il seguito di "Colui che Evangeline ammira".
Genere: Avventura, Azione, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Apparenze'
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APPARENZE

1° Capitolo

Quella non era una mattinata come le altre, all’istituto Mahora.

Infatti proprio quel giorno si dovevano svolgere gli esami che avrebbero chiuso il primo semestre di scuola, aprendo le porte alle vacanze estive.

Per questo quando si aprirono gli enormi cancelli, la fiumana di ragazzi e ragazze che si riversò nel piazzale aveva qualcosa di diverso dal solito: erano tutti impegnati a ripassare una miriade di materie con libri, appunti o a voce.

L’aria si riempì di citazioni letterarie, storiche, filosofiche, matematiche e scientifiche di ogni tipo.

L’immensa folla arrivò fin davanti al palazzo centrale del complesso scolastico, da dove poi si frazionò, ciascun gruppo diretto verso la propria scuola.

Quella folla era arrivata con grande rapidità e con altrettanta grande rapidità se ne andò, lasciando di nuovo deserto il piazzale.

Che poco dopo venne attraversato da un singolo gruppo di persone.

Erano 29 ragazze, camminavano con passo tranquillo e composto, e sembravano del tutto immuni all’ansia pre-esame.

Si diressero verso la sezione della scuola media.

Dopo un breve tragitto, arrivarono alla loro classe: la III A.

Entrarono e si sedettero in maniera composta.

Dopo un po’, entrò una donna giovane e di bell’aspetto.

“Buongiorno a tutte” esordì la donna.

“Buongiorno professoressa Ayanami” rispose in coro e con voce piatta la classe.

“Bene ragazze, tra poco arriverà il professor Nitta, che vi porterà i test. Mi raccomando, dovete mettercela tutta. Dimostratevi degne dell’ottimo risultato che avete ottenuto col precedente esame di fine anno”.

“Certamente” risposero ancora in coro le ragazze.

Una di loro alzò timidamente la mano.

Ayanami la notò. “Dimmi pure, Shinobu”.

“Pro…professoressa, lei resterà qui ad assisterci?”

“Purtroppo no, Shinobu. Solo l’esaminatore e il suo assistente possono restare nella classe”.

Shinobu impallidì lievemente. “Ma… ma io…. Come faccio senza…. Ho paura!”

Ayanami raggiunse Shinobu attraverso i banchi e le mise una mano sulla testa. “Non hai nulla da temere, Shinobu. Se va male, nessuno ti caccerà. Ma l’intelligenza non ti manca, nei test preparatori hai ottenuto ottimi risultati, ancora più grandi se si pensa che non avevi mai frequentato una scuola prima di arrivare qui. Sono sicura che andrà tutto bene. E poi ci sono anche le tue compagne. Giusto, ragazze?”

L’insegnante scrutò i giovani volti che la circondavano: la risposta arrivò tramite dei mesti sorrisi. E neanche da tutte.

E la cosa rabbuiò Shinobu.

A quel punto una ragazza con i capelli rossicci e due codini, con alle sommità dei piccoli campanelli, si alzò impetuosa: “E’ sicuro che ce la farai, Shinobu! Ce la faremo tutte! Otterremo il miglior risultato della scuola anche stavolta! E sono sicura che tu sarai quella che otterrà il voto migliore!”

La ragazza, Asuna Kagurazaka, lasciò il suo banco e andò da Shinobu, mettendole una mano su una spalla. “E dopo la vittoria, ti porterò al karaoke insieme a tutte le altre. Per te sarà un’esperienza nuova, giusto?” le disse ammiccando con lo sguardo.

“S…si!” rispose sorridendo Shinobu.

Le altre si guardarono imbarazzate

E allora proruppero in un energico ‘SI! Al KARAOKE!” sfoggiando dei sorrisi radiosi.

Ayanami rimase abbastanza soddisfatta, quando arrivò Nitta con le prove per l’esame.

Dopo aver dato un’ultima raccomandazione alle sue allieve, Ayanami lasciò l’aula per dirigersi verso la sala insegnanti.


“Accidenti, è difficile da sopportare” esclamò la donna lasciandosi cadere sulla sedia della sua scrivania.

La sala insegnanti era in quel momento deserta, durante i test infatti la maggior parte dei professori si ritrovava molto tempo libero.

La donna prese la targhetta col suo nome, Rei Ayanami, posta sopra la scrivania.

Al contrario delle altre targhette, era solo appoggiata, non attaccata.

