Autore: Only_
(Only_Me)
Personaggi principali: Sirius Black, Remus
Lupin (secondari: James
Potter, Albus Silente, Poppy Chips; comparse: Peter Minus; nominati:
Severus
Piton)
Genere: sentimentale, fluff,
introspettivo
Rating: verde
Avvertimenti: Slash, One-shot (aggiungerei
anche “LOL”, ma sarebbe
più un commento che un avvertimento, quindi evito
x°D)
Introduzione: “«E se ti baciassi? Ti
darebbe fastidio?» continuò il giovane Black, con
lo stesso tono suadente,
sfiorandogli il lobo con le labbra.
Un gemito sorpreso
fuoriuscì dalla bocca socchiusa del licantropo;
perché, dannazione, perché gli
piaceva così tanto che Sirius gli facesse quelle cose?”
Personaggio scelto: Remus Lupin
Traccia scelta:
7. "A
volte non ti
capisco…" – 16.
Litigio, Buio,
Dolce – P. La felicità è
formata di sventure evitate. (Karr Alphonse)
Note
dell'autore: non so
davvero cosa dire di questa
storia; è nata durante un noioso pomeriggio. Può
sembrare un po' frammentaria,
a volte, ma è una cosa voluta. Come hai visto, ho cambiato i
prompt e i
personaggi, come ho segnalato nella discussione. Spero non ci siano
problemi;
ho controllato ed erano segnati tutti come liberi. Nel caso qualcosa
non vada
bene, fammelo sapere. Inoltre, il titolo è inutile e brutto
e collegato solo ad
una parte della fic. Buona lettura, ma chère <3
Sweetness
«A volte non ti capisco,
Sirius! Sei un ragazzo estremamente intelligente e sveglio, ma ti
comporti come
uno stupido moccioso ogni volta che si parla di Piton! Dannazione,
questa notte
sarebbe potuto morire per colpa tua! E ha scoperto il piccolo
problema
peloso di Remus, per colpa tua!» sbraitò
James, fissando in cagnesco il suo migliore amico «Ci hai
fatti scoprire da uno
che ci odia, lo capisci? Potremo essere espulsi per colpa
tua!».
«Jim,
rilassati!»
sbuffò Padfoot spalancando le braccia in un gesto esasperato
«Non è successo
nulla alla fine, no? Mocciosus è ancora vivo e non
parlerà con nessuno di
questa storia perché è in debito con te per
avergli salvato la vita; continuo a
non capire perché tu l'abbia fatto, comunque...».
«Perché
altrimenti Remus sarebbe stato espulso, razza di imbecille! Per quanto
Silente
sia un mago importante e potente, non potrebbe mai tenere un licantropo
assassino a Hogwarts; mi chiedo come sia possibile che
proprio tu
non ci sia arrivato. Pensavo che ci tenessi, a Remus»
insinuò infine James,
aspettando una reazione dall'amico.
Sirius sollevò di
scatto il viso, fulminandolo.
«Io tengo a
Remus, James, lo sai meglio di chiunque altro; non metterlo mai
più in dubbio»
sbottò, alzandosi dal letto su cui era sdraiato.
Uscì dal Dormitorio sbattendo
la porta, arrabbiato più per la poca fiducia mostrata da
James nei suoi
confronti che per il loro litigio.
«Remus, ragazzo
mio, come ti senti?».
Il licantropo
volse lo sguardo all'imponente figura barbuta del preside.
Come dopo ogni
plenilunio, si trovava nell'Infermeria, costretto a letto dalle
fasciature e
dagli strani impacchi che madama Chips aveva applicato sul suo corpo
ferito.
«Buongiorno,
professore» salutò con un leggero sorriso,
sentendo la pelle del viso tendersi;
lo studente si sentiva estremamente sensibile, durante la settimana a
cavallo
della luna piena «Direi bene... non mi sono staccato nessun
arto nemmeno questa
volta» tentò di scherzare.
Silente sorrise;
aprì la bocca per dire qualcosa, ma fu preceduto dalla voce
irritata di madama
Chips.
«Signor Black,
non siamo in orario di visita! Può venire a trovare il suo
amico tra due ore,
dalle sette alle otto! Dovrebbe saperlo, ormai, visto che glielo ripeto
da
anni».
