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Autore: Fe85    14/02/2011    3 recensioni
Zoe si reca nello Zimbabwe, la terra natale di sua madre, per rivendicare il possesso di una miniera di smeraldi che le ha lasciato in eredità sua nonna. Purtroppo, anche una multinazionale
francese è interessata alla miniera, e manderà un loro emissario ad ostacolare la ragazza. Chi la spunterà?
[IV classificata al contest "Magic Stones" indetto da ForgottenSnow, storia valutata da marta86.]
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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«Questo caffè è disgustoso!» bisbigliò Zoe in inglese, lingua fortunatamente sconosciuta alla maggior parte delle persone che la circondavano, sorseggiando controvoglia una bevanda dal colore indefinibile. Quanto le mancava la caffetteria italiana dove si recava ogni mattina prima di andare all'università.

Sembra un surrogato di acqua e fango pensò la ragazza, fissando disgustata la tazzina che teneva tra le mani. Sbuffò contrariata, e dopo aver pagato e recuperato il suo trolley da viaggio rosso, uscì dal locale facendo tintinnare la campanella posizionata sopra la porta.

Camminò per diverse miglia, guardandosi intorno incuriosita e sorpresa allo stesso tempo: ogni volta che metteva piede ad Harare, che oltre ad essere la capitale dello Zimbabwe era anche la città in cui era nata e cresciuta sua madre, veniva sopraffatta dalla malinconia. Durante le estati della sua infanzia, lei e la sua famiglia facevano visita ai parenti materni che la accoglievano sempre a braccia aperte, nonostante non la vedessero per tutto il resto dell'anno.

Gli africani erano nettamente diversi rispetto ai freddi e distaccati londinesi: i primi trasmettevano allegria e spensieratezza, al contrario i secondi erano tristi e spenti come il cielo plumbeo della metropoli del Regno Unito.

E lei non sapeva se definirsi africana o anglofona; forse il termine più adatto per classificarla era «meticcia».

Zoe Lewis, ventitre anni, era una studentessa fuori corso alla Bristol University, una delle cosiddette red brick universities, in quanto era stata edificata agli inizi del Novecento. Era iscritta alla facoltà di giurisprudenza, ma non aveva ancora le idee chiare riguardo al suo futuro, che si divertiva a denominare «la grande X», dato che era un'incognita. Figlia del celebre cardiochirurgo John Lewis, uno dei più apprezzati e quotati medici al mondo, e di Malika Hassan, la punta di diamante delle annunciatrici dell'emittente televisiva BBC, Zoe aveva ereditato il fascino esotico e il corpo sinuoso dalla sua genitrice e il caratteraccio da orso di suo padre. Lei non possedeva abilità particolari o talenti naturali, Zoe era semplicemente…Zoe. Mentre i genitori risiedevano in una bellissima villa ottocentesca, recentemente ristrutturata, lei si era trasferita in una delle dependance che l'università metteva a disposizione alle alunne appartenenti alle famiglie più abbienti. Nonostante fosse una ragazza come le altre e non ostentasse la sua ricchezza, aveva dovuto faticare parecchio per emergere nella società; una finta società perbenista avvolta dallo spettro del pregiudizio, insito in ogni essere umano.

Quante volte aveva ignorato le sue compagne che spettegolavano tra di loro sul colore della sua pelle.

Quante volte le aveva sfiorato la mente l'idea di rinnegare le sue origini.

Quante volte aveva desiderato cambiare vita e non essere etichettata come la classica «principessa sul pisello».

Inaspettatamente, il destino le aveva offerto l'opportunità di aprire una nuova parentesi della sua esistenza.

Una mese prima, Amina, la sua adorata nonna materna nonché sua preziosa confidente, era venuta a mancare a causa di una brutta malattia che le aveva compromesso il sistema respiratorio, e nel testamento che aveva lasciato, la citava come unica proprietaria della miniera di smeraldi di Sandawana, tesoro che i suoi avi si tramandavano di generazione in generazione.

Tutti si erano chiesti se una ragazza così giovane sarebbe stata in grado di amministrare con saggezza un patrimonio così cospicuo, ma per Zoe era finalmente arrivato il momento di dimostrare quanto valeva. Inoltre, la sua (seppur) minima esperienza in campo avvocatizio le avrebbe permesso di contrastare l'eventuale insorgere di qualche indesiderata complicazione; se non altro le noiosissime lezioni di diritto civile del professor Smith sarebbero servite a qualcosa.

