Ciao,
ragazze, volevo solo dirvi che,per capire meglio la scena, le prime 6
battute dovrete
leggerle ad alta voce, e MOLTO velocemente... o almeno io
l’ho immaginata così,
con un’ ironica riconciliazione-OPS! Vabbè,
un’ultima domandina... secondo voi
cosa è successo a Rob?? Ditemi cosa ne pensate e forse
potrei accennarvi
qualcosa sul prossimo capitolo ;) ... godetevi la lettura!
Un
bacio
Marty occhiblu
PS: scusate per la frasetta finale, ma ho sempre voluto dirlo ( o scriverlo ^-^" )
Kait
& Gabriel
capitolo
14
ORO…
LIQUIDO.
<<
Che cosa? >> chiese Rob.
<<
In che senso “ che cosa”? >>
<<
Quella cosa che devo ricordare,che cos’è?
>> ?
<<
Come sarebbe a dire “ che cos’è
” ? E’ una cosa e basta , un ricordo… te
lo
ricordi? >>
<<
Ma che cosa state dicendo? >> intervenne Gabriel.
<<
Cosa? Ah, stavo cosand… eh-ehm, chiedendo a Rob, se
ricordava quella cos…
-
sbuffai spazientita e dissi alzando la voce -
QUELL’
AVVENIMENTO. >> Finalmente.
Per
qualche secondo ci scambiammo occhiate
confuse, e scoppiammo a ridere.
Avevo
le lacrime agli occhi quando Rob – dopo risatine a
sghignazzamenti vari – tornò
serio. Mi abbracciò, e io accettai di
buon grado sapendo che quel gesto,quel dolce, caldo abbraccio che si
danno i
veri amici quando si rincontrano, era spontaneo e consapevole della
reale
situazione. Gabriel ci osservava con un’espressione
indecifrabile. Però Rob non
pensò minimamente a salutarlo, evidentemente, credeva che
fosse sempre stato
con lui.
<<
Kaitlyn, sul serio,di cosa stai parlando? >>
Ogni
traccia di divertimento era scomparsa nel suo tono, quindi risposi
telepaticamente: “ Rob,tu sei convinto di fare ancora
l’università? ”
“
Certo, mi mancano solo 2 esami… ”
“
No, Rob, tu hai già superato gli esami. Hai ottenuto la tua
laurea in medicina
e lavori in un ospedale in periferia. ” come
reagirà? Mi chiedevo torturando il bordo della
maglia.
<<
Macchè! Gabriel, tu te ne sei andato ieri, quindi dillo tu a
Kait che oggi è…
>>
<<
ROB, GUARDA LA DATA! >> esclamai prendendo il polso con
l’orologio e
portandoglielo davanti alla faccia.
Gli
si mozzò il respiro e sgranò gli occhi, come se
stesse sulle montagne russe
alla fine della salita, in quel momento di stallo dove un istante si
dilata
all’infinito.
Quasi
mi aspettavo un grido euforico; fortunatamente, non arrivò.
Gabriel
gli diede una pacca sulla spalla, ma Rob si ritirò
immediatamente, come se gli
avessero dato una scossa elettrica.
Io
invece avevo realmente preso una
scossa, era forte e continua, veniva dal polso.
Che sia un nuovo avvertimento
psichico??
Però sembrava diverso, più materiale.
Anche
Gabriel avvertiva una sensazione simile al collo e istintivamente mi
guardai
l’avambraccio: il braccialetto che mi avevano regalato mio
padre per lo scorso
compleanno era incandescente, non più dorato ma bianco e
luminoso.
Gabriel,che
aveva osservato la scena stupito, si portò una mano nella
maglietta e ne tirò
fuori una collana dello stesso materiale.
In
pochi istanti sia questa che il bracciale caddero a terra sottoforma di
goccioline argentee, una leggera pioggia di mercurio.
<<
Ma che diamine è successo? >> disse Gabriel
chinandosi. I grumi luminosi
si contorcevano e si spostavano lentamente verso Rob, caduto in una
sorta di
shock paralizzante.
Si
muoveva, sbatteva le palpebre, ma sentivamo che non lo faceva di
propria
volontà.
<<
Possibile che sia stato lui? >> chiesi piano a Gabriel.
<<
Questa storia si sta facendo più complicata di quanto
pensassimo. >>
Questa
era la verità. La situazione
ci era
sfuggita di mano ingannandoci, facendoci credere di controllare tutto
il nostro
mondo mentre il destino intrecciava il filo della mia vita con quello
di altri,
aggiungeva sempre più nodi e fiocchi fino a non poterlo
più separare o
distinguere dalla matassa.