«Suvvia, Poppy,
non sia così fiscale con questo ragazzo» si
intromise il vecchio preside, prima
che Sirius rispondesse malamente alla Madimaga «Non credo che
fare uno strappo
alla regola, ogni tanto, sia un male» continuò,
facendo un giocoso occhiolino
allo studente.
Dopo un breve
scambio di battute tra madama Chips e Silente, a Sirius fu data la
possibilità
di avvicinarsi al lettino dov'era sdraiato Remus.
«Ehi» gli
sorrise, sedendosi sul materasso accanto alle sue gambe «Come
stai?».
Moony storse il
naso, guardandolo con un'espressione di puro sarcasmo stampata sul
viso, scarno
e segnato da vecchie e nuove cicatrici.
«Tu che ne dici,
Padfoot? Stanotte mi sono trasformato ed ho rischiato di uccidere un
mio
compagno perché tu volevi vendicarti di non so
cosa» fece con amarezza,
fissando gli occhi castani e feriti in quelli grigi dell'amico
«Perché hai
fatto una cosa del genere, Sirius? Vuoi forse vedermi
espulso?».
Sirius chinò il
viso con espressione contrita; erano all'incirca le stesse parole che
Prongs
gli aveva detto quasi mezz'ora prima.
«No, no, Remus»
borbottò, continuando a tenere gli occhi bassi.
Non era da lui
comportarsi in modo così pentito e vergognoso; qualcosa non
quadrava.
«Padfoot, che
hai?» chiese il licantropo con un tono di voce più
dolce, allungando – non senza
sforzo – una mano, fino a sfiorargli i folti e crespi capelli
corvini «Che
cos'è successo? Hai litigato con James?».
Suo malgrado,
Sirius si trovò a ridacchiare, alzando il volto fino ad
osservare l'espressione
interrogativa su quello dell'amico; perché Remus riusciva
sempre a leggerlo
così bene?
«Sì, ho litigato
con Prongs; ma lascia stare, sono sicuro che riuscirò a
sistemare tutto» asserì
convinto, prima di aprirsi in un enorme sorriso «Adesso
pensiamo a te! Ti ho
portato un regalo. Direttamente da Hogsmeade!»
continuò soddisfatto, frugando
in una tasca della divisa ed estraendone un pacchetto rosso decorato da
un
elaborato fiocchetto dorato.
«Grifondoro fino
al midollo, eh?» mormorò Remus senza riuscire a
fermare la risata che gli era
nata nel petto «Non cambierai mai, Padfoot».
«Perché dovrei
farlo? Sono perfetto così» si vantò
ammiccando Sirius, incitandolo con un
sorriso ad aprire il regalo «Non perdere tempo adesso; ho
preso i tuoi
preferiti».
Lentamente, per
via della poca sensibilità alle dita, Remus
scartò il pacchetto. Non appena ne
vide il contenuto, sorrise raggiante all'amico, senza badare al
fastidio della
pelle che si tendeva.
«Mi conosci
troppo bene» fece il licantropo senza smettere di sorridere,
aprendo la scatola
ed afferrando uno dei cioccolatini ripieni che l'amico gli aveva
regalato. Lo
portò alle labbra e lo morsicò, chiudendo gli
occhi per godersi il sapore dolce
del cioccolato misto a quello deciso e speziato del caffè.
«Ce ne sono anche
al peperoncino» ammiccò Sirius «Lo so
che li adori».
Remus annuì;
socchiuse le palpebre, allungando la scatola all'altro.
«Prendine uno
anche tu, dai» sorrise, mettendosi in bocca l'ultimo pezzo e
leccandosi le
punte delle dita per ripulirle di ogni singola traccia residua di
cioccolato.
Sirius sobbalzò
al gesto dell'amico, sorpreso dei propri – poco casti
– pensieri. Remus non gli
era mai sembrato provocante quanto in quel momento, con le labbra
serrate
attorno alle sue stesse dita mentre raccoglieva, suggendo
delicatamente, gli
ultimi residui della sostanza zuccherina.
Il licantropo
avvertì la tensione improvvisa dell'altro ed aprì
gli occhi, curioso.
«Tutto ok?» gli
chiese, sfilandosi l'indice dalla bocca e piegando appena il capo.