La rimirò come se fosse una rarità.

Un uomo con un elegante completo bianco si affiancò a lei. “Problemi, professoressa Ayanami?”

“Oh, è lei professor Takahata”.

Takahata Takamichi tirò fuori dal taschino della giacca una nuova sigaretta.

Ayanami riprese il discorso. “Il problema è che non riesco a legare con quelle ragazze. Nonostante siano passati tre mesi dal mio arrivo, tra me e loro non c’è alcun feeling, tranne che con Shinobu Maehara. E non riesco a capire dove sto sbagliando. Faccio di tutto per essere non solo competente, ma anche gentile e disponibile, capace di incoraggiare. E ancora nessuna di loro viene a chiedermi aiuto. Mi chiedo dove sbaglio”.

“Il problema non sta in lei, professoressa. Il problema riguarda il precedente insegnante” disse Takamichi accendendo la sigaretta.

“Ah, il famoso Negi Springfield, il bambino prodigio che faceva l’insegnante ad appena nove anni. Ma che c’entra?”

“Lei non può capire perché non l’ha conosciuto, professoressa. Negi era speciale, era riuscito a diventare per quelle ragazze molto più di un semplice professore. Loro lo consideravano sia un grande amico che un fratello minore. Ed è stata la sua partenza improvvisa a gettarle nello scoramento, a privarle della loro incredibile vitalità. Temo che si incolpino della sua scomparsa”.

“Ma se lui era cosi importante per loro, perché se ne è andato cosi? Mi sembra un gesto molto egoista e insensibile da parte sua” replicò Ayanami.

Takamichi si strinse nelle spalle. “I bambini a volte sono capaci di innocenti crudeltà”.

“E lei pensa davvero che ci sia la sua partenza improvvisa dietro la mancanza di vivacità di quelle ragazze?” domandò ancora la giovane donna.

Takamichi fece un tiro con la sigaretta, poi indicò una della scrivanie lì vicino. “Vede quel tavolo?”

Ayanami si sporse in avanti. “Si, se non sbaglio appartiene al professor Nitta”.

“Esatto. Sa, fino a pochi mesi fa, quella scrivania era ingombra di libri. Il povero Nitta aveva cosi tanto da fare con tutte le classi, e soprattutto con la III A, che non aveva quasi mai tempo per le sue letture e per consultare i registri. Poi però il suo lavoro è diminuito di un buon 60% e cosi ha avuto il tempo di sistemare tutto. Oggi sento Nitta arrivare persino a lamentarsi perché si ritrova con molto tempo libero e si annoia. Vediamo se indovina da quanto tempo Nitta si ritrova con tutto questo tempo libero”.

Ayanami inarcò un sopraciglio. “Da tre mesi, giusto?”


Alcune ore dopo, i test di fine semestre erano ormai finiti.

E nell’atrio dell’edificio principale si era formata una ressa incredibile di persone ansiose di conoscere il loro voto.

Se il mattino era stato un continuo ripassare, ora c’era un continuo ricorso ad amuleti e frasi portafortuna.

Da un altoparlante arrivò un segnale acustico, il vocio della folla cessò, una ragazza salì su una piccola pedana posizionata affianco ad un grande schermo.

“Molto bene, i dati sugli ultimi test sono stati consegnati. Procediamo ora all’esposizione”.

La ragazza cominciò a leggere uno alla volta i risultati delle singole classi.

Ad ogni risultato, un susseguirsi di sollievi e delusioni, mentre i voti apparivano sullo schermo messi in ordine crescente.

“E infine al primo posto si piazza…. La III A! Con 90 punti! Complimenti!” concluse la ragazza.

Dalla folla però stavolta giunse solo silenzio.

E solo allora si accorsero che una classe mancava all’appello.


“Ragazze, ce l’abbiamo fatta anche stavolta. E con un ottimo risultato. Shinobu ha preso ben 82 punti” comunicò Satomi Hakase dopo aver consultato il suo PC.

La III A era radunata davanti all’uscita dell’istituto Mahora.

“Molto bene. Complimenti a tutte voi, ragazze. E complimenti anche a te, Shinobu. Per essere la tua prima volta, hai fatto una figura splendida” disse la capoclasse Ayaka Yukihiro.

Tutte le ragazze circondarono Shinobu, piuttosto imbarazzata, per farle i complimenti.

“Bene, arrivederci a settembre” riprese la capoclasse avviandosi verso l’uscita.