Se volete diventare dei bravi legali, dovrete fare ricorso a tutti i cavilli che il codice civile vi mette a disposizione ripeteva in continuazione il suo docente. Zoe decise che d'ora in avanti avrebbe fatto suo quel consiglio, sperando che le potesse essere utile contro gli squali della multinazionale francese Delacroix che stavano segretamente cercando di impadronirsi del suo giacimento, ignorando che fosse lei la reale detentrice della miniera. Infatti, si era nascosta dietro lo pseudonimo di Catherine Miller, una promettente fotografa, per contrastare i suoi nemici che avrebbero cercato di soffiarle il fruttifero possedimento. Dopo aver ricevuto il consenso dei genitori e aver espletato alcune formalità burocratiche, si era recata personalmente nel continente africano per incontrare uno dei delegati dell'azienda che, a detta loro, voleva proporle un vantaggioso affare.

Solitamente, gli occidentali tendono a dipingere l'Africa come uno dei Paesi più poveri al mondo e lo sfruttano in quanto elargisce svariati beni naturali, da cui le economie degli Stati più potenti possono attingere e trarre sostanziosi vantaggi. Tuttavia, lo scenario che si presentava dinnanzi a Zoe non era così «apocalittico»: Harare era una città colorata e piena di vita che offriva innumerevoli servizi, tra cui un mastodontico centro commerciale dove anche i clienti più esigenti restavano soddisfatti. Il traffico intenso e il grande afflusso di gente per le strade del centro ricordavano molto lo scenario di una qualsiasi capitale europea, e questo era dovuto alla precedente colonizzazione anglosassone. Le vetrine dei negozi, adornate da manichini che indossavano i capi d'abbigliamento più gettonati dalle riviste di moda, offrivano agli acquirenti una vasta gamma di sconti.

Natura e civiltà.

Antichità e tradizioni che abbracciano la modernità.

Questa è l'Africa: una terra in via di sviluppo che ha molto da insegnare.

Zoe raggiunse il terminal degli autobus e consultò rapidamente gli orari, notando che l' automezzo successivo non sarebbe arrivato prima di un quarto d'ora abbondante. Le panchine erano già occupate da altre persone, per lo più anziani, e per una frazione di secondo la accarezzò l'idea di farli spostare, ma alla fine prevalse il suo buonsenso e ripiegò sulla lettura di Orgoglio e Pregiudizio.

Elizabeth Bennet incarnava alla perfezione il suo modello di eroina: era ribelle e al contempo misurata e sensibile; riusciva a bilanciare con equità quei due aspetti del suo carattere. Zoe, invece, non era capace di esternare i suoi sentimenti in quanto temeva il giudizio altrui, risultando così altezzosa e indifferente agli occhi della gente. Spesso il suo essere scorbutica e poco propensa al dialogo aveva fatto fuggire gli «impavidi» corteggiatori che avevano tentato di avvicinarla, con la conseguenza di farla sentire ancora più inadatta.

Odio me stessa

                                                                       *

Le quindici e quarantatre minuti.

Vincent Leroy, ventotto anni, stava fissando l'incessante movimento delle lancette di un orologio appeso alla parete di un fast-food.

Stava trangugiando in tutta fretta una Coca Cola ghiacciata, e contemporaneamente stava ordinando una serie di fogli nella sua ventiquattrore.

Il tempo scandiva ossessivamente la sua vita sregolata, e l'aver dimenticato a casa, in Francia, sul comodino il suo fedele Rolex non lo aiutava di certo. Anche la batteria del cellulare lo aveva temporaneamente abbandonato e non aveva nemmeno la possibilità di andare a recuperare il caricabatterie in albergo.

A volte, la sua esistenza poteva essere paragonata ad una pellicola in bianco e nero di Charlotte, quell'omino con la bombetta e i baffetti a cui ne capitavano di tutti i colori.

Vincent aveva una teoria: «non sono io a cercare i guai, ma sono loro che trovano me»; tutto questo per giustificare il susseguirsi di imprevisti che, soventemente, gli impediva di adempiere al suo dovere. Non era certo stato assunto alla Delacroix per qualche merito personale. No, affatto. Era stato a suo padre, un ex dipendente decisamente più affidabile di lui, ad intercedere presso il capo reparto affinché il figlio facesse parte «dell'ingranaggio». A Vincént tutto sommato non dispiaceva quell'impiego che gli consentiva di girare il mondo in lungo e in largo per far firmare contratti a compratori internazionali.