Gabriel
si alzò di colpo e si parò di fronte a Rob. Il
suo sguardo era indagatore,
voleva risposte, le pretendeva com’era nella sua natura;
quello di Rob
stralunato, cercando le stesse risposte del suo ex-rivale, ma con
superficialità, perché non conosceva le domande.
Io
protendevo i miei “tentacoli mentali” nelle
barriere del guaritore, e , dopo diversi tentativi riuscii a
penetrarvi. Fu
come entrare nell’alto dei cieli.
Se
prima Rob era una lanterna nel buio telepatico, ora somigliava
più a un faro:
emanava energia allo stato puro, una luce bianca paradisiaca, e
sospirai al
solo contatto con essa.
“
Gabriel, senti anche tu, è diverso.
Dev’essere successo qualcosa … ” il
telepatico non rispose continuando a
fissare il nuovo Guaritore sia con gli occhi che con la mente.
I
due rimasero a studiarsi per un po’, poi Rob
cambiò espressione: da estraniata
divenne meravigliata, con gli occhi spalancati ed un sorriso sghembo
appena
accennato . I piccoli vermicelli luminosi si raggrupparono in un unico
grande
grumo che avanzava deciso verso Rob il quale mi stava sbattendo fuori
dal suo
perimetro telepatico. Un campanello d’allarme mi
risuonò in testa, la mano
sinistra, quella con cui disegnavo, prese a formicolarmi
insistentemente.
“
Oh no, non ora! ”
<<
Gabriel, presto, mi serve un pezzo di carta e una matita.
>>
<<
e dove li trovo?! >> il formicolio divenne
insopportabile. In attesa del
misterioso metallo, il guaritore mi fissava cercando qualcosa da dire.
Non mi
piaceva affatto: ora sembrava consapevole del suo… potere,in
qualche modo.
<<
ADESSO! >> Prima che cominci a
scrivere con il sangue,pensai
entrò
in macchina e frugò per pochi secondi a caso; scossa dalla
forza dell’esigenza
psichica, come un lampo entrai, scovai penna e foglio dicendo a Gabriel
di
farsi da parte.
Per
primo comparve una macchia,un lago dai bordi irregolari. No, anzi, era
sangue,
nero e viscoso, che scendeva in rivolotti tra le pieghe di un telo
sopra un
tavolo. Tra il tavolo ( che si scoprì essere un lettino da
ospedale) e il
lenzuolo si intravedeva una figura umana; Gabriel probabilmente; uno
squarcio
in corrispondenza della fronte faceva capire qual era la fonte del
fiume nero.
Avevo gli occhi lucidi: davvero Gabriel si sarebbe sottoposto
all’intervento? E
… avrebbe perso tutto quel sangue?? Oh mio Dio… Aspetta,Kait! Non pensare al peggio, guarda
cos’altro c’è. Una
lunga, riccioluta e ribelle chioma –la mia
chioma– era chinata sopra paziente.
L’inchiostro della penna si stava
scaricando, e il mio profilo apparve in toni chiari e sfumati, tuttavia
l’espressione triste non mi sfuggì. Infine,
abbandonato su una sediaccia di
plastica in fondo alla stanza, Rob si teneva due dita sulle tempie, il
viso
concentrato con le labbra serrate. Ogni traccia dello stimolo psichico
sparì,
insieme all’inchiostro.
“
No! Quando avverrà?? Dove?? DOVE?? “ chiesi
disperata.
Maledetta
visione.
Succedeva
sempre così, appariva dal nulla e nei peggiori momenti,
senza fornire
spiegazioni né chiarimenti, svanendo prima che ci si potesse
capir qualcosa e
lasciandomi l’amaro in bocca. Sapevo
che
il disegno sarebbe diventato realtà, ma non conoscevo il
luogo e il tempo. Ma
allora perché continuavo ad illudermi di poter superare
questi limiti? Perché ero
così distrutta ogni volta che le oscure visioni tornavano a
perseguitarmi?
<<
Kait, sai che non ci puoi… >> disse una voce
cavernosa e baritona che
sarebbe potuta appartenere ad un albero millenario.
Ma che buffo e azzeccatissimo
paragone pensai
.
<<
… fare niente. >> concluse. Mi girai di
scatto, sicura che un gigante
dell fiabe fosse venuto a trovarci e…<< AH!
Rob! Che ti è successo alla
voce? >>
Gabriel,
che si era voltato un’ istante prima di me, vide a chi
apparteneva la voce
mostruosa, quindi trasalì.
<<
Non lo so…Ma non è questo l’
importante,ragazzi! Devo dirvi una cosa… >>
To be continued…