“Ehi, un momento” intervenne allora Asuna “Avevo promesso che avremmo portato Shinobu al karaoke per festeggiare. Ayaka, tu non vieni?”

La capoclasse tornò indietro e prese Shinobu per le mani. “Maheara, scusami, però adesso non me la sento proprio di andare al karaoke. Non pensare che la colpa sia tua, sono ben lieta della tua presenza come tutte le altre, lo sai che ti abbiamo anche fatto una piccola festa di benvenuto. E solo che…”

“Non dire niente, capoclasse. Ho capito” la rassicurò Shinobu.

Ayaka annuì e le strinse più forte le mani. “Quando potrò, ti inviterò a passare qualche giorno a casa mia. Sono sicura che ti troverai benissimo. Soprattutto starai lontana da una scimmia isterica di nostra conoscenza”.

“Ehi! Guarda che ti ho sentito!!” tuonò Asuna.

Normalmente a quella provocazione sarebbe seguita una delle proverbiali risse tra lei e Ayaka, ma quest’ultima stavolta si limitò a farle una linguaccia, si girò e se ne andò.

Le altre restarono a guardarla andare via, poi tornarono nelle loro camere per darsi una rinfrescata prima di andare al karaoke.


Quella sera tre stanze di uno dei numerosi locali dove si svolgeva il karaoke erano state riempite dalle ragazze della III A che si divertivano cantando o scimmiottando il cantare.

I principali risultati comici si raggiungevano quando tentavano di cantare ragazze seriose come Mana Tatsumiya e Chisame Hasegawa.

Solo in una quarta stanza non c’era alcuna allegria.

Quella con Asuna e le sue amiche Shinobu, Setsuna e Konoka.

Se ne stavano in silenzio, senza fare nulla, incuranti dell’allegro fracasso delle altre.

Poi Setsuna ruppe il mutismo. “Non ci sono ancora notizie, vero?”

Asuna guardò la spadaccina Shinmei con una certa severità.

Setsuna sostenne quella occhiata. “Mi dispiace, Asuna, so che questa dovrebbe essere una festa per la promozione e soprattutto per Shinobu, ma le cose vanno viste per quello che sono. Le altre sono tutte troppo preoccupate per il professore. E lo siamo pure noi. Ci sforziamo tutte di andare avanti, per questo abbiamo anche ripreso le attività dei nostri club. Ma quello di Negi è un pensiero che ci tormenta giorno e notte. Non parlarne non lo farà sparire”.

Asuna allora chinò il capo. Rammentava troppo bene le volte in cui, in quei tre mesi, aveva colto le sue compagne nel grande bagno o in camera con gli occhi lucidi. Nodoka spesso piangeva a tutti gli effetti.

Ma erano tutte lacrime che si cercava di far sparire davanti a Shinobu.

Asuna sospirò. “Nessuna notizia, purtroppo. Il professor Takahata mi tiene sempre informata e non ci sono sviluppi”.

“Accidenti, ma dove sarà andato a finire?” si domandò angosciata Konoka.

“Vallo a sapere. Quando se ne è andato, abbiamo pensato di poterlo rintracciare in Inghilterra. Ma neanche lì si è visto. Sembra sparito nel nulla. La settimana scorsa Kamo è partito per l’Inghilterra per dare una mano nelle ricerche” spiegò Asuna.

“Il campo di ricerca in teoria potrebbe essere esteso a tutto il mondo. Tutto è possibile. Il professor Negi potrebbe persino essersi trovato un eremo sull’Himalaya, per quanto ne sappiamo” aggiunse Setsuna.

“Una possibilità però c’è” riprese Asuna “Oggi il preside mi ha spiegato che esiste un particolare incantesimo che renderebbe possibile rintracciare una persona cercandola in tutto il pianeta”.

Le altre la guardarono allibite: “E lo tirano fuori dopo tre mesi?!” esclamarono insieme.

Asuna mise le mani avanti. “Il problema di questo incantesimo è che bisogna interpretarlo. Da quello che ho capito, questa magia non mostra con esattezza il luogo dove cercare, ma fa apparire una serie di immagini che bisogna poi decodificare. E’ come interpretare un sogno. E le possibilità di decodifica sono cosi ridotte, che nell’ultimo secolo questo incantesimo è stato usato solo otto volte. E solo tre volte è stato interpretato correttamente, permettendo cosi di trovare la persona cercata”.

“In pratica è una mossa da disperati” concluse Setsuna.

“Si” annuì Asuna.