Anche se ignorava di essere usato come una pedina dai suoi superiori. Più o meno tutti abusavano di lui, a causa del suo eccessivo buonismo, perfino le donne. Giocavano con lui, lo stuzzicavano, si infilavano sotto alle sue lenzuola, sussurrandogli parole lascive per sedurlo e farlo cadere così nella loro rete, per abbandonarlo poi il mattino seguente.

Leroy era una sorta di Carrie Bradshaw al maschile, glielo aveva detto perfino la sua ultima fiamma, Colette, un'avvenente modella parigina all'apice del successo.

La solita notte a base di sesso e alcool, e al risveglio…puff, sparita anche lei come per magia.

Sarà meglio che vada  dopo aver rifatto il nodo alla cravatta rosa che ravviva il suo completo grigio, lasciò una mancia sul tavolo appiccicaticcio del locale, e si apprestò ad inseguire l'autobus che gli era sfrecciato accanto quando aveva guadagnato l'uscita.

In quel frangente, le doti da centometrista di Forrest Gump lo avrebbero aiutato non poco.

Peccato che lui fosse una frana totale negli sports.

                                                                       *

L'autista del mezzo, impietosito da quella scena, decise di fermarsi e di schiacciare il pulsante che regolava l'accensione delle porte per permettere al passeggero ritardatario di salire. Vincent obliterò il biglietto, dopodiché si mise a cercare un sedile libero, cercando di regolarizzare il suo respiro.

Camminò per il corridoio, mentre il pullman ripartiva, e la sua attenzione venne calamitata da una ragazza immersa nella lettura. L'odore dell'inchiostro, proveniente dalle pagine del tomo, si mischiò a…quale altra fragranza?

Il suo cervello passò in rassegna tutte le possibili opzioni, fino a trovare quella corretta.

Burberry. Lo stesso profumo di Colette.

Eppure, fisicamente erano completamente diverse: Colette era bionda con gli occhi verdi, a differenza della sconosciuta che aveva dei capelli neri tagliati a caschetto, una carnagione caffelatte e due occhi scuri e intensi che, sorprendentemente lo stavano fissando.

«C'è qualche problema?» gli domandò lei vagamente seccata «ha deciso di stazionare davanti a me?»

«No, mi chiedevo se posso sedere vicino a lei dato che gli altri posti sono, ahimè, occupati» fu la sua risposta velata di ironia, accomodandosi nel frattempo accanto a quella ragazza tanto bella quanto pungente.

Zoe sbuffò, ignorando volutamente la provocazione di quell'uomo irriverente e limitandosi ad osservarlo di sottecchi: capelli biondo cenere, occhi blu, labbra carnose e un aroma di muschio erano le principali caratteristiche che le saltarono immediatamente all'occhio e al naso.

Il principe azzurro in cui ogni ragazza sperava di imbattersi, distava pochi centimetri da lei.

Il povero sfigato che ogni ragazza avrebbe furbamente scansato, distava pochi centimetri da lei, sebbene la diretta interessata non lo sapesse.

«Dove è diretta, signorina?» il suo inglese non era dei migliori, anzi era stentato e traballante. A tradirlo fu quell'accento armonico con cui scandiva le parole; sicuramente era francese.

«Non sono affari che la riguardano, i miei genitori mi hanno insegnato a non dar corda agli sconosciuti»

Vincent la squadrò interrogativamente, soffocando poi una risatina.

«Mi chiamo Vincént Leroy, piacere. Adesso ci conosciamo»

Odioso e scaltro. Non si sarebbe fatta raggirare tanto facilmente da quel damerino da quattro soldi.

«Zoe Lewis, non posso dire altrettanto»

Vincent iniziò a farle il resoconto delle escursioni che aveva effettuato nei due giorni precedenti: ciò che lo aveva colpito maggiormente erano state le cascate Victoria, doveva aveva goduto di un panorama mozzafiato. Vincendo la paura, si era perfino gettato dal trampolino più alto del mondo allacciato ad un elastico e aveva passeggiato in riva al fiume Zambesi, trovandosi faccia a faccia con un coccodrillo. Era dispiaciuto di non aver avuto l'occasione di visitare le cascate di notte: tra la gente si mormorava che, grazie alla luna piena, si poteva ammirare un arcobaleno lunare che si ergeva al di sopra delle cascate.