Quell'ultimo
gesto fu troppo, per l'autocontrollo già instabile
dell'Animagus.
Rapidamente,
senza dare la possibilità a Remus di reagire, si
piegò su di lui, portando il
proprio volto a pochi centimetri dal suo; gli occhi del licantropo si
spalancarono, sconvolti.
«S-Sirius,
cosa...?».
Silente sorrise
intenerito, osservando – dall'ufficio di madama Chips
– i due ragazzi che si
baciavano nell'Infermeria, ascoltando senza molta attenzione le
infinite
lamentele della Medimaga che ancora non aveva digerito il fatto di
essere stata
“scavalcata nella sua giurisdizione”.
Dopo il loro
bacio, Sirius scappò via dall'Infermeria, lasciando Remus
solo e sconvolto sul
suo letto, mentre il suo cervello cercava di capire il
perché del gesto
dell'amico e, soprattutto, com'era stato possibile che gli fosse
piaciuto baciare Sirius.
Come tutti i
mesi, doveva tornare al suo Dormitorio prima che gli altri studenti si
accorgessero della sua mancanza. Non che fosse molto difficile; uno
come lui
passava inosservato senza problemi.
Giunto davanti al
ritratto della Signora Grassa, mormorò la parola d'ordine;
la Sala Comune era
buia e deserta, come sempre.
Il più
silenziosamente possibile, il ragazzo si diresse al proprio Dormitorio;
socchiuse appena la porta, sgusciando dentro la stanza, e se la
richiuse piano
alle spalle.
Sempre senza fare
rumore, il licantropo si diresse al proprio letto.
«Remus».
La voce di
Padfoot lo pietrificò, proprio mentre scostava le tende per
sdraiarsi sul
materasso. Si voltò nella direzione da cui era giunta,
cercando – inutilmente –
di distinguere il volto dell'amico nel buio della camera.
«Sirius? Perché
sei sveglio?» chiese a bassa voce il licantropo, lasciando
ricadere le tende al
loro posto e dirigendosi a tentoni verso il letto dell'amico
«Stai male?».
Uno sbuffo fu
l'unica risposta che ricevette, prima che una mano si serrasse sul suo
polso
sottile. Con uno strattone, Padfoot se lo portò vicino,
prima di abbracciarlo
con calore.
«Sirius, cosa
c'è?» chiese ancora il licantropo, ricambiando la
stretta e godendosi la
sensazione delle braccia dell'altro attorno al suo busto.
«Ssh» mormorò
Padfoot, insinuando il naso tra i capelli morbidi e profumati
dell'altro,
inspirando il loro odore «Voglio abbracciarti, ti da
fastidio?» sussurrò al suo
orecchio.
Remus rabbrividì,
sentendo il suo fiato caldo solleticargli la pelle, e negò
con il capo.
«E se ti
baciassi? Ti darebbe fastidio?» continuò il
giovane Black, con lo stesso tono
suadente, sfiorandogli il lobo con le labbra.
Un gemito
sorpreso fuoriuscì dalla bocca socchiusa del licantropo;
perché, dannazione,
perché gli piaceva così tanto che Sirius gli
facesse quelle cose?
«N-no» si trovò a
balbettare «Vorrei che lo
facessi».
«Stamattina siete
particolarmente raggianti, ragazzi, non avete nulla da
dirmi?» chiese un
divertito James quella stesso giorno, a colazione nella Sala Grande,
mentre un
goloso ed imbranato Wormtail si rovesciava parte del latte zuccherato
contenuto
nella sua tazza sulla divisa.
Remus e Sirius si
scambiarono un sorriso complice, prima di scrollare le spalle.
«Siamo felici»
cominciò Padfoot, allungando una mano sotto il tavolo e
intrecciando le sue
dita a quelle del licantropo «Non lo sai che la
felicità è formata di sventure evitate?
Non so se nel nostro caso si possa parlare di “sventura
evitata”, visto che
Mocciosus è ancora vivo e vegeto, ma almeno Remus non
è stato espulso per
averlo sbranato; non pensate che sia una cosa sufficiente per essere
felici?
Moony è ancora qui con noi».
E le dita
scheletriche del licantropo strinsero con dolcezza e forza le sue.