Shinobu invece ascoltava in silenzio.

Del resto per lei erano tutte cose nuove.

“Sentite, come ci comportiamo con le vacanze?” chiese allora Konoka.

“Io voglio andare alla ricerca di Negi. Perciò domani chiederò al preside di fare la prova” rispose risoluta Asuna.

Konoka fece una smorfia. “Voglio esserci anch’io. E se funziona, voglio partecipare alla ricerca”.

Setsuna si mostrò contrariata. “Konoka, va bene la prima cosa, ma per la seconda, no. Può essere pericoloso. Per la scomparsa di Negi dobbiamo prendere in esame tutte le possibilità. Anche che sia stato rapito da qualcuno. Asuna sa combattere, ma tu?”

“Andiamo Setsy, come se anche tu non morissi dalla voglia di andare a cercarlo” replicò Konoka zittendo l’amica.

Asuna si impose: “Non litigate. Andrò solo io. Konoka, tu sei troppo importante, devi restare sempre al sicuro, lo sai. Passerai le vacanza a casa di tuo padre, a Kyoto, come sempre. E tu Setsuna resterai con lei. Io so cavarmela. D’altronde con me ci saranno anche il professor Takahata e Kotaro”.

Le due ragazze fecero per replicare, ma sapevano che Asuna aveva ragione.

La porta della stanza si aprì. “Un momento, penso che puoi contare anche me”.

“Kaede!?” esclamò stupita Konoka.

Era proprio la loro amica ninja, Kaede Nagase. Che ammiccò con lo sguardo. “Pensavate forse di poter nascondere la vostra discussione ad una ninja?”

“O ad una come me?” disse Mana Tatsumiya entrando con calma anche lei.

Dalla porta arrivò anche Kazumi Asakura. “Oppure ad una giornalista d’assalto come la sottoscritta?”

E dietro Asakura comparve anche Ku Fei. “Be, in realtà io mi sono limitata a seguire loro” ammise allegramente.

Asuna era rimasta un po’ interdetta. “Ragazze, davvero volete venire anche voi?”

“Certo. Noi non siamo possibili bersagli” rispose Kaede.

“Inoltre sappiamo difenderci molto bene” continuò Mana sottolineando con la voce la parola ‘molto’.

“Il mio Kung-Fu frantuma ogni roccia!” esclamò orgogliosa Ku.

“Io non so combattere, ma può tornare utile la mia abilità nel trovare informazioni” aggiunse Asakura.

Asuna sospirò. “E va bene. Però dovremo prendere delle contromisure per non farci seguire dalle altre. Non sapendo cosa ci aspetta, per loro sarebbe troppo pericoloso. Se parto solo io, la mia partenza si può nascondere. Se saremo in cinque il discorso cambia”.

“Sta tranquilla, abbiamo questi!” Asakura tirò fuori dei famigli. “A Kyoto si sono dimostrati utili, no?”

“Pure troppo” mugugnò Setsuna, ricordando lo spogliarello fatto dalle loro copie la sera prima della partenza.

“In realtà, anche Yue e Nodoka hanno capito. Ma le abbiamo convinte che per loro i rischi erano eccessivi. Andranno con Konoka a Kyoto” spiegò Nagase.

“Shinobu, anche tu puoi venire con noi a Kyoto” propose allora Konoka.

Shinobu arrossì imbarazzata. “Mi…. Mi dispiace… ma io…. Io devo restare qui al Mahora…”

“Eh? E perché?”

“La professoressa Ayanami ha detto che devo fare molte lezioni di approfondimento. E il preside è d’accordo”.

“Oh, capisco. Be, hanno ragione. In fondo tu hai cominciato ad andare a scuola solo da qualche mese. Spero che non ti annoierai stando da sola al Mahora”.

“No, non penso… per me sarà… sarà una nuova esperienza”.

“Meglio cosi” commentò Setsuna.

In quel momento irruppero nella stanza le altre compagne: “Ecco la festeggiata principale. Forzai, cantiamo insieme a più non posso!”

Le ragazze afferrarono Shinobu allibita e la trascinarono via.

Konoka sorrise. “Si mettono di impegno”.

“Hanno un animo generoso” continuò Setsuna.

“In pratica l’hanno adottata. Un po’ come hanno fatto con me a suo tempo. Be, andiamo anche noi e cerchiamo di concludere questa serata in allegria. Domani sarà una giornata decisiva. Deve esserlo!” concluse Asuna.

  
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