Le raccontò, inoltre, anche dei magnifici parchi che aveva visto di sfuggita: Hwange National Park e Matobo National Park, entrambi ricchi di fauna e con una loro storia alle spalle.

Zoe fu colpita dalla semplicità e dalla genuinità con cui l'uomo si esprimeva: sembrava un bambino entusiasta di un nuovo giocattolo. Era diverso dai pretendenti che la assillavano a Londra, propensi unicamente a far colpo di lei.

Non credeva nel colpo di fulmine, e quindi non poteva automaticamente considerarsi attratta o innamorata di Vincent; tuttavia si accese in lei un fiammella di interesse nei suoi confronti.

«Mi dispiace averla annoiata, comunque io sono arrivato a destinazione. Addio, Zoe» la salutò lui cordialmente, recuperando la sua valigetta e scendendo alla sua fermata.

«Grazie per la sua compagnia, Vincent» sentenziò lei con un tono di voce più morbido rispetto a quello per cui aveva optato al loro approccio.

Si erano congedati nascondendosi a vicenda un segreto.

Un segreto che il fato avrebbe svelato di lì a poco.

                                                                       *

Alla fermata successiva, c'era la zia di Zoe, Emira, ad attenderla e insieme si diressero in auto verso le miniera di Sandawana. La ragazza preferì non dare ascolto alla speaker della radio che annunciava le previsioni meteo per la serata, e si concentrò sulle vaste e sconfinate lande africane che passavano davanti al finestrino.

Chissà se avrebbe avuto modo di rivedere Vincent ancora una volta.

Voleva udire nuovamente la sua voce vellutata che gli parlasse di lui, delle sue avventure e del suo mondo.

La voce squillante di zia Emi, abbinata allo scricchiolare dei pneumatici sotto la strada ghiaiosa, la avvisò che era giunto il momento di scendere e fronteggiare il nemico.

Non avrebbe permesso alla Delacroix di impossessarsi degli smeraldi tanto cari a sua nonna. Amina le aveva narrato un sacco di volte la storia legata a quella miniera: nel corso di una rivolta, suo nonno e altri abitanti del villaggio si erano rifugiati al suo interno, scampando a morte certa per mano dei soldati.

Il rumore di alcuni passi incerti riportò Zoe alla realtà, e quando si voltò, lo vide.

«Buonasera, signorina Miller scusate se vi abbiamo…» Vincent si bloccò di colpo e boccheggiò come un pesce rosso in cerca di aria, suscitando l'ilarità da parte del delegato africano che lo scortava «lei…anzi, tu saresti Catherine Miller, la fotografia con cui dovrei competere per la cessione della miniera? Perché me l'hai tenuto nascosto?» era visibilmente nervoso, e il suo volto si fece paonazzo.

«Chi ti credi di essere, pallone gonfiato?! Nemmeno tu mi hai spiegato per chi lavoravi! Sparisci immediatamente, non avrai l'esclusiva su questo posto. Appartiene a me e ti avviso che sei non vuoi finire in tribunale per tentata truffa, ti conviene rinunciarci» la sorpresa iniziale aveva lasciato posto alla delusione, e Zoe stava lottando contro se stessa per non mollare un sonoro schiaffone a quel delinquente.

«Staremo a vedere»

                                                                       *

Erano trascorsi cinque mesi dall’avventura africana di Zoe che stava studiando per il suo ultimo esame nel suo appartamento londinese in un giorno di pioggia.

Ad un tratto, il trillo insistente del campanello la fece desistere dai suoi buoni propositi e corse ad aprire, nonostante sapesse già chi fosse venuto a farle visita.

«Bonsoir mademoiselle» esordì Vincént sorridente, entrando in casa e sventolando alcuni fogli «la Delacroix ha perso la causa contro l'avvocato di tuo padre e la tua richiesta è stata formalmente accolta: sei diventata ufficialmente la proprietaria della miniera di Sandawana»

«E’ fantastico, grazie di tutto!» strillò lei euforica, stringendogli la mano. Fortunatamente, Vincént si era rivelato ragionevole, e aveva addirittura deciso di aiutarla, perdendo però il posto di lavoro. Zoe gli aveva ricambiato il favore e aveva provveduto a trovargli un nuovo impiego a Parigi tramite le innumerevoli conoscenze di John.

Vincent si limitò ad ammiccare ed estrasse un piccolo cofanetto blu dal suo impermeabile e lo porse alla ragazza che non tardò ad aprirlo, smaniosa di scoprire quale sorpresa nascondesse.

