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Autore: Goddess of Blasphemy    14/02/2011    4 recensioni
Mi sento così al sicuro tra le braccia di questo sconosciuto che mi sta salvando la vita...
Genere: Drammatico, Storico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: OOC | Avvertimenti: Contenuti forti
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Questa è una one shot a fondo storico. Si svolge verso la fine del 1400 a Madrid, durante il periodo dell'inquisizione spagnola con la regina Isabella di Castiglia e Ferdinando II d'Aragona; è un'immaginaria versione di Mika medioevale. Mihai infatti è la traduzione di Michael usata in Romania, Grecia e i paesi dell'ex Jugoslavia. Xisca è un nome spagnolo, abbreviazione di Francisca.





Non sono più nella cella con gli altri detenuti, due persone armate mi hanno bendato e portato in una stanza semibuia, togliendomi la benda solo dopo aver richiuso la porta con un pesante catenaccio. Vogliono uccidermi qui? Torturarmi? Pensavo che alla regina Isabella piacessero le esecuzioni capitali, nelle piazze, per spaventare anche il resto del popolo. Forse sono colpevole di un reato maggiore di coloro morti impiccati...o forse minore? ''eretica'', mi avevano accusato di essere. E' vero, non credo in Cristo. E' vero, sono ebrea. Non lo nego. Quindi devo solo sperare che la mia morte arrivi in fretta e che sia il più possibile indolore. L'unica luce arriva dalle fessure di una piccola finestra sprangata, in alto alla mia sinistra. Tento di capire la grandezza della stanza misurandola a passi, e ne deduco che non è molto piccola. Individuo la forma di una specie di letto, non sembra per niente comodo ma mi stupisce solo il fatto di trovarlo. I miei occhi si stanno leggermente abituando all'oscurità e vedo un tavolo, e sopra ad esso ci sono due piccole figure. Mi avvicino e le prendo in mano. Una è un tozzo di pane grande come un pugno, l'altro è una caraffa d'acqua. Nel timore che siano avvelenati annuso l'acqua e assaggio una briciola di pane. Rassicurata da entrambi mangio e bevo, dato che nella cella con gli altri prigionieri, dov'ero fino a poco tempo fa, il poco cibo veniva mangiato dai più forti, quindi non mangio a sufficienza da qualche giorno. Mi siedo sulla brandina, imbottita di paglia, a riflettere. Cosa vogliono farmi? Quando morirò? Come? Mi liscio i lunghi capelli biondi con le dita. Passo così un tempo indefinito, un'ora, tre, non lo so. Un cigolio, uno spiraglio di luce, la porta si apre.
-Xisca?- dice una voce profonda e roca. Sussulto sentendo il mio nome.
-si-
-morirai-
-lo so-
La mia voce trema, ma non piango. La figura è ancora ferma sulla soglia, non vedo il suo viso ma la sua stazza è imponente.
-domani pomeriggio. Al cospetto della regina Isabella di Castiglia e il re Ferdinando II d'Aragona.
-cosa ci faccio qui?
-non ti è dato saperlo.
-volete torturarmi?
-non porti troppe domande quando la tua vita è quasi terminata-
Con questa frase la porta si chiude e io torno a essere sola. La luce dallo spiraglio della finestra diminuisce, immagino stia calando la sera . Era ora di pranzo quando mi hanno portata qui. Più che la paura della morte dentro di me c'è solo arrendevolezza, e tento di immaginarmi la scena del mio rogo per prepararmi. La piazza affollata, la regina e il re che mi guardano tranquillamente negli occhi. Io legata a un palo. Un uomo mi dà una benedizione cristiana e un altro accende una fiamma, e tutto comincia a bruciare. Poi, lentamente, la fine di tutto.


Un rumore sordo mi sveglia. E' già mattina? La porta si apre, un uomo porta in mano una candela. La posa sul tavolo senza dire una parola. Si avvicina a me, è alto e magro, i capelli ricci non molto lunghi. Si siede sul bordo del letto mentre mi raddrizzo. Il suo viso è buono, le mani che prendono le mie calde e accoglienti. E' giovane. Una persona così lavora per la regina? No, non è possibile. Non ha l'aria del boia, dell'assassino. Non mi fa paura, anzi. Un'immagine si fa strada nella mia mente. Il salvatore. Colui che mi porterà via, l'eroe di cui parlava mia nonna nelle favole che raccontava a me e ai miei fratelli. Il messia che noi ebrei aspettiamo da tanto, troppo tempo. Lo guardo meglio. Ha un piccolo crocifisso al collo, non può essere il mio salvatore. O forse, non può essere il messia guerriero figlio di Dio. Magari, più realisticamente, è solo un ragazzo contrario a queste esecuzioni che mi vuole aiutare. Nessuno dei due ha ancora parlato, ci guardiamo in viso.
-come ti chiami?- mi chiede con voce calda.
-Xisca. Tu?
-Mihai-
-sei qui per salvarmi?
-eviterò che tu venga messa su quel rogo, domani-
Il mio sguardo si illumina.
-davvero?
Lui sorride. -si-
Il suo braccio circonda le mie spalle.
-non dovremmo andare via?
-non c'è fretta, ho detto che ti venivo a controllare-
Sospiro. Non può essere così facile, così bello. La mia vita è salva. Dovrò scappare, forse. Portogallo, Francia. Ovunque. O magari, magari, tornare in Palestina. La mia terra. Mi sento così al sicuro tra le braccia di questo sconosciuto che mi sta salvando la vita...e se fosse un trucco? Se volesse solo convincermi a dire il luogo dove prega la mia famiglia? Lo guardo negli occhi, nocciola, un po' più scuri dei capelli. Mi fa sentire bene. Protetta. Felice. Non può farmi niente di male, magari potremo scappare insieme.
-mi conosci?
-ti vedevo spesso, in città. Quando ti hanno portata qui ti ho riconosciuta subito-
-per quello vuoi salvarmi?
Mi sembra che stia ridendo tra sé. -no, non solo. Sono stanco di tutti questi assassinii nella mia città-
-lavori per la regina?
-si-
Non ho il tempo di chiedergli cosa fa in particolare perché con una mano mi accarezza i capelli e avvicina il mio viso al suo finché non incontra le mie labbra. Il gesto così audace mi stupisce. Una persona al servizio della corte di Spagna che si oppone al suo volere e addirittura compie queste azioni? Sono sbalordita ma non contraria. Questo gesto è il primo della mia nuova vita, fuori di qui. Schiudo gli occhi mentre mi bacia. Un brillio alle mie spalle, all'altezza della sua mano. Un pugnale.
-sai...- sbarro gli occhi guardando i suoi, vicinissimi ai miei. -non sopportavo l'idea che siano sempre loro gli assassini- i battiti del mio cuore aumentano all'impazzata. -voglio esserlo io, per una volta.-
Il dolore lancinante della lama che si punta contro il mio collo mi assale. Mi sfioro la pelle e la mano è subito rosso scuro. I suoi occhi, il suo sorriso diventato improvvisamente maligno. Poi il vuoto.
  
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