«Pensi che questo possa essere un buon incentivo per chiederti di uscire stasera?»

Un piccolo smeraldo di un verde vivido risiedeva al centro della scatolina, e Zoe non poté fare a meno di sorridere.

Lo smeraldo è la pietra della conoscenza segreta e ha il potere di rivelare il futuro.

Inoltre, il verde era il colore che simboleggiava la speranza.

Volle provare a fidarsi e concedere una possibilità a Vincent.

«Sì»

 

 

CREDITS

 © Carrie Bradshaw, Sex and the City, Candace Bushnell

 © Burberry

 © Elizabeth Bennet, Orgoglio e Pregiudizio, Jane Austen

 © Rolex

 

Finalmente, riesco a pubblicare questa storiaXD

Ringrazio ancora tantissimo marta86 per il suo giudizio (che riporto qui di seguito), e lo so, avrei potuto svilupparla meglio.___. comunque, sono abbastanza soddisfatta del mio piazzamento ^^ Grazie a chiunque recensirà o leggerà soltanto.

Grammatica e Sintassi 9,85/10Praticamente perfetta. Gli unici appunti che ti devo fare è che ti ho tolto 0,05 per i numeri che non devono essere accentati (ventitre anni, quarantatre minuti) e per il nome Vincent che non ha l’accento sulla e perché ha una pronuncia nasale (ho studiato francese alle medie e alle superiori). 

Stile 8/10Stile chiaro e lineare, accurato nelle descrizioni e nei pensieri. Il tuo stile rivela che sei attenta ai dettagli e dai il meglio di te nelle introspezioni e  nelle riflessioni. Nelle scene un po’ più di azione, manca un po’ di vitalità e suspence. Questo non vuol dire che manca completamente ma si può calcare di più la mano. 

Originalità 9/10Idea davvero originale e ben costruita. L’ambientazione della storia in Africa le dà un tocco di mistero e di fascino perché è un continente poco conosciuto da noi occidentali e la miniera di smeraldi contesa dalla multinazionale francese contribuisce a rendere la storia realistica. Complimenti.L’unica cosa che ti vorrei far notare è che avresti potuto sviluppare un po’ di più la parte prima del loro incontro decisivo (in cui vengono rivelate le loro rispettive identità): mi è sembrato un po’ affrettato il modo in cui sei passata dalla fine del loro incontro in autobus al loro successivo ritrovo nella miniera. Avresti potuto narrare, secondo me, dei fatti o degli eventi di due punti di vista differenti per poi arrivare al fatidico incontro. Così, la suspence tiene incollato il lettore fino al cruciale evento, anche se intuisce a cosa sta per leggere e si diverte a vedere le reazioni dei due. 

Caratterizzazione dei personaggi 10/10Per essere una one-shot, hai caratterizzato molto bene i due protagonisti, delineandoli nei loro diversi contesti fino al momento del loro incontro. Personaggi ricchi di sfaccettature e complessi, così lontani da essere degli stereotipi. Ho adorato Zoe e i suoi paragoni con Elizabeth Bennet e il personaggio di Vincent, contemporaneamente affascinante come il principe azzurro e uno sfigato distratto e troppo buono. Loro due sono opposti e, nonostante i due si devono ancora conoscere approfonditamente, me li hai fatti vedere bene insieme. Quindi, bravissima. 

Contestualizzazione della parola da usare 8/10 Non ti ho dato il punteggio pieno perché la parola “segreto” che dovevi inserire ha ispirato solo la seconda parte della storia, cioè dal punto dell’incontro in autobus in poi; nella prima parte, ti sei concentrata a descrivere i personaggi e la parola non aveva motivo per essere inserita. La pietra ha fatto la sua comparsa sotto forma di miniera e di anello perciò nulla da dire da questo punto di vista. 

Gradimento personale 4,5/5La tua storia mi è piaciuta molto. Mi sono divertita a leggere delle reazioni dei due al momento cruciale e il finale che hai ideato. Mi aspettavo che i due si mettessero già insieme e, invece, non è stato così perché si devono ancora conoscere bene (o almeno io l’ho percepito così) perciò la tua storia è stata tutt’altro che scontata. Le descrizioni e i pensieri dei personaggi sono stati ben costruiti e mi hai fatto passare venti minuti davvero piacevoli. 

TOTALE: 49,35/55


 

 

Banner by Shurei che ringrazio tantissimo^^

   
 
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